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Il limbo di Dianetica: un documentario sull'Immortalità -
Prima Parte: l'incontro con Dianetica e con le vite precedenti

Di Helen O'Brien, Whitmore Publishing Co., Copyright © 1966 di Helen O'Brien - Tutti i diritti riservati.

© Traduzione in italiano e note a margine a cura di Simonetta Po, 2006

 

Milioni di persone reagirono con curiosità, interesse o entusiasmo al libro Dianetics. Esso suggeriva che potevamo essere l'alba di uno dei periodi più eccitanti della storia, quando sono le masse a costituire l'avanguardia e non una élite intellettuale. Comunque lo si potesse definire, era un libro di idee nuove, idee che esulavano dalla struttura di compiacenze auto perpetuanti in cui si collocavano le Autorità della mente e dello spirito umano.

Le aree di ignoranza nel campo delle discipline classiche sono enormi. In fisica gli scienziati prendono in seria considerazione l'ignoto. Ad esempio esistono ampie bande di frequenza di cui non sappiamo nulla, e gli scienziati procedono con un approccio cauto nel timore che esse possano risultare distruttive per la vita. Ma tentano comunque l'approccio. Nelle scienze fisiche si trova umiltà su quanto c'è ancora da scoprire e c'è fame di conoscenza. Ma nelle discipline classiche e nelle cosiddette scienze dell'uomo siamo tronfi. Se una cosa non può essere spiegata, allora non esiste.

Molti di noi che ci facemmo assorbire da Dianetics venimmo trasformati, praticamente nel giro di una notte, in una generazione perduta. E non per le filosofie che avevamo adottato. Se non altro, in quel senso soffrivamo di un vuoto. Ciò che ci danneggiò irrimediabilmente come homo sapiens - sarebbe più giusto definirlo un cambiamento irrevocabile - fu il fatto che fummo testimoni e sperimentammo fenomeni connessi alla mente e alla psiche che andarono ben oltre i dubbi delle nostre famiglie, i nostri insegnanti e di chiunque altro non sapesse veramente di che cosa stavamo parlando. Tutto ciò che essi avevano fatto era stato riversare su di noi, così come loro le avevano ricevute, quelle "certezze" che non erano altro che miraggi.

Alcuni amano l'iconoclastia, altri danno il benvenuto al martirio. La gran parte di noi non apparteneva né all'una n'é all'altra specie. Eravamo semplicemente sfasati rispetto alla cultura in cui eravamo cresciuti, senza nemmeno essere riusciti a soddisfare il bisogno emotivo. Percepivamo un senso di solitudine. Dopo un anno o due di auditing dianetico, seguiti dalle esperienze che un nucleo di sostenitori fece nel breve periodo della burrasca da cui emerse "Scientology" e il tour de force di Hubbard del 1952, ci sentivamo fuori posto nel mondo comune - stavamo bene solo tra di noi. Comunque sia, non eravamo Clear. Tutto ciò che avevamo ottenuto dalla terapia dianetica - cioè dalle sicure promesse del libro - era stata la remissione di qualche sintomo psicosomatico. Ma la nostra psiche era profondamente cambiata, come se si fossero aperte autostrade ampie e luminose verso una destinazione sconosciuta.

C'eravamo ritrovati su una spiaggia con branchie e pinne inutili, sebbene avessimo gambe e polmoni rudimentali. Eravamo equipaggiati per il mondo che avevamo lasciato, ma ci eravamo spinti oltre e non c'erano sufficienti stimoli per tornare indietro. Eravamo dei disadattati. «Un piede in acqua e uno sulla spiaggia» come disse Shakespeare riferendosi a qualcos'altro. Si trattava di un gradino evolutivo o semplicemente di uno sport? Alla fine del 1953, dopo la nostra rottura con Hubbard, elaborai un sacco di teorie. Una cosa è però ovvia. Dopo un paio d'anni egli rifiutò la responsabilità delle forze che aveva parzialmente scatenato e fece in modo di comprimerle in una piccola e proficua setta che trovò rifugio nel Commonwealth britannico. Ma esiste un ottimo ricordo dei giorni potenti della svolta. È giunto il momento di dare alle cronache ciò che allora avvenne.

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Dianetica era scaturita da un mondo ignaro appena sei mesi prima che ne sentissi parlare la prima volta. Non so come mai mi ero persa le recensioni del libro, le quali comunicavano shock e scetticismo ma anche molta eccitazione. Un critico letterario aveva scritto che, nella sua lunga esperienza, era stato il solo libro che avesse spinto perfetti sconosciuti a chiamarlo la sera tardi per chiedergli se lo avesse letto. E Winchell diede alle stampe la prima frase secondo cui Dianetics era, per il genere umano, una scoperta più importante della ruota e dell'arco.

Ciò che alla fine mi informò dell'esistenza di questo libro che stava per cambiarmi la vita fu una notizia apparsa sul New York Times. Un gruppo di psicologi riuniti a convegno aveva denunciato qualcosa chiamato "dianetica" e, sebbene dall'articolo non riuscissi a capire di che cosa si trattasse, rimasi affascinata dal loro tono privo di moderazione, quasi di panico. Quella gente è calma per professione.

Chiamai una libreria e venni a sapere che qualche mese prima era stato pubblicato un libro intitolato Dianetics: Scienza Moderna della Salute Mentale; il volume era già un best seller. Per averlo c'era una lunga lista d'attesa. Vivevamo nel centro di Filadelfia, all'ombra del municipio, e decisi di andare a piedi da Wanamakers per acquistarne una copia. In libreria mi dissero che non riuscivano a fare magazzino. Una fornitura arrivata il giorno prima era già stata venduta agli studenti di un corso di psicologia. Ancora prima di poter vedere il libro di Hubbard mi sentivo eccitata, in attesa e affascinata.

Qualche giorno dopo Wanamakers mi chiamò per dirmi che era arrivata la copia che avevo ordinato. Notai la dedica a Will Durand e me ne chiesi il motivo. Il sommario non aveva molto senso. La sinossi sembrava essere modellata sugli abstract delle relazioni scientifiche. Lessi la frase iniziale, il mio primo incontro con Hubbard: «Per l'Uomo la creazione di Dianetics è una pietra miliare paragonabile alla scoperta del fuoco, e superiore all'invenzione della ruota e dell'arco». Nella mia mente abbastanza confusa il paragone con un trattato scientifico si esaurì all'istante. Come poteva essere all'altezza?

Ma dopo la frase d'apertura ne rimasi catturata. Quasi tutti i lettori lo erano, in un modo o nell'altro. Molti speravano di aver trovato qualcosa di meraviglioso. Altri restavano in attesa di un fallimento. Di sicuro furono pochi quelli che riposero il libro per noia o indifferenza. Come un gioco di Albee, Dianetics può disgustarti o sconcertarti, oppure entusiasmarti - ma non lo puoi liquidare con un'alzata di spalle.

Lessi il libro in un solo fiato, accompagnata da un senso di scoperta e di gioia. Nella mia mente iniziò a formarsi un grande abbozzo della teoria, sebbene le spiegazioni sul perché avvenissero tali drammatici miglioramenti sembrassero super semplificate. Il secondo paragrafo della sinossi conteneva un brano in corsivo in cui si diceva chiaramente di che cosa trattava il libro: «È stata scoperta la fonte nascosta di tutte le malattie psicosomatiche e delle aberrazioni umane e sono state sviluppate tecniche per la loro invariabile cura».

Quando mio marito tornò a casa per cena cercai di spiegargli la faccenda: «Si tratta semplicemente che la personalità fondamentale dell'essere umano è perfetta, etica, saggia e buona. Ma dal momento del concepimento in poi le cose che accadono continuano ad aberrarti, distorcono le tue reazioni emotive e le tue decisioni.

«Hubbard dice che è possibile ripulirsi dalla sorgente di tali aberrazioni semplicemente risperimentandole, prendendo piena coscienza che sono lì e, nel farlo, diventi un "clear", una specie di essere sovrumano».

Il giovane manager con cui ero felicemente sposata da sette anni mi guardò scettico, ma accettò di leggere il libro. Lo fece e non successe nulla. Restò sobriamente immune all'eccitazione che scaturiva da quelle pagine e che mi aveva catturato. Lessi il libro un'altra volta trovandomi pienamente d'accordo con J. A. Winter, il medico che ne aveva scritto l'introduzione. «È mia opinione che Dianetics si meriti l'appellativo di Idea Nuova, destinata a trovare un posto tra le pietre miliari del progresso» (l'invenzione della ruota, il controllo del fuoco, lo sviluppo della matematica e la scoperta dei mezzi della fissione atomica). «Essa potrebbe essere addirittura considerata più importante delle altre scoperte, poiché si tratta di una scienza che per la prima volta ci dà la comprensione dello strumento con cui sono state create le altre invenzioni - la mente umana».

Al libro era allegata una cartolina preaffrancata con cui richiedere all'editore ulteriore materiale dianetico, cosa che feci. Riuscii poi a iscrivermi all'elenco di "dianeticisti" locali che trovai in una biblioteca medica. Nel giro di breve ricevetti una comunicazione in cui mi si informava che il Dott. Winter avrebbe tenuto una conferenza alla Chiesa Episcopale San Luca di Filadelfia. Frank ed io decidemmo di assistervi.

Il Dott. Winter, un uomo alto e piacente che sarebbe morto a poco più di 44 anni, ci fu presentato da un vivace giovanotto che risultò poi essere il rettore di San Luca. Il dottore era un oratore eccellente, sebbene molto meno entusiasta di quanto i suoi scritti avrebbero potuto lasciare a intendere. Aveva infatti scritto che «Dianetics è il metodo di psicoterapia e di auto miglioramento più avanzato e più chiaramente presentato che sia mai stato scoperto». Ma nell'ascoltare la sua conferenza risultò sempre più evidente che stava ritrattando il suo ottimismo originale. Rimasi molto delusa, ma sentivo che il suo cambiamento era dovuto a motivi personali. «Riesci praticamente a vedere che ha AMA alle calcagna» dissi poi a mio marito.

Un'indicazione della portata e dell'intensità dell'accettazione pubblica di Dianetics di quel periodo è rappresentata dal fatto che alla conferenza erano presenti diversi medici, tra cui alcuni importanti psichiatri. Per raggiungere San Luca, un quartiere industriale a nordest di Filadelfia, occorreva una certa quantità di tempo, cosa di cui i medici non abbondano.

Il Dott. Winter concluse il suo discorso in modo abbastanza brusco dicendo che restava pochissimo tempo per la pubblica discussione in quanto doveva correre a prendere il treno. Pensammo che probabilmente aveva una certa riluttanza a difendere Dianetics contro gli attacchi dei colleghi. Ad ogni modo, i medici tra il pubblico ebbero soltanto il tempo di fare alcune domande. Il loro tono era molto emotivo, dopo essere stati due ore in combattuto silenzio contro qualsiasi cosa dicesse che, seppur annacquata, era pur sempre dianetica.

Le risposte dal palco furono inconcludenti, anche se altri spettatori sembravano vogliosi di schierarsi. Tuttavia il reverendo Jeffreys chiuse il dibattito dicendo che alla porta era a disposizione un cesto dove avremmo potuto lasciare un contributo spese per il Dott. Winter. L'elegante pubblico diretto verso l'uscita lasciò generosi contributi.

Dopo la conferenza del Dott. Winter decisi di scrivere una lettera a L. Ron Hubbard. Desideravo diventare una clear di Dianetics e volevo chiedergli come iniziare. Io e Charles avevamo cercato di lavorare insieme come descritto nel libro, ma non avevamo concluso nulla. Così avevo pensato di scrivere a Hubbard per avere qualche dritta. Pensai che forse riceveva molta posta e la sua risposta mi sarebbe arrivata con un certo ritardo.

E che ritardo! Qualche anno dopo lessi una dichiarazione di un ex funzionario della Hubbard Dianetic Research Foundation di Elizabeth, New Jersey, secondo cui quando alla fine del 1951 la Fondazione si era trasferita a Wichita erano state abbandonate decine di migliaia di lettere indirizzate a Hubbard a cui non era mai stata data risposta. È triste pensare quanto impegno fosse stato messo in quelle lettere che non ricevettero mai un riscontro.

Ma la fortuna era dalla mia. Ricordai che a San Luca avevo incontrato un tizio che mi aveva detto di essere un auditor professionista. Fin dall'inizio le Fondazioni offrivano corsi - con tanto di diploma di frequenza - a chi desiderava fare dell'auditing di Dianetics la propria professione. Quest'uomo, un quarantenne abbastanza sciatto ma ciononostante raffinato, aveva fatto il corso. Però mi disse sinceramente che lui non aveva ottenuto il diploma, ma era comunque disposto a darmi auditing tre pomeriggi a settimana per un compenso modesto.

Ci accordammo per trovarci alla parrocchia di San Luca dove disse che stava già audendo regolarmente su appuntamento. Il rettore nutriva un profondo interesse per Dianetics e per quasi due anni la parrocchia fu il centro delle attività dianetiche di Filadelfia.

Restai in trepidante attesa della mia prima session. Ripensandoci ora è difficile credere come non avessi avuto alcuna esitazione ad accordare fiducia a quella terapia non ortodossa, praticata da un ben strano professionista. Per tutta la vita avevo nutrito grande rispetto per l'importante ruolo giocato dai veri professionisti. Mio padre e mio fratello sono avvocati. Lo zio che mi aveva messa al mondo era stato medico per 50 anni e anche mio nonno e suo fratello erano bravi medici. Ma qui mi trovavo di fronte a una promessa che scavava molto intimamente nel mio essere.

Avevo dedicato molto più tempo ed energia per cercare di soddisfare la mia curiosità sulla natura dell'uomo e dell'universo di quanto faccia la maggioranza delle persone. Per tutta la vita avevo cercato di orientarmi. Che cosa poteva essere più importante per un individuo? Non c'era mai stato un momento in cui avessi seriamente creduto di avere avuto improvvisamente inizio con il concepimento e che avrei improvvisamente cessato di esistere con la morte del corpo, sebbene nelle mie idee mancasse coerenza. Ma c'era una cosa di cui ero sicura. L'impatto della coscienza individuale tende a dimensioni diverse dai piccoli punti di tempo e spazio contenuti nel lasso di una vita umana.

Quando ero piccola andavo in chiesa e alla scuola domenicale, ma non mi prendeva. Fin dall'età di dieci anni avevo iniziato a leggere moltissimo e a un certo punto mi ero imbattuta nella frase "la verità ti renderà libero". Mi aveva entusiasmato dandomi anche un pizzico di convinzione spirituale, poiché cristallizzava qualcosa di potente e informe nel sé che stavo lottando per costruire. Da lì in poi ebbi una pietra di paragone.

Prima di Dianetics ero giunta alla conclusione che le fonti migliori per il tipo di dati che mi interessavano erano tre testi della nostra preistoria: il Rig Veda, il I Ching e il Tao Te Ch'ing. La fame di conoscenza mi aveva spinta a studiare sanscrito e cinese per due anni. E questo almeno ti insegna a usare i dizionari. Ma da quegli studi ricavi pochi dati o competenze stabili in senso contemporaneo. Mi convinsi che anni di scuola avrebbero soltanto aumentato il numero di fugaci apparizioni di conoscenza, come quelle che avevo avuto, in un ambito che andava al di là della nostra attuale comprensione.

La gran parte dei veri contenuti di quelle opere non sono disponibili all'uomo moderno a causa delle barriere linguistiche. Si scopre ora che le formulazioni e le scoperte dei fisici sull'atomo, ad esempio, sono paragonabili al Rig Veda. Ma fino a che non fu sviluppato il linguaggio moderno della matematica non esisteva una lingua moderna capace di esprimere ciò che è scritto in antico sanscrito.

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Mi recai all'appuntamento in parrocchia con il cuore che batteva forte e la fiducia di una bambina. E solo quel forte senso di attesa mi impedì di considerarla una cosa piuttosto scialba. L'auditing veniva fatto in un'ampia sala con una luce a soffitto non schermata. La sala veniva usata anche per gli studi biblici maschili. Era piena di roba come una vecchia soffitta, con lavagne e tutto quel tipo di mobilia, gran parte in legno di quercia, e anche una brandina per il preclear.

L'auditor si era sistemato bene, indubbiamente per evitare invidiosi paragoni che avrebbero potuto far sfigurare il suo distacco mentre il preclear si distendeva comodamente sul lettino nell'ora e mezza che di solito la seduta richiedeva. Si era assicurato una vecchia poltrona imbottita a cui aveva aggiunto cuscini piccoli e lerci. E a parte i suoi sforzi coscienziosi di assicurarsi di stare sempre usando le tecniche dianetiche più recenti (il che diventò presto impossibile perché Hubbard le revisionava di continuo), questa indulgenza personale emerse come la caratteristica più rilevante dell'auditor che avevo scelto, e con cui le mie sedute continuarono per i dieci mesi successivi. Il ruolo dell'auditor era quello dell'ascoltatore, salvo un'occasionale, breve richiesta. E lui era un uomo riservato.

Così, togliendomi semplicemente le scarpe e distendendomi sul lettino, diventai una preclear di Dianetics. E anche l'esperienza di quel primo giorno uscì presto dai confini di qualsiasi cosa avessi mai sperimentato nella mia vita adulta. All'inizio ricordai unicamente scene. Poi immaginai ricordi su cose della mia infanzia che avevo sentito dire talmente tante volte che per me erano diventate una specie di realtà. L'auditor mi chiese di ritornare a feste di compleanno e a giocattoli di Natale e ad altri punti salienti del catalogo infantile di eventi piacevoli. Le mie prime reazioni furono un confuso andare avanti e indietro tra memorie reali e ricostruzioni di eventi che sapevo essere avvenuti, basati su ciò che mi avevano raccontato e le foto che avevo visto.

Ma tutt'a un tratto la realtà ebbe il sopravvento e mi stavo spostando su una "traccia del tempo" dianetica. Grazie a una qualche abilità della mente o della psiche uscii dal 1950 per ritrovarmi di nuovo parte di un gruppo familiare riunito attorno a un vecchio pianoforte verticale, in una data in cui non ero ancora nata.

All'inizio, mentre stavo sdraiata sul lettino della parrocchia con una coperta di cotone tirata fin sotto il mento perché faceva davvero freddo, avevo udito il pianoforte. Avevo sentito il suono, il suono fisico di un piano. Mi ero rilassata ancora di più accettando senza questioni la percezione di esso, poiché il libro mi aveva abituata all'idea. E sebbene sapessi di essere ancora distesa sul lettino, cominciai al tempo stesso ad essere sempre più consapevole di quanto stesse avvenendo "là indietro", quando nella mente delle persone presenti, salvo in quella di mia madre, ero soltanto un vago bambino-che-nascerà. La consapevolezza fisica che mia padre aveva di me coincise con un urto che evidentemente mi fece registrare il momento con intensità.

Il mio primo ritorno fu breve, perché l'engram era piccolo. Il feto che poi si sarebbe trasformato in questo corpo provò comunque un fastidio e fu fatta la registrazione che conteneva le mie percezioni di quel preciso momento. Probabilmente fu fatta con mezzi non dissimili da quelli impiegati in un moderno laboratorio di elettronica.

La presenza di un auditor sembrava dare sufficiente fiducia per spostare parzialmente l'attenzione dal tempo presente all'esplorazione delle registrazioni del passato, che Hubbard chiamava "facsimili". Era un lavoro di collaborazione tra l'auditor e il preclear.

Riferendosi alla seduta di auditing, Dianetics diceva: «Il paziente non oserà indirizzarsi al mondo che ha dentro, girando le spalle al mondo di fuori, senza avere una sentinella». Bene, ora avevo una sentinella e indirizzavo me stessa a molti eventi del passato che prima ignoravo. Le tre sedute settimanali assumevano sempre più importanza nella mia vita, e il lavoro che mi aveva tenuta occupata, il mio interesse di studente per l'antico oriente, e addirittura il mio matrimonio avevano perso significato se paragonate alle realtà in cui mi imbattevo durante le ore trascorse con dianetica.

Chiunque durante una seduta di dianetica abbia vissuto l'esperienza strana e vitale del "ritorno" è improbabile la dimentichi. C'era un cambiamento di realtà scioccante, e sebbene i suoi effetti ti rendessero sempre euforico, non ti tramortivano. Scoprimmo che per la persona comune spostarsi sulla traccia del tempo era stimolante tanto quanto il viaggio da luogo a luogo di un turista.

E fortunatamente nelle menti normali sembra esserci una saggezza latente o istintiva (forse la "personalità fondamentale" di cui parla Hubbard, che desidera essere liberata) che pianifica un corso attento di questo ritorno.

Arrivai a credere, sulla base di osservazione ed esperienza, che molte persone squilibrate lo sono in senso letterale. Funzionano con gli stessi meccanismi mentali usati in dianetica, ma la disposizione o la sequenza delle loro registrazioni di eventi reali è disturbata - squilibrata o scompigliata - e il loro orientamento con il tempo presente è andato perso.

Nel caso del ritorno prenatale dianetico l'esperienza veniva spesso arricchita poiché l'individuo in quel periodo non è evidentemente stabile nella sua nuova identità per cui a volte il preclear condivideva il punto di vista sull'evento del genitore. A me è accaduto diverse volte, tornando a un engram prenatale. Si doveva risperimentare un'altra epoca precisamente nel modo in cui essa era stata, in molti modi, non solo vedere o ascoltare. Sapevo bene come doveva sembrare, come doveva essere vivere in quell'epoca.

C'è una sensazione diversa nel rivivere un'epoca diversa, è difficile spiegare. Quando ti ritrovi in una stanza può esserci un colore con una tonalità poco familiare per la luce di una lampada a gas. L'aria ha una qualità diversa. Le sue particelle di polvere provengono da costituenti antichi. Anche i corpi umani sembrano irradiare un tipo diverso di calore, quando sono ricoperti da stoffe di un'altra epoca. La memoria, per sé, filtra ogni ricordo. Quanto ritorni, trovi il passato intatto.

Per me tornare era facile. Riuscivo ad alleviare episodi del passato di questa vita con percezioni complete, addirittura risperimentarli rifacendo alcuni dei movimenti fisici che li avevano caratterizzati. Su istruzioni dell'auditor potevo "suonare" la registrazione di una vita dimenticata come fossi una pianista alla tastiera.

Un giorno durante una seduta di Dianetics mi venne chiesto di risperimentare la mia nascita. Secondo le teorie dianetiche dell'epoca, questo engram aveva molto probabilmente un'importanza fondamentale sul cumulo arretrato di memorie intollerabili. Tornai al momento in cui questo corpo, del peso approssimativo di tredici libbre, sopportava lunghe ore di pena, di disagio e di profonda apatia, primogenita di una madre giovane e per fortuna vigorosamente sana. L'episodio restò in "restimolazione" per tutto il tempo regolare delle sedute, e anche tra una seduta e l'altra in attesa di essere audito, e nonostante i nostri sforzi fu un'esperienza violenta e lunghissima. Mise quasi al tappeto il mio auditor, e per me fu un vero incubo.

Impiegai oltre una settimana per tornare alla normalità, di nuovo e pienamente in tempo presente. Dopo di allora gli attacchi occasionali di asma di cui avevo sofferto non si ripresentarono più, e tendo a credere che essi avessero avuto origine dalla sensazione di soffocamento che avevo patito durante quelle lunghe ore di travaglio, prima di venire alla luce. Ma mi chiedo se l'aver alleviato quel disturbo sia una giusta compensazione di tutto quello che ho passato per ritornare a quell'esperienza, o lo sia il fatto di potere ora ricordare vividamente come ci si sente ad essere soffocati e impotenti, in balia della carne, dei muscoli e delle ossa di un altro essere umano.

Il fenomeno del ritorno potrebbe essere utilizzato in modo più adeguato in futuro, ma non credo che al momento sulla Terra esista un'arte, una filosofia o una scienza che abbia una tradizione professionale e un corpo di conoscenza tali che giustifichino il dirigere una persona verso la risperimentazione di ricordi latenti di eventi del passato così violenti.

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Quando ho deciso di scrivere questo racconto pensavo che il maggior problema che avrei dovuto affrontare sarebbe stato come poter descrivere in modo realistico alcuni dei fenomeni che incontravamo in auditing, i quali indicano che la persona ha a disposizione ricordi di vite intere di identità diverse da quella attuale, e di periodi e luoghi privi di corpo.

Parlare di reincarnazione è parlare per assoluti, e non credo che la spiegazione sia così semplice. Tuttavia, davanti alla dimostrabile abilità della mente di conoscere dettagli intimi di vite distanti da quella dell'essere umano del ventesimo secolo, l'affermazione «Quando sei morto sei morto, ed è tutto, caro mio» diventa assurda.

A volte accade che un individuo che da sempre mantiene quel punto di vista e cerca di inculcarlo agli altri scopra, durante le sedute di dianetica, di avere avuto motivi che lo volevano convinto di quello, se ad esempio sperimenta vividamente dentro di sé fenomeni di "vita precedente" pieni di sensi di colpa.

In questo universo ci sono molti aspetti privi di attrattiva, e uno dei peggiori è il fatto che sembra non esservi via d'uscita. Il pensiero sembra essere indistruttibile, e la coscienza è qualcosa che può andare fuori comunicazione, ma mai realmente cessare. Come individuo, tu sei pensiero.

Come qualsiasi altro studente di filosofia orientale anche io conoscevo il concetto della reincarnazione e della disincarnazione, che noi chiamiamo morte. Ma non sospettavo minimamente che le sedute di dianetica avessero a che fare con qualcosa di diverso della vita presente, attuale. In Dianetics Hubbard era stato molto attento a mascherare qualsiasi cosa andasse oltre ad essa e che poteva essere emersa nel corso della sua ricerca. Così i miei primi incontri con eventi che andavano oltre la portata dell'identità attuale mi colpirono tremendamente, perché ero totalmente impreparata a una cosa del genere.

Per tutta la vita avevo provato disgusto per le trappole da ciarlatani di gran parte della ricerca psichica, e dalla mielosità del resto. Qualsiasi cosa puzzasse di occulto e di misticismo mi provocava repulsione. Ma le cose che sperimentavo in prima persona con dianetica non avevano nulla in comune. In esse c'era il sapore della vita, spesso a un punto tale da provocare disagio.

Per spiegarmi meglio permettetemi di ricapitolare. Le sedute erano un'attività di collaborazione tra l'auditor e ciò che veniva chiamata "personalità fondamentale" del preclear. Il processing iniziava con una richiesta dell'auditor il quale chiedeva "l'episodio successivo necessario per risolvere questo caso". Si procedeva sulla semplice teoria che l'individuo, fondamentalmente clear, potesse esaminare e rimuovere qualsiasi causa dell'aberrazione si stesse inconsapevolmente trascinando dietro dal passato.

Quando l'auditor chiedeva l'episodio successivo il preclear, sdraiato sul lettino e con gli occhi chiusi, acquisiva consapevolezza di un'altra situazione nel tempo e nello spazio. Una volta accettato il sistema di riferimento che permette a queste cose di succedere, deve solo esistere una condizione di accordo e di sincera buona volontà, e che venga fatta la richiesta. Tuttavia, man mano che gli eventi si dispiegano è assolutamente necessario che l'auditor o l'ascoltatore mantengano l'attenzione sull'altro, e si assicuri che non vi siano interruzioni. Una volta che qualche evento è stato completamente risperimentato l'auditor deve chiedere di tornarci di nuovo su, più e più volte, ripetendo il processo fino a quando le emozioni dolorose o gli altri contenuti importanti siano diventati assolutamente familiari e noti al preclear, e che egli cominci a sentirsi annoiato e un po' divertito dalla sua precedente gravità e serietà.

Come sosteneva Dianetics, sembra che la mente abbia un impulso di auto pulizia che solitamente l'ambiente invalida e "allena fuori esistenza" fin dall'infanzia. A volte i genitori osservano bambini e infanti "esaurire" qualcosa di doloroso ricordandolo appena dopo il suo verificarsi, piangere un po' e poi, dopo una pausa, ricordarlo di nuovo e piangere ancora, ogni volta un po' di meno.

Per l'auditor era essenziale mantenersi informato su quanto stava accadendo, e lo si faceva verbalmente, sebbene non fosse insolito ripetere l'episodio in modo fisico. Come preclear, generalmente avevo prima la consapevolezza degli sforzi fisici dell'episodio, poi venivo colpita dalle emozioni. Alla fine affioravano pensieri e percezioni come vista e udito, diventando disponibili a livello di coscienza, anche se a volte la sequenza era invertita.

La prima volta in cui incappai in una "vita precedente" ci caddi dentro senza preavviso, semplicemente reagendo alla richiesta dell'auditor di andare "all'episodio successivo". Ero in Irlanda, all'inizio del diciannovesimo secolo. Non conosco nessun criterio per stabilire se l'episodio fosse accaduto a me come individuo o se fosse un precedente genetico (sono mezza irlandese), o se fosse accaduto a qualcun altro di cui avevo assunto il punto di vista. Un'identità è circoscritta e limitata, un'espressione di individualità che generalmente persiste solo per la durata della vita o del corpo di cui è composta, benché possa esistere in un tempo "passato" per la durata dell'universo.

Quando l'auditor mi domandò un episodio successivo mi ritrovai a camminare lungo il muro bianco di un edificio dal tetto di paglia sotto un cielo di un blu brillante, e una sensazione di incredibile esuberanza fisica. Sapevo di essere ancora in seduta dianetica e parlavo liberamente all'auditor - ma allo stesso tempo sembravo essere completamente presente laggiù, nella calda aria di campagna di un altro luogo, in un'altra epoca.

Ero una giovane donna attraente, indossavo un abito di tessuto grezzo, con la gonna lunga. Mentre camminavo guardavo avanti verso una stradina costeggiata da un muretto di fango ricoperto da cespugli e pianticelle, tra cui gli uccelli cantavano. Pensavo a mio marito che si trovava da qualche parte lontano, a combattere gli inglesi. Era il 1813, come stabilimmo in seguito.

Poi giunsi all'angolo dell'edificio e girai a destra, dentro ciò che sembrava il cortile di una stalla, e la prima cosa che vidi furono due stendardi arrotolati dai colori brillanti, appoggiati contro la facciata della stalla. La seconda cosa che vidi fu mio figlio di quattordici anni disteso a terra nel cortile, e un soldato inglese sopra di lui con la baionetta sospesa a mezz'aria, che poi spinse giù mentre un altro soldato a fianco a lui guardava.

La violenza dell'impatto a quella vista fu terrificante. Tremavo letteralmente per la pena e il dolore. Impiegai molto tempo prima di poter risperimentare l'episodio in seduta, che durò tre ore. Ritengo realistico credere che forse la forza pericolosa di quello shock possa essere stato il motivo per cui nelle sedute successive sembravo entrare negli episodi in modo decisamente molto più graduale.

I momenti successivi all'uccisione del ragazzo erano indistinti. Solo il dolore sembrava reale. Quanto lo ripercorsi acquisii la ferma consapevolezza del fatto che uno dei soldati si era lasciato prendere dalle emozioni e da una brutalità selvaggia, mentre l'altro era un uomo rispettabile che si teneva in disparte, pieno di vergogna. Un elemento notevole nel ritornare è che in molti casi conosci i pensieri e l'atteggiamento dei presenti. In lontananza c'era fumo. Evidentemente in tutta la campagna c'erano incursioni e scaramucce.

La cosa successiva di cui divenni consapevole attraverso la nebbia del dolore fu lo shock di essere scaraventata sull'argine, mentre il soldato tentava di violentarmi. A quel punto fu come se mi fossi risvegliata, e gli sputai in faccia. La sua reazione fu immediata. Afferrò un ciottolo e mi sfondò il cranio. Il dolore non cessò con la morte, anche se sembrava essere diventato una sorta di essenza e le circostanze che circondavano l'episodio avevano perso di carattere. C'era solo la consapevolezza di un grido disincarnato che continuava, prolungandosi nello spazio del cielo. Era una specie di gemito indistinto che tradussi come "è insopportabile, è insopportabile, è insopportabile..." ["Can't be borne, can't be borne, can't be borne ...."]

Questa fu una seduta, o almeno così andò secondo Hoyle. Ci muovemmo attraverso la sequenza degli avvenimenti più e più volte, esaurendo il dolore, allentando la tensione e, soprattutto, consumando la violenza dello shock visivo. Alla fine mi sentivo assolutamente a mio agio in ogni fibra di me, sbadigliai e mi stirai, e feci respiri di immensa soddisfazione che sembravano arrivare fino alla punta dei piedi.

Quando mi recai al piano di sotto (avevamo fatto questa seduta a casa, durante le vacanze di Natale) la luce elettrica mi abbagliò. Le linee moderne ed eleganti dell'interno e i suoi mobili mi sembravano strani ed eleganti oltre ogni possibile descrizione. Ero appena tornata da un'altra epoca. Per la prima volta nel corso di questa vita sapevo di essere andata oltre le leggi dello spazio e del tempo.

Non sarei mai più stata la stessa.

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Soltanto una tra tutte le vite precedenti che contattai sembrò essere sicuramente mia. Si trattava di un bambino già morto quando iniziò la presa di coscienza dell'episodio.

La madre lo stringeva convulsamente e piangeva, e quando entrai in quel punto del tempo seppi con certezza che quel bambino era stato il mio corpo, anche se la mia consapevolezza in quel momento era già diffusa, esterna alle forme del piccolo.

Provai senso di responsabilità per il dolore della donna e rimpianto, come se avessi rifiutato la situazione per ragioni che non esplorammo (nel procedimento dianetico di questo tipo non ci mettevi molto a riconoscere che anche la morte "naturale" è a volte volontaria). Piangendo, la donna ripeteva "deve esserci un modo, deve esserci un modo". E quando iniziai a percorrere l'episodio mi sentii per un attimo come se mi fosse franata addosso una montagna di rifiuti. Nel corso di questa vita quella frase a volte si era agganciata con l'automatismo tipico della mente reattiva, ed ogni volta aveva portato con sé la sensazione di una profonda disperazione.

Il giovane marito indugiava in disparte e la stanza da letto era arredata nello stesso stile del periodo in cui ero nata. Tuttavia non appresi altro su questa dolorosa scena poiché l'auditor mi richiamò di nuovo in tempo presente. Fu una delle molte cose lasciate a metà del mio percorso di preclear di dianetica, ma essa mi lasciò la chiara sensazione che fosse accaduto a me appena prima dell'inizio della mia vita attuale.

Un altro episodio che "percorsi" in parrocchia mantiene un ricordo vivido, forse perché anche quella volta non cercammo di esaurire il suo contenuto di emozione dolorosa e senso di sconfitta dell'individuo contro l'ambiente. É un esempio del modo in cui le registrazioni di ciò che Hubbard chiamava "traccia del tempo" venivano agganciate durante una seduta di dianetica e di come il preclear poi le rivivesse; assomiglia molto al disco che viene preso dalla fila e messo sul piatto del juke box quando si preme il bottone. Naturalmente ciò che dovevamo fare era rimettere su il disco fino ad esaurirlo completamente in modo che non potesse più essere suonato per sbaglio.

Quella seduta iniziò con la solita richiesta dell'auditor, seguita da una sensazione di vuoto, quasi di staticità da parte mia.

Poi cominciai a sentirmi come se stesse per succedere qualcosa, senza avere idea del cosa. Improvvisamente provai violente sensazioni di stiramento al collo e, quasi irresistibilmente, iniziai ad inarcarmi sul divano spingendo la testa all'indietro, lontana dalle spalle. Mi sentivo come se qualche forza mi stesse letteralmente allungando il collo quasi fosse un tubo di gomma.

Mi resi ben presto conto di avere una corda intorno al collo e che l'episodio era un'impiccagione. La pallida luce dell'aurora illuminava un'ampia piazza acciottolata di una città europea, qualche secolo fa. La piazza era circondata da edifici ordinati e scuri con piccole finestre a vetri. Credo si trattasse di Gent. Il mio corpo era abbigliato in velluti e sete ed era quello di un giovanotto. Sperimentai la sua agonia e impotenza nel momento esatto in cui avvenivano, con un senso di realtà talmente intima quanto la provo negli avvenimenti di oggi.

Ecco in che cosa consiste il ritorno, molto diverso dall'attento processo analitico che chiamiamo ricordo, e dagli altri processi indiretti che conosciamo come sogno e immaginazione. Quanto ritorni puoi essere colto di sorpresa da ciò che fa parte della situazione, perché la tua personalità del tempo presente non ha il controllo sugli eventi. Ad esempio durante una seduta di dianetica rimasi esterrefatta nel rendermi conto di essere completamente nuda sotto il ricco vestito di corte che avevo indossato per un incontro galante in una notte fredda di un'altra vita nella Mitteleuropa.

In un'altra occasione restai disorientata da cigolii e scricchiolii che in seguito riuscii a identificare come i rumori del vascello a vela su cui mi trovavo. Era la vita di una donna della Nuova Inghilterra, vita che esplorammo abbastanza approfonditamente durante una serie di sedute. La donna stava navigando con suo marito, un uomo dalla barba rossa, su un modesto vascello in servizio di linea nell'Atlantico, più di un secolo fa. Un giorno venni quasi sopraffatta dal puzzo di una nave negriera attraccata a fianco, sensazione poi equilibrata dal rivivere l'aria dolce dei tropici, abbracciata a mio marito sotto la luna piena.

In tutto questo non c'era ipnosi, naturalmente. Avevo la coscienza analitica del tempo presente. Ad esempio rivissi la morte per convulsioni di una giovane prostituta inglese, in strada, durante la Restaurazione. Restai preda dei suoi spasmi, e della sua preoccupazione per il contenuto della borsetta che portava al braccio. Ma ciò che mi turbò maggiormente fu la vista delle gale sudicie di due giovanotti alla moda in prima fila tra la folla di curiosi che osservavano la scena, e che guardavano quella morte senza alcuna compassione. Seguii l'intera sequenza dello shock della morte e del piacere, del sollievo che spesso la accompagna. Ma un elemento importante di quella seduta fu il mio stupore davanti al lerciume sposato all'eleganza, e quella reazione fu tipica dell'America moderna.

Mentre la scena della forca di cui parlavo all'inizio diventava più reale mi spostai verso un altro punto di vista, restando quasi sopraffatta dal dolore disperato di una giovane donna che si era lanciata sulla piattaforma di legno sotto il patibolo. Lei e l'uomo morente erano amanti e l'esperienza dell'evento fu quasi completamente condivisa. Tuttavia il dolore dell'una e gli spasmi di morte dell'altro furono un fardello troppo grosso per l'auditor. Non lo percorremmo completamente. Dopo aver lottato un po' con il suo turbamento egli mi disse di "tornare in tempo presente" e mise termine alla seduta. Restai profondamente depressa per ore, senza apparente motivo.

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Furono parecchie le occasioni in cui il mio auditor non ottemperò alle istruzioni di farmi rivivere più e più volte le esperienze dolorose, lui stesso ne restava sconvolto. E non posso fargliene una colpa. Le sue paure sono emblematiche della terribile impraticabilità delle teorie dianetiche. Come può il cieco guidare il cieco? Ma le incursioni dianetiche nell'inesplorata e vastissima giungla della psiche umana dimostrano se non altro che tale giungla esiste. Ed essa promette ricompense incalcolabili a chi riuscirà a conquistarla con sistematicità.

Gli umani navigano in acque basse quando potrebbero invece esplorarne le profondità. La mia non fu un'esperienza isolata. Il tipo di fenomeni che sperimentai personalmente nei tre importanti anni nel movimento dianetico furono vissuti da migliaia di altre persone, molte delle quali vissero un cambiamento profondo come lo fu il mio. Quanto a lungo la disponibilità di questo tipo di dati potrà essere ignorata da persone in posizione di fiducia, responsabili del benessere dell'uomo?

Era possibile prendere un passante, farlo stendere sul divano e, se si trattava di persona sana di mente e di fisico, attendersi che avrebbe presto iniziato a percorrere una "vita precedente".

La preparazione richiesta era veramente limitata. Una volta fattolo mettere a proprio agio gli si faceva qualche domanda generica, si verificava se vi fosse qualche piccolo problema cronico di cui si poteva determinare l'origine e gli si chiedeva, per cominciare, di tornare a qualche momento recente di piacere. Completato questo tipo di ritorno, e con l'individuo di nuovo in tempo presente, gli si chiedeva di concentrare l'attenzione sul somatico cronico. Forse aveva fitte ricorrenti al polso.

L'auditor avrebbe chiesto: «Ora per favore spostati sulla traccia del tempo. Per favore, vai al primo episodio disponibile che abbia collegamenti con il dolore al polso». Di solito ci sarebbe stata una pausa. Poi il preclear avrebbe potuto dire: «Non è che capisca molto bene, ma sembra esserci un sacco di rumore, e delle grida e... accidenti, sono nel mezzo di una battaglia. Uomini in uniforme britannica. Stanno combattendo altri uomini vestiti come pionieri e - attenzione! Mi hanno circondato... mi sta arrivando addosso qualcosa...» e avrebbe alzato le braccia per proteggersi il volto.

Prima della fine della seduta avrebbe alleviato le pene di un uomo che aveva combattuto una battaglia della storia americana, con i colori, l'eccitazione e lo shock latenti da tempo immemore oltre la sua consapevolezza cosciente. Non sempre accadeva con la velocità e la facilità dell'esempio appena fatto, ma da ex auditor posso testimoniare che pochi preclear restavano confinati in episodi della vita attuale, sebbene quasi tutti arrivassero alle prime sedute senza la minima idea che si potesse percorrere qualcosa di diverso.

Non vi erano lezioni preliminari o preconcetti. All'improvviso, invece di ritrovarsi in un passato familiare, con persone e luoghi facilmente identificabili, tutto diventava insolito e strano. In genere il preclear interpretava l'evento come un grande progresso. Il luogo in cui veniva catapultato lo faceva sentire a proprio agio tanto quanto il divano su cui era disteso; era parte della registrazione del passato già vissuto. Non si doveva valutare il momento, si doveva piuttosto rivivere l'azione, a volte la morte - che faceva sempre parte della sequenza.

Si emergeva da tali sedute con molto più autodeterminismo, più dignità, maggiori certezze. Era come se ci fosse stato reso qualcosa che avevamo perso.

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Poco dopo essere diventata una preclear di Dianetics mi dimisi dal lavoro che facevo ormai da dieci anni e, qualche tempo dopo, io e Charles ci separammo. Vendemmo il vecchio edificio che avevamo progettato di restaurare, non me la sentivo più di chiedere il mutuo per i lavori, un impegno a lungo termine che ormai trovavo troppo gravoso. Il nostro allontanamento si manifestò poco dopo l'arrivo di Dianetics in casa nostra, sebbene non vi fossero stati collegamenti evidenti tra i due episodi. Forse la decisione era latente già da un po'.

La vendita della proprietà mi permise di pagare la mia parte delle spese per il divorzio e mi rimase a sufficienza per i mesi di auditing che volevo ancora fare come primo passo di ciò che pensavo sarebbe stata una dedizione eterna a Dianetics. Molte persone, all'epoca, la pensavano come me.

 
 
 
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