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Il segugio della psicologia

Margaret Singer è entrata nella storia per le sue ricerche sulla psicologia del "lavaggio del cervello".

Di Kevin Fagan, © 2002, San Francisco Chronicle. Domenica 26 maggio 2002.
Traduzione e note a cura di Alessia Guidi, novembre 2003.

 
In ricordo di Margaret Singer

Il 23 novembre scorso è mancata Margaret Singer, 82 anni, psicologa clinica, studiosa ed esperta di "lavaggio del cervello". Vorrei ricordarla con questo articolo apparso lo scorso anno sul San Francisco Chronicle.

Rammento inoltre che il suo libro "Cults in our Midst - Le sette tra noi", più volte citato nell'articolo, è disponibile in italiano.

Alessia

Berkley - Gli stivali del teppista della setta che per oltre una settimana, alle due di notte, avevano risuonato sulla sua veranda; il silenzio che si faceva denso e minaccioso nell'avvicinarsi alla porta, i messaggi criptici lasciati nella sua cassetta della posta…

Quando per l'ennesima volta Margaret Singer udì il tizio camminare verso la porta si affacciò alla finestra del secondo piano e con la sua tremula voce di ottantenne gli gridò: «Figliolo, quassù c'è una pistola puntata contro di te e ha tanta potenza da farti un buco di mezzo metro. Faresti meglio ad allontanarti dal mio portico, o potresti pentirtene. E di' ai tuoi capi di non mandarti più da queste parti».

Mesi dopo, seduta al tavolo di cucina della sua grande e vecchia casa sulle colline di East Bay, la donna ridacchia nel ricordare l'uomo correre via per non farsi più vedere. «Se quella pistola non avesse funzionato ho sempre l'altra, quella della Seconda Guerra Mondiale, che poteva tornare utile» racconta picchiettando un dito ossuto sul piano di formica.

Mi indica la bottiglia di whisky irlandese Bushmill che ha appena posato al centro della tavola, gli occhi brillanti dietro i grandi occhiali.

È sera, è stata un'altra giornata trascorsa a rispondere alla cinquantina di telefonate di strizzacervelli, vittime di sette o loro parenti preoccupati, colleghi accademici (la dott.ssa Singer è Professore Emerito di Psicologia alla University of California di Berkeley) e di tutti gli altri che la cercano quotidianamente per consigli; un po' di relax è d'obbligo. «Per favore figliolo, versamene un po'» mi dice porgendomi un bicchiere da martini pieno di cubetti di ghiaccio. «E riempi il tuo». Sorseggia lentamente e con grazia, come… beh, come direbbe lei, come "una signora".

La Singer beve nel modo in cui pensa: elegante, sveglia, concreta e, quando si accorge che il visitatore l'ha notato, ride. «Potrei apparire come una nonnina, ma non sono una preda facile» commenta svuotando il bicchiere e porgendomelo per un altro giro.

Provate a pensate a qualsiasi setta o quasi setta importante che sia comparsa in America nella seconda parte del XX° secolo, e questa insegnante ed autrice di "Cult in Our Midst" ha probabilmente condotto ricerche su di essa, ne ha interrogato a fondo le vittime o ha collaborato con le forze dell'ordine per inchiodarne i leader.

L'Esercito di Liberazione Simbionese, la "Famiglia" stravagante di Charles Manson, i seguaci di Jonestown di Jim Jones, gli eccentrici "ufisti" di Heaven's Gate, il gruppo di David Koresh di Waco, il paramilitare Synanon, anche "La Famiglia" arrestata a Marin nel febbraio scorso dopo che un bambino rachitico è stato presumibilmente lasciato morire di fame - l'elenco di chi ha attirato il suo sguardo penetrante è lunghissimo. E prosegue con i culti di cui nessuno ha probabilmente mai sentito parlare, gruppi minuscoli incentrati su cavalli, dischi volanti, rettili giganti, sollevatori di pesi, campeggi dedicati alla musica, schemi "diventa-ricco-ora".

Margaret Singer ha poi fornito testimonianze esperte per contribuire a imprigionare decine di imbroglioni che avevano spogliato anziani dei loro risparmi; fatto ricerche fondamentali sul "lavaggio del cervello" dei prigionieri della guerra di Corea e del Vietnam; assistito oltre 4000 membri di sette e collaborato con esercito e FBI su tutto, dalle bombe di Oklahoma City a come selezionare combattenti che resistano meglio di altri alla pressione. E lungo il suo cammino è stata molestata o combattuta da sette, religioni non tradizionali e anche da accademici che semplicemente non erano d'accordo con lei.

Per una donna delicata, che gli amici dicono somigliare alla più disarmante delle vecchie signore - con i suoi vestiti di pizzo anni '40, la spilla e le solide scarpe nere - il suo lavoro fa a pugni con l'apparenza. Sembra uno scherzo, una cosa insensata.

È talmente fragile che qualche settimana fa, dopo essere caduta dentro l'antica vasca da bagno di ferro di casa sua, è rimasta lì - dentro la vasca - per 23 ore, fino a quando il marito non è tornato da un viaggio e l'ha soccorsa. È incredibilmente educata, parla in modo pacato. Cammina lentamente.

Ma fatela arrabbiare ed è pronta a tuonare. Chiunque si sia battuto con lei lo sa. Soltanto pochi mesi fa ha mostrato al nipote di 10 anni come fare un nodo scorsoio - che riesce ancora a tirare con una certa forza.

È anche felice di dimostrarvi lo scherzetto che chiama "la mossa della cravatta": vi afferra per la cravatta, vi tira al tappeto e vi salta sulla faccia. L'ultima volta lo usò molti anni fa ad un incontro di hockey, quando uno zoticone rubò la mazza a sua figlia. Ma giura di riuscire ancora a farlo. «Le rese immediatamente la mazza» ride soddisfatta, «e si scusò. Farei la stessa cosa anche oggi». Ciò che della Singer vedete è esattamente ciò che avrete: acciaio ricoperto di velluto.

«Sembra solo una vecchina tranquilla di Pasadena - fino a quando non apre bocca» racconta l'avvocato Paul Morantz, che negli anni '70 condusse la battaglia per smantellare la violenta setta Synanon di Marin, formalmente intesa al recupero dei tossicodipendenti, (l'avvocato venne morso da un serpente a sonagli che nel frattempo i membri del culto gli avevano infilato nella cassetta della posta). «Poi inizia a parlare e sembra che cresca di statura, e vi accorgete di quanto sia intelligente. E dura. È un cavallo di razza, la maggior esperta a livello mondiale di "lavaggio del cervello". Nessuno può sostituirla. È un tesoro nazionale».

Anche l'incidente della vasca da bagno non ha stupito i suoi amici. «Ero scocciatissima per il fatto di esservi caduta dentro» racconta la Singer mentre siede con il folto gruppo di amici al solito incontro del martedì sera in un ristorante di Berkeley. «Beh, ne sei uscita intatta come sempre, giusto?» scherza Seymour Kessler, psicologo in pensione della UC Berkeley, colpendola affettuosamente sulla spalla. «È tipico della storia di Margaret. Dura come l'acciaio».

Sentirete dire lo stesso da chiunque transiti nella vasta orbita della Singer - in particolare dai poliziotti e pubblici ministeri il cui lavoro consiste nello smantellare sette e incastrare truffatori. E vi diranno che si è battuta per persone come Patty Hearst e le killer del gruppo di Manson - discutendo sul fatto che erano plagiate oltre il proprio controllo - sostenendo le sue tesi con la stessa fermezza con cui combatte per mettere al tappeto i cattivi.

«È riconosciuta come la massima esperta al mondo nel suo campo, ed è il motivo per cui l'ho cercata» racconta il vice procuratore di San Francisco Dennis Morris, che in diverse occasioni ha richiesto la sua collaborazione per assicurare artisti dell'inganno alla giustizia. «Ma è anche, sopra e innanzitutto, una persona squisita, molto sensibile e discreta».

Sedetevi al tavolo di cucina della Singer - dove tutti i visitatori sono benvenuti e invitati a chiacchierare - e sentirete il telefono squillare incessantemente mentre lei si entusiasma nel raccontarvi i casi a cui ha lavorato, i luoghi di tutto il mondo dove ha tenuto lezioni e conferenze, dalla Germania al Venezuela, i seminari che tiene, il libro che sta cercando di terminare sugli abusi agli anziani. Adora parlare di queste cose. «Suppongo sia quella roba irlandese a sciogliermi la parlantina» dice con un sorriso. Il suo curriculum vitae, zeppo di riconoscimenti che vanno dall'American College of Psychiatrists al National Institute of Mental Health e oltre, riempie da solo 23 pagine che elencano imprese, ottenimenti e soggetti di ricerca dei suoi cinquant'anni di carriera. Ha talmente tanti libri, ninnoli e cataste di rapporti che lei e il marito Jerome ("Jay") possiedono due case solo per contenerli; le case sono a breve distanza l'una dall'altra, roccaforti di calma accademica circondate da enormi alberi fronzuti, pietra e gradini di mattoni.

Guardando la serenità della casa principale, ricoperta da assicelle di legno, non direste mai che è la dimora di una vecchia signora che ha studiato i killer dalla mente più contorta. Ma probabilmente ha poca importanza, date le molestie che continua a ricevere dai pazzi di cui si occupa.

Jay Singer, Professore Emerito di fisica alla UC Berkeley, che fu uno dei pionieri dello sviluppo delle immagini da risonanza magnetica, da molto tempo ha rinunciato a capire che cosa muove con tanta forza la donna che sposò 44 anni fa - e che gli ha dato due figli. Vi dirà che è una forza della natura e che non ha bisogno del suo aiuto. «Non mi interesso dei suoi studi» dice con uno dei suoi noti, ironici sorrisi. «Ho già abbastanza problemi nel cercare di immaginare i problemi psicologici delle persone che stanno attorno a me senza cercare di farmi carico anche dei suoi». Si ferma, e il suo sorriso si allarga ancora di più. «Ma ciò non significa che abbia mai cercato di trattenerla dal fare quel che fa» prosegue Jay, anch'egli ottantenne. «Nessuno sembra in grado di farlo.»

Ed è un grosso sollievo per i poliziotti e i pubblici ministeri che sono ricorsi alla sua consulenza in oltre 200 casi legali.

Il vice procuratore Morris ricorse per la prima volta all'abilità della Singer all'inizio degli anni '90, quando cercava di incastrare William von Weiland, un imbonitore quarantottenne che trascinò all'altare una donna di 93 anni di San Francisco e la alleggerì di svariati milioni di dollari. Catherine Doliani soffriva di Alzheimer e di demenza ed era stata talmente irretita da Weiland da essere incapace di vederlo in altra veste se non in quella di marito affettuoso. La Singer dimostrò scientificamente che Weiland, il suo amante convivente e la segretaria avevano plagiato l'anziana donna con uno schema elaborato. «Margaret fu un perito così fenomenale che ad un certo punto, mentre l'avvocato della difesa la stava controinterrogando, il giudice lo guardò tra l'interrogativo e il divertito chiedendogli "ne ha ancora per molto?"» ricorda ridendo Morris. «La sua forza è che non si presenta come un accademico pomposo. Pone le questioni in termini molto comprensibili, ma fa uso di una fraseologia sufficientemente scientifica ed autorevole, il che la rende molto simpatica. L'ho invitata a parlare ad una associazione nazionale di pubblici ministeri e lasciate che ve lo dica, soprattutto dal punto di vista legale e delle forze dell'ordine di lei pensiamo il meglio possibile.»

Anche James Browning Jr., ex Procuratore degli Stati Uniti ed ora giudice in pensione della Corte Superiore della Contea di San Mateo, attualmente residente in Arizona, ha belle parole per la Singer e la ricerca da lei condotta sul controllo mentale per conto dell'ex membro del SLA Patricia Hearst - nonostante il fatto che nel 1976, in veste di pubblico ministero nel processo che vedeva la Hearst accusata di rapina, avesse incrociato le spade con la scienziata. «Non sono d'accordo con la faccenda del plagio, ma la signora Singer è una donna molto piacevole, e devo ammettere di essermi molto divertito».

Ed è senza dubbio ragionevole che la Singer alla fine si sia specializzata nel campo delle sette.

Margaret Singer è nata a Denver, figlia unica di un sergente dell'esercito poi capo ingegnere operativo della Zecca degli Stati Uniti. La madre era segretaria di un giudice federale. «Amavo davvero la scuola, anche se a molti bambini non piace, e sono sempre stata molto affascinata da come le parole creino immagini mentali» racconta. Si cimentò come violoncellista nella Denver Civic Symphony, ma il fascino esercitato da una laurea in oratoria travalicò qualsiasi ambizione artistica: «mi sono sempre trovata a mio agio nel parlare in pubblico».

I diplomi di laurea e specializzazione conseguiti alla University of Denver, incentrati sull'oratoria e sull'educazione speciale, la condussero ad un Ph.D. in psicologia clinica ed al lavoro di terapeuta - e in seguito all'esperienza che la lanciò nel campo di studi a cui avrebbe dedicato la vita intera.

Nel 1953 la Singer iniziò il suo lavoro di psicologa al Walter Reed Army Institute of Research di Washington, D.C., dove si specializzò nello studio dei prigionieri di ritorno dalla guerra di Corea. Nella sua battaglia per dare un senso al fatto che così tanti giovani americani tornassero dalla guerra mentalmente a pezzi e spesso con idee politiche completamente distorte dalle mani del nemico, approfondì la sua ricerca storica. Scoprì che modelli di plagio simile - "persuasione coercitiva" - esistevano da secoli in varie forme.

«Dopo la caduta dell'Impero Romano esplosero culti spettacolari basati sulla chiaroveggenza, in cui i leader spingevano i seguaci a parlare ad un muro - dietro cui qualcuno rispondeva» racconta. «Qui negli Stati Uniti alla metà dell'800 abbiamo avuto la Comunità Oneida» - un culto utopico basato sul "matrimonio collettivo" che morì in quanto filosofia, ma si sviluppò nell'attuale (e non cultistico) gigante dell'industria dell'argento. «Nel Giappone del dopoguerra fiorirono sette ovunque, guidate da uomini che dicevano di essere divini. In qualsiasi momento di grande sconvolgimento, di grandi cambiamenti sociali la gente si sente vulnerabile, e c'è sempre qualche furbone in giro che va a caccia dei più deboli».

Seguirono ulteriori ricerche per conto del National Institute of Mental Health, della U.S. Air Force, del Massachusetts Institute of Technology e di altri istituti, con grande enfasi sulla schizofrenia; la Singer iniziò a rendersi conto che non erano in molti a studiare quel tipo di cose. Quando alla fine degli anni '50 si trasferì in California, dove il marito era stato assunto all'Università di Berkeley e lei stessa aveva iniziato a lavorare come professore aggiunto, si ritrovò a vivere quella che sarebbe diventata la frenesia cultistica degli anni '60 e '70.

«Cominciai a sentire di famiglie che avevano perso i propri cari, molti dei quali erano ragazzi che frequentavano l'università, e tutti descrivevano gli stessi fenomeni» racconta. «La persona viveva un improvviso cambiamento della personalità, iniziava a parlare in un modo nuovo e frequentava uno dei molti gruppi settari che in quei giorni nascevano come funghi; poi scompariva. E tombola - era lo stesso tipo di cose che succedeva con i prigionieri della guerra di Corea. Riconobbi il medesimo tipo di processi di riforma del pensiero, il controllo sociale. Solo che adesso avveniva qui, a casa nostra».

Iniziò ad assistere le persone collaborando alla pratica nascente della "deprogrammazione" dei membri di setta. La sua reputazione accademica crebbe e, alla metà degli anni '70, venne ingaggiata per stabilire se Patricia Hearst fosse stata plagiata fino all'accettazione dell'ideologia dell'Esercito di Liberazione Simbionese [1].

All'epoca Carolyn Anspacher, leggendaria reporter di nera del Chronicle, descrisse la Singer come «una donna disarmante dalla chioma grigia, da molti considerata la più importante ricercatrice in campo psicologico»; la scienziata elettrizzò il già elettrizzato processo concludendo che il SLA aveva scritto i discorsi più infiammati della Hearst, quelli in cui la ragazza denunciava i "porci" del sistema e inneggiava alla rivoluzione. Giunse a questa conclusione dopo aver studiato i modelli di pensiero e di oratoria del gruppo, ed aver avuto approfonditi colloqui con la Hearst.

Nonostante si fosse detto ammirato del suo lavoro, il giudice accolse le richieste del pubblico ministero Browning affinché la giuria non tenesse conto delle conclusioni della Singer, in quanto quel tipo di studi «apparteneva ad un campo su cui, in precedenza, non era mai stata accettata una perizia di un esperto». Ma la sua testimonianza aveva lasciato il segno.

«Era talmente tanto più avanti di tutti gli altri, una vera apripista, che dopo quel processo divenne l'esperta per eccellenza» racconta il Dott. Steve Morin, professore di psichiatria alla UCSF ed ex aiutante della deputata di San Francisco Nancy Pelosi. «Era naturale che, ad ogni caso scottante, ci si rivolgesse prima di tutto a Margaret; così, che le piacesse o no, venne tirata in ballo in tutti i casi più importanti dell'epoca».

Quando gli squilibrati seguaci di Charlie Manson "discesero la china" ["Helter-Skelter"], la Singer venne chiamata ad interrogare prima le assassine, poi lo stesso Manson.

Quando Jim Jones abbindolò centinaia di vittime, la Singer aiutò decine di persone a sfuggire alla sua morsa prima che la setta trovasse la morte in Guyana - «Li ha ammazzati con le sue mani - altro che suicidio» insiste la Singer con chiunque l'ascolti.

Quando Synanon attaccò Morantz e se la prese con il professor Richard Ofshe, collega di studi cultistici all'Università di Berkeley, lei era lì per contribuire a trovare un senso alla faccenda e per assistere le vittime. E quando i parenti in lacrime degli schiavi spirituali che avevano trovato la morte nel complesso dei Branch Davidian di David Koresh si recarono da lei dicendo di voler pregare per i morti, ma di non potersi più fidare di chiunque dicesse di rappresentare Dio, la Singer consigliò loro: «guardate il cielo e parlate direttamente con Dio. Non avete bisogno di un'organizzazione per farlo».

«Questi gruppi sono sempre uguali - predano le persone più sole e vulnerabili che riescono a trovare, ingabbiano le loro menti con sensi di colpa e paura, fanno loro troncare i rapporti con famiglia e amici e, quando hanno finito, non hanno più bisogno di guardie armate per trattenerli» dice la Singer. «Questa gente teme che, andandosene, i genitori moriranno, loro stessi moriranno, la loro vita sarà persa per sempre».

Si ferma, con un'espressione di disgusto. È un'espressione che assume spesso quando parla di queste cose.

«Imbonitori, imbroglioni, truffatori, furboni - ecco che cosa sono. Bugiardi. È sempre stato lo stesso da quando Eva ha colto la mela, e dubito che cambierà mai.»

Queste mutazioni spirituali hanno poco a che vedere con le vere religioni, aggiunge. «Una religione vera è sincera, puoi andare e venire come e quando vuoi. E, soprattutto, non c'è un leader che dice di essere dio. C'è una differenza molto, molto grossa».

Naturalmente in un campo di studi così incendiario come quello delle sette e del controllo mentale esistono punti di vista diversi. Anche il termine "lavaggio del cervello" viene contestato da studiosi ed organizzazioni. Nel corso degli anni sono emersi due campi contrapposti: chi definisce le sette in senso ampio, come la Singer e la American Family Foundation, una delle maggiori organizzazioni di informazione sulle sette, e chi dice di essere semplicemente più ben disposto verso i gruppi non convenzionali.

J. Gordon Melton, direttore dell'Institute for the Study of American Religion di Santa Barbara, appartiene a questo secondo filone. È stato coinvolto nella battaglia che, a metà degli anni '80, vide contrapposti la Singer e i sociologi della religione quando questi ultimi definirono lo studio del "lavaggio del cervello" una disciplina fallace; Melton sostiene che il cavillo è fondamentalmente la definizione di ciò che costituisce controllo mentale.

«Dire che se frequenti ciò che alcuni chiamano una setta ne verrai influenzato è una cosa, ma ciò non significa che perderai la tua libera volontà». Melton allude alla sua difesa dei grandi gruppi come la Chiesa di Scientology - anche se si affretta ad aggiungere che quando si tratta di casi veramente eclatanti, «gente che fa brutte cose» come Charlie Manson e il SLA, «siamo tutti d'accordo».

La Singer ha avuto famosi scontri in tribunale con la Chiesa dell'Unificazione del Reverendo Moon, con la Chiesa di Scientology e con qualche altro gruppo, ma questo argomento con lei rimane off-limits, esattamente come gli scontri con i colleghi accademici e con chi si trova sul versante opposto della diatriba sul "lavaggio del cervello". Meglio lasciar perdere, ci dice. Questione di rispetto.

Inoltre in questo periodo è molto impegnata con nuovi gruppi e nuove battaglie, compreso l'aiuto che sta dando alle forze dell'ordine per acciuffare chi imbroglia gli anziani. E, ci ricorda, le sette stanno diventando sempre più numerose - oggi negli Stati Uniti sarebbero circa 5000, molte delle quali piccoli gruppi «fondati da persone che si autoproclamano dio e che dicono "ho poteri speciali, una conoscenza speciale - seguitemi". E alcuni» dice protendendosi con un lampo malizioso negli occhi, «sono più strani di altri».

Certo, ci sono quelli su cui ha lavorato, come Heaven's Gate, i cui 39 membri si suicidarono nel 1997 per poter ottenere un passaggio sull'astronave che credevano si nascondesse dietro la cometa Hale-Bopp. La Singer conobbe il gruppo negli anni '70, quando assistette uno dei suoi ex membri; all'epoca si trattava soltanto di un altro bizzarro culto ufologico e la conta dei morti, due decenni più tardi, ha colto lei e molti altri di sorpresa.

Che dire poi dei "Bretharians", che credevano di poter vivere di sola aria, senza cibo - finché non colsero il loro guru a ingozzarsi di porcherie? O di quel culto dei dischi volanti che recluta fabbri e carpentieri così che quando l'atteso battaglione di alieni si schianterà sulla terra saranno in grado di ripararne le astronavi, volare via ed evitare la guerra intergalattica? O dell'eccentrico falso medico che convinse i suoi seguaci a bere la propria urina e farsi ripetuti clisteri di caffè?

Chiedetelo alla Singer e lei fa spallucce. «Sostanzialmente si tratta sempre della stessa cosa» dice dopo un momento di riflessione. «Imbroglioni».

La sola cosa che, sorprendentemente, non sembra interessarla sono le sette sataniche. «I film del terrore hanno fatto molto per pubblicizzare le sette di tipo satanico, ma quelle che abbiamo qui sono davvero piccolissime, e davvero poche» dice. «E i tizi che le guidavano sono in gattabuia».

Ma, secondo la Singer, anche quelle sette più agghiaccianti che eccentriche - quelle che a volte sono prese da deliri omicidi - rientrano nell'ordinarietà. Vale a dire che si presentano con una facciata apparentemente benevola e il mondo esterno non sa che cosa accade veramente dietro le porte chiuse. «Per lo più non reclutano tra i poveracci, perché chi vive di stenti sa riconoscere chi cerca di portargli via i soldi del pranzo. No, all'inizio si presentano in modo molto rispettabile, cercano persone vulnerabili in cerca di risposte, gente sola». Vale a dire gente della classe media, di mente aperta e con una certa istruzione, «gente che definireste del tutto normale» ci spiega. Come quei ragazzi molto svegli divenuti poi seguaci del SLA, le donne di Manson, le vittime di David Koresh in Texas. «Questi furboni, quando sanno fare davvero bene il loro mestiere, fanno credere alla gente qualsiasi cosa. Qualsiasi. Potresti pensare che a te non succederà mai, ma fossi in te non ci scommetterei».

Naturalmente se un imbroglione è sufficientemente scaltro da irretire persone intelligenti è anche spudorato al punto da infastidire una vecchia signora. Il vecchio adagio secondo cui se pesti la coda al serpente questi ti morde funziona anche in questo caso. Nel corso dei decenni operativi delle sette hanno frugato nella spazzatura della Singer, le hanno mandato minacce di morte e hanno organizzato picchetti quando teneva lezioni e conferenze. Hanno liberato decine di ratti vivi dentro casa sua, e gliene hanno fatto trovare di morti sui gradini di ingresso (il cuore trafitto da bastoncini di lecca-lecca); si sono intrufolati talmente tante volte nel suo computer che lei ha smesso di usarlo. Una volta un'appartenente ad una setta riuscì a farsi assumere nel suo ufficio all'università, le rubò un pacco di compiti d'esame e inviò bizzarri messaggi ai suoi studenti.

«Uno di quei gruppi ha frugato tra la corrispondenza di mia madre e sapeva tutto di noi - il nome della mia fidanzata, dove andavamo, che cosa compravamo, questo tipo di cose» racconta il figlio Sam Singer, pubblicitario a San Francisco. «Tutti noi ci siamo rassegnati, mia madre più di noi. La ammiro molto perché si mette davvero contro gente cattiva, e lo fa con fermezza. Non mi sono mai irritato, e io e mia sorella (Martha, medico) abbiamo sempre detto "ok, è così".» e fa spallucce in modo identico alla madre.

Se chiedete alla Singer perché continui a lottare ad un'età in cui la maggioranza se ne va a pescare o sonnecchia guardando "Oprah" (che le piace allo stesso modo in cui adora ascoltare i telegiornali), la sentirete impappinarsi per la prima volta. «Credo semplicemente che aiutare gli altri a liberarsi mi faccia sentire bene», dice accarezzandosi il mento. «Inoltre adesso ho adottato buone misure di sicurezza».

Di recente ha trascorso moltissimo tempo scrivendo, forse perché si rende conto che è giunto il momento di mettere su carta la sua esperienza prima che inizi ad offuscarsi. Nel 1995 ha scritto il libro Cults in Our Midst (Jossey-Bass), che nel suo campo viene considerato una pietra miliare (nell'introduzione Robert J. Lifton, Professore di psicologia alla City University di New York e pioniere nello studio della riforma del pensiero cinese e nazista, ha scritto: "Margaret Thaler Singer è unica per la sua straordinaria conoscenza della psicologia delle sette"). L'anno successivo è seguito Psicoterapie Folli, sulle terapie-fregatura.

Entrambi i libri sono stati scritti assieme a Janja Lalich, un ex membro di setta che insegna sociologia alla Chico State University ed è stata redattrice dell'American Family Foundation.

«Margaret è molto più divertente di gran parte delle persone che ho conosciuto» dice la Lalich. «Ha quell'abilità tutta irlandese di raccontare le cose - chi mai direbbe che è una tale guerriera?»

Beh, potrebbero dirlo gli amici che la conoscono da sempre. Quelli che ancora frequenta e consulta, e con cui non perderebbe mai la riunione del martedì sera per una cena e un caffè irlandese. Il comune denominatore dei loro incontri è la Singer; tutti loro hanno storie da raccontare - e la maggioranza di esse ha a che fare con lei.

«Pochi lo sanno, ma un tempo Margaret teneva una rubrica stile "Donna Letizia risponde…" sulla vecchia Berkeley Gazette», racconta Pat Crossman, un'assistente sociale che un tempo sfidò uno strizzacervelli pazzo che aveva ucciso una bambina durante una "terapia di rebirthing", soffocandola mentre cercava di simulare il ventre materno.

La Singer teneva la sua rubrica sulla Gazette negli anni '70, quando il figlio Sam vi lavorava come redattore. «Era una cosa molto divertente» racconta la Crossman.

«Sì, l'avevo chiamata "Chiedetelo alla dottoressa Bridget", perché quello è il mio secondo nome» ricorda la Singer mentre la TV alle sue spalle trasmette una partita di basket, e lei e la Crossman sbocconcellano pane francese. Sette assassine, consigli di buon senso - tutta farina dello stesso sacco, no?

«Davo davvero risposte pratiche, della serie "non sparate a vostra suocera"» risponde impassibile la Singer. La Crossman ridacchia: «Ciò che in questi 30 anni abbiamo davvero cercato di fare è darle consigli, ad esempio di cambiare pettinatura (piatta, corta e dritta) e abbigliamento. Ma secondo te ci ascolta? No, è troppo occupata per ascoltarci!»

E nemmeno adesso sembra disposta a farlo. Ci sono seminari da preparare, come quelli per gli anziani a cui qualche settimana fa ha dato consigli su come individuare gli artisti dell'imbroglio. Il telefono squilla una cinquantina di volte il giorno - con giornalisti di tutto il mondo che vogliono sentire la sua opinione, colleghi scienziati in vena di un'amichevole chiacchierata, poliziotti che hanno bisogno di un suo parere. E, naturalmente, molte di quelle chiamate sono di vittime di sette che vogliono fuggire o hanno bisogno di aiuto dopo esserne uscite, oppure parenti preoccupati in cerca di aiuto.

Di nuovo a casa sua in un gelido e chiaro pomeriggio, qualche giorno dopo il ritrovo del martedì sera, la Singer siede in salotto e ascolta la segreteria telefonica registrare messaggio dopo messaggio. L'ultimo prima che cali la sera è di una donna fuggita da una setta che da anni le telefona dal Canada, e che la chiama "nonna". «Continuo a dirle di non appellarmi in quel modo, ma che ci vuoi fare?» dice la Singer con un profondo sospiro. «Queste persone - intendo chi è uscito da una setta - non le faccio pagare. Non sto facendo questo lavoro per i soldi, come potrei farli pagare? Hanno già dato tutti i loro soldi al guru, e le loro famiglie sono arrabbiate con loro».

Penserete che dopo aver visto talmente tante versioni distorte di spiritualità la Singer abbia scartato qualsiasi cosa somigli ad un gruppo spirituale, se non altro per spirito di neutralità. Ma non è così. Ci ricorda la vera differenza tra religione e sette. E, sebbene possa suonare sorprendente ai molti gruppi che le hanno mosso guerra, crede in Dio ed è ancora una cattolica fervente. Non sa a che cosa possa assomigliare quel Dio, ma dopo una vita di ricerca sa sicuramente una cosa: «Non assomiglia per niente a Jim Jones» dice sorridendo, «e di questo sono certa».


Note:

1. Per chi non lo ricorda o non c'era, Patricia Hearst, nipote del magnate dell'industria della carta stampata, venne rapita dal SLA. In seguito fu identificata tra i rapinatori di una banca - il SLA si autofinanziava in questo modo - e poi arrestata. La ragazza era frattanto divenuta un membro attivo del SLA e sostenitrice della sua ideologia. Per questo motivo si parlò apertamente di "lavaggio del cervello", poiché era passata da una condizione di vittima di un rapimento a quella di terrorista attiva.

 
 
 
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