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Il grande bluff

Nel 1997 Antje Victore fu la prima persona di cittadinanza tedesca ad ottenere asilo negli Stati Uniti. Scientologista, aveva dichiarato di essere discriminata nel suo paese per motivi religiosi. L'indagine di Stern: si è trattato di una truffa.

Di Christine Kruttschnitt, Rainer Nuebel, Jeannette Schweitzer - tratto dalla rivista Stern, 29 giugno 2000.

Traduzione a cura di Martini. Un ringraziamento a Joe Cisar per il suo prezioso archivio

 

I primi ad arrivare a frotte a Clearwater furono i pensionati. Poi gli scientologisti. Da allora la piccola e soleggiata città della Florida sul Golfo del Messico è diventata uno dei luoghi più bizzarri d'America. Giovani in uniforme sciamano frettolosi attraverso il centro, una volta sonnolento; guardie della sicurezza pattugliano con videocamere ed auricolari, telecamere di sorveglianza sondano gli edifici di proprietà di Scientology e le strade circostanti.

A Clearwater vivono circa 5000 seguaci della "Chiesa di Scientology", che in Germania viene considerata un'azienda commerciale; secondo le affermazioni del gruppo, nella Mecca dei "thetans" arrivano quotidianamente da tutto il mondo fino a 2000 altri seguaci per frequentare i costosi corsi. «Qui» ha detto provocatoriamente la scientologista tedesca Antje Victore «posso vivere come chiunque altro».

La Victore ha sostenuto che nella sua madre patria non poteva farlo. La donna quarantacinquenne, ex fantino, è la prima e per quanto ci consta l'unica persona di cittadinanza tedesca a godere di asilo politico negli Stati Uniti. Nel 1997 il suo caso fece sollevare più di un sopracciglio e fece tremare le relazioni tra Stati Uniti e Germania.

Dopo l'articolo del New York Times in cui si parlava dell'affaire Victore, il Ministro Federale Klaus Kinkel fu accusato dall'amministrazione di Washington di presunta discriminazione contro gli scientologisti in Germania. L'amministrazione Khol era sbigottita. «Vi imploriamo di mettere fine a questa vergognosa persecuzione organizzata» avevano scritto 34 personaggi celebri americani - tra cui Dustin Hoffman, Goldie Hawn e il produttore Oliver Stone - in una lettera aperta al cancelliere della CDU. All'epoca si disse che la scientologista aveva sottoposto ai funzionari dell'ufficio immigrazione «migliaia di documenti» che dovevano dimostrare che in Germania era perseguitata. I documenti comprendevano «articoli di giornale e moduli ufficiali in cui si chiedeva quale fosse l'affiliazione religiosa» ha dichiarato la Victore al telefono; non ci ha voluto incontrare per una intervista. Oggi la donna lavora per un autonoleggio.

Ora l'inchiesta di Stern mostra che lo spettacolare caso di richiesta di asilo di Scientology fu una messa in scena. Nessuna traccia di «persecuzione religiosa». La signora aveva semplicemente problemi di denaro, come si legge nelle sue lettere. «Per il 1 aprile ho bisogno di 13.100,51 marchi - che devo ricevere in contanti a Berlino. Per favore, ditemi che cosa c'è ora che non va, e se alla fine sapete chi può maneggiare queste tasse per me» scrisse in un fax il 23 marzo del 1996 ad un membro di Scientology. Sei mesi dopo scrisse alla sua amica Dagmar H. (l'identità completa è nota ai giornalisti), che all'epoca era una scientologista di altissimo livello, una "Thetan Operante 8" «Oggi ho ricevuto un avviso forfettario dall'ufficio tasse di Schoenberg. Questa faccenda delle tasse sta diventando davvero bollente. Per favore Dagmar, aiutami. Che cosa posso fare?».

La Victore si aggrappava alla speranza di riuscire ancora a trovare i soldi per il suo debito fiscale. Aveva fatto investimenti con compagnie dai nomi bellissimi che promettevano guadagni favolosi, come la Jackson Services e la Lincoln Limited. Ciò che all'epoca non sapeva era che si trattava di una operazione truffaldina a cui era stata indirizzata dallo scientologista svizzero Erwin Dossenbach, a cui inviò numerosi fax chiedendo e implorando di avere indietro i suoi soldi. La procura distrettuale svizzera ha iniziato ad indagare su Dossenbach alla metà degli anni '90, e lo ha accusato di truffa finanziaria. L'ammontare dei risarcimenti di in questo dubbio affare che ha visto la vivace partecipazione di Scientology raggiunge un totale di circa dieci milioni di franchi svizzeri. E comprende anche il denaro che Antje stava invano aspettando.

Il suo debito fiscale in Germania stava aumentando con il passare dei mesi, e il suo visto per gli Stati Uniti, rinnovato diverse volte, stava per scadere. Nelle sue lettere a Dagmar H., la Victore iniziò a parlare sempre più frequentemente di richiesta di asilo. Diceva di avere bisogno «urgentemente di tutti gli articoli entheta usciti quest'anno». Con questo intendeva gli articoli di giornale che parlavano di Scientology in modo critico, e in cui l'organizzazione veniva accusata di avere strategie totalitarie. «Qualsiasi cosa tu riesca a trovare, Dagmar. Devo fornire le "prove" che in Germania la situazione è davvero pessima. Mi avevi detto che potevi farmi avere abbastanza roba» implorava nelle lettere all'amica. La "roba" venne consegnata dall'agenzia di intelligence di Scientology, OSA, del centro di Amburgo della psico-azienda. Ma non ce n'era abbastanza per convincere il giudice dell'Immigrazione Rex J. Ford di Tampa, Florida. La sua prima richiesta di asilo venne rifiutata nell'estate del 1996. Nelle lettere all'amica la donna si lamentava che «Le uniche e sole cose decisive sono quelle che fa il governo. Sfortunatamente ho poco materiale al riguardo, vale a dire solo l'intervista di Bluem allo Spiegel [1]. Non voglio finire in prigione come Karl-Erich. Ma è esattamente ciò che avverrà se non riesco a pagare».

Karl-Erich è un membro di Scientology condannato per evasione fiscale. All'inizio degli anni '90 Antje Victore aveva aperto con lui un'agenzia pubblicitaria a Schwaan, vicino Rostock. Quando la legge aveva colpito lui e il suo socio, la Victore aveva preso in mano l'amministrazione dell'azienda, ma non era riuscita a pagare le tasse sul reddito, sugli affari e l'IVA del 1993: esattamente quei 13.100,51 marchi che successivamente chiese agli amici scientologisti.

«Anche OSA era davvero interessata alla richiesta di asilo di; ci tenevano che fosse accettata» ha detto Jens Billerbeck che all'epoca era in stretto contatto con la Victore, ma che poi ha lasciato Scientology. «Stavano cercando di evitare che apparisse come testimone nel processo contro l'ex dirigente della sua azienda». All'epoca Kurt Weiland, capo del servizio di intelligence internazionale di Scientology - OSA - era preoccupato del fatto che la donna potesse rivelare dettagli delicati sullo psico-business e anche sul Centro Scientology tedesco. «Antje sapeva molte cose».

Più di ogni altra cosa, Weiland realizzò il "maneggiamento" del problema. Racconta Billerback: «Antje mi raccontò con orgoglio che Weiland e l'avvocato di OSA avevano personalmente lavorato alla procedura per farle ottenere l'asilo». La strategia per convincere il giudice dell'ufficio immigrazione fu tanto scaltra quanto efficace: imprenditori scientologisti tedeschi inviarono lettere in cui, sulla base di una presunta richiesta di impiego della donna, con «profondo dispiacere» rifiutavano la Victore a causa della sua affiliazione a Scientology.

«Visto che gli attacchi della stampa tedesca sono diretti anche alle imprese che danno lavoro a scientologisti, prevedo che la rivelazione dell'appartenenza a questa religione sarebbe svantaggiosa per l'azienda» si legge in una di esse. Altri "rifiuti" avevano fondamenti simili. Venivano ripetutamente citate le "politiche restrittive" dei governi federali di Monaco e Berlino che, si diceva, non permettevano agli scientologisti di lavorare per le istituzioni pubbliche ed erano esclusi da appalti e contratti. «Considerando queste condizioni non posso assumerLa; rischierei discriminazione e perdita negli affari» scriveva una delle imprenditrici.

Con molta disinvoltura gli imprenditori non parlarono della loro affiliazione a Scientology. Lasciarono che fosse il giudice dell'immigrazione americana a decidere che «in Germania molti scientologisti sono disoccupati, e per gli scientologisti praticanti tedeschi è molto difficile condurre una vita normale». Nella discussione telefonica con Stern la Victore ha eluso le domande su queste lettere: ha detto che il fatto che fossero indirizzate a lei era assolutamente irrilevante - per la richiesta di asilo quelle prove erano state decisive, «io non c'entro».

Jens Billerbeck e Dagmar H., che nel frattempo hanno lasciato l'organizzazione di Scientology, hanno fornito a Stern testimonianze giurate in cui affermano che la richiesta di scrivere quelle lettere venne da Antje Victore, e loro le scrissero per fare un favore all'amica scientologista. In realtà la donna non aveva mai richiesto loro un impiego. Il 10 ottobre 1996 la donna aveva inviato via fax a Billerbeck diverse lettere di quel tenore, che lui avrebbe dovuto usare come falsariga. Aggiungeva che sarebbe stata super felice se lui fosse riuscito a scriverle le lettera in inglese. La parola "lettera" era scritta in caratteri maiuscoli. La rivista Stern ha una copia di cinque di queste false lettere scritte da aziende.

L'inganno ebbe successo. Quando alla fine di febbraio 1997 vinse la "causa per l'asilo", la Victore mandò a Billerbeck una lettera di gloria tipica di Scientology, e di cui Stern possiede una copia. Dice che «per la prima volta nella storia» una persona di cittadinanza tedesca è riuscita ad ottenere asilo politico negli Stati Uniti. Billerbeck racconta che «al telefono mi chiese esplicitamente di non raccontare a nessuno la faccenda dell'asilo. La decisione della corte sarebbe stata pubblicata dalla stessa Scientology al momento opportuno. Si trattava di un espresso desiderio di OSA». Il colpo ad effetto venne pubblicato dal New York Times all'inizio di novembre. Weiland annunciava che la donna avesse dimostrato «chiaramente e in modo convincente» che i suoi timori di persecuzione a causa delle sue credenze erano fondati.

Durante una sua recente visita a Washington, il Presidente Federale Johannes Rau si è dovuto nuovamente difendere da una severa critica: la rappresentante dell'Ufficio del Commercio statunitense Charlene Barshevsky ha accusato la Germania di discriminare le aziende che partecipano alle gare pubbliche di appalto che si rifiutano di firmare una dichiarazione di "filtro sette" in cui prendono le distanze dall'organizzazione [di Scientology].

Sembra di essere tornati ai tempi del caso di asilo della Victore.

 

Note:

[1] L'intervista all'allora Ministro del Lavoro Norbert Bluem è consultabile qui

 
 
 
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