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Cagliari: Estorsione e favoreggiamento, chiesti tre rinvii a giudizio

Di Stefano Lenza e Daniela Pinna

Articoli e lettera di replica tratti da L'Unione Sarda, 5 e 11 ottobre 2002.


Da La Nuova Sardegna del 21 e 26 novembre 2002:

  • Si veda anche: Scientology: problemi in Sardegna
     
     

    Accusato un uomo di Scientology
    Tratto da L'Unione Sarda, 5 ottobre 2002

    Il 18 febbraio del 1997 Roberto D. si sveglia presto, molto presto. Poco prima dell’alba apre la finestra della sua camera nell’appartamento della famiglia al sesto piano di un palazzo di via Castiglione. L’aria è gelida, pungente, ma non riesce a rinfrescargli le idee, a placare il tumultuoso ribollire dei pensieri. È confuso, Roberto. Confuso e agitato. Non riesce più a ritrovare se stesso, ha smarrito la tranquillità, la spensieratezza dei suoi diciannove anni vissuti apparentemente senza problemi: i genitori lo adorano, non gli fanno mancare affetto e neppure sostegno materiale. Nessun problema economico, anzi se la passano bene. Hanno lavorato, investito e ora raccolgono i frutti. Roberto scruta il cielo ancora scuro incorniciato dalla finestra. Poi accosta una sedia al davanzale, ci sale, traballa un po’ mentre guarda di sotto. Tira su, forse, un respiro profondo e si lancia nel vuoto. Un volo di una ventina di metri e impatta con l’asfalto grigio e freddo. L’anima gli tiene compagnia per qualche attimo, poi vola via spinta da un ultimo esile sussulto. Muore, Roberto, e tutto sembra definitivamente chiaro: suicidio.

    Caso, chiuso, indagine archiviata. Per gli investigatori, non per la mamma e il papà. Non riescono a darsi pace, a sopportare che quel loro figlio abbia voluto farla finita due settimane prima di compiere vent’anni. Pensano e ripensano, ricordano quel che il ragazzo raccontava, le sue preoccupazioni sempre più incontrollabili, quell’ansia che gli cresceva dentro fino a divorarlo.

    Il padre, Antonino, decide che sì, che di suicidio si è trattato, però non può finire lì. Va dall’avvocato Mario Canessa e gli racconta che Roberto si era iscritto a Scientology e inizialmente sembrava felice di questa scelta. Poi s’incupisce, prigioniero dei suoi segreti. Quando non ce la fa più li svela, parla come un fiume in piena. Racconta di essere pressato con richieste di denaro da parte di un cugino, Giorgio Carta, anche lui seguace della “Missione Chiesa di Scientology” e all’epoca uno dei dirigenti della sede cagliaritana. Il padre rivela all’avvocato che Roberto riferì di somme rilevanti, decine di milioni che aveva già consegnato ma la sua generosità non bastava mai. Questo dice il padre all’avvocato Canessa. Il legale vuole conferme. La prima arriva dalla madre del giovane suicida. Ma non basta, non può bastare. Ne servono altre che non siano di familiari, o parenti più o meno stretti. Alla fine le cerca e le trova tra gli amici del ragazzo e tra persone con cui lui parlava. Tra le altre quelle di un anziano signore, cui Roberto aveva confidato i suoi turbamenti: riferì di minacce, di ritorsioni se avesse parlato di quelle donazioni, di quel denaro consegnato al cugino dopo averlo ottenuto dal padre inventando mille e una giustificazione. Messo insieme un suo dossier, nel settembre del 1998 l’avvocato Canessa presenta una denuncia alla Procura della Repubblica di Cagliari e chiede che vengano riaperte le indagini. La richiesta viene accolta e il caso affidato al sostituto procuratore Guido Pani.

    Il magistrato riparte quindi da zero, dispone intercettazioni telefoniche, perquisizioni e altri accertamenti. Sequestra documenti, sente i testimoni. E solo alla fine di quest’estate conclude il suo lavoro chiedendo il rinvio a giudizio di Giorgio Carta, cagliaritano, 39 anni, con l’accusa di estorsione.

    «Perché» scrive nella richiesta «anche in concorso con altre persone non identificate, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, mediante minacce, costringeva ripetutamente Roberto D. a consegnargli varie somme di denaro in contanti per un ammontare complessivo di circa cento milioni di lire». Pani ha chiesto il rinvio a giudizio anche di Anna Maria Cogoni, 45 anni di Selargius, e Massimiliano Longu, 29 anni di Cagliari, per favoreggiamento: avrebbero fornito - secondo il magistrato - false indicazioni durante una perquisizione nella sede cagliaritana di Scientology sulla disponibilità del fascicolo relativo a Roberto D. Carta (difeso dall’avvocato Guido Manca Bitti), Cogoni e Longu (difesi dall’avvocato Pasquale Ramazzotti) hanno respinto tutte le accuse e così anche Scientology. Se contro di loro ci sono o no elementi tali da motivare il rinvio a giudizio, lo stabilirà il 16 ottobre il Gup Giovanni Lavena.

    Stefano Lenza


    La fede che divise Cruise e Kidman. Il Viminale: pericolosi speculatori
    Tratto da L'Unione Sarda, 5 ottobre 2002

    Una chiesa laica che promuove la crescita spirituale dell’uomo, oppure un’organizzazione che lucra sulla debolezza di persone psicologicamente fragili?

    Decenni di polemiche non hanno chiarito il mistero di Scientology, il movimento religioso che secondo il gossip fu causa di divorzio fra il fedelissimo Tom Cruise e la scettica Nicole Kidman. La prima Chiesa di Scientology è stata fondata nel 1954 dai seguaci di uno scrittore americano di fantascienza L. Ron. Hubbard, a sua volta fondatore di Dianetics, da lui definita «la scienza moderna della salute mentale». Secondo il ministero dell’Interno, è un pericolo pubblico. «Il vero fine della setta appare l’esercizio di un’attività speculativa in danno di persone», si legge in un rapporto del Dipartimento di Pubblica Sicurezza sulle sette inviato nel 1998 alla Camera. Ma per la Corte di Cassazione Scientology è una religione. E le sue tecniche aggressive di proselitismo e raccolta di fondi hanno precedenti illustri nella Chiesa Cattolica. Anche la vendita delle indulgenze, argomentava nel 1997 la Suprema corte, «si fondò essenzialmente su un’insopportabile e terrorizzante enfatizzazione delle sofferenze espiatorie riservate ai credenti nell’Aldilà».

    L’Eniclopedia delle religioni in Italia, pubblicata l’anno scorso a cura del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni) classifica Scientology fra i cosiddetti movimenti del potenziale umano. Il sito web dei seguaci di Hubbard dice che «Scientology è una filosofia religiosa applicata». Lo scopo: rendere un individuo capace di contare su se stesso per migliorare la propria esistenza. Il mezzo: una sorta di psicoterapia che avrebbe il potere di risvegliare capacità assopite dell’intelletto e della psiche, ma è stata duramente contestata da diverse associazioni di psichiatri statunitensi. Il percorso dei nuovi adepti incomincia con l’Oxford Capacity Analysis, un test che dovrebbe svelare la personalità nascosta dell’individuo. Dopodiché parte una terapia in più fasi. Per Scientology l’uomo deve ritrovare la consapevolezza di essere una creatura spirituale che si è volontariamente chiusa in un corpo materiale.

    Per il ministero dell’Interno «attraverso il racconto delle esperienze traumatiche [...] i ”pazienti” finiscono per confessare particolari intimi della vita privata, che successivamente potranno essere adoperati contro di loro come strumenti di ricatto». Durante i corsi, «sempre più onerosi» gli adepti sarebbero «sottoposti a stress fisici (lavori logoranti, diete ipervitaminiche e ipoproteiche) e psicologici (letture forzate, pressioni ed intimidazioni) per ridurli in uno stato di totale soggezione». Accuse che si ripetono nel mondo, basate sui racconti shock dei fuoriusciti. Che però non reggono nei tribunali, se sinora Scientology ha vinto praticamente tutte le cause, negli Usa, in Italia e in Francia. Dove nel luglio scorso, dopo 20 anni di istruttoria, si è chiuso un processo che pure era caro al Governo: i reati estinti, i documenti giudiziari contro la setta inspiegabilmente scomparsi.

    Daniela Pinna


    La chiesa di Scientology: «Non siamo speculatori ma confessione religiosa»
    Tratto da L'Unione Sarda, 11 ottobre 2002

    L'Unione Sarda del 5 ottobre dedica a Scientology un’intera pagina (la numero 9 della Cronaca di Cagliari), richiamando l’attenzione del lettore con una segnalazione in prima pagina “Un ex-esponente di Scientology finisce sotto inchiesta”.

    Il giornalista Stefano Lenza, illustra il caso sottolineando che l’indagine riguardante il suicidio di Roberto D., avvenuto il 18 febbraio ’97, era stata archiviata, e che, su istanza dell’avvocato della famiglia di Roberto D., la Procura della Repubblica di Cagliari, accogliendo la richiesta, ha riesaminato il caso e quindi chiesto il rinvio a giudizio di tre persone, uno imputato di estorsione e gli altri due di favoreggiamento.

    Il giornalista precisa che gli odierni imputati respingono tutte le accuse, «e così anche Scientology». Il giornalista che fino al sest’ultimo rigo dell’articolo aveva riferito correttamente sul caso, commette l’errore di coinvolgere Scientology, sia pure nel momento in cui attesta che tutti si proclamano innocenti.

    Se Scientology (riteniamo si voglia dire la Chiesa di Scientology di Cagliari) respinge le accuse, significa che essa è anche chiamata a dar conto dell’accusa. Questo non è vero! La Chiesa di Scientology non ha respinto nessuna accusa perché ad essa non è stata contestata mai accusa alcuna.

    Ma la Chiesa di Scientology non ha respinto nessuna accusa anche perché si è, da subito, offerta ad ogni collaborazione con la Procura che indagava, non si è opposta al sequestro della documentazione e si è detta interessata all’indagine, riservando eventualmente la costituzione di parte civile. Ciò perché obbligata da regole di correttezza che ha sempre assunto, ma anche per rispetto alla famiglia che ha vissuto questa grande tragedia.

    Il comportamento che la Chiesa di Scientology avrebbe mantenuto nei confronti del Processo è stato espresso alla Procura della Repubblica con lettera del 24 aprile ’99 a firma del Presidente legale rappresentante dell’ente religioso.

    La Chiesa di Scientology dopo il deposito degli atti, tramite il suo avvocato di fiducia, ha riconfermato al Procuratore della Repubblica la propria disponibilità alla collaborazione, anche se ha espresso forti perplessità in ordine alla fondatezza dell’accusa stessa, svolta in danno di tre imputati che allo stato degli atti appaiono più coinvolti nella triste vicenda di Roberto D. per pregiudizio ed accanimento, che in ragione di prove certe necessarie in un così delicato e grave caso umano, più che giudiziario.

    La Chiesa di Scientology, quindi, mantiene questa sua linea di comportamento nei riguardi di questo processo e valuterà i risultati dell’udienza preliminare. Chiediamo che L’Unione Sarda ed il giornalista Stefano Lenza prendano atto della posizione della Chiesa di Scientology,rettificando l’errore in cui è incorso il giornalista.

    Sulla stessa pagina 9 dell’Unione Sarda, l’articolo a firma di Daniela Pinna è diffamatorio e quindi gravemente lesivo dell’immagine della Chiesa di Scientology. «Il Viminale: pericolosi speculatori», è un messaggio che non tiene conto di quanto accertato in Italia ed anche all’estero, in via giudiziaria e di quanto riconosciuto dalla più qualificata dottrina e dal dibattito culturale italiano ed internazionale.

    La qualificazione di confessione religiosa o di organizzazione dedita al profitto, come ben si sa, non si può fondare su quanto riporta la stampa sulle iniziative giudiziarie ingigantite e gonfiate dai “movimenti anticulto”, che approfittano delle disgrazie di qualcuno, come nel caso di Cagliari, o della intolleranza di altri, come in tutti gli altri casi che la giornalista riconosce «non reggono nei tribunali» dove «Scientology ha vinto praticamente tutte le cause».

    Quando lo Stato non crea le condizioni per un corretto esercizio della libertà religiosa, il giudizio sul comportamento e sulla auto qualificazione di una confessione religiosa spetta alla magistratura. E la magistratura italiana, chiamata a questo giudizio dall’intolleranza o dalla incomprensione di molti ha già risposto sul punto. La Chiesa di Scientology è una confessione religiosa. La Corte d’Appello di Milano in data 5 ottobre 2000, con sentenza numero 4780/00 passata in giudicato, respingendo l’appello del pubblico ministero avverso la sentenza del Tribunale di Milano del 2 luglio 1991 afferma: «Questo Giudice prende atto con la Suprema Corte di Cassazione che le prove acquisite non consentono di escludere la natura confessionale di Scientology suffragata dallo Statuto e dal pubblico riconoscimento».

    Che cosa significa? Significa che la Chiesa di Scientology è una confessione religiosa, così come dichiara di essere, e che l’accusa che il pm formulava «persegue i fini di lucro e non di religione» è infondata.

    La Chiesa di Scientology è una confessione religiosa perché tale qualificazione è suffragata dal pubblico riconoscimento, valutato secondo i principi dettati dalla Corte Costituzionale con sentenza numero 195/93.

    La giornalista riporta stralci di un rapporto del Ministero degli Interni contestato non solo da Scientology perché falso, precedente alla Corte d’Appello di Milano, numero 4780/00 del 5 ottobre 2000 sopra richiamata, che è la sentenza che decide sul rinvio (della Corte di Cassazione del 1997 citata nell’articolo) e nella quale, oltre all’affermazione sopra riportata in ordine alla qualificazione di confessione religiosa, decide di respingere l’appello del pm e confermare la sentenza di assoluzione di tutti gli imputati di associazione per delinquere decisa da Tribunale di Milano del 2 luglio 1991. Quanto dice il rapporto del Viminale non tiene conto di questa sentenza, e quindi nell’articolo si fa riferimento ad una accusa ed a sentenze censurate e cassate.

    Sulla base di questo accertamento, non fatto purtroppo, siamo sicuri avrebbe titolato l’articolo non con la menzogna «Viminale: pericolosi speculatori», ma con la verità accertata «Scientology è una confessione religiosa».

    Chiediamo che si prenda atto della verità e con la pubblicazione di quanto da noi detto e, sulla base delle sentenze indicate, si ristabilisca la verità, evitando ulteriori danni alla nostra Chiesa che ha sempre dimostrato di voler vivere nel rispetto delle leggi.

    Tiziana Quartu
    Presidente
    Chiesa di Scientology
    Cagliari

    Replica del giornale:

    Il Rapporto del Dipartimento di pubblica sicurezza non è un atto giudiziario e non è legato in alcuno modo ai processi contro i membri della chiesa di Scientology. Si tratta di una indagine in cento pagine dal titolo “Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia”, inviata il 29 aprile 1998 dal ministro degli Interni alla Commissione per gli Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.

    L’articolo dà già atto che la Chiesa di Scientology ha vinto tutte le cause, in Italia o all’estero. (d.p.)


    Cagliari, per estorsione in tribunale seguace di Scientology
    Tratto da 24 ore - del 21.11.2002

    Cagliari. Un rinvio per il processo contro un seguace di Scientology, finito sotto inchiesta con l'accusa di aver chiesto ripetutamente denaro ad un giovane cagliaritano, che sarebbe poi morto suicida gettandosi dal balcone di casa.

    Il processo davanti al giudice per l'udienza preliminare Giovanni Lavena è iniziato ma è stato imnediatamente aggiornato al prossimo 12 febbraio per un difetto di notifica per alcuni degli imputati.

    Soltanto allora si potrà conoscere se la richiesta del pubblico ministero Guido Pani (rinvio a giudizio per Giorgio Carta con l'accusa di estorsione, e per altri due membri di Scientology, Anna Maria Cogoni e Massimiliano Longu, accusati di favoreggiamento) verrà accolta o meno.

    A far scoppiare il caso era stato il padre di un giovane di 29 anni, suicidatosi il 18 febbraio 1997: «Roberto era iscritto a Scientology e ad un certo punto ha iniziato a consegnare dei soldi a Giorgio Carta». E proprio dalla consegna di quei soldi si è partiti per un'inchiesta che alla fine ha coinvolto tre persone: oltre a Carta, anche due adepti di Scientology che avrebbero ostacolato una perquisizione della Procura.


    «Scientology estranea al processo»
    Tratto da:
    24 ore - del 26.11.2002

    Tiziana Quartu Presidente della Chiesa di Scientology di Cagliari:

    «Il giornale nell'edizione del 21 novembre, nella sezione "24 Ore", dà la notizia che all'udienza preliminare tenuta il giorno 20 del corrente mese presso il Tribunale di Cagliari dal dott. Lavena, un processo è stato rinviato ad altra udienza.

    L'articolo riferisce anche sul fatto che ha giustificato la richiesta del rinvio a giudizio del Pm dott. Pani.

    L'articolo è diffamatorio nei confronti della Confessione religiosa di Scientology, perché specifica (senza necessità e utilità ai fini della trasmissione della notizia), l'appartenenza religiosa degli imputati, collegando così la contestata ed illustrata commissione di reati ipotizzati alla Confessione stessa.

    Da una lettura serena si rileverà facilmente che l'articolo in questione, sottolineato dal titolo "In tribunale seguace di Scientology", quantomeno appare come avente il fine e purtroppo l'effetto di squalificare Scientology.

    Poiché la Chiesa di Scientology è estranea al processo in questione, si ribadisce per evitare ulteriori pregiudizi.»


    Secondo l’accusa l’indagato avrebbe preteso cento milioni dal ragazzo
    Tratto da:
    L'Unione Sarda del 13.2.2003

    Un suicidio apparentemente inspiegabile: Roberto non aveva 20 anni quando si è lanciato dalla finestra della sua camera da letto, quinto piano, via Castiglione. Era il 18 febbraio 1997. Quattro mesi dopo i genitori hanno presentato una denuncia: il figlio si è suicidato - sostengono - perché esasperato dalle continue richieste di denaro del cugino col quale condivideva la frequentazione di Scientology.

    Ieri mattina il Gup Giovanni Lavena ha rinviato a giudizio con l’accusa di estorsione Giorgio Carta, 30 anni, cagliaritano. Secondo il sostituto procuratore Guido Pani l’imputato (difeso dagli avvocati Luigi Concas e Guido Manca Bitti) ha preteso quasi cento milioni di lire minacciando di rivelare le confidenze che Roberto aveva fatto durante le riunioni con gli iscritti a Scientology. Per gli altri due imputati, Annamaria Cogoni, 44 anni di Selargius, e Massimiliano Longu, 30 anni di Cagliari (difesi dall’avvocato Pasquale Ramazzotti) il giudice ha disposto la trasmissione degli atti al pubblico ministero affinché precisi il capo d’imputazione. La Cogoni e Longu (iscritti entrambi a Scientology) sono accusati di favoreggiamento: avrebbero aiutato Carta a eludere le investigazioni facendo sparire 8 “uditing” di Roberto. Si tratta dei fascicoli di Scientology intestati al giovane che si è tolto la vita. Questa circostanza è saltata fuori in un momento successivo dell’inchiesta, da lì la necessità di riformulare le accuse. A questo punto il processo si divide in due tronconi: Carta sarà infatti giudicato il 2 maggio dai giudici della prima sezione del Tribunale, mentre gli altri due, se saranno rinviati a giudizio, saranno giudicati dal Tribunale monocratico e i due procedimenti non potranno più essere riuniti.

    Stando al racconto dei genitori di Roberto (che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Mario Canessa e Mariano Delogu) la vicenda sarebbe cominciata proprio con l’iscrizione a Scientology di cui il giovane era inizialmente contento. Poi è successo qualcosa. Roberto aveva confidato al padre e alla madre di essere pressato con richieste di denaro dal cugino Giorgio Carta, anch’egli seguace della “Missione Chiesa di Scientology”. Tra parentesi: due giorni fa è stata diffusa gratuitamente fuori dal palazzo di giustizia una rivista riferibile a Scientology che parlava in modo cripitco di questa inchiesta. Dopo la morte del ragazzo alcuni amici hanno confermato che Roberto era stato minacciato, non doveva parlare assolutamente dei soldi consegnati al cugino.

    Raccolto un vero e proprio dossier, la famiglia di Roberto ha chiesto alla Procura della Repubblica di riaprire le indagini sulla morte del figlio. Esclusa l’ipotesi dell’istigazione al suicidio è rimasta l’estorsione.


    Un suicidio dopo un'estorsione: in tre finiscono davanti al giudice
    Tratto da:
    La Nuova Sardegna del 13.2.2003

    CAGLIARI. L'altra volta c'era stato un rinvio a causa di un difetto di notifica per alcuni degli imputati al processo contro un esponente di Scientology, finito sotto inchiesta con l'accusa di aver chiesto ripetutamente denaro ad un giovane cagliaritano, che poi era morto suicida gettandosi dal balcone di casa.

    Il processo davanti al giudice per l'udienza preliminare Giovanni Lavena si è concluso ieri mattina con le richieste del pubblico ministero Guido Pani: rinvio a giudizio per Giorgio Carta con l'accusa di estorsione. Mentre per altri due imputati, anche loro esponenti di Scientology, Anna Maria Cogoni e Massimiliano Longu, accusati di favoreggiamento, gli atti sono stati nuovamente inviati all'accusa per approfondimenti sulla vicenda. Il processo pubblico si svolgerà davanti alla prima sezione del tribunale il prossimo 2 maggio: una conclusione che servirà in ogni caso a chiarire la vicenda, eliminando se possibile dubbi e interrogativi che fin dal primo momento si sono accumulati. Il rinvio a giudizio ha trovato d'accordo anche i legali di Carta, gli avvocati Luigi Concas e Guido Manca Bitti. La parte civile è rappresentata dagli avvocati Mario Canessa e Mariano Delogu.

    A far scoppiare il caso era stato il padre di un giovane di 29 anni, suicidatosi il 18 febbraio 1997: «Roberto era iscritto a Scientology e ad un certo punto ha iniziato a consegnare dei soldi a Giorgio Carta». Questo, per sommi capi, il contenuto della denuncia che l'uomo presentò alla questura. E proprio dalla consegna di quei soldi si è partiti per un'inchiesta che alla fine ha coinvolto tre persone: oltre a Giorgio Carta, anche altri due esponenti di Scientology.

    Pochi dubbi che si è trattato di un suicidio: il padre di Roberto D. non lo ha mai negato. Ma per l'uomo dietro ci sarebbe anche un'altra storia. Come ha rivelato Antonino D. all'avvocato di parte civile Mario Canessa, Roberto all'inizio sembrava felice della scelta di aver aderito alla Missione Chiesa di Scientology. Poi avrebbe iniziato a incupirsi e intristirsi sempre di più. Avrebbe alla fine rivelato che ad un detto punto era pressato dalla richieste di denaro di un cugino, Giorgio Carta appunto.

    Vero, falso? Che cosa c'era dietro? Sarà il processo pubblico a dare l'esatta misura della vicenda.


    Ex capo di Scientology condannato: quattro anni e mezzo
    Tratto da: L'Unione Sarda, 9 novembre 2004. Di Andrea Manunza

    Non aveva ancora vent'anni, ma da mesi viveva nell'incubo dei debiti, costretto a versare decine di milioni a un dirigente della Missione Scientology. Preso dalla disperazione si getta dalla finestra. Suicidio. Così fu classificata la tragedia, in un primo momento. Ma il caso in seguito fu riaperto sfociando in un'inchiesta e nel processo contro un socio e ora ex dirigente di Scientology: ieri Giorgio Carta, 41 anni, è stato riconosciuto responsabile di estorsione ai danni del cugino Roberto Deplano, il ragazzo suicidatosi il 18 febbraio del 1997. E per questo dovrà scontare quattro anni e sei mesi di carcere.

    Così ha deciso ieri il Tribunale presieduto dal giudice Sette ponendo fine a una vicenda giudiziaria cominciata sette anni fa. Un caso che aveva suscitato grande scalpore. I giudici hanno deciso per una pena più pesante rispetto a quella ipotizzata dal pubblico ministero, che aveva chiesto una condanna a quattro anni. La vicenda risale al 1997. Il 18 febbraio di quell'anno Roberto Deplano, uno studente di 19 anni, si suicidò lanciandosi dalla finestra della sua camera al sesto piano di un palazzo di via Castiglione. Un volo di venti di metri rivelatosi fatale. Gli investigatori chiusero il caso classificandolo come semplice suicidio e l'indagine venne archiviata. Ma i genitori sapevano che sotto c'era qualcos'altro. Qualcosa che negli ultimi tempi aveva reso ansioso e preoccupato il figlio. Suo padre, Antonino, andò dall'avvocato Mario Canessa e gli disse che Roberto si era iscritto a Scientology (un movimento religioso fondato nel 1954 negli Stati Uniti e che stava prendendo piede anche in città).

    Dopo un primo periodo felice, raccontò il padre, Roberto si incupì e rivelò di essere pressato con continue richieste di denaro da parte di Giorgio Carta, proprietario di un bar in piazza Giovanni XXIII e all'epoca uno dei dirigenti della sede cagliaritana di Scientology. Fu proprio lui a convincere Roberto a iscriversi alla Missione. Si parlava di decine di milioni che Roberto aveva già consegnato. Ma la sua generosità pare non bastasse mai. La versione fu confermata anche dagli amici e dalla madre del ragazzo: «Roberto non ne poteva più - disse - voleva uscire da quella setta ma non ci riusciva. Era cambiato, aveva smesso di studiare, non suonava più. Mi disse che gli avevano fatto il lavaggio del cervello, che gli chiedevano molti soldi. Che lo minacciavano di rivelare le confidenze che aveva fatto durante le riunioni con gli altri iscritti. Era terrorizzato, mi aveva perfino chiuso in casa perché temeva che mi ammazzassero. Io e mio marito avevamo deciso di lasciare Cagliari: il giorno dopo Roberto si è tolto la vita, pensando così di salvare noi».

    Nel settembre del '98, su denuncia dell'avvocato, il pm Guido Pani riaprì le indagini. Ci furono intercettazioni telefoniche, perquisizioni, sequestro di documenti. Alla fine Giorgio Carta fu rinviato a giudizio con l'accusa di estorsione in concorso con ignoti «perché mediante minacce costringeva ripetutamente Roberto Deplano a consegnargli varie somme di denaro in contanti per un ammontare complessivo di circa cento milioni di lire». Carta ha sempre respinto tutte le accuse. Gli avvocati difensori Guido Manca Bitti e Luigi Concas si sono detti «sorpresi dalla sentenza. Restiamo convinti dell'innocenza di Giorgio Carta. Ci sono state lacune nelle indagini che avrebbero potuto cambiare le carte in tavola». Più tardi l'imputato ha ribadito la propria innocenza: «Ovviamente presenterò appello a questa sentenza che ha dell'incredibile. Aspetto di leggere le motivazioni per capire come i giudici siano arrivati a tali ingiuste conclusioni».

    Nel maggio 2010 la Corte di appello ha assolto Giorgio Carta.

     
     
     
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