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Essere bambini nella Sea Org: Zoe Woodcraft (Seconda Parte)

Testimonianza giurata, gennaio 2001

Si ringrazia il Lisa McPherson Trust per aver messo a disposizione le testimonianze.

Traduzione e note a cura di Martini

 

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76. Studiai il corso Student Hat per sette mesi. Per me era molto difficile e lo odiavo. Ben presto mi chiesero di lasciare la Cadet Org ed entrare nella Sea Org vera e propria. Mi sembrò una proposta attraente perché odiavo il TTC e lo Student Hat. Decisi di entrare in Sea Org (SO) così mi mandarono a fare il "EPF" o Estates Project Force [Prodotto Zero in italiano], che è il primo livello di addestramento per la SO. Avevo 14 anni.

77. Così iniziai il EPF. Mi trasferirono di nuovo in un nuovo dormitorio, molto affollato, agli Hacienda Gardens. Studiavo nell'edificio di addestramento per gli staff, vicino al palazzo Super Power.

78. L'orario era: sveglia alle 7,30 o alle 8,00 per essere all'adunata alle 9,00. Poi avevamo 25 minuti o meno per la colazione. Poi dovevamo affrettarci e ripulire tutto. Dopo di che dovevo fare le pulizie o altro lavoro fisico pesante. Lavare i pavimenti e spolverare le ringhiere delle scale, passare l'aspirapolvere, portare l'equipaggiamento cinematografico per i Gold Studios, sistemare le tavole di compensato per i rimodernamenti degli Hacienda Gardes, stendere la moquette e spalare dentro un camion la ghiaia che serviva per il tetto del Sandcastle [5].

79. Nello specifico, per diversi giorni spalai ghiaia per l'intera giornata, nel caldo torrido dell'estate della Florida. Il camion era molto alto e dovevo stendermi tutta per lanciare la ghiaia. Mentre facevo questo lavoro ho avuto le vertigini e sono svenuta. A volte ci davano da bere, ma non molto spesso, e non ci permettevano di fare troppe pause perché c'era molto lavoro da fare.

80. Un'altra volta rifacemmo la moquette nell'edificio della banca di Clearwater. Molti adolescenti furono assegnati a questo progetto. In pratica c'erano un posatore professionista e diversi EPFiani. Dovevamo strappare la vecchia moquette, stendere la colla, posare il tappeto nuovo e passare un "livellatore da ginocchio" per pareggiarla. Lavorai a questo progetto per una settimana, dormendo durante il giorno e lavorando dia notte, tutta notte. Di giorno in questo edificio mangiava lo staff.

81. Mentre facevamo questo lavoro un anziano russo di nome Sasha (aveva circa 60 anni) che stava usando un coltello accidentalmente si squarciò un braccio. Sanguinava copiosamente e nessuno faceva nulla per fermarlo. Gli afferrai il braccio e feci pressione per fermare il sangue. Lo accompagnai al furgone parcheggiato fuori lasciando una scia di sangue sul pavimento, e lo accompagnai all'ospedale. C'era tanto sangue dappertutto che l'infermiera ci chiese chi di noi era ferito.

82. All'ospedale il medico cercò di comunicare con Sasha, ma lui non parlava inglese. Alla fine gli dissi che eravamo di Scientology e accettò di curarlo. Gli misero dei punti e tornò al lavoro.

83. Un altro progetto a cui partecipai fu togliere i chiodi della tappezzeria delle poltrone nel CB [Coachman Building, uno degli edifici di Scientology] e sostituirli con chiodi nuovi. Anche in quell'occasione lavorammo di notte, dormivamo e studiavamo di giorno. Fummo impegnati in questo lavoro per tre notti di fila.

84. Il Sig. Dave Englehart, incaricato del EPF, era noto per il suo pessimo carattere. C'era quest'uomo russo, Vladimir, che aveva i piedi maleodoranti e il Sig. Englehart gli disse di maneggiare il problema. Un mattino all'adunata iniziò a urlare «che cos'è questa puzza del ca…o!! Ti avevo detto di maneggiare il problema!!» e diede uno spintone ad un'altra persona sul EPF (il capitano del dormitorio) e tutta la fila barcollò. Poi si avvicinò a Vladimir, che non parlava né capiva l'inglese, e gli diede uno strattone al piede e lo fece cadere a terra. Poi gli tolse una scarpa e la gettò in aria urlando a Vladimir che doveva mettersi i piedi in varechina. Vladimir era molto turbato e scosso, come del resto tutti noi.

85. C'era un altro ragazzo, più giovane di me, che si chiamava Josh Greenwood. Era in corso un furioso temporale, così andammo al Sandcastle per mettere i sacchetti di sabbia. Il Sig. Englehart ci disse che era molto importante proteggere il Sandcastle e che se qualcuno fosse caduto nell'oceano doveva nuotare verso riva, e per nessuna ragione gli altri si dovevano tuffare per aiutarlo. Josh ridacchiò all'intensità del discorso del Sig. Englehart che gli diede uno spintone e lo fece penzolare sull'orlo di una veranda abbastanza alta - circa un metro e mezzo - fingendo di lasciarlo cadere di sotto. Il ragazzo rimase molto turbato e sottomesso.

86. Sul EPF dovevamo sempre stare con il gruppo. Una volta andai da sola allo spaccio e il capitano EPF mi ricorse e mi chiese dove stessi andando, visto che sapevo che non ero autorizzata ad andare da sola. Inoltre, tutte le telefonate a chiunque non fosse scientologo erano regolate. Mi disse che erano proibiti contatti frequenti con i familiari non scientologisti; una volta la settimana era troppo frequente. Spesso ci proibiva di telefonare del tutto, lamentandosi di continuo dei contatti esterni.

87. Rimasi sul EPF per nove mesi. È un periodo estremamente lungo. La maggioranza lo fa in poche settimane. Io dovevo tornare indietro a chiarire le parole che avevo studiato sul TTC. Tutte queste correzioni sullo studio e i provvedimenti disciplinari perché ero troppo lenta, e il fatto che mi dicessero che non ero sveglia scossero davvero la mia fiducia in me stessa, e iniziai a pensare di essere veramente tonta. Alla fine tornai semplicemente nella Cadet Org. Eravamo circa a metà del 1999.

88. Nella Cadet Org mi assegnarono un nuovo lavoro. Naturalmente mi avevano trasferita in un altro dormitorio, ma adesso almeno il sabato mattina potevo andare a trovare mia madre. Sul EPF non potevo vederla per niente perché chi fa il EPF non ha i sabati mattina liberi.

89. Per me è difficile ricordare che cosa accadde in seguito. Ad un certo punto iniziarono a insistere per farmi tornare sul EPF. Io continuavo a dire no, no, no. Alla fine dissi che non ero per niente sicura di voler dedicare tutta la mia vita alla Sea Org. Nel momento in cui dissi onestamente quel che pensavo venni assegnata immediatamente alla condizione di dubbio.

90. Inoltre mi misero su un programma per "maneggiare" i miei sentimenti sul fatto che non volevo essere un membro della Sea Org. Mentre facevo questo programma mio padre e mia sorella (anche lei nel frattempo era uscita dalla Sea Org e faceva una vita normale con nostro padre, a Los Angeles) mi invitarono per una vacanza alle Hawaii. Volevo veramente andare con loro e cercai di strappare l'autorizzazione. Sulle prime me la negarono, poi discussi fino a che non mi lasciarono andare.

91. Durante la vacanza a volte mio padre criticò velatamente la Sea Org e Scientology. Io difendevo immediatamente entrambe le organizzazioni, come mi avevano sempre insegnato a fare. Quando tornammo a Los Angeles papà ci andò giù veramente duro con la Sea Org. Alla fine riuscì a penetrare la mia corazza. Ammisi che non ci volevo davvero stare e che volevo provare ad andare a scuola come una ragazzina normale. Mi disse che se volevo potevo rimanere con lui da subito, ma io mi sentivo molto in colpa e leale alla chiesa, così insistetti per tornare in Florida e fare la regolare procedura di uscita.

92. Tornai a Clearwater e la mia compagna di stanza, Nicole Graham, mi avvertì che stavano di nuovo cercando di farmi tornare sul EPF perché c'era urgente bisogno di ricoprire qualche tipo di incarico. Anche lei stava cercando di uscire e questo è il solo motivo per cui un membro della Sea Org potrebbe dire una cosa del genere. Perciò fui in grado di prepararmi mentalmente per ciò che mi aspettava.

93. Tre giorni dopo il mio rientro mamma venne a trovarmi al QI. Era la sua prima visita da anni. Capii immediatamente che cosa stava per succedere. Comportandosi in modo molto materno e usando il suo affetto, lei e il coordinatore cadetto Jim Sydjeko mi chiesero di andare a fare una passeggiata. Appena fummo fuori dall'ufficio si fermarono e mia madre cominciò a cercare di convincermi.

94. Mi disse che avevo avuto il tempo per pensare ai miei programmi e voleva sapere che cosa avessi deciso. Aggiunse che avevano bisogno di me per un qualche incarico e che sarei dovuta tornare sul EPF. Le risposi sinceramente che volevo andare al college e diventare decoratrice di interni. Quando sentì queste cose rimase di sasso. Si irritò visibilmente e la sua "maternità" non fu più molto evidente.

95. Naturalmente nell'ora e mezza successiva cercò di convincermi a rimanere e tornare sul EPF. Mi chiese in che modo pensassi che andare al college mi avrebbe permesso di aiutare il pianeta e un sacco di altre cose che non potevo sapere a 15 anni. Comunque avevo visto mia madre fare questo lavoro di convincimento su molte altre persone. Spesso mi aveva portata ad esempio come cadetto, anche se ero definitivamente una bambina molto infelice. Sapevo che cosa le sarebbe uscito di bocca prima ancora che lo dicesse. Così riuscii a mantenere le mie posizioni. Volevo andarmene.

96. A quel punto mi diedero ciò che viene definito programma "routing out", di uscita. Si tratta di diversi gradini che si devono completare per uscire dalla Sea Org. Gran parte di questi gradini devono essere fatti in collaborazione con altre persone, e ben presto scoprii che, in realtà, non c'era nessuno disposto ad aiutarmi. Dopo settimane senza progressi e aiuto alcuno mi arrabbiai davvero. Inoltre venivano continuamente aggiunti nuovi gradini al mio programma. Alla fine mia madre disse che dovevo chiarire le parole dell'intero Student Hat, un corso molto grosso, e anche questo venne aggiunto al mio programma.

97. Quando aggiunsero anche lo Student Hat ne fui sconvolta. Avevo passato anni a chiarire quelle parole e l'unico risultato che avevo ottenuto era che c'era qualcosa di sbagliato in me. Quando ero turbata davano la colpa a me dicendo che il solo motivo per cui mi arrabbiavo era che avevo parole malcomprese. A quel punto, inoltre, avrei dovuto ancora frequentare la scuola regolare, ma il 90% dei miei studi erano le policy di Scientology.

98. In quel periodo cercai di rimanere in contatto con Astra (mia sorella) e con mio padre. Li chiamavo ogni settimana o due. Queste telefonate erano veramente disapprovato e lo staff e mia madre mi rimproveravano spesso perché lo facevo. Mi facevano sentire in colpa e mi dicevano che stavo sbagliando (vale a dire, era un overt [azione contro sopravvivenza] rimanere in contatto con queste "influenze esterne").

99. Dopo un paio di mesi ero così piena di rabbia che iniziai a litigare spesso con Jim Sydjeko, il coordinatore cadetto, e lo pregai di trovarmi un chiaritore di parole o qualsiasi altro aiuto per svolgere il mio programma. Lui semplicemente mi urlò che ero fuori etica ed egoista, e che avevano molte cose più importanti da fare che aiutare me. Quando te ne stai andando non sei più importante e nessuno ti aiuta o ti tratta bene.

100. A volte urlava forte e mi veniva addosso, facendomi retrocedere fino al muro, e urlava così forte che mi arrivavano i suoi sputi in faccia. Quando lo faceva iniziavo a piangere. Si comportò in questo modo in diverse occasioni.

101. Anche a mia madre Jim non piaceva e lo incolpava di non avermi "maneggiato" per restare nella Sea Org. Vedevo mia madre di pomeriggio, quando andavo a lavorare a Flag (dovevo ancora lavorare ogni giorno). Mi diceva che avrebbe fatto venire un chiaritore di parole dal Fort Harrison, ma venne solo tre o quattro volte. A quel punto sapevo che sarebbero occorsi anni prima di riuscire a venirne fuori e cominciai a sentirmi in preda al terrore e disperata, senza speranza.

102. Dopo aver cercato per tre mesi di uscire secondo le regole, alla fine quasi rinunciai e ricominciai a lavorare a tempo pieno per mia madre, smettendo completamente di andare a scuola. Tornai a dormire al QI. Un giorno nell'ufficio di mia madre dove stavo lavorando arrivarono alcuni cadetti. Avevano messo i miei effetti personali in alcune scatole di cartone e nel cesto della biancheria. Chiesi che cosa stesse succedendo e mi dissero che non lo sapevano, Jim gli aveva solo detto di portarmi la mia roba. Uscii veramente di testa perché avevo sempre abitato al QI, e adesso mi cacciavano fuori. Non avevo idea di dove sarei stata destinata.

103. Durante la pausa vidi mia madre e le raccontai l'accaduto. Lei mi rispose che pensava che volessi andare a vivere con lei. Non se ne era mai parlato prima e la cosa mi sconvolse. Non volevo vivere con lei perché sapevo quanto le piacesse controllarmi e quanto stesse cercando di farmi restare in Sea Org, e vivere con lei le avrebbe dato grossi vantaggi. Nonostante questo, non avevo altro posto in cui andare così mi trasferii da lei.

104. Nella piccola stanza di mia madre agli Hacienda Gardens, che divideva con una signora di 80 anni, dormivo sul pavimento, strizzata tra il suo letto e il comodino, senza materasso, solo un cuscino e una coperta.

105. Lavoravo tutto il giorno dalle 9,00 alle 23,00. In quel periodo iniziai a sgattaiolare alla biblioteca pubblica di Clearwater, la mattina presto. Volevo leggere. Mi era vietato da moltissimo tempo. Leggevo riviste, quotidiani, libri - qualsiasi cosa. Mia madre si arrabbiò e mi disse di smetterla, ma io continuai.

106. Mia madre mi fece tornare a scuola della Cadet Org, ma solo la domenica, per dieci ore. Però lì studiavo solo materiale Scientology e smisi dopo tre settimane. A quel punto iniziai a lavorare tutto il giorno per sette giorni la settimana, senza scuola salvo per le mie puntate in biblioteca. Dormivo sul pavimento della stanza di mia madre, mangiavo al Clearwater Building. Avevo smesso anche di lavorare al mio programma di uscita. Ero molto depressa. Fu uno dei periodi peggiori della mia vita, gli altri mi disprezzavano perché volevo andarmene, non indossavo più l'uniforme, i miei amici mi parlavano unicamente per cercare di convincermi a restare, tutti quelli che conoscevo e mi conoscevano da anni mi evitavano.

107. Con l'avvicinarsi del Natale iniziai di nuovo a spingere per finire il programma di uscita in modo da poter stare con mio padre. Mamma non era d'accordo e non mi aiutava, così andai dal Cappellano che parlò con mia madre, ma lei lo convinse a non aiutarmi perché ero "fuori etica". Così trascorsi il Natale con mia madre.

108. Quel Natale mia madre e mia nonna (anche lei nella Sea Org) mi fecero pochissimi regali, me li diedero malvolentieri e mia madre si prese solo la mattinata libera per stare con me.

109. Subito dopo Natale iniziai a chiamare mio padre e mia sorella con più frequenza, diverse volte la settimana. Telefonavo da apparecchi pubblici, spesso dalla biblioteca, chiamavo a carico del destinatario oppure usando il numero di carta di credito di mio padre, così mia madre non l'avrebbe saputo. Cominciai a lamentarmi davvero del fatto che non andavo a scuola e perché non mi permettevano di andarmene. Ero sempre più arrabbiata.

109. In una telefonata di fine gennaio mia sorella mi disse «ma perché semplicemente non te ne vai? Ti veniamo a prendere, oppure ti mandiamo un biglietto prepagato». A quel punto ero veramente stufa di dovermi sentire sempre in colpa per il fatto che me ne volevo andare, di dovermene vergognare, ed ero ormai certa che non mi avrebbero mai fatto terminare il programma di uscita. Inoltre negli ultimi tempi avevano tentato di ri-reclutarmi per riprendere il EPF, cosa che mi terrorizzava. Qualche tempo prima il Commanding Officer della Commodores Messenger Organization (CMO, una organizzazione specializzata, composta quasi esclusivamente da ragazzine) si era molto arrabbiato con me perché avevo rifiutato di entrarci. Mi aveva ordinato di iniziare il EPF immediatamente. Io ero corsa in lacrime da mia madre in cerca di aiuto, ma lei non poteva aiutarmi e mi aveva chiesto «Perché non torni sul EPF?». Allora me ne ero andata in camera, rifiutandomi di lavorare per tutta la settimana seguente.

111. Così quella volta, quando Astra mi disse semplicemente di andarmene, mi sentii d'un tratto sollevata. Era precisamente ciò che volevo. Iniziammo a fare progetti. Decidemmo che sarei andata via alla fine di febbraio 2000. Avevo paura a chiamare un taxi, ero salita raramente su un'automobile, così mio padre disse che sarebbe venuto in aereo dalla California, avrebbe noleggiato una macchina e mi sarebbe venuto a prendere vicino Flag.

112. Iniziai a impacchettare di nascosto la mia roba dentro uno scatolone, che nascosi in uno sgabuzzino del Coachman Building. Per non dare nell'occhio, portavo un po' di roba ogni giorno, dentro lo zainetto. Ogni volta che qualcuno mi parlava diventavo molto nervosa, perché temevo che si sarebbero accorti che stavo per fare "blow". La sera prima di andarmene diedi il bacio della buona notte a mia nonna, ero molto triste e mi chiedevo se l'avrei mai più rivista. Poi andai a dormire. Sarei fuggita il giorno seguente.

113. Mi svegliai in ritardo! Afferrai la mia roba nervosamente e fu una delle pochissime volte in cui chiesi un passaggio in macchina a uno staff (aveva un mezzo perché lavorava per delle ristrutturazioni, e gli serviva. A quasi nessuno staff è concesso avere un'auto).

114. Arrivata al lavoro inventai una scusa per vedere mia madre, che era in classe a studiare. Di solito non era permesso interrompere uno staff in studio. Le diedi un bacio e le dissi che ci saremmo viste più tardi. Fu abbastanza scocciata per la mia visita. Stavo davvero male, stavo per lasciarla, ma dall'altra parte non volevo che sapesse che me ne stavo andando, mi avrebbe fermata. Era mia madre, ma allo stesso tempo era il nemico.

115. Presi i miei due zainetti pieni zeppi e andai verso la biblioteca di Clearwater. Un membro della Sea Org mi vide e si avvicinò. Dentro di me credevo di impazzire, ma lui mi rivolse qualche parola, io risposi sorridendo poi andai per la mia strada. Arrivata alla biblioteca vidi che mio padre era già arrivato e mi aspettava in macchina. Ero agitatissima ed emozionata, avrei voluto piangere ma sapevo che dovevamo davvero correre per prendere l'aereo.

116. Scambiammo poche parole e gli dissi che dovevo andare a prendere lo scatolone con la mia roba. Mio padre aspettò nel parcheggio e io corsi al Coachman Building. Afferrai lo scatolone, ma mentre me ne andavo iniziò a rompersi e non potevo permettere che gli altri vedessero che era pieno dei miei vestiti. Lasciai il cartone in un vicolo vicino al palazzo, corsi da mio padre e saltai in macchina. Tornammo indietro cercando di schivare le telecamere della sorveglianza piazzate in tutte le strade di Clearwater.

117. Arrivammo al vicolo e mi affrettai a recuperare lo scatolone. Papà scese ad aiutarmi. Mi tremavano le ginocchia e mi guardavo continuamente intorno per vedere se qualche Sea Org si era accorto di noi. Riuscimmo a ficcare tutto in macchina e corremmo all'aeroporto.

118. Ero emotivamente a pezzi. Arrivati sull'aereo cominciai a chiedermi se avevo fatto la cosa giusta, e scoppiai a piangere. Temevo di star rovinando la mia vita. Però volevo uscirne.

119. Arrivati a Los Angeles telefonai a Flag e lasciai un messaggio per mia mamma, dicendo che ero arrivata a LA e andava tutto bene. Poi andai a casa con mio padre. Quando arrivammo c'erano già messaggi di mia madre che mi diceva di richiamarla. Non lo feci, anche se stavo molto male, tremavo e piangevo. Telefonò lei quasi subito e la prima cosa che mi disse fu «Bene, ti senti molto furba, vero?». Questo suo atteggiamento e il suo spirito di bassa lega mi convinsero che avevo fatto la cosa giusta.

120. Altri episodi accaduti, e non elencati in quanto ho raccontato fino ad ora, comprendono il lavoro fisico pesante svolto dai bambini del QI. Ad esempio io ho usato un martello pneumatico per frantumare il cemento, e ho spesso usato una sega circolare per tagliare il legno che serviva a costruire i letti a castello. Tutti i bambini si costruivano i letti a castello dove dormivano.

121. Quando mi davano da usare il martello pneumatico ero contenta perché normalmente dovevamo frantumare il cemento con i picconi.

122. Il QI ha due piani e tutto attorno corrono ringhiere di ferro. Noi bambini dovevamo ridipingerle dopo aver tolto la ruggine con la carta vetrata. Poi dovevamo ripararle con viti e chiodi. Spesso erano così instabili che non ci si poteva appoggiare, e dovevano essere legate con delle funi e assicurate al tetto.

123. I bambini inoltre dipingevano pareti e porte, chiudevano i buchi nelle pareti di cartongesso, tagliavano e posavano la moquette. Poi usavano sostanza acide per pulire i pavimenti dei bagni coperti da incrostazioni calcaree.

124. Questi sono tutti esempi del lavoro fatto dai bambini per tenere l'edificio in condizioni soddisfacenti.

125. In merito alle cure mediche ricevute mentre ero nella Sea Org, quando avevo circa 13 anni mi ruppi un piede. Mi faceva un male terribile, non riuscivo a camminare e rimasi a letto fino a tardi, ma dovetti comunque alzarmi e andare al lavoro. Il coordinatore cadetto mi diede un'occhiata e disse che avevo solo preso una storta. Dopo una settimana la situazione non era migliorata così andai dal MLO [Medical Liason Office]. Attesi tutto il giorno e fino a sera nessuno mi aiutò. Uno degli incaricati del MLO mi portò da un chiropratico scientologista.

126. Mi dissero che questo chiropratico poteva farmi delle lastre a poco prezzo. Infatti me le fece, risultò la frattura e mi consigliò di andare da un medico. Ma nessuno mi ci portò mai. Ancora oggi, quando corro il piede mi fa male.

127. Sul EPF lavoravo molto con l'acido. Non avevo guanti protettivi così le mani mi si seccarono e screpolarono fino a spellarsi. A volte i piedi mi facevano male, diventavano rossi e si coprivano di croste, anche sulla parte superiore. La pelle si apriva fino a sanguinare e le piante dei piedi mi facevano così male che non riuscivo nemmeno a toccarle. Ma dovevo continuare a lavorare, finché supplicai di andare al MLO. Alla fine ci arrivai così dolorante che riuscivo a malapena a camminare e a muovere le dita.

128. Il MLO, che non era neppure un medico o una persona con specializzazione medica, disse che sembrava una specie di fungo e che sarebbe sparito da solo. Non mi diede nessuna cura e mi rimandò a lavorare. Mi comprai da sola una lozione allo spaccio.

129. Soffrii di questo disturbo fino al momento delle vacanze alle Hawaii con mio padre. Quando papà vide in che condizioni avevo mani e piedi mi comprò subito delle medicine da usare con frequenza. Quando tornai alla Sea Org ero guarita del tutto.

130. Vorrei aggiungere che la chiesa ti promette che avrai tutte le cure mediche di cui hai bisogno. Ma non è vero. Le necessità mediche vengono ignorate, a meno che non siano estreme. Se stai male o ti fai male si pensa che sia colpa tua, sei tu che fai qualcosa di sbagliato.

131. Qualsiasi trattamento che costi denaro deve essere sottoposto ad un lungo procedimento di approvazione che può richiedere mesi. So che mia nonna ha pagato per un'operazione chirurgica di una sua amica che non riusciva ad avere l'approvazione attraverso il sistema della chiesa, e c'era bisogno urgente.

132. Un'altra volta mi ferii malamente ad un braccio, un taglio profondo. L'unica cosa che mi fecero fu una fasciatura. Mi è rimasta una cicatrice molto brutta.

133. Noi bambini venivamo portati avanti e indietro su scuola bus che erano veri catorci. Spesso rimanevano in panne e in tre diverse occasioni a me e ad altri bambini fu ordinato di scendere e spingere.

134. A volte i cadetti non venivano pagati perché la base non guadagnava abbastanza. Quei soldi ci servivano tra l'altro per fare il bucato e comprarci gli oggetti per l'igiene personale, cioè detersivo, shampo, assorbenti, sapone e dentifricio. Dovevamo anche comprarci alcuni articoli come biancheria intima, calzini, reggiseni ecc., e tutto questo con gli 8-12 $ della paga settimanale.

135. Dovevamo fare il bucato nelle lavatrici a gettone del QI. Di solito questa operazione si portava via fino a metà della paga che ricevevo come cadetto.

136. Spesso spendevo il resto per comprare cibo, perché non riuscivo a mangiare quello che ci davano al QI. I nostri pasti consistevano negli avanzi che ci portavano dal Clearwater Bank Building. La cena era spesso costituita da pane e formaggio fuso. Quando me ne sono andata, nel febbraio 2000, non ci davano mai il dessert perché la base non aveva abbastanza soldi per questo genere di cose.

137. Al QI e sul EPF ci facevano marciare. Marciavamo insieme ed avevamo imparato a schierarci a formare il numero 8. Poi ci facevano correre e quella che chiamavamo la "corsa cieca", cioè correre su e giù per le scale in gruppo, mantenendo la formazione.

138. Un'altra esercitazione del EPF era fare di corsa i dieci piani dell'edificio. Infatti al Fort Harrison gli EPFiani non hanno il permesso di usare gli ascensori. Quando dovevamo rigovernare il FH (o ridipingerlo) dovevamo correre su e giù per le scale tutto il giorno.

139. Sul EPF eravamo talmente alla fame che prendevamo gli avanzi che il "pubblico" lasciava sui carrelli nelle stanze dell'hotel. Mentre eravamo al lavoro, se questi carrelli ci passavano vicini nella hall o vicino alla cucina rubavamo sempre gli avanzi. Nel 1998 e 1999 erano fatti comuni.

Dichiaro che quanto sopra è veritiero e corretto, in base alle leggi vigenti che regolano la falsa testimonianza negli Stati Uniti d'America e nello stato della Florida.

Rilasciato a Clearwater, Florida, il 24 gennaio 2001

Zoe Woodcraft

Note:

1. Lawrence Woodcraft, padre di Zoe e Astra, alla fine degli anni '80 lavorò al restauro della nave Freewinds. Recentemente ha rilasciato una preoccupante dichiarazione giurata a proposito della presenza massiccia di amianto a bordo e sulle condizioni in cui i membri di Scientology furono costretti a lavorare, nonostante fosse stata resa nota presenza e pericolosità della sostanza. Si veda Freewinds: il ponte di Scientology verso il cancro al polmone.

2. «TR, training regimes or routine, regime o routine di addestramento. Spesso sono chiamati training drills [=ESERCIZI DI ADDESTRAMENTO]. TR sono una precisa azione di addestramento che fa passare gradatamente lo studente attraverso delle azioni pratiche prestabilite per insegnargli ad applicare con sicurezza ciò che ha imparato (HCOB 19 giugno 71, III).» Dizionario Tecnico di Dianetics e Scientology, ed. 1984-85, New Era ® Publications. Per una descrizione si veda: TRs - "routine di addestramento" di Scientology.

3. Per gli acronimi, usati spesso in questo testo, può essere utile la consultazione di un piccolo glossario.

4. Esto: «Establishment Officer, Ufficiale dell'Istituzione. Un ESTO è un auditor di terza dinamica che deaberra un gruppo, organizzandolo adeguatamente in modo che produca (FSO 529)» Dizionario Tecnico di Dianetics e Scientology, ed. 1984-85, New Era ® Publications.

5. Il Sandcastle è un hotel di lusso dove alloggiano i publics che si recano a Flag. Il costo per una settimana di permanenza in stanza singola, con pasti, è di Lit. 2.300.000 circa. Per altri prezzi, aggiornati all'autunno 2000, si consultino queste tabelle.

 
 
 
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