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Psichiatria, nazismo e Scientology

Di Delfi, febbraio 2004.

 
Credo non esista un solo scientologist che, prima o poi, non sia entrato in contatto con l'affermazione secondo cui il nazionalsocialismo tedesco sarebbe stato un prodotto della psichiatria.

Fin dai primissimi corsi di base di Scientology (ad esempio: Anatomia della Mente Umana) ci si sente ripetere che i veri istigatori delle barbarie del terzo Reich appartenevano alla sfera psichiatrica. Secondo gli scientologist sarebbero stati proprio gli psichiatri del tempo a creare le condizioni favorevoli all'ascesa del nazionalsocialismo tedesco, e lo stesso Adolf Hitler non sarebbe stato altro che una sorta di pupazzo controllato a piacimento dalla cerchia psichiatrica [1].

Innanzi tutto è bene precisare che il movimento nazionalsocialista tedesco non affondava le sue radici in alcuna branca della psichiatria, quanto piuttosto in determinate società segrete di tipo iniziatico, le cui componenti mistico-esoteriche si ricollegavano ad antichi miti del passato, in genere di origine nordica (riconducibili alla leggendaria "terra di Thule") o di origine indoeuropea (in quanto imbevuti di antiche credenze proprie dell'induismo oppure perché erano direttamente correlati alla "teosofia occulta" di cui si era fatta promotrice, alla fine del secolo precedente, l'enigmatica figura di Madame Blavatskij) [2].

La cerchia di stretti collaboratori del Fuerher non annoverava alcuno psichiatra. Molte delle figure di maggior spicco dell'establishment politico del nazionalsocialismo tedesco proveniva da circoli (o società segrete) di estrazione esoterica che si rifacevano ad una comune dottrina (o teosofia) che si prefiggeva di creare le condizioni ideali affinché l'essere umano potesse evolversi in qualcosa di diverso. Un qualcosa di livello superiore che potesse riavvicinarlo alla sua vera natura: qualcosa di molto simile a Dio [3]; [4].

Ciò non toglie che, all'epoca, alcune branche della psichiatria avessero solidarizzato con il nazionalsocialismo, condividendone l'ideologia senza remore di sorta [5]. Ma è altrettanto vero che la stragrande maggioranza degli psichiatri che appoggiarono apertamente la politica razziale di quel regime (qualche volta sporcandosi le mani, a tutti gli effetti, nello sterminare ebrei e zingari oppure persone ritenute non socialmente produttive come venivano considerati i malati di mente, gli handicappati, ecc.), era associabile ad una "vecchia psichiatria" che si rifaceva esclusivamente a fattori genetici o biologici. Una psichiatria dogmatica e conservatrice che mal sopportava le innovative e rivoluzionarie metodologie di lavoro introdotte da Sigmund Freud, ma che soprattutto non accettava che potessero essere messe in discussioni certezze ormai ritenute acquisite e come tali immodificabili [6].

L'ideologia nazionalsocialista trovò consensi anche in molti altri settori del mondo scientifico ed accademico del suo tempo. Tuttavia gli scientologist non dicono che, se proprio si volesse identificare un contesto scientifico che si oppose all'avanzata del nazionalsocialismo tedesco intuendone con largo anticipo la pericolosità e diagnosticando le possibili turbe mentali del suo carismatico leader, quel contesto è da ricercarsi nell'ambito della psichiatria del tempo: la psicanalisi e tutta la psicoterapia che ne discendeva più o meno direttamente, compresa la "psicologia analitica" di Jung.

Nelle loro pubblicazioni gli scientologist dimenticano poi di citare la feroce e spietata persecuzione che il regime nazionalsocialista portò avanti contro la cosiddetta "scienza giudea", e il prezzo altissimo che molti psicanalisti dell'epoca dovettero pagare; allo stesso modo dimenticano che l'odierna psichiatria si ricollega alla strada tracciata dai vari Freud, Adler, Fromm, Jung... e non certamente alle teorie dell'eugenetica, così come era concepita a quei tempi [7].

Gli scientologist ci raccontano solo una minima parte della verità. La loro versione dei fatti costituisce una mistificazione della realtà storica basata su fatti oggettivi e documentati. Del resto è nota l'avversione della Chiesa di Scientology per l'attuale contesto psichiatrico, reo di avere più volte messo in guardia l'opinione pubblica sull'uso che il movimento fa di certe tecniche. Tecniche che si prestano alla manipolazione e al condizionamento mentale dei propri seguaci, fino ad esercitare su di essi un controllo totale ed incondizionato. Il tentativo degli scientologist di far ricadere solo sull'ambito psichiatrico le responsabilità del genocidio nazista sfiora il ridicolo e non regge all'analisi storica di quel periodo.


Al bando la scienza giudea!

Adolf Hitler aveva sempre nutrito una naturale avversione nei confronti del contesto psicoanalitico e, di conseguenza, diffidava di ogni forma di psicoterapia successivamente sviluppata da eminenti figure del panorama psichiatrico del tempo. Del resto il suo odio per la psicanalisi e la sua diffidenza nei confronti delle innovative e rivoluzionarie terapie introdotte da Sigmund Freud erano cose risapute.

Una volta insediatosi al potere osteggiò con particolare veemenza proprio la psicanalisi che, in più di un'occasione, etichettò come "scienza giudea". Non a caso, a seguito dell'invasione tedesca dell'Austria (1938) Sigmund Freud fuggì precipitosamente a Londra, dove morì l'anno seguente.

La psicoanalisi venne messa al bando e chiunque avesse avuto a che fare con essa si sentì in pericolo. In molti riuscirono a fuggire, ma non tutti poterono sottrarsi alle persecuzioni del regime e un numero cospicuo di persone, classificate come seguaci di Freud, dovettero pagare di persona un prezzo molto alto. Chi non riuscì a riparare all'estero dovette rifugiarsi nella clandestinità per sfuggire alla sempre più pressante persecuzione nazista.

Uno dei primi ad emigrare fu lo psicologo austriaco Alfred Adler (colui che introdusse il concetto di "complesso di inferiorità"). Nel 1930, percependo con largo anticipo l'avanzata del nazionalsocialismo tedesco e intuendone la pericolosità, riparò negli USA.

Erich Fromm, altra eminente figura del panorama psicoanalitico di quel periodo ed allievo di Freud, lasciò la Germania (1934) solamente un anno dopo l'avvento di Hitler (1933), rifugiandosi a sua volta negli USA. Anche Wilhelm Reich, autore tra l'altro de "La rivoluzione sessuale" - libro che ha profondamente segnato la cultura giovanile del '68 - fu costretto all'esilio nel 1939. Anch'egli optò per il nuovo continente. L'elenco potrebbe continuare…

Non dobbiamo comunque dimenticare che il partito nazionalsocialista tedesco aveva ottenuto un grande consenso elettorale alle elezioni politiche tenutesi nel gennaio del 1933 (passando dal 18,3% delle precedenti elezioni, al 43,9%) ed era del tutto naturale che tra i propri simpatizzanti annoverasse anche figure di un certo rilievo dell'intellighenzia tedesca, tanto nel campo intellettuale quanto in quello scientifico; ad esempio Martin Heidegger (uno dei più grandi filosofi del XX secolo) o Werner Karl Heisenberg, unanimemente ritenuto un autentico genio della fisica (insignito tra l'altro del premio Nobel nel 1932). D'altra parte Hitler, politicamente parlando, non era certo uno sprovveduto. Non va infatti dimenticato che l'allora disastrata economia tedesca trasse grandi benefici dalla sua investitura, e che la sua latente follia non si era ancora manifestata in modo compiuto.

Il 30 gennaio del 1933, quando Adolf Hitler fu nominato cancelliere dall'allora presidente Hindenburg, molti membri della "Società tedesca di psicoterapia", presieduta dal 1930 da Carl Gustav Jung, rassegnarono le dimissioni e ripararono all'estero, ma stranamente Jung non lo fece e riorganizzò la società secondo i dettami ed i principi del nazionalsocialismo tedesco. Ciò gli valse numerose accuse di filo-nazismo e di antisemitismo [8].

Hitler, pur diffidando di quelle metodologie di lavoro innovative e rivoluzionarie che non si rifacessero esplicitamente a fattori biologici (genetici o organici), tollerò la "psicologia analitica" sviluppata da Jung (e della quale lo stesso Jung era ancora l'indiscusso leader) e, da fine politico quale sapeva essere nei sempre più rari momenti di lucidità mentale, sfruttò autorevolezza e carisma del dottor Jung per fini puramente propagandistici.

Jung fu invitato dagli alti vertici del regime a tenere un seminario a Berlino (dal 26 giugno al 1 luglio del 1933) e si prestò ad un'intervista alla radio della capitale tedesca per meri scopi propagandistici contrapponendo la "costruttiva psicologia" alla "distruttiva psicoanalisi" di freudiana memoria. È bene comunque ricordare che, all'epoca, tra i due studiosi non correva buon sangue.

Ma la luna di miele tra il fondatore della "psicologia analitica" ed il regime non durò a lungo e, con il passare del tempo, Jung prese sempre più le distanze dal nazionalsocialismo arrivando addirittura a collaborare segretamente con le frange del movimento che cercavano di liberarsi del Fuehrer, la cui follia appariva sempre più evidente. Si dice che tanto bastò perché il servizio segreto americano archiviasse definitivamente un dossier che era stato aperto su di lui [9].

Comunque sia, anche ammettendo che qualche esponente di quella "nuova psichiatria" (che discendeva direttamente dalle innovative teorie introdotte da Freud) si fosse conformato alle nuove direttive e avesse collaborato con il regime, si tratterebbe di casi isolati e, soprattutto, di decisioni individuali. La stragrande maggioranza degli appartenenti alla categoria contrastò fermamente l'ideologia nazista senza mai piegarsi a nessuna forma di compromesso.

Gli scientologist vorrebbero farci credere che il nazismo non sia stato altro che il prodotto finale di un complotto ordito e perpetrato ai danni dell'umanità dal contesto psichiatrico dell'epoca. Allo stesso modo vorrebbero convincerci che esistono "raccapriccianti somiglianze" tra la psichiatria di quel nefasto periodo e quella attuale, dimenticando che la psichiatria contemporanea non discende certamente da quella "concezione eugenetica" che idealmente sposò diverse sfaccettature dell'ideologia nazista. La psichiatria contemporanea discende invece dalle branche che furono ferocemente perseguitate dal regime di Hitler.

Gli scientologist sembrano dimenticare anche le parole di L. Ron Hubbard, il quale indicò proprio Freud, Adler e Jung come le tre principali autorità del contesto psichiatrico [10], figure in alcun modo associabili al nazismo, nemmeno Jung il quale, secondo alcuni biografi, si rese colpevole di non averne preso subito distanze.


Hitler abusava di psicofarmaci?

Gli scientologist tendono ad attribuire all'abuso di psicofarmaci, a cui avrebbe fatto abitualmente ricorso, alcuni inquietanti aspetti della personalità del Fuehrer. Nell'ambiente capita spesso di sentire parlare di Hitler come di una specie di cavia umana, una specie di marionetta manovrata a piacimento da un non ben identificato gruppo di psichiatri. Sarebbe bene, perciò, cercare di capire meglio che cosa si intenda per psicofarmaco.

Se per "uso o abuso di psicofarmaci" gli scientologist si riferiscono a determinate terapie farmacologiche e alla somministrazione di medicinali sviluppati in contesto psichiatrico ci troveremmo davanti ad un falso storico. Infatti lo sviluppo e l'immissione sul mercato dei primi psicofarmaci a scopo terapeutico risale ai primi anni '50. Prima non esistevano.

Se, invece, per psicofarmaci gli scientologist intendono riferirsi a quelle sostanze in grado di modificare il comportamento e lo stato mentale, con effetti sia sedativi che stimolanti, allora anche un bicchiere di vino potrebbe produrre gli stessi effetti, ma da qui a definirlo uno psicofarmaco ce ne corre. A tal proposito ricordo che nella Germania degli anni '20 era già possibile acquisire sul mercato clandestino (a cifre relativamente basse e senza troppi rischi) alcuni prodotti comparabili alle droghe leggere (e non solo leggere) dei nostri giorni. Gli effetti indotti nel consumatore da alcuni di questi prodotti (quasi sempre di origine vegetale), potrebbero essere accostati agli stessi effetti di alcuni psicofarmaci contemporanei.

Comunque sia, fin dal 1936 il capo dell'équipe medica che assisteva Hitler fu un certo dottor Theodor Morell, stimato erborista che godeva dell'amicizia e dell'incondizionata fiducia del Fuehrer. Del resto è risaputo che Hitler fosse da sempre un convinto vegetariano e che, in gioventù, diverse erboristerie lo avessero annoverato tra la propria clientela.

È opinione diffusa che Theodor Morell abbia avuto precise responsabilità nel non avere diagnosticato per tempo le effettive condizioni di salute del Fuehrer, non solo sotto il profilo strettamente biologico, ma anche sotto quello mentale, concetto del tutto estraneo ad un erborista tradizionalista e pragmatico quale avrebbe potuto essere definito. Egli prescrisse sicuramente a Hitler i suoi preparati al fine di stimolarlo o di tranquillizzarlo, secondo il bisogno. Questi "beveroni", che pare gli venissero somministrati con frequenza crescente, potrebbero aver contribuito a creare una dipendenza psicologica. È comunque opinione diffusa che il dottor Morell e la sua équipe non fossero all'altezza della situazione. Hitler era un soggetto particolare e si potrebbe scrivere a lungo delle malattie (vere o presunte) che ne avevano profondamente minato la fibra e il fisico; ma non è questo il punto: la vera e più grande malattia di Adolf Hitler si annidava dove il dottor Morell non avrebbe mai potuto scovarla: nella mente.

Riassumendo:

  1. All'epoca, gli psicofarmaci (così come li intendiamo noi) non esistevano. Essi furono introdotti solo negli anni '50;

  2. Il dottor Morell non aveva mai avuto nulla a che fare con il mondo psichiatrico, al limite aveva maturato una certa competenza nel campo delle malattie veneree (campo in cui pare che Hitler avesse seri problemi);

  3. Dalla documentazione consultata non risulta che dello staff medico del dottor Morell facessero parte degli psichiatri.


Hitler fu ipnotizzato?

Gli scientologist sono soliti presentare come veritiero un episodio che, a voler essere molto benevoli, si potrebbe definire come piuttosto dubbio. Una rivista ufficiale del CCHR dice testualmente: «La psichiatria non era cosa nuova per Hitler. Nel 1918, accecato nel corso di un attacco di gas tossico durante la guerra, egli fu ricoverato in un ospedale militare dove venne sottoposto ad ipnosi dallo psichiatra Edmund Forster. Indotta la trance, Forster impresse ad Hitler la convinzione che era necessario che lui riacquistasse la vista, per potersi dedicare alla causa della rinascita nazionale della sua amata Germania. » [11]

Di questo prodigioso episodio non ho trovato traccia in alcuna biografia del Fuehrer. Non ne fa menzione neppure Giorgio Galli, autore di alcuni apprezzati saggi sul nazismo e sulla figura del Fuehrer (tra cui il celeberrimo: Hitler e il nazismo magico, Rizzoli 1989), sebbene l'autore, in più di un'occasione, ci delizi con i racconti delle vicissitudini militari del caporale Adolf Hitler, mai diventato sottufficiale perché non ritenuto idoneo ad assumere compiti di comando [12].


La rivincita del mondo psichiatrico

Nel 1943 il servizio segreto degli Stati Uniti (Oss) commissionò ad un gruppo, diretto dall'autorevole psicanalista Walter Langer (che come Sigmund Freud aveva lasciato precipitosamente Vienna nel 1938), un approfondito studio della personalità del Fuehrer. Langer e la sua équipe eseguirono con scrupolo quanto era stato loro richiesto, completando e consegnando al servizio segreto americano un articolato dossier. Questo studio è stato reso pubblico dallo stesso Langer solo agli inizi degli anni '70 con il titolo Psicanalisi di Hitler (Garzanti, 1973). L'autore divide il libro in 6 parti:

  1. Hitler: come crede di essere
  2. Come lo conosce il popolo tedesco
  3. Come lo conoscono i suoi camerati
  4. Come conosce se stesso
  5. Analisi e ricostruzione psicologica
  6. Il suo probabile comportamento futuro
Si tratta di uno studio sulla personalità del Fuehrer di eccezionale livello. È davvero sorprendente come Langer fosse riuscito a mettere a fuoco molti inquietanti aspetti del suo modo di agire, arrivando addirittura a fornirci una chiave interpretativa della sua controversa personalità. Langer arrivò ad ipotizzare la possibilità che certe situazioni familiari da far risalire agli anni formativi della sua vita potessero poi averne condizionato il comportamento negli anni a seguire. Le ipotesi di Langer si riveleranno veritiere e saranno confermate da numerosi biografi del dittatore. Non va infatti dimenticato che all'epoca si sapeva poco o nulla dell'infanzia e della prima giovinezza di Hitler, anche perché il dittatore aveva fatto del suo meglio per cancellare o distorcere il poco che era trapelato sulla sua storia personale. Langer arrivò persino a prevedere il suicidio di Hitler.

A questo punto, e alla luce delle affermazioni di Scientology, è tristemente ironico chiedersi: se nell'entourage medico di Hitler ci fosse stato qualche erborista e qualche ciarlatano di meno, e qualche psichiatra di più, la storia avrebbe avuto un corso diverso?


Dulcis in fundo…

Da "Televideo RAI", lunedì 30 giugno 2003. Riporto integralmente quanto visualizzato:

Aichhorn e il nazismo

Durante gli anni del nazismo a Vienna la psicoanalisi sopravvisse clandestinamente nella casa di August Aichhorn (1878-1949), amico e collega di Freud.

È quanto emerge da una serie di documenti rinvenuti nell'archivio del nipote di Aichhorn, Thomas, che ha curato l'ultimo volume della rivista "Luzifer-Amor" dedicata agli anni del nazismo, in cui la giovane scienza veniva messa al bando come "scienza giudea".

Aichhorn continuò a fare analisi didattiche e letture dei testi di Freud con un piccolo gruppo di medici e psicologi nella sua casa, fra il centro di Vienna e la ex residenza estiva degli Asburgo.


Note:

1. Un articolo intitolato "I dottori del diavolo", riportato su un opuscolo ufficiale del CCHR, ribadisce questi concetti. L'opuscolo è intitolato: "La creazione del male - La psichiatria distrugge la religione". È possibile leggerlo anche online: http://religione.cchr.org/page48.htm

Il CCHR, "Citizen Commission on Humain Rights", è l'equivalente del nostrano CCDU, Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, ed è un gruppo di facciata della Chiesa di Scientology.

2. Sull'argomento è disponibile una vasta letteratura. Personalmente consiglierei: Hitler e il nazismo magico di Giorgio Galli (Rizzoli, 1989). Galli è unanimemente riconosciuto come uno dei massimi esperti di quel periodo storico. Laureato in giurisprudenza e docente universitario di storia delle dottrine politiche, è da sempre considerato uno dei più autorevoli politologi italiani. Brillante saggista, è noto al grande pubblico per avere tenuto una rubrica sul settimanale "Panorama".

Tra i numerosi libri che trattano l'argomento non va dimenticato: The occult Roots of nazism. The ariosophist of Austria and Germany 1890-1935 di Nicholas Goodrick-Clarke (Le radici occulte del nazismo. Gli ariosofisti in Austria e in Germania), Wellingborough 1985. Degna di nota è anche l'opera di George Lachmann Mosse, Le origini culturali del terzo Reich.

La Thule Gesellschaft (o società di Thule) era una società relativamente segreta le cui origini risalgono al 1919 e che per emblema aveva la croce uncinata. Era un movimento antisemita i cui aderenti, almeno inizialmente, si prefiggevano di acquisire forza ed energia soprannaturali. Per raggiungere tale scopo contavano sull'aiuto di esseri molto antichi (e dotati di particolari poteri) che, a loro dire, erano gli ultimi custodi di una antichissima "conoscenza segreta" alla quale solo pochi illuminati avrebbero potuto ambire. Ma con il passare degli anni questa "società segreta" di tipo iniziatico assunse sempre di più i connotati di un movimento politico. Diversi autori fanno risalire alla Thule Gesellschaft il futuro gruppo dirigente del partito nazionalsocialista tedesco.

3. L'elenco è molto lungo e per brevità indico in Joseph Goebbels (ministro della propaganda) e in Joachim Von Ribbentrop (dapprima consigliere personale del Fuehrer per la politica estera e poi ministro degli esteri) gli unici esponenti di rilievo del terzo Reich che non vantassero alcun precedente legame con il mondo esoterico.

4. Alcune similitudini tra quelle dottrine esoteriche e le credenze degli scientologist sono davvero inquietanti (rinascite o reincarnazioni; l'essere umano diventato inconsapevole della sua vera natura spirituale e della propria immortalità; il cammino spirituale obbligato per elevarsi allo stato di "uomo-Dio", come in un lontanissimo e ormai dimenticato passato; una missione da compiere su questo pianeta, ecc.

5. Questi psichiatri appartenevano in larga misura al ramo "eugenetico". Per eugenetica si intende:

quella disciplina che si occupa del possibile miglioramento della specie umana, eliminando dal patrimonio ereditario i caratteri sfavorevoli o favorendo la diffusione di quelli favorevoli.
(Dizionario Zanichelli).
Tra queste figure si era ritagliato una certa notorietà Fritz Lenz, le cui teorie fecero presa su Adolf Hitler. Lenz, convinto eugenista, fu anche il coautore di un manuale (Grundriss der Menschlichen Erblichkeitslehre und Rassenhygiene [Fondamenti di genetica umana e di igiene della razza] di cui Hitler si servì per la stesura del "Mein Kampf".

Secondo Lenz certe "deviazioni sessuali" (ad esempio l'omosessualità) erano da considerarsi sostanzialmente dipendenti da fattori ereditari, al pari di determinati comportamenti criminali. L'elenco comprendeva anche il rachitismo, la cirrosi epatica, l'obesità, l'ipertensione ecc. A suo parere le persone affette da queste condizioni erano incurabili, in quanto fondamentalmente incapaci di rispondere a qualunque forma di terapia. Un altro chiodo fisso di Lenz era la convinzione che la "razza bianca" si riproducesse molto più lentamente di altre etnie "meno nobili" e quindi fosse predestinata a scomparire, a meno di non prendere adeguate contromisure. Fu proprio questo discutibile personaggio a ricoprire la prima cattedra di "Igiene della Razza", istituita a Monaco di Baviera nel 1923.

Non va poi dimenticato un teorico della "razza pura" quale il dottor Ernst Rudin che nel 1932 venne eletto all'unanimità "Presidente della Federazione Internazionale delle Società di Eugenetica", e che l'anno successivo si fece promotore di una legge per la sterilizzazione obbligatoria di ritardati mentali, maniaco-depressivi, schizofrenici, alcolisti cronici ecc. Questa legge porterà alla mutilazione di circa 400.000 individui.

Ricordo inoltre il dottor Robert Ritter che nel 1936 venne chiamato a dirigere il "Centro di ricerca sull'igiene razziale e sulla biologia della popolazione", da poco istituito. Ritter (anche definito "lo scienziato della razza") fu scelto per sovrintendere alla classificazione e allo sterminio indiscriminato degli zingari e della popolazione di origine sinta.

6. Le origini della psichiatria vengono generalmente collocate nel XVIII secolo; a partire dalla seconda metà del XIX secolo figure come Wilhelm Griesinger e Emil Kraepelin (che studiò a fondo la "dementis precos", la psicosi maniaco-depressiva e la paranoia) lasciarono un segno profondo nel panorama psichiatrico dell'epoca e ne tracciarono le linee guida. Comunque, prima dell'avvento di Freud, la psichiatria era stata codificata in modo tale che gli unici fattori presi in esame erano di ordine biologico (od organico). Furono proprio gli studi di Wilhelm Griesinger (1817-1868) a fuorviare il contesto psichiatrico. In pratica, Griesinger era giunto alla conclusione che le malattie mentali fossero semplicemente le malattie del cervello.

A Sigmund Freud, che favorì l'introduzione delle terapie psicoanalitiche, va attribuito l'indubbio merito di avere teorizzato l'origine non-biologica di numerosi disturbi mentali.

7. Secondo Henry Friedlander, sopravvissuto ad Auschwitz e storico di fama internazionale, «fu proprio l'incrocio tra teorie biologiche e teorie della razza, in definitiva tra eugenetica e razzismo, e la piena corrispondenza che, dopo il 1933, si realizzò tra queste teorie e l'ideologia nazista, la causa scatenante del genocidio di hitleriana memoria». (Rif: Le origini del genocidio nazista: dall'eutanasia alla soluzione finale, Henry Friedlander, Editori Riuniti, 1997).

Lo stesso concetto viene espresso da Benno Muller-Hill nella sua analisi di quel periodo storico: «Del resto una delle caratteristiche più evidenti dell'ideologia e della prassi dello sterminio nazista è che in esse si realizzarono non solo una comprensibile stretta collaborazione tra antropologi, igienisti della razza e psichiatri, ma una vera e propria sovrapposizione dei diversi ambiti disciplinari. Una netta separazione tra i rispettivi campi di studio e di intervento non venne mai mantenuta.» (Scienza di morte - L'eliminazione degli ebrei, degli zigari e dei malati di mente 1933-1945, Benno Muller-Hill. ETS editrice, Pisa, 1998 pagg. 33-34).

Fra i testi che hanno descritto il ruolo dei genetisti tedeschi e dei medici nelle politiche eugenetiche della Germania nazista, quello del genetista Benno Muller-Hill è il più significativo. La pubblicazione di questo libro è stato un atto coraggioso. Molti degli scienziati dell'epoca erano ancora vivi ed avevano un ruolo prestigioso nelle università tedesche. L'autore del libro divenne "persona non gradita" nella comunità scientifica in Germania. Soltanto nel 1999 la comunità scientifica tedesca ha cominciato a rivedere le proprie posizioni, ammettendo precise responsabilità in merito al proprio ruolo, sia prima che durante l'era nazista.

8. La questione è abbastanza controversa. Jung si difese dalle accuse di collaborazionismo con il nazionalsocialismo tedesco sostenendo di aver cercato di difendere la psicanalisi e gli analisti di origine ebrea. Alcuni suoi biografi sono propensi a dare credito a questa tesi.

Pare comunque che Jung si fosse attivamente adoperato per salvare alcuni colleghi ebrei, aiutandoli ad iscriversi ad associazioni di altri Stati per proteggerli; avrebbe aiutato, anche finanziariamente, quei pochi colleghi che erano riusciti a riparare in Svizzera.

9. Lo stesso Jung ammetterà in seguito il proprio sbaglio e farà pubblica ammenda per quel suo grossolano errore di valutazione ("sono scivolato", avrebbe riconosciuto). Altri particolari sono riportati nella biografia scritta da Gerhard Wehr: Jung. La vita, le opere, il pensiero, Rizzoli, 1987. Anche la recentissima e monumentale biografia dedicata al padre della psicologia analitica scritta da Deirdre Bair (Jung, Little Brown) conferma quanto riportato da Wehr.

10. L'articolo in questione è il sopracitato "I dottori del diavolo": «Resta però il fatto che pochi vedono le raccapriccianti somiglianze tra il mondo della psichiatria di allora e quello contemporaneo» ( http://religione.cchr.org/page51.htm ).

L. Ron Hubbard ha indicato Freud, Adler e Jung come le tre principali autorità nel campo della psichiatria nell'articolo "Druidismo e psichiatria" pubblicato sulla rivista Freedom il 27 febbraio 1969. Si veda anche: http://italian.freedom.lronhubbard.org/page060.htm

Nessuna di essi ha avuto qualcosa a che fare con il contesto eugenetico.

11. Rif. "I dottori del diavolo", http://religione.cchr.org/page48.htm. Stando a quanto riportato da questo articolo, la paternità della ricostruzione della degenza ospedaliera dell'allora caporale Adolf Hitler sarebbe da addebitarsi a Ron Rosenbaum, autore di Explaining Hitler (The News Yorker, vol.71, 1 may 1995, pp 54-55).

12. Nel 1918 il caporale Adolf Hitler fu effettivamente ricoverato all'ospedale di Pasewalk, in Pomerania, perché accecato dai gas durante la battaglia di Ypres. Stando a quanto riportato dal Pariser Tages Zeitung del 23 gennaio 1940, Hitler si sarebbe limitato a dichiarare: «Quando mi ritrovai costretto a letto, nella immobilità, mi colpì la certezza che avrei liberato la Germania e l'avrei fatta grande. Seppi immediatamente che ciò si sarebbe avverato.» Il significato simbolico di questa cecità accompagnata dall'illuminazione (circa il suo futuro destino), è stato oggetto di molte analisi nelle numerose biografie che sono state scritte su Hitler. Comunque la ricostruzione del Pariser Tages Zeitung è la stessa che viene riportata anche da Walter Langer in Psicanalisi di Hitler,Garzanti, 1973.


Per la stesura di questo articolo, oltre alle pubblicazioni già citate, sono state consultate le seguenti opere:

Hitler, Joachim Fest, Rizzoli, 1974; La persecuzione nazista degli zingari, Guenter Lewy, Einaudi, 2002; Il razzismo in Europa. Dalle origini all'olocausto, George Lachmann Mosse, Laterza, 1980.

 
 
 
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