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Prigionieri dell'inconscio

Una ricerca sui fuoriusciti dalle sètte

Tratto da Jesus - mensile di cultura e attualità religiosa. N. 9, Settembre 1998.

Uno dei punti più controversi tra gli studiosi dei nuovi movimenti religiosi è l'effetto che la permanenza in una setta o nuovo movimento religioso può avere sulla mente degli adepti (come avviene nel linguaggio corrente, useremo indifferentemente i termini "setta e "nuovo movimento religioso", avvertendo tuttavia che il primo, a differenza del secondo, ha una sfumatura peggiorativa).

Per verificare la presenza (o meno) di alterazioni psicologiche in soggetti che abbiano fatto parte di sètte, il Gris di Bologna, in collaborazione con l'Istituto di psicologia della Pontificia Università salesiana, ha elaborato un progetto di ricerca sui cosiddetti fuorusciti, i cui risultati saranno prossimamente resi pubblici. I dati, desunti da questionari sottoposti a 100 fuorusciti, sono in corso di elaborazione informatica presso il Gris. Un'équipe di psichiatri e psicologi, trn cui Anna Maria Veggeti, psicologa, Mario Di Fiorino, psichiatra, ed Eugenio Fizzotti, direttore dell'Istituto di psicologia dell'Ups, si occuperà in un secondo momento dell'interpretazione. Il valore di questa ricerca dipende particolare dall'alto numero dei fuorusciti che hanno accettato rispondere al questionario. Chi abbandona, infatti, è quasi sempre restio a fornire informazioni, o per le minacce di ritorsione da parte del nuovo movimento religioso, come ad esempio nel caso di Scientology, o per non rivangare un passato di sofferenza.

A causa della presenza di elementi soggettivi come il dolore e il distacco conflittuale dalla setta, ci si chiede se questo tipo di indagine non rischi di essere poco obiettiva. Precisa Anna Maria Veggetti: "È chiaro che il ricercatore deve tener conto delle caratteristiche del campione, che potrebbero amplificare i dati di segno negativo. Non è detto tuttavia che sia sempre così. In ogni caso, si sa che si sta lavorando con fuorusciti. È un presupposto teorico antecedente lo svolgimento della ricerca. Comunque", prosegue, "si potrebbe fare il ragionamento inverso: si potrebbe dire che non è attendibile la testimonianza diretta di una persona che ancora appartiene alla setta perché in qualche modo condizionata dalla fase di entusiasmo iniziale, e allora si avrebbero dati amplificati in senso positivo. L'importante è avere chiari i presupposti, con chi si lavora e a quale fine. Sono comunque previste domande miranti ad analizzare le caratteristiche psicologiche del soggetto e la sua storia personale prima dell'entrata nella setta o movimento religioso alternativo. Se la persona rivela problemi di origine psicologica già in precedenza, l'ipotesi potrebbe essere che le pratiche o i metodi della setta abbiano "solamente" fatto emergere la fragilità preesistente. Nel caso in cui questo non venga rilevato, allora si può pensare che le alterazioni psicologiche siano da attribuire ai metodi usati nel movimento religioso alternativo".

Tra i cento che hanno risposto al questionario, il gruppo più numeroso è quello di chi ha avuto esperienze esoterico-occulte; altri fuorusciti provengono da Scientology (e da altre denominazioni per lo sviluppo del potenziale umano), dai Testimoni di Geova, da sètte pseudocristiane e da gruppi di matrice orientale.

Alcune conclusioni provvisorie si possono trarre da un primo esame dei questionari. La maggioranza dei fuorusciti ha avvertito un iniziale senso di benessere in conseguenza dell'affiliazione alla setta. "Tuttavia", spiega la psicologa, "a distanza di tempo il benessere iniziale si è trasformato, nella maggioranza dei casi, in un senso crescente di malessere psicologico. Dai dati provvisori risulta che tra gli ex di Scientology un quarto afferma di aver tratto qualche beneficio dalle tecniche apprese, mentre i tre quarti affermano di aver avuto nel tempo problemi a livello psicologico. A un primo esame, che andrà comunque confrontato con i dati definitivi, i questionari non sembrano fornire dati particolarmente preoccupanti per gli appartenenti a sètte pseudocristiane. Per i Testimoni di Geova, mentre una metà non ha avvertito problemi particolari, l'altra segnala la presenza di disturbi. Naturalmente solo l'elaborazione informatica potrà confermare queste linee di tendenza".

Gli appartenenti a sètte esoterico-occulte sembrano fornire i dati più preoccupanti. Questo convaliderebbe l'ipotesi che ha spinto Anna Maria Veggetti a promuovere la ricerca: "È probabile che i risultati finali confermino quello che ho riscontrato nel corso dì molti colloqui di sostegno avuti con fuorusciti da nuovi movimenti religiosi esoterico-occulti e con persone che avevano svolto individualmente pratiche di tipo magico o spiritico. Credo che i danni psicologici più gravi vengano da qui. Ho potuto riscontrare moltissimi casi di depressione, anche grave, pensieri suicidi, stati di ansia e angoscia, attacchi di panico, pensieri ossessivi (ad esempio di fare del male a sé o ad altri), sensazioni di perdita del controllo, quindi timore di impazzire, e talora anche stati allucinatori. Non sono da sottovalutare neppure i gruppi che propongono lo sviluppo del potenziale umano, tra i quali Scientology è solo il caso più noto. Dobbiamo tener presente che ogni persona si struttura nel tempo, trovando delle modalità di adattamento tra il mondo esterno e il proprio mondo interiore. Ora, le tecniche usate dai gruppi di sviluppo del potenziale umano spesso aggrediscono con violenza la struttura interiore, soprattutto nei meccanismi difensivi, facendo in modo che la persona modifichi, alla luce del nuovo "insegnamento", gli adattamenti messi in atto precedentemente nel corso della vita. Il risultato è quello di destrutturare l'identità stessa della persona, a volte con veri e propri crolli psichici profondi. I danni sono tanto più gravi in quanto nella maggior parte dei casi gli "istruttori" non sono professionisti, medici o psicologi, ma semplicemente membri che hanno fatto un iter di preparazione nel movimento stesso".

 
 
 
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