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L'Apostata - Paul Haggis contro la Chiesa di Scientology (prima parte)

Il capolavoro di giornalismo investigativo pubblicato da The New Yorker sul numero del 14 febbraio 2011. Prendendo spunto dalla defezione pubblica del regista e premio Oscar Paul Haggis, l'articolo ripercorre i motivi di maggiore controversia che circondano la Chiesa di Scientology e L. Ron Hubbard, il suo fondatore.

© Di Lawrence Wright, 2011.

© Simonetta Po per la traduzione. Tutti i diritti riservati.

 
Il 19 agosto 2009 Tommy Davis, portavoce capo della Church of Scientology International, ricevette una lettera da Paul Haggis, regista e sceneggiatore: «Sono dieci mesi che ti chiedo di rilasciare una dichiarazione pubblica che denunci le azioni della Chiesa di Scientology di San Diego».

A ridosso delle elezioni del 2008, un membro dello staff della chiesa di San Diego aveva firmato una petizione online a sostegno della Proposition 8, la quale affermava che lo Stato della California avrebbe dovuto approvare unicamente il matrimonio «tra un uomo e una donna». La proposta fu approvata.

Dal punto di vista di Haggis, «il pubblico sostegno» della chiesa di San Diego alla Proposition 8, «che riuscì a privare dei diritti civili i cittadini e le cittadine omosessuali della California - diritti loro concessi dalla corte Suprema del nostro Stato - costituisce una macchia nell'integrità della nostra organizzazione, e una macchia su di noi, individualmente. Il legame pubblico con quella legge odiosa ci copre di vergogna».

Haggis proseguiva sostenendo che: «Chi tace acconsente, Tommy. E io mi rifiuto di acconsentire». La missiva del regista si concludeva così: «A questo punto, rassegno le mie dimissioni da membro della Chiesa di Scientology».

Haggis era un personaggio importante sia in Scientology, sia a Hollywood, due comunità che spesso convergono. Sebbene sia meno noto di altri scientologist come Tom Cruise e John Travolta, ha fatto parte dell'organizzazione per trentacinque anni. Haggis ha scritto la sceneggiatura di "Million Dollar Baby", vincitore dell'Oscar come miglior film nel 2004, e ha scritto e diretto "Crash", che vinse il premio come miglior film l'anno seguente - uno evento senza precedenti nella storia dell'Academy.

Anche Davis appartiene alla società hollywoodiana: è figlio di Anne Archer, l'attrice di film come "Attrazione Fatale" e "Giochi di Potere". Prima di diventare portavoce di Scientology, Davis è stato vice presidente senior della rete dei Celebrity Centre International.

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In una precedente corrispondenza con Davis, Haggis aveva chiesto che la chiesa rinunciasse pubblicamente alla Proposition 8: «Mi sento coinvolto nella questione per numerose ragioni», gli aveva scritto. «Sappiamo entrambi che nella chiesa esiste da molto tempo un sentimento anti-gay sotterraneo. Molte volte sono rimasto scioccato nel sentire degli scientologist fare commenti offensivi sugli omosessuali, e poi citare LRH a giustificazione». Le iniziali corrispondono a L. Ron Hubbard, fondatore di Scientology, i cui numerosi scritti e conferenze costituiscono le scritture sacre del movimento.

Haggis raccontava poi la storia di Katy, la più giovane delle tre figlie avute dal primo matrimonio, che dopo aver rivelato a una compagna scientologist di essere gay, aveva perso la sua amicizia. La donna aveva iniziato a mettere in guardia gli altri: «Katy è "1.1"». Il numero fa riferimento a una "Scala del tono" di stati emotivi pubblicata da Hubbard nel 1951 nel libro Scienza della Sopravvivenza. «L'1.1.», scriveva Hubbard, è una persona «nascostamente ostile - il livello più pericoloso e malvagio». Faceva notare che chi si trova in quello stato fa cose come sesso casuale, sadismo, attività omosessuali.

La Scala del Tono, proseguiva Haggis, equiparava «l'omosessualità alla perversione» (questi commenti non compaiono nelle edizioni più recenti del libro).

Nella sua lettera di dimissioni, Haggis spiegava a Davis che, per la prima volta, aveva esplorato i punti di vista esterni a Scientology. Aveva letto una recente inchiesta del St. Petersburg Times, il quotidiano della Florida che, tra le altre cose, aveva raccontato delle violenze fisiche inflitte da funzionari di alto livello della chiesa sugli altri scientologist. Haggis si era sentito «sconvolto e senza parole», e aveva aggiunto: « Tommy, se anche una minima parte di quelle accuse sono vere, allora stiamo parlando di indifendibili e gravi violazioni di diritti umani e civili.»

Navigando in Internet, Haggis si era imbattuto in una trasmissione del maggio 2008 a cui aveva partecipato Davis. Il conduttore John Roberts gli aveva fatto domande sulla politica della "disconnessione", quando cioè i membri della chiesa vengono incoraggiati a troncare i rapporti con amici o parenti critici di Scientology. Davis aveva risposto: «Non esiste una disconnessione così come lei la descrive. E dobbiamo certamente capire che...»

«Bene, che cos'è allora la disconnessione?» aveva domandato Roberts.

«Scientology è una religione nuova», aveva proseguito Davis. «La maggioranza degli scientologist è di prima generazione e i loro familiari non sono scientologist... per cui, certamente chi è scientologist rispetterà le credenze dei propri parenti...»

«Sì, ma che cos'è la disconnessione?», lo aveva incalzato Roberts.

«... e pensiamo che la famiglia sia l'asse portante della società, perciò quanto viene descritto come disconnessione o cose del genere, non è vero. Non esiste una politica di quel tipo.»

Nella sua lettera di dimissioni, Haggis scrisse che: «Sappiamo bene che quella politica esiste. Non devo cercare conferme... non devo cercare oltre casa mia.» Haggis ricordava a Davis di quando, qualche anno prima, sua moglie aveva ricevuto l'ordine di disconnettere dai propri genitori «per qualcosa di assolutamente ridicolo che si diceva loro avessero fatto venticinque anni prima, quando avevano lasciato la chiesa... mia moglie aveva interrotto i rapporti con loro, benché le fosse costato infinita sofferenza. Temo», proseguiva Haggis, «che vederti mentire con tanta facilità mi spinga a chiedermi: su che altro stai mentendo?»

Haggis inviò una copia della sua lettera anche a una ventina di amici scientologist tra cui Anne Archer, John Travolta e Sky Dayton, il fondatore di EarthLink.

«Pensavo che anche loro, ricevendola, sarebbero rimasti sconvolti come era successo a me, e che anche loro si sarebbero fatti delle domande», dice oggi Haggis. «Ma non fu assolutamente così. La cosa che li turbò fu invece il fatto che io mi fossi permesso di scrivere una lettera del genere. Tommy Davis mi disse: "La gente ha iniziato a telefonarmi dicendo 'che cos'è questa lettera che Paul ti ha mandato?'"»

La lettera di dimissioni di Haggis circolò soltanto in un circolo ristretto, ma se fosse diventata di pubblico dominio avrebbe sicuramente causato problemi alla chiesa. L'inchiesta del St. Petersburg Times aveva ispirato una nuova serie di racconti ostili a Scientology, da tempo ritratta dai media come una setta. E siccome si diceva che alcuni notissimi attori scientologist fossero omosessuali non dichiarati, la lettera di Haggis avrebbe sollevato domande sull'atteggiamento della chiesa nei confronti dell'omosessualità. Ma, cosa più rilevante, Haggis non era un oscuro dissidente: era una celebrità e fin dalla sua nascita la chiesa ha contato sulle celebrità per aumentare il proprio prestigio. In passato Haggis aveva difeso quella religione: nel 1997 aveva infatti scritto una lettera di protesta contro un tribunale francese che aveva condannato un funzionario di Scientology per il suicidio di un uomo indebitatosi per pagare i corsi della chiesa. «Se questa sentenza viene confermata stabilirà un precedente terribile e più nessun prete o ministro si sentirà a proprio agio nell'offrire aiuto e consiglio ad anime sofferenti», aveva scritto.

Per i suoi amici, la lettera con cui Haggis abbandonava la Chiesa di Scientology rappresentava un tradimento alla luce del sole. Ne furono sorpresi, confusi, arrabbiati. « "Distruggi quella lettera, allontanati in silenzio" - ecco che cosa volevano», spiega.


Ho incontrato Haggis a New York il marzo scorso. Era nella fase di montaggio di "The Next Three Days", il suo ultimo film giallo che ha per protagonista Russell Crowe. Stava seduto vicino a una finestra di un ufficio di SoHo mentre Jo Francis, la sorella minore, gli mostrava una serie di riprese. Jeans e maglietta nera, Haggis è calvo, ha un pizzetto biondo, gli occhi celesti e il naso porta i segni di una rissa giovanile. Ha sempre in ballo molti progetti per volta e trattiene a stento la frenesia. Guardava di continuo l'orologio.

Haggis, 57 anni, quella settimana stava preparando due eventi: un'anteprima a New York e un viaggio a Haiti. Iniziò a fare opere benefiche per Haiti ben prima del terremoto del 2010, raccogliendo per quel paese milioni di dollari. Mi disse che aveva in mente l'acquisto di dieci acri di terra a Port-au-Prince per una nuova scuola che sperava di aprire in autunno (infatti la scuola - la prima ad offrire istruzione secondaria ai ragazzi delle borgate - ha aperto in ottobre). Haggis è noto a Hollywood per la sua capacità di raccogliere fondi. L'attore Ben Stiller, che lo avrebbe accompagnato a Haiti, ricorda che il regista una volta riuscì a raccogliere quattro milioni e mezzo di dollari in due ore.

Mentre visionava le riprese, Haggis rispondeva alle telefonate di un chirurgo plastico che stava programmando di partecipare al viaggio e di Padre Rick Frechette, un prete di Haiti la cui organizzazione è destinataria del grosso della beneficienza del regista.

«Padre Rick mi assomiglia molto - è un cinico ottimista», mi disse Haggis e, riferendosi a se stesso, agginse: «fondamentalmente sono un uomo irrisolto e le istituzioni irrisolte mi affascinano».

Michael Nozik, il suo co-produttore, dice: «A Paul piace fare il bastiancontrario. Se tutti vanno a sinistra allora lui va a destra». L'attore Josh Brolin, che ha recitato in "Nella valle di Elah" (2007), mi ha detto che Haggis: «fa cose all'estremo.»

Haggis, al pari di altri attivisti hollywoodiani come Sean Penn e George Clooney, è uno schietto promotore della giustizia sociale. L'attrice Maria Bello lo descrive come un tipo sarcastico e autolesionista, ma anche come un uomo profondamente compassionevole. Ricorda quando andò con lui a Haiti poco prima del terremoto, stava in piedi sul pianale di un furgone «con la sigaretta penzoloni e un grosso sorriso, assolutamente impavido.»

Nonostante sul lavoro sia pieno di passione, Haggis può dimostrarsi freddo con chi gli è più vicino. Lauren Haggis, la seconda figlia nata dal primo matrimonio, riferisce dei suoi scarsi rapporti con la famiglia: «Emotivamente non c'era», sostiene. «È strano perché le sue sceneggiature sono piene di sentimento.»

Mentre eravamo in sala montaggio Haggis sentì voglia di fumare e uscimmo all'aperto. Si vergogna di questo vizio soprattutto dopo che nel 2003 venne colpito da infarto sul set di "Crash". Dopo essere stato operato d'urgenza il medico gli disse che doveva sospendere il lavoro per quattro o cinque mesi: «Tornare al lavoro prima ti affaticherebbe troppo il cuore». Haggis rispose: «Fammi capire... quanto sarebbe stressante per me starmene a casa mentre qualche altro regista finisce il mio fottuto film? » Il medico si arrese ma pretese che sul set fosse presente un'infermiera per monitorarlo. Da allora Haggis ha provato più volte a smettere di fumare. Ce l'aveva fatta prima di girare "The Next Three Days", ma Rusell Crowe fumava e anche lui riprese.

«C'è sempre una buona scusa», ammette. Prima dell'infarto, «pensavo di essere invincibile. Lo penso ancora.»

Haggis non parlò pubblicamente della sua uscita da Scientology. Sferzati dal vento gelido della Sesta Avenue, sembrava a disagio nel discutere la cosa, ma essendo un narratore nato alla fine iniziò a raccontare.

Haggis non è orgoglioso della sua gioventù. «Non ero un bravo ragazzo», mi dice. «Non ho mai ucciso nessuno ma non si può dire che non ci abbia provato.» Nato nel 1953, è cresciuto a London, Ontario [Canada] , cittadina manifatturiera a metà strada tra Toronto e Detroit. Ted, il padre, aveva un'impresa edile specializzata in gettate di cemento. Mary, la madre, era cattolica e mandava a messa Paul, Kathy e Jo, le due sorelle minori, tutte le domeniche. Poi un giorno vide il prete al volante di un'auto molto costosa. «Dio vuole che io abbia una Cadillac», le spiegò, e Mary rispose: «allora Dio vuole che non veniamo più nella sua chiesa.»

Fin da ragazzo voleva fare lo scrittore e sceneggiava i suoi fumetti. Ma negli studi era talmente scarso che i genitori decisero di mandarlo in un collegio molto severo e militaresco. Haggis preferiva restare in camera sua a leggere Ramparts, la rivista radicale d'America - il luogo dove lui voleva essere. Commise parecchie infrazioni ma apprese anche come scassinare le serrature in modo da intrufolarsi nell'ufficio del preside ed eliminare le note di demerito.

Dopo un anno i genitori lo trasferirono a una scuola maschile progressista di Bracebridge, Ontario, dove non c'era un sistema da sovvertire. Haggis si era fatto crescere i boccoli biondi fino alle spalle e scoprì un mentore nel suo insegnante d'arte, Max Allen, politicamente radicale e omosessuale. Facendosi beffe delle severe leggi sulla censura, Allen aprì a Toronto un cinema in cui proiettava film vietati. Haggis si offrì volontario al botteghino.

Più tardi lo pizzicarono per un assegno falso, poco dopo lasciò la scuola. Era uno sbandato che bighellonava con hippy e spacciatori. Due suoi amici morirono di overdose. «Mi ritrovai un paio di volte con una pistola puntata in faccia», ricorda.

Per un po' frequentò una scuola d'arte, ma smise. Fece anche qualche lezione di cinema al college locale, che poi abbandonò. Alla fine cominciò a lavorare a tempo pieno per l'impresa edile del padre. Dirigeva anche un piccolo teatro che il genitore aveva aperto in una chiesa abbandonata. Al sabato sera montava uno schermo sul palco e presentava ad altri fanatici di cinema le opere di Bergman, di Hitchcock e la Nouvelle Vogue francese. Restò così impressionato da "Blow-Up" di Michelangelo Antonioni che nel 1974 decise di trasferirsi in Inghilterra per diventare un fotografo di moda, come l'eroe del film. Ma durò meno di un anno.

Di nuovo a London, Ontario, si innamorò dell'infermiera Diane Gettas e i due andarono a vivere insieme in un monolocale. Haggis stava cominciando a costruirsi una vita, ma era ossessionato da ciò che il nonno gli aveva detto sul letto di morte. «Aveva fatto l'inserviente in una sala da bowling», racconta. «Era immigrato dall'Inghilterra per non so quale scandalo. Morì quando avevo dodici o tredici anni. Aveva un aspetto terribile. Si voltò verso di me e mi disse "ho sprecato la mia vita. Non sprecare la tua".»

Nel 1975 Haggis aveva ventidue anni e un giorno, camminando verso un negozio di dischi, un ragazzo lo fermò e gli mise in mano un libro. «Hai una mente», gli disse, «e questo è il manuale di istruzioni.» Il ragazzo, che si chiamava Jim Logan, aggiunse: «dammi due dollari.».

Il libro era "Dianetics: The Modern Science of Mental Health" di L. Ron Hubbard, pubblicato nel 1950. Quando il regista iniziò a leggerlo, "Dianetics" aveva venduto circa due milioni e mezzo di copie. Oggi, stando a quanto sostiene la chiesa, ne ha vendute oltre ventuno milioni.
[In Italia è pubblicato con il titolo "Dianetics: la forza del pensiero sul corpo", N.d.T.]

Haggis aprì il libro e vide scritte le parole "Chiesa di Scientology". «Portami lì», disse a Logan. Un paio di mesi prima un amico gli aveva parlato di Scientology definendola una setta. Il pensiero di entrare in una setta non lo disturbava. In realtà, «attirava il mio interesse. Sono attratto da ciò che non capisco..» Quando arrivò alla sede della chiesa, «Non aveva l'aria di una setta. Erano due tizi in un ufficetto sopra Woolworth.»

All'epoca Haggis e la Gettas avevano frequenti litigi e secondo gli scientologist i corsi della chiesa lo avrebbero aiutato a migliorare la loro relazione. «Mi dissero che si trattava di una filosofia applicata.» La coppia iniziò a frequentare corsi e poco dopo divennero entrambi Scientologist Hubbard Qualificati, uno dei primi livelli che costituiscono il "Ponte della Libertà Totale" di Scientology. La chiesa sostiene che scopo del "Ponte" è cambiare la vita individuale e il mondo.

«Le finalità di Scientology sono una civiltà priva di pazzia, senza criminali e senza guerra, dove l'abile possa prosperare e gli esseri onesti abbiano diritti, e in cui l'uomo sia libero di raggiungere maggiori altezze», scrisse Hubbard. Scientology postula che tutti noi siamo Thetan - esseri spirituali immortali che vivono vita dopo vita. Gli scientologist credono che Hubbard abbia scoperto le verità fondamentali dell'esistenza e lo riveriscono come "la sorgente" della religione. Le opere di Hubbard forniscono «i mezzi per raggiungere la vera libertà spirituale e l'immortalità.» Una pubblicazione della chiesa dichiara: «Scientology funziona al 100% se applicata in modo appropriato a chi desideri sinceramente di migliorare la propria vita.» Prova di tale efficacia, sostiene la chiesa, può essere misurata da ciò che gli aderenti ottengono: «Come gli scientologist di tutti gli ambiti della vita possono testimoniare, essi hanno ottenuto maggior successo nei rapporti umani, nella vita familiare, sul lavoro e nella professione. Essi hanno un ruolo attivo e vitale nella vita e sono leader delle loro comunità. La partecipazione a Scientology porta a maggior coscienza sociale, manifestata attraverso contributi significativi ad attività benefiche e di riforma sociale.»

Nel 1955, un anno dopo la sua fondazione, una pubblicazione della chiesa esortava gli scientologist a coltivare le celebrità: «È ovvio che cosa succederebbe a Scientology se comunicatori di rilievo ne beneficiassero, e la nominassero.» Alla fine degli anni '60 la chiesa aprì il suo primo Celebrity Centre a Hollywood (ora ci sono suoi satelliti a Parigi, Vienna, Duesseldorf, Monaco di Baviera, Firenze, Londra, New York, Las Vegas e Nashville).

A Hollywood nel decennio successivo Scientology diventò una potenza. Sotto molti aspetti Haggis era una recluta tipica del periodo, almeno nell'ambito dello spettacolo. Tra chi si stava affacciando a quel mondo, molti erano giovani che avevano abbandonato la scuola per inseguire i propri sogni, ma erano anche brillanti e ambiziosi. L'attrice Kristie Alley, per esempio, aveva abbandonato l'Università del Kansas al secondo anno di studi, nel 1970, per sposarsi. L'attrice sostiene che Scientology l'ha aiutata a liberarsi dalla dipendenza alla cocaina: «Senza Scientology, adesso sarei morta».

Mentre nel 1975 Haggis diventava scientologist, John Travolta abbandonava la scuola superiore e girava il suo primo film, "Il maligno", a Durango, Messico. Fu su quel set che una giovane attrice gli diede una copia di "Dianetics". «La mia carriera decollò immediatamente», disse poi a una pubblicazione della chiesa, «Scientology mi ha reso grande.»

Testimonianze del genere hanno attirato molti seeker curiosi. Scientology ha pubblicizzato su Variety corsi che promettono di aiutare aspiranti attori a «farcela». Uno di quegli attori, Josh Brolin, mi dice che «in un momento di disperazione» visitò il Celebrity Centre e ricevette dell'auditing - l'assistenza spirituale della chiesa. Ma decise subito che Scientology non faceva per lui. Continua però a chiedersi che cosa la religione faccia per personaggi famosi come Cruise e Travolta: «Entrambi hanno un'ottima testa sulle spalle, prendono decisioni imprenditoriali grandiose, sembrano avere famiglie meravigliose. Sono così per l'aiuto ricevuto da Scientology?» È proprio questa la domanda che rende le celebrità così cruciali per Scientology. E, chiaramente, deve esserci qualche notevole contropartita se personaggi così importanti prestano il loro nome a un sistema di credenze ampiamente schernito.

Brolin racconta della volta in cui vide Travolta praticare Scientology. Era a una cena a Los Angeles a cui partecipavano anche Travolta e Marlon Brando. Brando era arrivato con un taglio alla gamba: si era ferito nell'aiutare un motociclista in panne sulla Pacific Coast Highway e la ferita gli faceva male. Travolta offrì il suo aiuto dicendogli di avere appena raggiunto un nuovo livello di Scientology. Disse a Brando di chiudere gli occhi e cominciò a toccargli la gamba. «Osservavo la scena - era molto fisica», ricorda Brolin. «Pensavo "cavolo, è davvero una cosa strana!" Dieci minuti dopo Brando aprì gli occhi e disse "È servito davvero. Mi sento veramente diverso!"»
(Travolta, tramite il suo avvocato, ha detto che l'episodio è «una pura invenzione»).

Molti attori di Hollywood sono entrati nella chiesa grazie a un amico o alla lettura di "Dianetics"; un numero sorprendentemente alto, però, ci è arrivato tramite la Beverly Hills Playhouse. Per decenni Milton Katselas vi ha insegnato recitazione ed è stato il maestro di centinaia di future star tra cui Ted Danson, Michelle Pfeiffer e George Clooney.

«Quasi tutta Hollywood è passata di lì», dice Anne Archer. Anche lei iniziò a studiare con Katselas; era il 1974 e suo figlio Tommy Davis aveva due anni. Lei era una giovane madre con un matrimonio in frantumi ed usciva da una serie televisiva ("Bob & Carol & Ted & Alice") cancellata dopo appena una stagione. Katselas ebbe un effetto trasformativo. La Archer ricorda le lunghe discussioni «sulla vita, la gente, il comportamento», e aggiunge che in classe Katselas «diceva cose veramente notevoli.» Uno studente le aveva detto che il maestro era scientologist così iniziò il programma di "Riparazione della Vita" del Celebrity Centre.

«Ci andai due o tre volte alla settimana per un paio di settimane. Uscivo dal palazzo, camminavo verso la mia auto e mi pareva di camminare a mezz'aria. Mi dissi: "Santo cielo! È l'esperienza più felice della mia vita. Finalmente ho trovato qualcosa che funziona.» Secondo la Archer, «la vita non sembrava più così difficile. Ero di nuovo seduta al volante.»

Jim Gordon, poliziotto veterano di Los Angeles oltre che aspirante attore, iniziò a prendere lezioni alla Playhouse nel 1990 e proseguì per dieci anni. Mi racconta che «in quella scuola Scientology reclutava un sacco di ragazzini». Come Scientology, anche la Playhouse aveva una gerarchia severa di studio: sotto la tutela di Katselas gli studenti si diplomavano da un livello all'altro. E mentre Gordon proseguiva, cominciò a riconoscere molti studenti dai ruoli che si guadagnavano a Hollywood.

«Vedi un sacco di gente che riconosci dalla TV», aggiunge Gordon, che però cominciava a sentire la stretta della chiesa. «All'inizio non ti spingevano più di tanto, ma nel progredire attraverso i livelli della Playhouse, Scientology diventava sempre più centrale». Dopo alcuni anni anche lui entrò nella chiesa. Come i corsi alla Playhouse, anche Scientology offriva agli attori un metodo che poteva essere applicato sia alla vita, sia alla carriera.

Poco dopo essere diventato scientologist, Gordon si sentì chiedere di lavorare come "ufficiale di etica" della Playhouse: doveva controllare il progresso degli altri studenti e assistere chi incontrava problemi. Era bravo a individuare chi era in difficoltà: «È come identificare la gallina ferita». A volte spingeva uno studente a incontrarsi con il funzionario di etica senior della Playhouse, uno scientologist che spesso raccomandava corsi al Celebrity Centre.

«Il mio lavoro consisteva nel mantenere attivi gli studenti e assicurarmi che non vivessero delle soppressioni», prosegue Gordon. Nella retorica di Scientology, le "persone soppressive" - o SP - bloccano il progresso spirituale individuale. Il messaggio implicito per gli studenti era che il successo li stava attendendo ma dovevano riuscire a sbarazzarsi degli impedimenti alla celebrità, tra cui gli SP.

Katselas riceveva dalla chiesa una commissione del 10% sul denaro versato dai suoi studenti. L'uomo è morto nel 2008 e da allora Scientology non ha più collegamenti con la Beverly Hills Playhouse.

Secondo Gordon, la classe di Katselas era una "stanza di compensazione" di Scientology, ma Anne Archer non è d'accordo. «A lezione da lui andavano cinquanta o sessanta persone alla volta, forse ne sono diventate scientologist una decina», commenta. Ma l'elenco degli scientologist che hanno studiato alla Playhouse è lungo e comprende tra gli altri Jenna Elfman, Giovanni Ribisi e Jason Lee - e i molti protetti di Katselas hanno contribuito a cementare il rapporto tra Hollywood e la chiesa.

Ho accompagnato Haggis a Los Angeles dove doveva presentare "The Next Three Days" agli studios. Durante il volo gli ho chiesto che livello avesse raggiunto in Scientology. «La cima», risponde. Già ai primi anni '80 aveva raggiunto Thetan Operante VII, il livello più alto disponibile all'epoca della sua affiliazione (nel 1988 è stato introdotto il livello OT VIII ma bisognava studiarlo su una nave e Haggis si rifiutò di farlo).

Perseguì la sua ascesa acquistando "intensivi" - dei pacchetti di ore di auditing a prezzo scontato. «All'epoca non era così costoso», aggiunge.

David S. Touretzky, professore di informatica alla Carnegie Mellon University, ha condotto ricerche approfondite su Scientology. Touretzky, che non è un fuoriuscito, stima che il costo dei soli corsi si aggiri sui trecentomila dollari, ma con ulteriore auditing e i contributi che i membri di alto livello vengono spinti a versare, il costo totale può superare il mezzo milione.
(La chiesa ribatte che non esistono tariffe fisse e aggiunge che: «le donazioni richieste per i "corsi" della Chiesa di Scientology partono da 50 dollari e non raggiungono di certo le cifre suggerite.»)

Ho chiesto a Haggis perché si fosse avvicinato a una religione che tanti disprezzano. «Mi identifico con i perdenti», mi dice. «Ho questo orgoglio perverso di appartenere a un gruppo che la gente rifugge.» Per Haggis, che ama considerarsi un uomo del popolo, l'affiliazione a Scientology era un modo per schierarsi con gli emarginati e gli oppressi. La chiesa stessa preme spesso questo tasto con frequenti dichiarazioni a sostegno dei diritti umani e della libertà di religione.

L'esperienza di Haggis in Scientology, però, non si poteva dire egalitaria: accettava i privilegi del Celebrity Centre come l'ingresso privato riservato ai personaggi importanti, una sala VIP, strutture separate per l'auditing e altro. In realtà gran parte del fascino di Scientology è proprio l'aperto elitismo che promuove tra i suoi membri, in particolare le celebrità. Haggis è colpito da un altro paradosso: «Eccomi lì in un'organizzazione estremamente strutturata, anche se mi sono sempre visto come un libero pensatore e un iconoclasta.»

Nel corso della nostra conversazione abbiamo parlato di alcuni episodi che hanno macchiato la reputazione della chiesa quando lui ne faceva parte. Per esempio il caso di Lisa McPherson, scientologist morta nel 1995 dopo un collasso nervoso. La donna aveva avuto un piccolo tamponamento a Clearwater, Florida - sede spirituale di Scientology - a seguito del quale era scesa dalla sua auto, si era tolta i vestiti e aveva iniziato a camminare nuda in mezzo alla strada. Accompagnata all'ospedale, era stata raggiunta da diversi scientologist e si era fatta dimettere contro il parere medico (la chiesa ritiene che la psichiatria sia una professione malvagia). Nei successivi diciassette giorni la McPherson si era sottoposta ai rimedi della chiesa: dosi di vitamine e tentativi di nutrirla a forza. Alla fine era entrata in coma ed era morta di embolia polmonare prima che i membri della chiesa la portassero all'ospedale.

Inizialmente Joan Wood, il medico legale incaricata del caso, aveva stabilito che le cause del decesso erano indeterminate, ma aveva detto a un giornalista: «Questo è il più grave caso di disidratazione che abbia mai visto.»

Lo Stato della Florida fece causa alla chiesa. Nel febbraio del 2000, incalzata dalle critiche fulminanti degli esperti assunti dalla chiesa, la Wood aveva dichiarato che la morte era stata "accidentale". Le accuse erano cadute e la Wood si era dimessa.

Haggis aveva deciso di non approfondire i dettagli sulla morte della McPherson: «Quando ero dentro avevo una grande mancanza di curiosità», spiega. «Ora mi sembra incredibile perché sono sempre stato una persona curiosa. Ero a metà strada tra il disinteresse e la paura di saperne di più.»

Il regista conduceva ormai una vita agiata, aveva la sua cerchia di amici e non voleva elementi che guastassero l'equilibrio. Liquidare i fuoriusciti della chiesa era facile. Nelle sue parole: «C'è sempre qualche deluso che ne dice di tutti i colori.» Ora Haggis si vergogna di quella volontaria miopia che, fa notare, entrava in conflitto con quanto lui riteneva essere l'etica di Scientology: «Hubbard sostiene che esiste un rapporto tra conoscenza, responsabilità e controllo e non appena vieni a conoscenza di qualcosa è tua responsabilità agire. E, se non lo fai, devi vergognartene.».

Una volta uscito, Haggis si è chiesto come mai gli ci era voluto tanto tempo per lasciare la chiesa. In uno scambio di e-mail gli feci notare che gli scientologist di altissimo livello dovrebbero essersi liberati dalle nevrosi, dalle allergie, che dovrebbero aver sviluppato resistenza al comune raffreddore. "Dianetics" promette anche una intelligenza superiore e un maggior livello percettivo. Haggis mi rispose che aveva perso di vista quell'obiettivo.

«Pensi sia colpa tua?» gli domandai. Lui mi rispose che l'auditing era durato moltissimi anni ed era stato facile credere di essere più intelligente e saggio per merito di Scientology; lo stesso potrebbe dirsi dopo anni di terapia. «È tutto così soggettivo, come fai a saperlo? Come si fa a dire di essere più brillanti di due mesi prima?... Ma certo, mi sono sempre sentito falso.»

Mi fece notare che se uno scientologist avesse ascoltato le sue parole avrebbe giustificato la cosa dicendo che Haggis aveva indotto in errore i suoi auditor in merito ai suoi reali progressi. Ma dopo centinaia di ore di auditing, «ne avevo avuto abbastanza. Pensavo che non stesse funzionando, magari era un errore mio ma non volevo fare quelle ore di "riparazione" che mi avrebbero detto di fare per sistemare la cosa. Così andavo avanti, e me ne vergogno. Facevo le cose facili... senza fare, o farmi, domande difficili.»

All'inizio della sua affiliazione Haggis si considerava ateo. Più che una religione, Scientology gli sembrava una serie di principi utili per affrontare la vita. Mi cita il "Triangolo di ARC": ARC è l'acronimo di "Affinità, Realtà e Comunicazione". In questa formula, l'affinità è la reazione emotiva che si ha per l'altro; la realtà è l'area di accordo condiviso. Assieme contribuiscono a far fluire la comunicazione. «I tre elementi, assieme, equivalgono a comprensione», mi spiega. «Se sei in disaccordo con qualcuno l'affinità verso di lui cala immediatamente. La realtà condivisa ne esce minata. La comunicazione diventa difficoltosa. Si comincia a parlarsi addosso. C'è meno comprensione. Se invece alzi uno degli elementi del triangolo anche gli altri due salgono. Lo uso ancora.»

Alcuni aspetti di Scientology lo sconcertavano. Non riuscì a finire il libro "Dianetics": «Ne lessi una trentina di pagine. Mi sembrava impenetrabile.» Ma tanti corsi gli lasciarono un senso di vittoria. Ben presto iniziò a fare il pendolare tra London, Ontario e Toronto, dove frequentava corsi sempre più avanzati. Nel 1976 andò per la prima volta a Los Angeles e prese una stanza al vecchio Chateau Élysée sulla Franklin Avenue. Vi avevano soggiornato anche Glark Gable e Katherine Hepburn, ma quando Haggis vi arrivò era solo una fatiscente proprietà della chiesa chiamata "Manor Hotel" (da allora è stato meravigliosamente restaurato e trasformato nel fiore all'occhiello del Celebrity Centre).

«Avevo un appartamentino con angolo cottura, potevo scrivere», ricorda. «C'era questo senso di cameratismo, per me era un'esperienza nuova - tutti questi atei che cercavano qualcosa in cui credere, persone solitarie in cerca di un club di cui far parte.»

I novellini pensavano di avere possibilità infinite, pronosticavano poteri mistici, si aspettavano di vivere esperienze extracorporee. Sarebbero stati loro rivelati i segreti fondamentali dell'esistenza. Hubbard sosteneva che ogni ora di auditing corrispondeva a un punto in più di quoziente intellettivo. «La nostra impresa più spettacolare è stata far salire il QI di un ragazzo da 83 a 212 punti», disse al Saturday Evening Post nel 1964.

Al Manor Hotel Haggis diventò "Clear". Il concetto proviene da "Dianetics" ed è il punto di partenza per ascendere alle vette più alte di Scientology . Chi diventa Clear è «adattabile al suo ambiente e in grado di modificarlo», scrive Hubbard. «I suoi standard etici e morali sono elevati, la sua capacità di cercare e sperimentare il piacere è grande. La sua personalità è elevata, è creativo e costruttivo.» Chi è Clear è meno suscettibile alle malattie ed è libero da nevrosi, compulsività, repressioni e malattie psicosomatiche. «Il Clear dianetico sta a un individuo normale come l'individuo normale sta a un pazzo scatenato.»

Diventare Clear «non mi cambiò la vita», racconta Haggis. «Non fu una cosa del tipo "Oh mio Dio! Adesso riesco a volare!»

A ogni livello di avanzamento Haggis veniva incoraggiato a scrivere una "storia di successo" in cui raccontava quanto fosse stato efficace il suo addestramento. Aveva letto moltissime storie del genere scritte da altri scientologist e gli sembravano «eccessivamente calorose, fatte in parte per convincere se stessi, in parte per far sì che dai piani superiori arrivasse l'approvazione a procedere sul livello successivo.»

Nel 1977 Haggis tornò in Canada e riprese a lavorare con il padre, che notò le difficoltà del figlio. Ted Haggis gli chiese che cosa volesse fare della sua vita. Paul gli rispose che voleva scrivere. Racconta il padre: «Gli dissi "va bene, se vuoi scrivere ci sono solo due posti dove puoi farlo, New York e Los Angeles. Scegli tu. Ti terrò a libro paga per un anno". Paul rispose "penso che andrò a LA perché fa più caldo." »

Poco dopo Haggis e Diane Gettas si sposarono e nel giro di due mesi caricarono la loro Camaro marrone e si misero in strada per Los Angeles, dove Paul trovò lavoro come facchino. La coppia viveva in un appartamento assieme a Gregg, il fratello di lei, e ad altri tre. Nel 1978 Diane dette alla luce la loro prima figlia, Alissa.

Haggis spendeva il grosso di soldi e tempo per corsi avanzati e auditing, che presuppone l'uso di un elettropsicometro, o E-Meter. L'apparecchio, che spesso la stampa paragona a un poligrafo, misura le variazioni fisiche alla resistenza elettrica che si verificano quando si risponde alle domande poste dall'auditor.
(«I pensieri hanno una piccola massa», afferma la chiesa in una delle sue dichiarazioni. «Si misurano quelle piccole variazioni».)

Nel 1952 Hubbard disse che l'E-Meter: «Fornisce all'Uomo il primo penetrante sguardo nella mente e nel cuore dei suoi simili.» La Food and Drug Administration obbligò la chiesa a dichiarare che lo strumento non aveva capacità curative ed era inefficace a fini diagnostici o terapeutici.

Durante l'auditing, Haggis reggeva un elettrodo cilindrico in ogni mano; all'epoca del suo ingresso in Scientology, gli elettrodi erano semplici lattine da minestra vuote. Un'impercettibile carica elettrica scorreva dal meter attraverso il corpo. L'auditor poneva domande sistematiche intese a identificare aree di "stress spirituale". Quando Haggis dava risposte che facevano muovere la lancetta dell'apparecchio, quell'argomento diventava area di interesse fino a che l'auditor non riteneva che le conseguenze emotive dell'esperienza difficile fossero svanite.

Haggis pensava che l'E-Meter fosse sorprendentemente sensibile. Sembrava valutare il tipo di pensieri che gli attraversavano la mente - se erano felici o tristi, o se lui stesso stava nascondendo qualcosa. L'auditor indagava spesso su ciò che gli scientologist definiscono "precedenti simili". Spiega Haggis: «Se in quel periodo stai litigando con la tua ragazza, l'auditor ti chiederà "riesci a ricordare un momento precedente in cui è successo qualcosa di simile?" Se ci riesci, lui ti chiede: "E prima? E un momento precedente?" »

Questo procedimento porta spesso i partecipanti a ricordare vite precedenti. Il suo scopo è far riemergere e neutralizzare ricordi emotivi che influenzano negativamente il comportamento.

Sebbene Haggis non abbia mai creduto alla reincarnazione, ha «sperimentato dei guadagni. Le liti avute con mio padre, le cose che avevo fatto da ragazzo e che ancora mi tormentavano... ero sollevato da quei pensieri. Penso di essere diventato una persona migliore, in un modo o nell'altro. Ho sviluppato più empatia per il prossimo.» Ma poi ammette: «ho cercato di diventare un marito migliore, ma non ci sono mai realmente riuscito. Ero sempre il bastardo egoista che sono sempre stato.»

Di giorno Haggis spostava mobili, nei fine settimana lavorava come fotografo per gli annuari della chiesa. Di sera scriveva sceneggiature nella speranza di sfondare. Fece amicizia con Skip Press, un altro giovane autore e scientologist. Press lesse una delle sue sceneggiature - un episodio della sitcom "I ragazzi del sabato sera" che voleva portare all'attenzione di John Travolta, la star del programma. Haggis e Press cominciarono a frequentare altri aspiranti autori e registi seguaci di Scientology.

«Ci incontravamo al Two Dollar Bill's, un ristorante di fronte al Celebrity Centre», ricorda Press. Ci suonavano Chick Korea e altri musicisti membri della chiesa. Finalmente Haggis e un amico di quella cerchia ottennero un lavoro come sceneggiatori di cartoni animati, tra cui "SCooby-Do" e "Richie Rich".

In quel periodo Haggis stata progredendo sui livelli superiori di Scientology. Secondo la chiesa, un Thetan Operante: «È in grado di gestire le cose senza utilizzare un corpo o mezzi fisici.» In un editoriale della rivista Scientology Ability del 1959 si sostiene che: «Stando all'evidenza, né Lord Buddha né Gesù Cristo erano OT. Erano un pelino sopra a Clear.»

Stando a copie di documenti della chiesta trapelate online, le istruzioni manoscritte di Hubbard per il primo livello OT elencano tredici esercizi mentali per mettere i praticanti in sintonia con il prossimo, cose del tipo: «Nota diversi corpi maschili grandi e diversi corpi maschili piccoli fino a che non hai una realizzazione. Scrivila.»

Al secondo livello gli scientologist si impegnano in esercizi e visualizzazioni che esplorano forze contrapposte:

La risata proviene dalla metà posteriore e contemporaneamente si calma nella metà anteriore. Possono rovesciarsi. Dà la sensazione di totale disaccordo. Il trucco sta nel concepirle entrambe nello stesso momento. Ciò tende a mandare al tappeto.
Quel materiale non provocò in Harris delle reazioni forti, del resto non si aspettava nulla di particolarmente profondo. Era convinzione comune che le grandi rivelazioni sarebbero arrivate al livello OT III, che Hubbard chiamava "Muro del Fuoco": «I materiali di questa sezione sono talmente brutali da essere stati accuratamente studiati per uccidere chiunque cerchi di scoprirne l'esatta verità... Sono sicurissimo di essere stato il primo a sopravvivere al tentativo di svelare quel materiale.»

Si dice che il candidato OTIII si libererà dalla sopraffazione di spiriti disincarnati, emotivamente feriti, impiantati nel corpo. Bruce Hines, ex auditor di alto livello di Scientology e ora fisico ricercatore all'Università del Colorado, mi spiega: «Il grosso dei livelli superiori consiste nell'esorcismo di quegli spiriti.»

«Il processo di induzione è talmente lungo e lento che arrivi veramente a convincerti della verità di alcune cose, che in realtà non hanno senso», mi confida Haggis. Non vuole entrare nel dettaglio dei materiali OT perché sarebbe offensivo per gli scientologist, ma aggiunge: «Se mi avessero messo davanti quella roba il primo giorno che ho varcato la soglia, mi sarei messo a ridere e sarei scappato a gambe levate.» Ma quando il regista affrontò il materiale di OT III aveva già alle spalle diversi anni di auditing. Lui e la moglie erano profondamente coinvolti nella chiesa, come pure sua sorella Kathy. Aveva anche già venduto le prime sceneggiature grazie ai contatti Scientology, era bene inserito nella comunità. Le "storie di successo" della rivista Scientology Advance! aggiungevano un'aura di realtà alle affermazioni della chiesa. Haggis ammette: «Cercavo di migliorare le mie abilità.». E poi aveva investito un sacco di soldi in quel programma. L'incentivo a credere era forte.

Alla fine degli anni '70 il materiale OT era ancora abbastanza segreto. Non esisteva Google, le scritture confidenziali di Scientology non avevano avuto ampia diffusione, non erano state ancora presentate in tribunale né parodiate da "South Park". «Ti dicevano che quelle informazioni non dovevano circolare perché potevano danneggiare pesantemente le persone non addestrate», racconta Haggis.

Il regista affrontò OT III alla "Organizzazione Avanzata" di Los Angeles, dove il materiale veniva custodito. Doveva presentarsi con una valigetta vuota dotata di serratura. Un supervisore gli consegnò un fascicolo che Haggis rinchiuse nella valigetta per il tragitto verso un'aula di studio, anch'essa chiusa a chiave, dove poté finalmente esaminare il documento segreto - un paio di pagine manoscritte di Hubbard. Dopo qualche minuto tornò dal supervisore.

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«Non capisco», gli disse Haggis.

«Comprendi tutte le parole?», chiese l'altro.

«Certo che conosco le parole, ma semplicemente non capisco.»

«Torna di là e leggi un'altra volta», gli suggerì il supervisore.

Haggis lo fece. Dopo un momento tornò indietro.

«È una metafora?» chiese di nuovo.

«No», gli rispose il supervisore. «È quello che è. Fai le azioni richieste.».

Forse è un test per verificare la sanità mentale, pensò Haggis tra sé - se ci credi vieni automaticamente sbattuto fuori.

«Restai seduto lì per un po'», racconta. Ma quando lesse di nuovo decise che si trattava di «una follia.»


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