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Narconon: da persona a oggetto in nome di Scientology

Esperienza personale di Gianluca con la Comunità Narconon. Febbraio 2018

 

Si veda anche Come poteva essere e com'è dello stesso autore


In agosto 2017 ho ricevuto questa e-mail carica d'angoscia. Me la scriveva Gianluca che, una volta rimesso in sesto e trovata un po' di serenità, mi ha permesso di pubblicarla e ha voluto raccontare la sua esperienza.

Simonetta Po

Non ho nulla al di fuori della comunità dove presto servizio ho avuto problemi d'alcol ho fatto il narconon dopodiché uscito sono puntualmente ricaduto.Al che i miei familiri si sono rivolti a chi gestiva il centro, e loro che fanno mi rimandano al Narconon a rivedere il percorso,lo finisco,solo che mio padre chiaramente e giustamente non ha più fiducia in me e mi dice di rimanere a lavorare li ,solo che non è un lavoro è propaganda ed oltretutto vedo con i miei occhi cosa è una mission in quanto vado li a leggere quelli che loro chiamano dati. Sono costretto a farlo tutti i giorni fingendo ,è una cosa schiacciante,dico a mio padre che sono in una setta purtroppo non mi crede.Ora io non bevo piu da tempo ,questo mio problema mi ha tolto tutto ed è perciò che sono stato strumentalizzato. lo stare qua mi provoca forte disagio, sono arrivato al limite ,non c'è nulla di buono in ciò che faccio e sono disposto pure a stare in mezzo una strada per uscirne , tanto ciò che mi offrono e solo un pasto condito da una miriade di boiate di hubbard.è triste vedere gente che approfitta delle debolezze,hanno fatto in maniera di presentare ciò che faccio come un lavoro onesto dicendo che non sono una setta ma persone per bene,screditando persone come lei ,come il sert,dottori psicologi ecc.. .Solo loro hanno la verità in mano ed ora come ora io per loro sono carne da macello.Tra qualche giorno me ne andrò, non subiro' piu le loro pressioni, preservero' la mia libertà di pensiero. Solo che per fare tutto ciò avrei tanto bisogno di qualcuno che mi ascoltasse furi di qua,insomma ne esco con le ossa rotte ,ed agli occhi dei miei familiari è come se stessi rinunciando ad un lavoro onesto.Le chiedo di tenere tra me e lei questa conversazione per il momento ,sono ancora qua e la mia storia è facilmente individuabile.Ciò che le chiedo è un consiglio ,ho visto ciò che scrive e sono completamente daccordo con le sue opinioni su scientology.Intanto grazie ,il fatto che lei legga la mia storia in un certo senso mi fa sentire meno solo,e mi da la forza di uscire da tutto ciò.

Febbraio 2018

Sono Gianluca, ho 38 anni e sono un alcolista.

Il mio problema con l'alcol iniziò una decina di anni fa; sono stato in cura al SERT, ho fatto sedute di psicoterapia, nei periodi più bui mi hanno prescritto farmaci.

Un pomeriggio dell'autunno 2016 mi ritrovo ubriaco in un albergo quando ricevo la telefonata di un amico. Mi dice di scendere, deve parlarmi. Lo raggiungo e poco dopo arriva un uomo. In realtà è lui che mi vuole parlare. Mi racconta di essere uno dei rappresentanti di una comunità di recupero di Pesaro, la nostra è una struttura all'avanguardia - mi dice - noi non facciamo uso di psicofarmaci, abbiamo una palestra, una piscina e anche una sauna. E noi siamo una comunità laica.

Sulle prime non ne voglio sapere, poi per rispetto alla mia famiglia e all'amico che hanno a cuore il mio benessere e la mia salute, accetto. Mio padre è disposto ad accollarsi i costi, che non sono indifferenti: i responsabili della comunità ci dicono che posso "diplomarmi" dal programma in quattro mesi, ne uscirò totalmente ripulito. Dobbiamo pagare 3500 euro per il primo mese e 2500 per i tre successivi, sempre anticipati.

E' così che inizia la mia avventura con il Narconon di Pesaro, una comunità che credo laica perché in questo modo mi è stata presentata.

Ci arrivo pochi giorni dopo e basta un'occhiata per capire che ci hanno fatto dei ponti un po' troppo alti. L'edificio ben curato che ci avevano descritto è in realtà abbastanza fatiscente, la palestra è raffazzonata, la piscina è poco più di un gommone pieno d'acqua. La sorpresa più grande, però, è il film di "orientamento" che mi fanno vedere. Quella che mi è stata presentata come una comunità laica è di fatto una comunità legata a filo doppio a una religione, la religione di Scientology.

Che fare? Ormai sono in ballo, la mia famiglia ha già anticipato fior di quattrini, a casa si aspettano grandi risultati, sono consapevole della mia condizione di alcolizzato e devo uscirne. In breve sono lì, devo restarci e tirarne fuori il meglio di me. Meglio che dipende solo da me, non dalla comunità né dai suoi "mirabolanti" metodi.

Il "metodo Narconon" è già stato egregiamente spiegato da Federico e non mi ci soffermerò oltre. Certo è che resto perplesso. Al Narconon sento dire che loro sono degli "specialisti della mente", che detestano psicologia e psichiatria, che solo loro sanno come risolvere tutti i problemi. Mi parlano male del SERT, dei loro psicologi e dei loro psicofarmaci. Quel che è peggio, queste cose le dicono anche a mio padre - che ci crede.

Nei miei quattro mesi di permanenza al Narconon di Pesaro (mi "diplomerò" nei tempi prescritti...) ho fatto 5 ore quotidiane di sauna, degli "esercizi terapeutici" che altro non sono che "esercizi religiosi" di Scientology, quelli che altrove vengono presentati e venduti come "corsi introduttivi alla religione di Scientology."

In questi mesi noto che diverse persone intorno a me si fanno suggestionare da questi insegnamenti religiosi e si accostano inevitabilmente al nuovo credo.

Alla fine, per "diplomarti" (cioè per decretare il successo del percorso riabilitativo Narconon) devi obbligatoriamente mettere per iscritto tutti gli errori che hai commesso nella vita, tutti gli sbagli; devi dire di aver raggiunto una nuova consapevolezza e che troncherai tutti i rapporti con le persone che ti hanno influenzato.

Io però non sono molto propenso a farmi suggestionare. Non mi interessa Scientology, non mi piacciono i fanatismi, faccio quel che devo fare e "attesto" il programma nei quattro mesi prescritti. Torno a casa con l'idea che alcuni miei compagni non la chiuderanno tanto facilmente. Ormai si sono convertiti e hanno abbracciato un'altra religione.

Mi resta la brutta impressione che non essendomi convertito come si sperava, ci si auguri che ricada nel vizio.

Torno a casa e le cose per un po' vanno bene, ma addetti di Scientology continuano a chiamare me e i miei familiari. Non un follow-up del Narconon di Pesaro che avevo frequentato, ma personale della Chiesa di Scientology di Senigallia che insiste perché faccia dei "servizi" presso di loro. Cioè che mi iscriva a dei corsi a pagamento della religione Scientology. Mi promettono anche un lavoro, ma alla fine si tratta solo di arruolarmi nel loro staff.

Comunque sia, decido di fare i "Procedimenti Oggettivi" alla "Missione della Chiesa di Scientology" di Senigallia, quelli che per tutto il tempo avevano continuato a telefonare a casa dicendo di essere esperti nella dipendenza, quelli che mi avevano promesso di trovarmi un lavoro. Ma ricado nel vizio del bere e mi rendo conto che star lì a toccare due muri non serve a nulla.

I responsabili della Mission decidono che devo tornare al Narconon per una revisione (a pagamento) del programma, poi restarvi come staff. Convincono i miei che vi lavorerò come operatore sociale (per 300 euro al mese). Faccio anche questa con l'idea di tornare a casa il prima possibile, ma al Narconon di Pesaro si accorgono che di Scientology non ne voglio proprio sapere e, forse per togliersi di torno un problema e mantenere la promessa fatta a mio padre, mi mandano al Narconon di Fabriano. Dopo due mesi non ne posso più, anche se non mi fanno alcuna pressione. Ho l'impressione che abbiano ottenuto quello che hanno sempre voluto: soldi facili - della "disperazione" - dai miei e manodopera a basso costo da me.

Vorrei andarmene, mi rendo conto di essere finito in una setta e provo a dirlo a casa, ma non mi credono. Narconon continua a tenersi in contatto con mio padre e gli dicono che la questione della "setta" è solo una mia fantasia. A casa si sentono molto delusi da me, dal fatto che, dopo aver avuto l'opportunità di un lavoro onorevole, voglia lasciarlo dopo appena qualche settimana.

Ho davanti due sole alternative: restare come staff o provare ad arrangiarmi fuori da lì. Ma a Fabriano sto così male che scelgo la seconda. Nel lasciare Narconon Astore, i responsabili mi raccomandano di tornare alla Mission Scientology di Senigallia per finire ciò che avevo iniziato, quei procedimenti che mi avrebbero reso migliore.

Lascio Narconon Astore con 300 euro in tasca che finiscono in una settimana, poi mi ritrovo a dormire in strada. E' a quel punto che ricevo la telefonata della direttrice della Mission di Senigallia, mi dice che manca poco alla fine del corso che ho già pagato, promette ancora di trovarmi un lavoro esterno a Scientology. Non ci credo, ma il corso è già stato pagato e non ho nulla da perdere. Torno in Scientology per la seconda volta, ma adesso la situazione è pesante.

Non ho soldi, mi danno loro vitto e alloggio in un appartamento con due staff. Faccio Oggettivi, Oggettivi, solo Oggettivi, mi propongono altri corsi, ma rifiuto e li faccio indispettire.

La sera qualche volta esco con altri staff e mi accorgo che dentro l'organizzazione recitano una parte, fuori sono tutt'altra cosa. Una sera uno staff di Narconon si ubriaca e torna a casa alticcio. E finiamo entrambi in etica. Vorrebbero che raccontassi cose su di lui, che facessi un rapporto scritto, ma mi rifiuto. Dico che è stato lui a ubriacarsi, non io. Ribattono che lui è il mio "twin", sono responsabile per lui per cui devo farlo. Ma non voglio. A quel punto vengo allontanato.

Ai miei viene detto che sono un poco di buono, un disonesto, che sono immeritevole di fiducia, un bugiardo, un ubriacone. Non perché sia tornato a bere - e non l'ho fatto -, ma perché rifiuto di allinearmi e di accettare la religione Scientology. Mi sento mortificato, annientato, quasi che la mia esistenza, la mia essenza, il mio essere intrinseco esistesse solo in virtù dell'accettazione di Scientology e della sua dottrina. Che io mi ostino a rifiutare.

Però li prego di farmi restare, dopo tanto tempo e tanti soldi spesi vorrei concludere il servizio che ho pagato. Essere cacciato in quel modo, descritto ai miei come un uomo disonesto, per me è un grosso problema.

Purtroppo a casa credono a loro, non a me.

Nessuno mi ha manipolato, sono solo state raccontate tante bugie e fatte tante false promesse alla mia famiglia, che alla fine si è convinta che dovessi restare legato a quell'ambiente così da diventare una persona "capace" e "in etica". Sì, purtroppo i miei erano ormai convinti che solo grazie a loro avrei trovato una dimensione mia e un lavoro, erano certi di avere a che fare con persone affidabili.

E alla fine mi ritrovo per strada. Per un mese dormo in stazione, vado alla Caritas per mangiare e lavarmi, riprendo i contatti con il SERT.

Poi, sorpresa, ricevo una telefonata da Narconon Falco, in Calabria, con cui non ho mai avuto rapporti. Mi dicono di andare da loro. Quindi cacciarmi era stato tutto un piano preordinato per farmi toccare il fondo? Per farmi pagare ulteriori "revisioni" del programma, lontano dai due Narconon dove ero già stato?

Rifiuto. Intanto le cose cominciano ad allinearsi nel verso giusto. Mi documento su Scientology, leggo tante testimonianze e i racconti di Federico, in cui mi riconosco in pieno. Contatto Simonetta, che gestisce "Allarme Scientology".

Con la documentazione acquisita e l'aiuto degli operatori del SERT riesco a far capire a casa che non ero nelle mani giuste, che si è giocato sul mio rifiuto di aderire a Scientology ed è stato fatto leva sui miei sensi di colpa.

Oggi sto bene.

Ho riallacciato i rapporti con i miei, ho trovato un lavoro, vivo da solo e sono tornato al SERT, che mi sta seguendo. Le cose iniziano a girare per il verso giusto.

Resta l'amarezza di essere stato trattato come un oggetto, strumentalizzato in nome di un credo inventato da uno scrittore di fantascienza. Perché Scientology è proprio e solo questo, una invenzione di L. Ron Hubbard in cui tante persone attirate dalle promesse di Narconon arrivano a credere ciecamente, una "bolla di sapone" dove vivi con altri pochi adepti vogliosi e convinti di poter salvare il mondo, un mondo "perverso" che però non esiste, se non nelle loro fantasie. Il mondo vero è altro. Qui fuori c'è la società vera, con pregi e difetti.

Dentro quella bolla ci ho fortunatamente vissuto solo fisicamente, non l'ho mai fatta mia perché non esiste. Purtroppo non tutti hanno gli strumenti intellettuali per fare altrettanto. Per desiderio o per necessità preferiscono credere alle favole, e a quelle favole dedicano tutto il loro tempo, le loro risorse, energie e denaro.

Sono certo che il tempo mi permetterà di dimenticare questa brutta parentesi della mia vita, sono certo che potrò riconquistare la mia serenità.

Una cosa però l'ho capita e fatta mia: Scientology ti nega la libertà di pensiero, ti vorrebbe un automa, un modello sempre uguale riproducibile in milioni di copie. Io invece credo che ognuno di noi è un essere unico e irripetibile con le sue esperienze, il suo percorso, le sue opinioni, i suoi sbagli, il suo diritto di scelta.

L'impressione che ho ricavato da questa esperienza è che Scientology non persegue il tuo bene, vuole solo fagocitarti e privarti della tua personalità, del tuo tempo, dei tuoi soldi. Vuole strumentalizzare le persone deboli e renderti suo schiavo.

Ora vivo e non è poco.

Gianluca

 
 
 
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