Per oltre due decenni Carol è stata un membro devoto del corpo elitario della Chiesa di Scientology, la Sea Org. Nel 2008 decise di lasciarlo, stanca degli abusi a cui veniva sottoposta. Il suo racconto, purtroppo, non fa che confermare le storie dei tanti altri che l'hanno preceduta. Di © Carol Nyburg (Vedder), tratto da Scientology cult, marzo 2013.
© Traduzione a cura di Simonetta Po, 2 aprile 2013.
(Il racconto cita persone ormai molto note tra gli ex americani: troverete riferimenti su di loro facendo ricerche mirate su Allarme Scientology. Avete a disposizione anche un glossario per i termini interni.)
Arrivai a Flag per unirmi alla Sea Organization il 3 novembre 1982. All'ingresso mi accolse nientemeno che Wayne Baumgarten. È da allora che lo conosco... All'epoca era l'incaricato di tutte le nuove reclute. Arrivai con Nancy, la mia figlioletta di un anno. [1] Nessuno poteva essere più entusiasta di me all'idea di essere a Flag e nella Sea Org. Non mi importava di dove mi avrebbero mandata a lavorare, volevo semplicemente fare la mia parte per aiutare il Pianeta a diventare un luogo migliore. Oltre ad aiutare il Pianeta, i motivi principali per cui ero voluta entrare in quel gruppo erano che ritenevo che sarei stata meglio compresa da chi mi stava intorno, e volevo che mia figlia crescesse in un ambiente privo di droghe. Andai a vivere negli alloggi destinati a chi aveva dei bambini, un vecchio motel Quality Inn. Vissi in quella stanza per vent'anni. I miei figli sono cresciuti lì. Nel 1984 mi risposai e mio figlio è nato nella Sea Org. Avevo la mia macchina e la usavamo ogni giorno per andare al lavoro. Iniziavamo alle 9 e ogni sera tra le 17,30 e le 20,00 tornavamo a casa per stare con i bambini. A quei tempi si stava bene. C'era la piscina e in Florida fa sempre caldo. Quando arrivavo, la piscina era già piena di staff che giocavano con i loro figli e a volte facevo un sonnellino. Dopo cena tornavo al lavoro completamente rinfrancata. Quello era il momento ideale per fare una pausa. Poi molti di noi tornavano a lavorare fino a mezzanotte. Essendo una giovane madre dovevo occuparmi dei bambini, alzarmi la notte se avevano bisogno e tutto quello che fanno le mamme. Mangiavamo in mensa: colazione e cena a quella del QI [Quality Inn] e il pranzo alla Flag Base. In camera avevo una piccola cucina con un microonde, un forno elettrico, la macchinetta del caffè e mi ero comprata anche qualche stipetto. L'avevo resa molto carina, mi sentivo a casa. Feci di tutto per creare per i miei figli un ambiente domestico e accogliente. Al lavoro avevo la mia auto e quando mi serviva qualcosa l'andavo a prendere durante la pausa pranzo. Dopo il lavoro potevo andare a fare spese. Nessuno controllava ogni mia mossa, ero una persona affidabile e meritevole di fiducia. Dopo tutto, ero un membro dello staff di Flag, considerato il gruppo di vertice dopo quello della dirigenza internazionale. A quel tempo stavo davvero bene. Se le tue statistiche erano alte potevi avere un giorno libero ogni due settimane. Io ne godevo spesso e andavamo a divertirci, a volte partivamo il venerdì sera per Orlando e ci restavamo fino alla domenica mattina, quando riprendevo servizio. Un paio di volte andammo in un motel sulla spiaggia che aveva piccoli appartamenti con due camere e cucina. Cucinavo, guardavamo la TV, giocavamo in riva al mare. Era come una vera vacanza compressa in una sola giornata. Nel 1989 le cose cambiarono e il "tempo famiglia" venne cancellato. Fu una cosa a dir poco molto sconvolgente. Per un certo periodo ci portavano i bambini a Flag in autobus, in modo da poterli vedere e cenare assieme. Il tempo era poco, ma se si voleva si poteva ancora usare la propria auto e uscire. Così non era troppo male - anche se non era più bello come prima, quando si poteva tornare a casa e trascorrere tempo di qualità con la propria famiglia. Parlo di tutto questo perché ci tengo a sottolineare che negli anni '80 in Sea Org si stava bene. In quel periodo le statistiche della Flag Base erano alte e in espansione. All'epoca mi occupavo della gestione degli alberghi di Flag: avevamo 250 stanze al Fort Harrison, 88 al Sandcastle e ci espandemmo in un altro motel chiamato Heart of Clearwater, che successivamente fu ribattezzato Yachtsman. Eravamo quasi sempre pieni. La gente accorreva a Flag per usufruire della "tech". Sto parlando del periodo precedente i grandi restauri. Diversi anni dopo, quando si cominciò a tirare sempre più la cinghia (metaforicamente parlando) sui momenti liberi del personale, le statistiche ne patirono parecchio e si faticò sempre di più a riempire le circa 100 stanze del Fort Harrison e le 140 del Sandcastle. Lo Yachtman era molto più economico e restò pieno. Nel 1996 mi cambiarono lavoro. Fui spostata dalla reception del Fort Harrison e diventai Consulente degli Alloggi, vale a dire che divenni la responsabile della vendita delle camere d'albergo agli scientologist del pubblico che venivano a Flag per i suoi servizi.
Prima voglio raccontare una cosa accaduta verso il 1990. Mr. David Miscavige era venuto al Fort Harrison per ispezionare l'albergo. Con lui c'erano diversi alti dirigenti, uno dei quali era Mike Rinder. Non ne sapevo abbastanza per temere qualcosa o per stare in guardia. Fui semplicemente me stessa, ero brava nel mio lavoro, ero brava a gestire il Fort Harrison e a prendermi buona cura dei nostri clienti. Comunque sia, Mr. Miscavige voleva ispezionare la Suite Presidenziale. Erano circa le 10 di mattina. Lo informai che l'ospite di quella stanza, che tra l'altro ci viveva tutto l'anno ed era una delle clienti che pagavano di più, dormiva solitamente fino a mezzogiorno e non voleva essere disturbata. Era lei a chiamare quando si svegliava. Il personale era molto attento alle sue necessità e desideri. La nostra maggiore preoccupazione era rispettare la sua privacy ed essere sempre al suo servizio. [2] Non l'avessi mai detto. Miscavige ordinò a Rinder di dirmi che avevo causato "contro intenzioni" nel suo universo e non era una cosa da fare. Era imperdonabile. Mi rifiutai di svegliare la nostra ospite. Su istruzioni di Miscavige, Mr. Rinder ordinò la mia rimozione dall'incarico e mi obbligò a confessare tutte le mie trasgressioni: dovevo scriverne almeno 20 pagine. Rimasi veramente scioccata, ma anche intimidita: i dirigenti senior non vanno contestati. Ricordo che l'ufficiale comandante dell'epoca della Flag Land Base si assicurò che obbedissi all'ordine. Non sapevo proprio che cosa scrivere. Cominciai a inventarmi delle cose. Voglio dire, 20 pagine di trasgressioni?! Come si fa? Era una follia. Comunque sia, riempii quelle 20 pagine e mi rimisero al mio posto di Consulente degli Alloggi. Conoscevo gli hotel in lungo e in largo e sapevo dare un ottimo servizio, non mi risultava difficile scegliere le camere migliori per soddisfare le esigenze dei nostri ospiti. Non mi piaceva chiedere soldi ma era il mio lavoro e dovevo farlo, così lo facevo. Divenni la top registrar [miglior venditrice] delle stanze d'albergo. Mantenni quel lavoro fino a quando me ne andai nel settembre 2008.
In quel periodo mi divertivo ancora e avevo ancora la mia auto, cosa significativa perché nel 1999 uscì l'ordine che gli staff non erano più autorizzati a spostarsi con la loro macchina. Pare che l'ordine provenisse direttamente da David Miscavige, motivato dal fatto che nel centro a Clearwater c'erano "troppe auto" che occupavano spazi preziosi. Non so se fosse vero ma era plausibile, così iniziai a prendere l'autobus. Poi al Quality Inn dove vivevamo misero i cancelli sorvegliati dalle guardie della sicurezza così al ritorno dal lavoro non potevo più andare a fare compere. Improvvisamente non si poteva più andare da nessuna parte. A volte si riusciva a ottenere un permesso, ma molto più spesso veniva negato. Si poteva tirar fuori la macchina solo nel giorno libero o alla domenica mattina, nelle ore concesse agli staff per pulire le loro stanze, fare il bucato, riordinare la vita personale. Ma tutti gli staff dovevano essere presentarsi al parcheggio alle 9 in punto per l'adunata, così che fosse possibile verificare che fossero tutti presenti, salvo quelli autorizzati a prendersi un giorno libero. A volte la liberty consisteva solo nelle poche ore mattutine destinate alle pulizie, vale a dire che potevamo uscire e non dovevamo presentarci all'adunata, ma bisognava essere al lavoro alle 13.00 in punto. Le nostre stanze venivano ispezionate regolarmente e bisognava superare il controllo. Alla fine degli anni '90 quelle ispezioni si fecero sempre più folli. "Folli" nel senso che i vestiti nell'armadio andavano ordinati per colore, essere tutti orientati in una certa direzione e i cassetti dovevano essere ordinatissimi. Circa una volta al mese dovevamo fare lo "svuotamento" (sbarazzarci di tutto il "superfluo").
Nel 2001 fui trasferita dal Fort Harrison al Sandcastle. Adoravo quell'albergo e continuai a fare un ottimo lavoro. Tra me e il "pubblico" [scientologist paganti] c'era molta affinità, mi tenevano di buon umore. Nel 2004 mi assegnarono un nuovo ufficio e la vita per certi versi era decisamente piacevole. Ma c'era anche l'altro lato della medaglia. Nel 1998 mio figlio se ne andò. Aveva 14 anni. Adesso non riesco nemmeno a concepire come avessi potuto lasciarlo andare senza di ME. Andò a vivere con suo padre, uscito dalla Sea Org nel 1993. Avevo ritenuto che, essendo comunque con uno dei suoi genitori, la cosa fosse OK. All'epoca però io non riuscivo nemmeno a prendere in considerazione l'idea di andarmene. Ero totalmente dedicate alla Sea Org e al mio lavoro, al punto che lasciai partire mio figlio. Mia figlia invece se ne andò nel 2004. Era cresciuta a Flag ed entrata in Sea Org nel 1997 [a 16 anni - N.d.T.]. Era molto brava e salì presto la scala gerarchica. Poi scoppiò, si afflosciò, ebbe brutte esperienze. Avrebbe dovuto sottoporsi a un approfondito programma di etica chiamato Rehabilitation Project Force, il cui completamento porta spesso via 4 o 5 anni. Mi chiesero di convincerla a fare il programma, ma nemmeno io ero d'accordo. Riuscii a rimanere sola con lei, scoppiammo a piangere e le dissi di fare ciò che riteneva giusto, io l'avrei comunque sostenuta. Non volevo che facesse l'RPF ma al contempo ero devastata all'idea che uscisse dalla mia vita. Eravamo molto unite e la sua partenza ebbe un effetto devastante su di me. Le mie statistiche scesero per sei settimane di fila - cosa inaudita. Ma non riuscivo a smettere di piangere. Invece che permettermi di applicare le direttive di LRH, la dirigenza uscì decisamente dai binari. Alla fine riuscii ad avere un po' di auditing per riprendermi dalla perdita dei miei figli, il che mi aiutò molto ma, naturalmente, non risolse il problema maggiore: la mia famiglia era andata a ramengo. Era stata distrutta contro la mia volontà e in violazione delle direttive di LRH. Sono convinta che se i dirigenti di alto livello avessero semplicemente applicato in pieno le direttive di LRH e la sua tecnologia, al mondo ci sarebbe molta più felicità e persone come me e Debbie Cook sarebbero ancora a Flag, contente e produttive. La mia è un'affermazione molto vera. [3]
Poco dopo la partenza di mia figlia, la Freewinds, la nave Scientology per i livelli superiori, mandò a Flag un suo progetto. L'idea era di preparare seriamente tutto il personale contro il crescente pericolo degli uragani. Come ricorderete, il 2004 e il 2005 furono anni terribili per gli uragani e fare esercitazioni di sicurezza era una bella idea. MA... in quel periodo la morsa sul personale si fece ancora più stretta. La policy [di L. Ron Hubbard] fu gettata dalla finestra e fu ordinato a tutti di abbandonare i corsi esistenti per fare corsi speciali - cosa totalmente off policy [contrario alle direttive di L. Ron Hubbard - N.d.T.]. Va bene un corso, lo potevo capire nel caso fosse stato molto importante; ma poi ne arrivò un altro, e un altro e un altro ancora. In più dovevamo fare adunate e addestramento supplementari, tra cui le esercitazioni di obbedienza agli ordini - sì, proprio come nell'esercito. Era un obbligo, nessuno poteva contestarlo. A condurre quelle esercitazioni c'era una staff che era stata ufficiale dell'Esercito Israeliano. La cosa mi mise paura perché il suo intento era veramente quello di farci marciare ed esercitare come dei soldati. Riuscii a farmi esonerare da parecchi di quei folli programmi non-Scientology: incassavo molti quattrini così quasi sempre si preferiva farmi restare al lavoro, così che incamerassi più soldi. Con la vendita delle stanze d'albergo di Flag riuscivo a far entrare in org dai 40.000 agli 80.000 dollari la settimana, ancora fatico a crederci. Oggi mi sembra incredibile, eppure lo facevo. Nel 2005 mio marito venne assegnato al RPF. Ne rimasi devastata. Ci scrivevamo regolarmente, ma non è possibile far visita al proprio coniuge o familiare assegnato al RPF. Lui faceva comprare ai suoi figli i regali di compleanno e di Natale per me. Lo amavo e non avevo alcuna intenzione di divorziare da lui. Restavo semplicemente in attesa che finisse - ma quando? Nessuno lo sapeva. Poi un giorno il mio superiore mi convocò nel suo ufficio per dirmi che mio marito stava lasciando la Sea Org. L'organizzazione cercò di intervenire e di interferire nel mio matrimonio al punto che avevano già preparato i documenti per il divorzio. Mi dissero di compilarli e di firmarli. Ma io sapevo che mio marito non se ne sarebbe mai andato senza un'ottima ragione - per lui abbandonare moglie e figli era impensabile. Ma non mi permisero di vederlo né di parlargli. Il giorno previsto per la sua partenza, il Cappellano mi portò fuori per incontrarlo nell'area RPF. Aveva preparato un accordo per i nostri debiti e le nostre cose e mi si dava facoltà di replica. Non ci lasciarono soli nemmeno per un secondo, così non riuscimmo a parlarci in privato e dirci che cosa avevamo dentro, a livello personale. Naturalmente, io ero molto indottrinata e l'idea di lasciare la Sea Org era impensabile. Riuscii a sapere che cosa era successo a mio marito, e il motivo per cui se n'era andato, soltanto parecchi anni dopo. Dopo un po' mi resi conto che il mio solo desiderio era seguirlo. Avevo molto voluto quel matrimonio, per me era venuto il momento di andarmene e farmi una vita fuori dalla Sea Org. Andai a confidarmi dal Cappellano, che mi disse che mi avrebbe aiutata. Poi chiesi aiuto ai miei due superiori, che però me ne dissero di tutti i colori. Per prima cosa, mi redarguirono per aver anche solo accarezzato l'idea di andarmene. Poi fecero a pezzi la reputazione di mio marito e gliene riversarono addosso di cotte e di crude. Infine misero di mezzo anche mia figlia, dicendomi che era una persona orribile. Rimasi impietrita dallo shock. Sarei dovuta andarmene immediatamente, o almeno dire che non era giusto parlarmi in quel modo della mia famiglia. Come potevano anche solo pensare che quelle parole avrebbero potuto convincermi a restare, o consolarmi in qualche modo? Ma quelle parole sortirono l'effetto voluto: tornai al lavoro e rimasi in Sea Org per altri tre anni. Divorziai da Frank. Per me era come morto, perché di solito chi divorzia continua a parlarsi e a vedersi, ma noi non potevamo farlo, perché lui era uscito dalla Sea Org. Fu una vera follia e non riuscii ad accettarla.
Più o meno in quel periodo - non ricordo con precisione quando -il personale di Flag si vide recapitare un lungo elenco di nuove regole a cui tutti dovevano obbedire. Erano regole non derivate dalla policy di L. Ron Hubbard. Poiché eravamo l'organizzazione di vertice della Sea Org, ci dissero che, per questioni di sicurezza, dovevamo osservare regole extra, anche per la nostra stessa sicurezza. Non potevamo più muoverci a piedi per Clearwater, nemmeno tra un palazzo Scientology e l'altro, ma prendere sempre e solo gli autobus e i pulmini che la chiesa ci metteva a disposizione. Se le nostre statistiche produttive erano alte, allora potevamo andare a comprare un sandwich da Starbucks o in un negozio della zona. Ma alla fine ci vietarono tutti i negozi salvo Starbucks. Ogni volta che mi riusciva, sgattaiolavo nei negozi di vitamine del circondario o andavo a comprarmi da mangiare. Cercai davvero di fare a modo mio più che potei, non ero affatto d'accordo con quelle regole. Ma ero ancora molto depressa e non riuscivo a ribellarmi apertamente a quegli abusi, e quello era il mio modo di dissentire. Tra me pensavo che, se mai fossi uscita di lì, avrei scritto un libro intitolato "Come sopravvivere se sei un Membro della Sea Org". Beh. Sarebbe stato semplice - bastava imparare a mentire in modo convincente ed essere veramente bravi. Pensavo che finché non danneggiavo nessuno, non facevo del male e non violavo la policy di L. Ron Hubbard, allora era OK - come per esempio andare a mangiare da Walgreens. Per arrivarci dovevo camminare per strade secondarie (il che era vietato) e poi camminare di nuovo (il che era vietato) per tornare al lavoro. Commisi anche l'imperdonabile crimine di usare la pausa pranzo per sgattaiolare alla biblioteca e prendermi qualche audio-libro - una delle mie cose preferite. Prima ho scritto che non ero d'accordo con quegli ordini, intendendo dire che non condividevo tutte quelle regole off policy e stop arbitrari che ostacolavano i nostri movimenti, tuttavia sopportavo quelle noie e quegli ulteriori sacrifici perché ero ancora convinta di trovarmi lì per uno scopo superiore. Ero a Flag e stavo aiutando a chiarire il pianeta e a rendere il mondo un luogo migliore. Lo credevo realmente, ero convinta che i miei sforzi facessero la differenza. Come avrei potuto lasciare i miei colleghi? Questa era la mia preoccupazione maggiore. Continuavo a credere che qualcuno, da qualche parte, si sarebbe accorto di quanto stupide e folli fossero tutte quelle regole, e che le avrebbe cambiate. Le cose, invece, peggiorarono. Non ci fu mai un miglioramento e fu questo, alla fine, che mi fece rinsavire. La biblioteca... Lì c'è una storia nella storia. Quando comparvero Internet e i computer, a noi membri dello staff fu proibito l'accesso alla Rete. La mia primissima esperienza in Internet fu nell'ottobre 2008, dopo aver lasciato la Sea Org. Ma ne parlerò dopo. Bene, in biblioteca c'erano dei computer così le guardie della sicurezza di Flag vi facevano i giri di sorveglianza per impedire che i membri della Sea Org li utilizzassero. Una volta uscita dallo staff mi sono resa conto che l'accesso a Internet significava anche accesso alla posta elettronica - una linea vitale di collegamento con il mondo esterno. Le nostre linee di comunicazione erano intenzionalmente tagliate e venivamo tenuti all'oscuro di tutto. Non avevo idea di quali fossero i miei diritti o delle leggi contro il traffico di esseri umani, il quale impedisce alle persone di spostarsi liberamente. Non avevo idea di come entrare in Internet o anche solo di come fare per mandare una e-mail. E naturalmente non potevo chiederlo a nessuno. Andavo spesso in biblioteca perché per me ascoltare audio-libri era una sorta di evasione. Li ascoltavo quando facevo ginnastica, quando pulivo la mia stanza, sull'autobus, ogni qualvolta mi fosse possibile. Era quasi bello come guardare un film. Naturalmente nessuno era autorizzato ad avere una TV o un videoregistratore. Ciononostante, per un po' riuscii a tenermi un piccolo lettore DVD. Ma una guardia lo trovò durante un'ispezione e me lo portò via. Me ne procurai un altro e lo nascosi con più attenzione. Riuscivo a usarlo di rado, ma il solo sapere di averlo mi era di conforto. Le guardie della sicurezza potevano entrare nella tua stanza quando tu non c'eri. Potevano rovistare nei cassetti e negli armadi alla ricerca di "materiale di contrabbando" - vale a dire qualsiasi cosa fosse nell'elenco di cose che non potevamo tenere. Altra proibizione riguardava la casella postale. Nel 1989, prima dell'imposizione del divieto, ne avevo una. Cercai anche di chiuderla, ma non ci riuscii. Era così comodo e liberatorio riuscire a ricevere posta che non fosse passata per la censura delle guardie di sicurezza. Più la cinghia si stringeva, più quel senso liberatorio aumentava. Tutta la posta indirizzata al personale della Base passava per la sicurezza, le lettere venivano aperte e lette. Avevo delle carte di credito e non volevo che i conti mi arrivassero in ritardo. Se fossero passati per le normali linee della sicurezza avrebbero impiegato secoli. È un segreto che per tutto il tempo in Sea Org non ho mai confidato a nessuno. Era un piccolo sprazzo di libertà e me lo tenevo stretto. Per ritirare la mia posta dovevo anche riuscire a sgattaiolare all'ufficio postale e a volte era parecchio difficile. Negli anni '80 ricevetti una piccola eredità. La spesi tutta per migliorare le condizioni di vita mie e dei miei figli. Mi comprai una macchina, ristrutturai la mia stanza al Quality Inn e la attrezzai con un piccola cucina, un bancone e un lavello. Feci costruire un soppalco dove dormivo io, sotto creai una stanzetta per i bambini e di fronte un piccolo soggiorno. Camera mia era al secondo piano, proprio sopra la piscina. Pensavo che fosse davvero carina: due piani, cucina, soggiorno e bagno! La domenica mattina preparavo io stessa la colazione, mettevo fuori il tavolino dei bambini e li facevo mangiare in veranda. Non avevamo molto, ma cercavamo di goderci la vita e insieme eravamo davvero felici. Nel 2006 mia figlia, che era andata a vivere in California, diede alla luce un bambino. Non riuscii a farmi autorizzare una licenza per andarla a trovare. Poi tornò a vivere a Clearwater e riuscii a incontrare finalmente il mio nipotino, che aveva ormai un anno e mezzo. Trascorsi con loro una giornata intera, rivedere mia figlia e conoscere mio nipote fu meraviglioso. Ma quello fu anche il mio ultimo giorno libero fino al 2008, quando me ne andai. Una delle guardie della sicurezza del Sandcastle detestava mia figlia e non la voleva nella proprietà perché non era più in Sea Org. Non voleva nemmeno che la incontrassi e mi disse che per vederla nel tempo libero dovevo farmi approvare l'incontro dall'ufficiale di etica. Naturalmente lo ignorai. Raramente avevo del tempo libero, lei a volte mi veniva a prendere al Sandcastle alle 2 o alle 3 del mattino - per me non era insolito lavorare fino a quell'ora. Mi portava a casa sua dove dormivo qualche ora e al mattino stavo un po' con mio nipote, facevamo colazione assieme poi mi accompagnava a distanza di sicurezza per non essere vista, e io tornavo al lavoro.
La deprivazione del sonno cominciò nel luglio 2007 e fu un punto di svolta. Erano stati pubblicati I Fondamenti (nuova e lussuosa edizione di tutti i libri fondamentali di L. Ron Hubbard del prezzo di 3000 dollari a cofanetto). David Miscavige aveva impiegato diversi anni per correggere ciò che sosteneva essere degli outpoint delle edizioni originali. Fummo costretti a sbarazzarci di tutte le vecchie edizioni e ad acquistare quelle nuove con i nostri soldi. Ma a parte questo, l'ordine generale ci impose di vendere serie intere [18 volumi - N.d.T.] di quei nuovi libri a ogni singolo scientologist, poi scovare chiunque fosse mai stato scientologist e cercare di venderle anche a loro. Il compito era mastodontico. Tutto il personale - e con tutto intendo ogni singolo staff - doveva raggiungere quote giornaliere di vendita. Come ho detto, ero molto brava a vendere alloggi. La tecnologia di LRH di applicare la giusta formula delle condizioni alla condizione in cui ci si trova è sempre stata eccellente. In quanto registrar [addetto alle vendite - N.d.T.] si dovrebbero sempre fare le azioni di successo che hanno creato affluenza - e continuare a farle. Era una grande formula per il successo. Applicavo quelle regole e creavo regolarmente vendite in affluenza. Avevo le mie formule e andava tutto bene; quando le cambiavo, il successo calava. Semplice, no? Bene. In tutto questo dovetti incastrare anche la vendita dei libri, che mi faceva sentire un pesce fuor d'acqua. Naturalmente amavo quei libri e condividevo la premessa che tutti dovessero averne una serie; ero anche d'accordo che si trattasse di una buona idea per recuperare e riavvicinare alla tecnologia chi se ne era allontanato. MA... perché non addestrare una squadra di esperti e lasciare che tutti gli altri facessero il loro lavoro? Al contrario, distogliere TUTTI i membri dello staff dal loro lavoro, da quello che facevano di solito, dalla routine e dalle azioni vitali del proprio "hat", portò a un crollo della produzione. Tutti dovevano raggiungere la propria quota di libri venduti. Oltre a tutto questo, nell'anno successivo e fino alla mia uscita, le notti in cui riuscii a dormire più di sette ore si possono contare sulle dita di una mano. Era raro poterne dormire 6. Di solito cominciavo a vendere libri dopo le 10 di sera, spesso restavo in piedi fino alle 2 di mattina, poi diventarono le 3 e molto di frequente non arrivavo a casa prima delle 5. A volte non ci andavo nemmeno. Avevo trovato il modo di fare un sonnellino sul pavimento dei bagni del Fitness Center del Sandcastle. Prendevo un cappotto o - quando la trovavo - una coperta e per cuscino usavo la mia borsetta. Era piccola e dovevo prenderci le misure. Mettevo qualcosa contro la porta per evitare la corrente d'aria, spegnevo la luce e piombavo nel sonno. Poi mi svegliavo, mi lavavo la faccia, mi rifacevo il trucco e uscivo - questa parte era la più divertente perché sembrava che fossi arrivata molto presto. Andavo a fare colazione e poi tornavo al lavoro. Tutti gli staff avrebbero dovuto usufruire di due ore e mezza di studio almeno cinque volte la settimana. Serviva per permetterci di progredire nella comprensione di Dianetics e Scientology o di ricevere auditing (assistenza spirituale). Era una cosa molto bella, ma se non dormi a sufficienza diventa impossibile. Era risaputo che quasi tutto il personale dormiva a malapena, ma ci si aspettava che andassimo comunque a studiare. Le persone cadevano letteralmente addormentate sul tavolo. Quanto si può duplicare o assorbire realmente, se leggi in quelle condizioni? Era terribile. Alla fine il mio superiore dell'epoca mi disse che quando restavo in piedi fino alle 4 o alle 5 del mattino potevo andare a dormire invece che a studiare. Dormire anche solo quelle poche ore era rinfrancante. Come da policy di LRH, quando le mie statistiche erano in affluenza chiedevo una giornata libera. Poi cominciarono a concedermela solo se raggiungevo anche le quote dei libri, il che accadeva di rado. Così cercavo di prendere accordi per ritagliarmi qualche ora dal tempo personale del sabato mattina, magari fino alle 2 o alle 3 del pomeriggio - qualsiasi cosa pur di poter stare un po' con mia figlia e mio nipotino. Come ho detto, per tutto il 2007, anno in cui mia figlia tornò a Clearwater, fino al 2008 quando me ne andai, non riuscii mai a trascorrere 24 ore intere con loro. Nel 1993 ero stata insignita dello "status" di Membro Principale dello Staff Professionale, concessomi dall'Ufficiale Personale delle Pubbliche Relazioni di LRH di Flag. Tale riconoscimento si basava su uno scritto in cui LRH diceva che lo status andava concesso ai membri dello staff che si fossero distinti per resa e produttività e comprendeva una clausola secondo cui quella persona poteva sempre godere delle sue liberty, e solo i pari status potevano assegnarle condizioni pesanti di etica. Ma non ebbi mai il coraggio di appellarmi a quella clausola. L'atmosfera era troppo tesa, mi trovavo in acque sconosciute e non sapevo dove sarei potuta finire o che cosa sarebbe successo. Credevo ancora nella tecnologia, volevo credere che il senior management avesse a cuore il nostro benessere e che David Miscavige forse non sapeva che il personale di Flag dormiva di rado. Come avrebbe potuto volere che succedesse ai membri di vertice del suo staff? Alcuni di noi, i miei amici più cari, si chiedevano che cosa sarebbe successo se avessimo fatto rapporto - era nostro dovere riferire ogni violazione - ma a chi dovevamo inviarlo? La dirigenza locale stava sicuramente giustificando l'abuso. Da dove veniva tutta quella follia? Nessuno voleva credere che provenisse direttamente dal vertice.
A un certo punto del 2007 notai che Debbie Cook era sparita. Il suo appartamento sembrava vuoto. Cominciai a chiedere in giro e iniziarono a circolare voci. Alla fine attribuirono a me quelle chiacchiere e quelle voci. Il funzionario di etica senior della Base di Flag venne a incontrarmi di persona. Tuttavia le mie statistiche erano in ascesa e avevo il rango di Ufficiale di Garanzia, perciò ero considerata affidabile e non finii nei guai. L'ufficiale di etica mi prese da parte e mi disse che Debbie stava bene, però le cose per lei avevano preso una brutta piega e sarebbe stato meglio non parlarne per salvaguardare il morale del personale. Il messaggio era "Non discutere di Debbie Cook con nessuno". Obbedii, ma la curiosità rimase. Qualche volta nel 2007 e nel 2008 mia figlia riuscì ad arrivare fino al Sandcastle per portarmi un panino, oppure le cose che avevo difficoltà a procurarmi. Quando la guardia della sicurezza lo scoprì venne nel mio ufficio sbattendo la porta. Il mio ufficio era proprio di fronte alla reception dell'hotel e aveva una porta a vetri, non è che ci fosse molta privacy. Entrò e cominciò a urlare con una violenza inaudita. Non avevo paura di lui, ma mi arrabbiai molto perché sembrava odiare mia figlia. Piccola annotazione: dopo la mia uscita lui fu rimosso dall'incarico di guardia e trasferito altrove. Mia figlia tornò alla Base senza più incontrare problemi e siccome lui non era più una guardia, cercò addirittura di fare amicizia con lei. Follia pura.
In quel periodo accadde un'altra cosa veramente terrificante: il "Boot Camp" [campo di addestramento - N.d.T.]. Era un folle programma di etica che dovevamo fare a fine giornata lavorativa. Così alle 11 di sera un gruppo di noi, tutti registrar come me provenienti da tutta la Base, non solo gli addetti agli alloggi ma anche i registrar della IAS, della Freewinds, della Disseminazione Planetaria, ecc., doveva fare questo programma. Eravamo un gruppo di 15/20 persone. Prima si faceva ginnastica. Avevo quasi 60 anni e per me non era facile. Poi dovevamo fare delle esercitazioni di obbedienza agli ordini. Se pasticciavamo, dovevamo metterci a terra e fare delle flessioni o cose del genere. Poi ci portavano su qualche progetto di ristrutturazione della Base a lavorare di fatica fino alle 2 del mattino. A quel punto ci accompagnavano ai nostri alloggi per dormire un po', ma alle 8,30 del mattino dovevamo essere di nuovo alla Base per ulteriori maneggiamenti di etica e per studiare, poi andavamo al lavoro e alle 11 di sera di nuovo al campo di addestramento. Per me fu il periodo più terribile di tutta la mia carriera. Quanto ci ordinavano di fare non era assolutamente contemplato dal materiale dell'Etica di Scientology, non avevo idea di come sarebbe finita o di che cosa potevo fare per farla finire. Ma arrivò una fine. E alla fine dovetti scrivere che avevo trovato quel programma molto "benefico" e adesso mi sentivo molto "meglio". Naturalmente lo feci, perché per arrivarci in fondo avrei fatto qualsiasi cosa. Durante il campo di addestramento, se commettevi anche la più piccola infrazione dovevi metterti davanti al gruppo e la tua infrazione veniva letta ad alta voce, cosa molto umiliante. Poi dovevi fare duri esercizi fisici davanti a tutti. E vi posso assicurare che guardarmi fare delle flessioni non era una vista entusiasmante. Quell'esperienza fu la più psicotica di tutti i miei 26 anni di carriera nello staff. Fu quell'esperienza che alla fine mi convinse che dovevo andarmene da lì.
In settembre 2008 compii 61 anni. Mi guardai allo specchio e mi dissi: "hai 61 anni, se non te ne vai adesso non lo farai mai più". L'organizzazione aveva tradito tutte le sue promesse di farmi progredire sul percorso spirituale chiamato "Ponte". A quel punto potevano passare altri 5 o 10 anni senza cambiamenti, poi sarei stata troppo vecchia per tutto. Sapevo che alla mia età potevo ancora trovarmi un lavoro e mantenermi. Avevo detto ripetutamente ai miei superiori che avevo bisogno di una licenza e che avevo bisogno del loro aiuto, perché trovare un sostituto per il mio posto era praticamente impossibile. Mia madre aveva 86 anni. Volevo andarla a trovare, stare con lei. L'avevo incontrata per 3 giorni nel 2002 e non vi dico la fatica per ritagliarmi quei 3 giorni. Quante costrizioni dovetti sopportare... Mio marito doveva venire con me e ce l'avevamo quasi fatta, ma improvvisamente decisero che era troppo prezioso per poterne fare a meno anche solo per 3 giorni. Il che creò grossi problemi nella mia famiglia e nei miei 3 preziosissimi giorni la questione fu sollevata spesso. Non vedevo mia madre da 10 anni! Mi pentii molto di non aver fatto abbastanza per rivederla prima. Bene, adesso era il 2008 e non pensavo ad altro che tornarmene a casa, a casa sua. Sognavo quella sua casetta degli ospiti e come sarebbe stato meraviglioso starmene lì, al sicuro e libera. Avevo già cercato una volta di fare la procedura standard di uscita e non volevo ritrovarmi a combattere contro quella stessa opposizione. Sapevo che non l'avrei sopportata. C'è gente che la fa, è una procedura fattibile ma non senza grandi costrizioni. Io però ero un pilastro molto stabile della Base e facevo incassare molti soldi alla chiesa, così non mi avrebbero facilitato le cose. Onestamente non vedevo altre alternative che non battermela di soppiatto. Solo allora avrebbero capito che ero veramente intenzionata ad andarmene. Ma dovevo pianificare le cose con cura. Feci molta attenzione a non dir nulla a mia figlia, l'avrei messa nei guai. Lei sapeva che non ero felice, ma discutere la possibilità di andarsene viene considerato un "alto crimine" punibile con una "dichiarazione di persona soppressiva", indipendentemente dalla tua storia produttiva o da tutti gli anni in cui sei stato un devoto membro dello staff. Per cui restai zitta. Decisi la data della partenza e qualche giorno prima presi uno dei primi autobus di Flag per il centro, poi sgattaiolai via e percorsi a piedi i quasi due chilometri fino al noleggio macchine che la chiesa usava spesso. Avevo anche uno sconto per il personale interno, grande! Presi l'auto e la portai in un garage vicino alla Base, pagando un mese in anticipo. Mi sarebbero bastati solo pochi giorni, ma andava bene così. Parcheggiai in uno dei piani superiori. Quel giorno mi ero portata una piccola valigia che ne conteneva un'altra. I giorni successivi cominciai a trasferire la mia roba in borse della spesa. Portai via più che potei, ma dovetti limitarmi alle cose essenziali. Non che avessi un guardaroba degno di questo nome, visto che ero quasi sempre in uniforme e uscivo raramente. Durante le pause pranzo sgattaiolavo al garage e mettevo le mie cose nel baule. Non era facile, perché il garage era proprio di fronte a dove andavano tutti a mangiare. Io giravo casualmente l'angolo come per andare a far spese, poi mi infilavo nel parcheggio. Dovevo fare attenzione a non incrociare gli autobus della chiesa o le guardie di sicurezza in bicicletta, o cose del genere. Ma andò tutto bene. Poi arrivò il gran giorno, giovedì 25 settembre 2008; il giovedì è l'ultimo giorno della nostra settimana produttiva. Al pomeriggio dopo le 14,00 - momento ufficiale di fine produzione settimanale - si preparavano le azioni per la settimana successiva. Riordinai la mia scrivania e ficcai tutti i miei effetti personali in borsa e nella mia valigetta. Poi poco prima delle 7 di sera, orario in cui di solito uscivo per la cena, chiamai la mia collega dicendole che non mi sentivo bene e che sarei probabilmente andata in "Iso" (abbreviazione di "Isolamento", dove vanno i membri del personale quando si ammalano). Lei mi rispose di farlo alla svelta, così sarei tornata prima al lavoro. Quel mattino ero arrivata presto e avevo sfacciatamente parcheggiato l'auto a noleggio proprio davanti al Sandcastle, sulla strada prospiciente il parco. Alle 7 uscii, raggiunsi l'auto e mi diressi a nord. Avevo già deciso dove avrei trascorso la notte. Per prima cosa mi fermai in un ristorante dove mangiai tutto quello che mi andava e mi godetti quella libertà. Poi trovai un Holiday Inn Express e presi una stanza. La mia idea era di prendere un Greyhound e attraversare il paese. Mia sorella era stata grande e mi aveva aiutata con gli orari. L'autobus sarebbe partito di primo mattino ma decisi di prendermi qualche altra ora. Fu una giornata GRANDIOSA. Uscii e mi comprai una valigia più adatta dove riposi le mie cose. Gettai l'uniforme direttamente nella spazzatura. Pagai il conto dell'hotel e andai a pranzo - poi sull'onda dell'euforia decisi di andare dal parrucchiere e rifarmi taglio e colore. Finalmente una giornata tutta per me! Guidai fino all'autonoleggio e chiesi come raggiungere la stazione degli autobus. L'impiegata fu gentilissima e mi disse di tornare poco prima della chiusura, così mi avrebbe accompagnato lei. Stavo per andare a comprare il biglietto quando mi fermai di colpo all'idea che forse "loro" stavano controllando l'attività della mia carta di credito. Non avevo idea se lo avrebbero fatto, ma non avevo voglia di rischiare visto che mancavano ancora diverse ore alla partenza dell'autobus. Avevo scelto il Greyhound per due motivi. Uno perché volevo guardare dal finestrino il bellissimo panorama e due perché ero certa che alla stazione Greyhound non avrei incontrato degli scientologist. E infatti non li incontrai. Quella sottocultura fu un'esperienza bellissima. E credetemi, nel nostro paese le stazioni Grayhound e i suoi clienti sono una vera sottocultura. Ero affascinata. Ma magari ne riparleremo. Al venerdì pomeriggio il mio cercapersone cominciò a squillare ininterrottamente. Avevo un cercapersone perché non eravamo autorizzati a tenere un cellulare personale. Alcuni staff ne avevano uno per lavoro, così da poter telefonare di continuo per vendere corsi, servizi e libri, cioè incamerare più denaro. Devo dire però che mia figlia, che Dio la benedica, mi aveva regalato un telefono che ero stata MOLTO ATTENTA a non farmi trovare. Con quello avevo chiamato mia sorella e ora stavo attraversando l'America in autobus. Il cercapersone continuò a suonare per tutto il giorno fino a che non lo smarrii da qualche parte in Texas.
Il registrar è quel membro dello staff di Scientology che iscrive il "pubblico" ai vari servizi e incassa la relativa "donazione". Il mio lavoro di registrar consisteva nel vendere camere d'albergo. Eravamo soprannominati "regges". Grazie al mio lavoro conoscevo scientologist "public" di tutto il mondo. Venivano volentieri da me perché io non li "reggiavo" per servizi o per la IAS (International Association of Scientologists), o per i libri o per qualsiasi altra cosa. Durante la loro permanenza a Flag, i "public" erano bersagliati dai "regges". Poi mi avevano assegnato le quote dei libri e in seguito anche quelle delle donazioni alla IAS, e a quel punto ero diventata come tutti gli altri "regges". Avvertivo nel pubblico quella sensazione di "Tu quoque, Bruto?" e non mi piaceva per niente. Non avrei proprio voluto vendere quelle cose, ma subivamo pressioni di ogni tipo. In diverse occasioni cercai di mettere in dubbio la legittimità di quelle quote, ma inutilmente. C'erano notti in cui un membro di grado molto alto della Sea Org si sedeva di fianco alla mia scrivania mentre io telefonavo in tutto il mondo per cercare di vendere I Fondamenti. Stava seduto lì e mi guardava, e siccome era membro di un'organizzazione superiore della Base, non osavo chiacchierare o contestare gli ordini. E potevo andarmene soltanto quando lui mi autorizzava a farlo. Venni a sapere che lui non poteva andare a mangiare fino a che non fossero state raggiunte le quote della sezione "alloggi". Aveva la responsabilità del nostro gruppo per la vendita dei Fondamenti. Mi capitò anche di essere avvicinata al mio tavolo in mensa da una guardia che voleva sapere se avessi già ottenuto la quota. Ero autorizzata a mangiare soltanto se l'avevo già raggiunta. Per un certo periodo smisi addirittura di andare in mensa e mi accontenti di quel che trovavo nella cafeteria interna, ma il personale non era autorizzato ad accedervi prima delle 10 o le 11 di sera. Alcuni amici delle cucine mi tenevano da parte qualcosa, che ho sempre pagato di tasca mia. I membri dello staff vivevano sotto la costante minaccia di un deferimento alle "sentine". È un termine di derivazione marinaresca. Il personale della nave [Scientology] che doveva "maneggiare" qualche situazione di etica veniva mandato al "servizio di sentina". Visto che a Flag non c'erano sentine, gli ufficiali di etica decisero che "la sentina" consisteva nel lavare stoviglie e pentole per un'ora a fine turno di lavoro, oppure pulire il deposito dei bidoni della spazzatura. Quando già si doveva lavorare tutta notte era parecchio duro. Smettevi verso le 23, andavi a "fare sentina" poi tornavi al lavoro. Il compito più terrificante era svuotare e pulire le latrine chimiche mobili. Tutto il Fort Harrison era in piena ristrutturazione e c'erano latrine chimiche ovunque. Mi chiedo che cosa pensassero gli appaltatori esterni quando al mattino si ritrovavano tutte le latrine pulite a fondo. Facevo di tutto pur di evitarmi quelle punizioni. Per noi erano stati messi a punto diversi progetti. Eccovi un'altra esperienza "di sentina": il personale del Sandcastle doveva sempre avere l'albergo pieno, in particolare le camere d'attico (le più costose). Se non si riusciva a vendere tutti gli attici, allora a fine turno bisognava andare a lavare i piatti. A volte toccò anche a me. Era mio compito tenere continuamente occupate quelle camere. Non mi piaceva farlo perché non era per quello che la gente veniva a Flag, in particolare al Sandcastle. Vi posso assicurare che quando un qualsiasi dirigente senior di Flag, e non sto parlando dei senior exec di Int., ma di quelli di livello inferiore di Flag, si rivolgeva a voi, vi urlava addosso o vi dava qualche ordine, la sola risposta accettabile era "Signorsì, Signore!". Se dicevate qualsiasi cosa che non fosse un "Signorsì, Signore!" la pagavate cara. Per un'infrazione del genere si poteva essere addirittura passibili di Rehabilitation Project Force (RPF) o quantomeno di sentina, o di qualche altro programma di etica. Poi avresti potuto fare rapporto per ordine ingiusto, ma divenne sempre più difficile decidere dove indirizzare quel rapporto. A chi potevi mandarlo? Chi l'avrebbe letto? Chi ti avrebbe dato retta? Era molto più probabile che alla fine quello messo sotto inchiesta saresti stato tu, per aver contestato l'ordine di un dirigente. So di una collega dell'hotel che dubitava della correttezza di tutti gli straordinari che ci facevano fare e la perenne mancanza di sonno. Cominciò a cercare le reference di LRH sul sonno e scoprì che lui insisteva che il personale dormisse a sufficienza. In più di un'occasione aveva scritto che la mancanza di sonno può portare a fare cose stupide. Ogni tanto, in situazioni di emergenza, era accettabile perdere qualche ora di sonno - ma non doveva diventare una routine. A causa di quelle ricerche la mia collega venne rimossa dall'incarico e finì sul RPF per ammutinamento - avere incoraggiato altri staff a contestare le violazioni della policy in merito alla privazione ingiusta di sonno e a orari di lavoro off-Policy. Ci dissero che noi eravamo degli esseri spirituali o thetan, che non siamo corpi perciò possiamo sopportare tutto. Dovevano semplicemente fare quel che dovevamo fare, indipendentemente da tutto. A volte di giovedì, quando redigevo il mio rapporto di chiusura settimanale, quasi mi addormentavo alla scrivania Me lo ricordo bene perché gli ufficiali senior o le guardie della sicurezza venivano ad assicurarsi che stessimo facendo il nostro dovere. La mia junior fu trovata addormentata alla scrivania e passò parecchi guai. A volte per restare sveglia mi pizzicavo il viso.
Il mio Greyhound era partito nelle prime ore di sabato 27 settembre. Arrivammo a Sacramento al martedì mattina e raggiunsi finalmente casa di mia madre. Non avevo mai risposto al cercapersone e non avevo avuto alcun contatto con Flag, non avevo sentito nemmeno mia figlia. Alla fine risposi a una telefonata di Michelle, una delle mie superiori. Mi convinse a tornare indietro e a fare la procedura standard di uscita. Io lo avevo già messo in programma perché non volevo mettere a rischio il rapporto con mia figlia. Se non fossi tornata sarei stata dichiarata "Persona Soppressiva" e lei sarebbe stata costretta a disconnettere da me; l'alternativa era essere a sua volta dichiarata "Soppressiva". Anche il padre di mio figlio avrebbe dovuto disconnettere, e se mio figlio fosse rimasto in comunicazione con me avrebbe dovuto disconnettere dal padre. E così via. Così tornai a Flag. Mi alloggiarono in un appartamento speciale riservato ai "route-out" [chi è in procinto di lasciare la Sea Org - N.d.T.]. Avevo una stanza per conto mio ed era una bella cosa, perché di solito se non eri sposata dovevi dormire con parecchie altre donne. Ero riuscita a tenermi il cellulare - anche se sinceramente non so come ce l'avessi fatta. Per me averlo era molto importante. Non sto parlando di smartphone complicati, solo di un banale telefono. Avevo imparato a mandare gli sms e avevo insegnato a farlo anche a mia madre di 86 anni, così che potessimo tenerci in contatto. Dovevo presentarmi all'appello ogni mattina alle 9 per farmi assegnare qualche lavoro di fatica in attesa di essere convocata alla Base per gli interrogatori chiamati "verifiche di sicurezza". La procedura era quella. Bisogna sottoporsi a queste verifiche che servono ad accertare che chi se ne va sia pulito. Al cancello principale c'erano sempre le guardie e non era possibile andarsene senza una speciale autorizzazione. Poi venni convocata dal capo della sicurezza. Oh mio Dio, pensai, chissà che cosa ho fatto. Beh, il tizio mi disse che dovevo comprargli alcuni cofanetti di Fondamenti per aiutarlo con le sue quote. Quando ero scappata, lui e il suo staff avevano perso tempo prezioso per cercarmi così adesso dovevo riparare al danno acquistando i Fondamenti da lui. Mi diede un telefono e mi lasciò sola tutto il giorno: dovevo chiamare le mie carte di credito per farmi alzare il limite di spesa, oppure contattare chiunque potesse prestarmi dei soldi. In seguito mi fecero telefonare anche al mio ex marito, ancora sulle linee di etica in quanto ex Sea Org. Tecnicamente non avremmo dovuto comunicare, ma furono loro a insistere. Gli fecero comprare una serie di Fondamenti per conto mio con l'accordo che gli avrei restituito i soldi. Altri debiti sulle mie spalle... Quando finalmente tornai a casa avevo accumulato 50.000 dollari di debiti. Nel 2009 fui costretta a dichiarare bancarotta. Avevo completato tutta la procedura di uscita e stavo aspettando l'ok finale per lasciare Flag quando ricevetti la visita del mio ex superiore, che aveva scoperto dove ero alloggiata. Non era autorizzato a parlare con me, i miei unici "terminali" erano le guardie della sicurezza. Mi disse che la mia fuga gli aveva fatto passare un sacco di guai e mi rinfacciò di aver comprato i Fondamenti dalla Security e non da lui. Perciò gli dovevo qualcosa: o compravo altri Fondamenti oppure donavo qualcosa. Era disperato e io non avevo più un centesimo, nemmeno prima avevo disponibilità finanziarie. Era una pazzia totale. Stavo cercando di andarmene e non ne potevo davvero più. Mi ero dovuta far pagare il biglietto di ritorno da mia madre. Volevo semplicemente tornare a casa, trovarmi un lavoro e raddrizzare la situazione. Che non sapevo quanto fosse terribile fino a che non arrivai a casa. Davvero terrificante. Finalmente arrivò l'autorizzazione a partire. Preparai in fretta le mie cose e poco prima della partenza del pulmino le portai alla guardia di sicurezza. Lui perquisì tutto per assicurarsi che non mi stessi portando via cose che non dovevo avere come documenti, proprietà dell'org o cose del genere. Mi accompagnarono all'aeroporto di mattina presto, ma non mi importava di dover restare lì in attesa del mio volo per chissà quante ore. Volevano sbarazzarsi dei "route-out" di primo mattino, quando in giro ci sono pochissimi "public" e nessuno ti vede.
Un'altra cosa che vorrei dire è che al mio ritorno a Flag dopo la fuga, il mio superiore mi contattò per pregarmi di tornare al mio posto di lavoro. Mi disse che comprendeva pienamente perché me ne ero andata, lo aveva veramente capito e fondamentalmente mi perdonava. Mi promise che avrebbe organizzato una "Commissione di Inchiesta", cioè un "ciclo di etica" che si fa in caso di infrazioni alle regole. Si sarebbe impegnato per alleviare le accuse in modo da farmi tornare subito al lavoro. Beh, non credo che avesse tanto potere. Voleva solo spazzare sotto il tappeto le mie trasgressioni. Gli risposi di no, me ne volevo andare e niente mi avrebbe fatto cambiare idea. Il mio senior venne a trovarmi fino all'ultimo giorno di permanenza a Flag e insistette perché rimediassi al danno o almeno donassi qualcosa. Follia pura. Tutti alla Base stavano lottando con le quote e cercavano di fare l'impossibile per raggiungerle. Ho detto che qualche volta che dovevo sgattaiolare in giro. Il motivo è che c'erano telecamere DAPPERTUTTO, anche sui marciapiedi per andare in mensa. Per me arrivare al garage dove avevo lasciato l'auto non era stato affatto semplice. C'era una telecamera anche sul portone dei nostri alloggi. Fortunatamente il mio ufficio non era sorvegliato ed era un sollievo, ma a volte i superiori ascoltavano di nascosto le tue telefonate per assicurarsi che parlassi in modo adeguato e che le tue tecniche di vendita fossero buone ed efficaci. Per cui non volevi farti beccare a parlare di qualcosa di cui non avresti dovuto parlare. Adesso sono fuori da 5 anni. Ho ancora gli incubi, sogno che sono ancora là e che cercano di convincermi a tornare al lavoro. Nei sogni sbucano all'improvviso parecchi dei miei superiori. Mi sveglio di soprassalto, mi guardo intorno e so che va tutto bene. Quanto sopra è un riassunto dei miei 26 anni di esperienza come staff di Flag, Clearwater, Florida. Carol Nyburg (Vedder) 1. Per comprendere che cosa significhi per un bambino essere portato così piccolo nella Sea Org, si veda Scientology: ci sono nata, ci sono cresciuta, sono scappata, il libro di Jenna Miscavige Hill e la sezione Bambini di questo sito.
2. Dal blog di Tony Ortega apprendiamo chi fosse quell'ospite illustre, un personaggio che all'epoca riempiva i rotocalchi italiani: «Abbiamo chiesto a Rinder: chi viveva nella suite presidenziale del Fort Harrison negli anni '80, e si alzava a mezzogiorno? Ci ha detto che si trattava di Lamia Khashoggi (già Laura Biancolini), moglie di Adnan Khashoggi, il ricchissimo trafficante d'armi. Adnan non è mai stato uno scientologist, ma evidentemente era felice di tenere la moglie piazzata al Fort Harrison, secondo Rinder decisamente meno costoso che tenerla a Roma o New York.»
3. Anche Carol, come tutti gli "Indipendenti", è convinta che i disastri di Scientology siano unicamente ascrivibili alla dirigenza Miscavige, che L. Ron Hubbard fosse un sant'uomo e che la sua "tecnologia" e le sue direttive siano state progressivamente distorte e alterate dall'attuale leader. Queste persone dimenticano, o fingono di non vedere, o non vogliono vedere che esistono innumerevoli testimonianze di persone uscite dalla Chiesa di Scientology quando Hubbard era ancora al comando, persone che lavorarono direttamente con lui e per lui, i cui racconti non sono dissimili da quelli dei fuoriusciti odierni. La riscrittura continua della storia del movimento e delle sue stesse direttive (iniziata quando ancora L. Ron Hubbard era vivo e saldo al timone della sua chiesa), non favorisce particolarmente l'analisi di storia e dottrina, facilitando così il "gioco del capro espiatorio". |
Copyright © Allarme Scientology. L'utilizzo anche parziale dei materiali di questo sito - testi, traduzioni, grafica, immagini,
digitalizzazione e impaginazione - con qualsiasi mezzo e su qualsiasi supporto, non è consentita senza il preventivo consenso
scritto del gestore del sito. Per richieste e chiarimenti contattare: allarmescientology@email.it |