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Autunno 2015: Scientology a processo in Belgio (2)

Prende avvio il procedimento che vede imputati 12 dirigenti e due associazioni della Chiesa di Scientology con accuse che vanno dalla truffa all'abuso della professione medica, fino all'associazione criminale

Cronaca di © Jonny Jacobsen, novembre 2015
© Traduzione di Simonetta Po, novembre 2015

La IAS: finanzia le opere di bene di Scientology

Di Jonny Jacobsen, 1 novembre 2015

All'inizio dell'udienza di martedì tre persone si sono fatte avanti chiedendo di costituirsi parte civile al processo. Si tratta di due ex membri di Scientology, John Duignan e Samantha Domingo, e della statunitense Victoria Britton, che ha spiegato di aver perso il figlio in circostanze tragiche. Tutti e tre ritenevano di avere informazioni utili alla corte.

Dopo aver stabilito che nessuno di loro era stato personalmente toccato dalla Chiesa di Scientology del Belgio o da nessuno dei singoli imputati, il giudice Yves Régimont ha detto di dover rigettare la richiesta. Mentre le loro informazioni sarebbero potute essere utili durante l'indagine, ha spiegato, le storie che volevano raccontare non riguardavano il procedimento in corso.

Non s'è fatto invece parola di un altro uomo che si era presentato il giorno prima dell'inizio del processo per registrarsi come parte in causa: gli era stato consigliato di trovarsi un avvocato. Per il momento, quindi, il caso non ha parti civili. Ciò che un tempo sembrava un lungo elenco di querelanti si è ridotto a nulla: alcuni hanno trovato un accordo privato con Scientology, altri si sono ritirati per motivi diversi.

Questo però non significa che la Procura non debba tener conto delle dichiarazioni rese agli investigatori che, al contrario, sono ancora parte del fascicolo d'accusa. Quando il giudice presenta agli imputati gli eventi che li riguardano, la corte attinge a quelle storie.

La terza imputata ad essere sentita è stata Hilde H., una delle due che segue il procedimento con l'aiuto di interpreti fiamminghi. Con altri due interpreti che assistono due imputati di lingua inglese, il processo sarà accompagnato da mormorii in lingue diverse.

Il giudice Régimont ha iniziato chiedendo all'imputata di spiegare come era entrata in Scientology.

«Lavoravo in un'azienda di computer e mi mandarono a fare dei corsi, ed è lì che conobbi una scientologist», ha spiegato. La donna era una fedele di lungo corso ed erano diventate amiche.

«Ammiravo il suo atteggiamento verso la vita, il modo in cui affrontava la vita», ha raccontato. Per quanto riguardava lei, aveva avuto un'educazione cattolica, ma rispettare quelle regole non era sempre facile: tradurre i valori cattolici nella vita moderna non era un compito semplice.

«Lessi diversi libri [Scientology] su come condurre una vita felice, il che mi interessava moltissimo, così [l'amica] mi portò a una conferenza della chiesa», ha proseguito. «Lì scoprii un approccio che mi soddisfaceva di più della mia educazione cattolica. Perciò mi iscrissi a due corsi di base, "Vincere gli alti e bassi della vita" e "Integrità e valori personali".» Questi corsi di base le diedero ciò di cui aveva bisogno per decidere se Scientology faceva per lei.

Decise di sì. Anche se era giovane, aveva un buon lavoro ed era piena di amici, pensava che nella vita ci fosse qualcosa di più ricco, di più profondo, qualcosa che le mancava.

E quando accadde tutto questo? Le ha chiesto il giudice. Nel 1993. Aveva ricevuto auditing? Sì. E mentre faceva questo auditing, le avevano detto di comprare altri corsi? No, ha risposto Hilde, era stata lei a decidere di proseguire.

«Scientology contiene una quantità enorme di cose, ma Mr. Hubbard, nel suo Ponte della Libertà Totale, disse che se si vuole davvero progredire nel viaggio spirituale bisogna fare piccoli passi.»

Firmò il contratto di quattro anni da staff solo nel 1999, perché c'era urgente bisogno di qualcuno che parlasse fiammingo.

Quattro anni? Le ha chiesto il giudice. Non due e mezzo o cinque, che da quanto aveva capito erano i termini standard? È vero, ha risposto lei, ma verso la fine del contratto dovette ritirarsi per problemi di salute.

Quando lavorava come staff andava spesso a fiere del libro e a conferenze per dare informazioni su Scientology. Lei e i suoi colleghi avevano anche organizzato una grande mostra Scientology per illustrare le attività della chiesa.

«Nella chiesa ho lavorato come receptionist, facevo fare visite guidate e organizzavo i servizi domenicali e le feste mensili, perché in Scientology ce ne sono molte. Questo è quanto feci il primo anno.»

Poi a un certo punto Vincent G., presidente e direttore della chiesa, si dimise. Il suo sostituto designato non era ancora addestrato per il lavoro quindi fu lei a subentrare come presidente e direttore della Chiesa di Scientology del Belgio per quello che doveva essere un periodo provvisorio.

«La mia intenzione era di restarci solo per qualche mese, ma alla fine restai presidente per un anno», ha spiegato. Ma visto il carico di lavoro che già aveva, era affiancata da tre assistenti che l'aiutavano e consigliavano. Dopo un anno si dimise per assumere un incarico inferiore.

Dopo aver lasciato lo staff verso la fine del 2003, la donna diventò un membro esterno: frequentava le feste e ogni due anni andava al centro di Copenhagen oppure a Los Angeles per fare dei corsi avanzati.

Quanto aveva speso in Scientology nel corso degli anni? Le ha domandato il giudice. Sui 40.000 euro, che in vent'anni fanno circa 2000 euro l'anno, ha risposto Hilde. Negli anni in cui aveva lavorato come staff aveva ricevuto corsi e auditing gratuitamente.

Quella cifra comprendeva anche i pagamenti alla International Association of Scientologists (IAS)? No, ha risposto l'imputata. La somma citata riguardava quanto aveva pagato per servizi religiosi, auditing e materiali Scientology, come i libri di Hubbard.

Il giudice Régimont ha voluto saperne di più sulla IAS. Hilde gli ha spiegato che si tratta di un'organizzazione di membri dedicati il cui scopo è raccogliere fondi per aiutare la chiesa a portare avanti i suoi programmi religiosi. «Una volta raggiunto un livello superiore di consapevolezza», ha aggiunto, «cominci a interessanti e a prenderti cura delle cose che ti succedono intorno nel mondo.»

La IAS è una onlus e il denaro che raccoglie viene usato per finanziare programmi socialmente utili: campagne anti-droga, attività per combattere l'analfabetismo e per sostenere i diritti umani.

«E quanto ha investito nella IAS?», le ha domandato il giudice. Circa 25.000 euro in oltre 20 anni, ha risposto Hilde.

Ma quello riguarda solo fino al 1993, quando nelle riviste della chiesa lei era già elencata come Patron della IAS, le ha fatto presente il giudice. «A che punto si comincia a essere un Patrono della IAS?», ha voluto sapere. Ci sono diversi livelli di affiliazione, ha risposto la donna: si può essere membri gratuitamente per sei mesi e si può diventare Patroni vitalizi per 20.000 dollari.

Ma lei ne ha pagati 5000 di più, ha commentato il giudice. E siamo solo al 1999. In quel periodo, ha spiegato la donna, lei e Vincent G. stavano insieme per cui erano stati elencati come coppia. Poi si erano lasciati.

«Quindi lei non è più Patrona?», ha domandato il giudice colpito dal fatto, che riteneva abbastanza ingiusto. «Dovrebbe presentare un reclamo», ha poi suggerito.

Hilde ha obiettato. «Ciò che per me è importante è riuscire a contribuire alle opere umanitarie che fa la IAS.»

Il giudice ha voluto sapere se Hilde avesse ricoperto gli incarichi di direttore della Chiesa di Scientology del Belgio e direttore religioso sull'organigramma Scientology. In Belgio il primo incarico è un requisito legale per gestire una organizzazione senza fini di lucro (onlus); il secondo è una delle posizioni delineate nella struttura amministrativa messa a punto da Hubbard a cui tutte le chiese si devono attenere.

Hilde ha risposto che succedeva spesso che una persona assumesse entrambi gli incarichi e lo aveva fatto anche lei. Oltre a quello, era stata anche la responsabile delle pubbliche relazioni. L'eccezionale carico di lavoro era stato uno dei motivi per cui aveva tre persone che l'aiutavano.

E quando era direttore, che cosa faceva? Il giorno prima Vincent G. aveva detto che quando presidente era lui, aveva semplicemente applicato gli scritti di L. Ron Hubbard, il fondatore. Aveva detto di non aver ricevuto "ordini mistici" da Los Angeles.

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Hilde ha spiegato che all'epoca erano una squadra molto piccola: « ... e non erano sempre presenti tutti. Ma avevo un sacco di gente che mi aiutava.»

«Le decisioni che prendeva, le prendeva da sola o no?», ha voluto sapere il giudice.

«Tutte le mie decisioni erano sempre prese consultando i miei colleghi», ha risposto la donna.

«Chi, di preciso?»

Questo dipendeva da ciò che si doveva decidere, ha detto Hilde. «Se era una decisione piccola – chi si incarica della reception o di pulire l'ingresso – era presa da alcune persone. Per le decisioni più importanti come pagare le bollette, allora c'erano i miei tre consiglieri.»

A questo punto il giudice Régimont ha cominciato a farle domande su quanto la riguardava direttamente.


Questioni di privacy

Di Jonny Jacobsen, 3 novembre 2015

Dopo aver ascoltato il racconto del progresso di Hilde N. nei 22 anni di affiliazione alla chiesa, il giudice Régimont è passato al caso che la riguarda direttamente. È infatti accusata di aver violato le leggi belghe in tema di privacy. Voleva dire qualcosa a riguardo?

Non si raccoglievano né si archiviavano dati, ha risposto Hilde.

«Quand même!» [suvvia - NdT], ha esclamato il giudice chiaramente in disaccordo. Ci sono le cartelle di preclear, quelle di etica, le "Life History" (biografie particolareggiate) – e gli investigatori avevano addirittura trovato informazioni sensibili nei computer, ha fatto presente.

Le cartelle dei preclear contengono appunti presi dagli auditor – o terapeuti – di Scientology durante le sedute di auditing con altri scientologist. Vi si rinviene spesso quel tipo di informazioni molto personali che si potrebbero trovare negli appunti di uno psicologo (o, per usare l'analogia che Scientology indubbiamente preferirebbe, il tipo di cose che un confessore cattolico potrebbe sentirsi raccontare durante la confessione). Anche le "Life History" possono contenere dettagli intimi della vita privata di uno scientologist.

Hilde ha spiegato che lei non era un auditor – lo scientologist che gestisce quel tipo di cartelle – ma che aveva letto gli scritti di Mr. Hubbard su come arrivare a una consapevolezza religiosa superiore. Ma il giudice si è mostrato più interessato a scoprire se la legge belga sulla privacy fosse stata violata. «Perciò … se in uno dei suoi libri Mr. Hubbard dice che le cose vanno fatte in un certo modo, allora non vi interessa che cosa dice la legge di un particolare paese, è così?»

«Credo che la modalità della chiesa è fare tutto nel rispetto della legge», ha risposto la donna.

Il giudice le ha ricordato che, durante le perquisizioni negli uffici Scientology, gli investigatori avevano sequestrato valanghe di documenti e avevano scoperto informazioni private sugli scientologist sia nelle cartelle in quanto tali, sia nella memoria dei computer. «Quindi per lei era tutto nel rispetto della legge belga?»

La donna ha citato Myriam Z., un'altra delle imputate, dicendo che all'epoca la donna aveva lavorato con avvocati specializzati per assicurarsi che fosse tutto a posto. «Da parte mia», ha aggiunto, «ho piena fiducia che sia stato fatto tutto secondo le regole – e direi che le cartelle dei preclear sono scritte, e che c'è solo un computer per le liste di spedizione.»

Le cartelle del preclear, ha spiegato, riguardano gli appunti di auditing, quanto si confida durante le sedute. «Io non sono mai stata auditor, ma ho spesso ricevuto auditing.» Poteva assicurare al giudice che si tratta di professionisti. Lei era del tutto a suo agio a confidare i suoi segreti più intimi e aveva piena fiducia nel sostegno dato dall'auditor.

Era sicuramente stupefacente, ha detto il giudice Régimont, che nel 1999-2000 la Chiesa di Scientology sembrasse del tutto ignorante sulle leggi della privacy, approvate fin dal 1992. Inoltre, quanto detto in aula non corrispondeva a quanto la donna aveva riferito agli investigatori nel novembre 2002. Per quanto riguardava la raccolta di informazioni legali, mediche e sessuali sui membri, all'epoca aveva detto che lo scopo non era mai stato raccoglierle per la chiesa. Il che suggeriva che quei dati venissero realmente raccolti.

Hilde ha risposto che Myriam Z. poteva spiegare meglio il sistema utilizzato. Ma che in ogni caso non era sicura di vedere il problema: dopotutto, data la natura dell'auditing tutti sanno che cos'è contenuto nella propria cartella.

Ha spiegato che nell'auditing, così come lo aveva sperimentato lei, «... se c'è un buon rapporto tra l'auditor e la persona audita, allora posso raccontare dettagli della mia vita privata, della mia vita sessuale e del mio concetto di vita, l'auditor può conoscere quei dettagli, ma so che lui sa perché sono stata io a dirglielo e l'ho fatto allo scopo di progredire spiritualmente.» Era ovvio quindi che conoscesse il contenuto della sua cartella di preclear perché era stata lei a dirlo al suo auditor. Ma, ha aggiunto, «gli ho detto solo quello che volevo dirgli.»

«Quello che voleva dirgli, o quello che lui voleva che lei gli dicesse per raggiungere un livello spirituale?», le ha chiesto il giudice.

«Quando cominci Scientology ti dicono in anticipo come vengono fatte le cose, il come e il perché delle cose», ha risposto la donna. «E so che quando comincio una seduta di auditing l'auditor farà una serie di domande e dipende da me rispondere o non rispondere.

«Quando l'auditor pone queste domande, lo fa soprattutto per aiutarti a capire meglio te stesso e per aiutarti a trovare da solo le risposte. Scientology serve per aiutare le persone – e le persone possono sempre essere aiutate. Se qualcuno ha fame puoi dargli un pesce oppure puoi insegnargli a pescare», ha aggiunto.

«Ma quello è il cattolicesimo!», ha commentato il giudice ridendo.

Gli scientologist firmano delle liberatorie? [dichiarazione di consenso – NdT] Ha domandato il giudice. Sì, senza dubbio, ha risposto Hilde – e in caso di necessità c'è un testimone. Nessuno è costretto ad andare oltre ciò che vuole fare. «Ho degli amici che hanno mostrato un certo interesse, ma hanno detto di non voler essere auditi e si sono limitati a comprare dei libri o a fare un corso», ha aggiunto.

A questo punto il giudice Régimont è entrato nello specifico. Conosceva la famiglia BZ? Si stava parlando del periodo 2000-2003, ha aggiunto. La donna ha detto di ricordarli, che erano stati scientologist per anni.

Sembrava che una delle figlie di quella famiglia, ha spiegato il giudice, avesse voluto fare il Test della Personalità quando era ancora minorenne. A quanto pare Hilde glielo aveva fatto fare ma, trattandosi di una minorenne, la legge richiede il consenso dei genitori.

Hilde ha risposto di non ricordare l'episodio del Test della Personalità, ma se un minorenne lo aveva fatto, allora c'era stato il consenso dei genitori. Ha voluto anche aggiungere che la famiglia in questione era francofona mentre lei è fiamminga, il che significa che non era stata lei a occuparsi di loro. «Perciò non ero io. Era un'altra Hilde.»

E la persona che al centro mostrò alla ragazza uno dei film introduttivi? Ha chiesto il giudice. Non era lei nemmeno quella? All'epoca, ha detto la donna, non parlava francese a sufficienza per riuscire a interagire con una famiglia francofona. Ha nominato un altro collega che si prendeva cura di loro.

«Il padre, la madre e il fratello facevano dei corsi da noi», ha ricordato. Nel frattempo la più piccola, una ragazza, si annoiava. «Ricordo che ci aiutava a imbustare, poi chiese di vedere un film perché si annoiava.»

«Non è però quanto lei dichiarò all'epoca», le ha fatto notare il giudice Régimont. Anni prima, quando era stata interrogata dagli investigatori, la donna aveva dato una spiegazione più dettagliata di come una dei due figli avesse visto un video di Dianetics che l'aveva interessata, poi fosse andata da lei a chiedere dettagli; la donna le aveva mostrato un film dopo aver chiesto il permesso ai genitori.

«Ora, per chi non parla francese, questa è una dichiarazione decisamente dettagliata», ha commentato il giudice.

Ciò che il giudice doveva tenere a mente, ha replicato la donna, è che tra scientologist si comunica molto anche in inglese. Ma in ogni caso, gli episodi in questione risalivano a oltre 13 anni prima per cui non poteva ricordare in che lingua si fossero parlati, se in inglese o in francese.

«Non ne sono sicuro – perché la corte deve valutare la sua credibilità», le ha detto il giudice.

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«La dichiarazione risale al 2006», ha rimarcato Hilde. «Gli eventi risalgono a prima ancora. Vidi quelle persone alla chiesa e forse parlai con loro, ma sicuramente non me ne interessai in modo attivo.»

Quelli erano i fatti contro di lei come presentati dalla Procura, ha insistito il giudice. Per quanto la riguardava, erano tutte fantasie e nulla del genere era mai successo?

« Monsieur Le Président, come buona cittadina e buona scientologist, se avessi commesso una scorrettezza vorrei assumermene la responsabilità penale. Ma in cuor mio e in tutta coscienza, come scientologist ho sempre cercato di essere una brava persona e continuerò a farlo.

«Per me Scientology è stata un arricchimento. Sono diventata una persona migliore e più completa e la sola cosa che volevo fare era trasmettere la stessa cosa ad altre persone.»

Dopo una pausa di dieci minuti è arrivato il momento delle domande del pubblico ministero, Christophe Caliman.


"Obiezione! Obiezione!"

Di Jonny Jacobsen, 3 novembre 2015

Al processo contro Scientology sono impegnati due pubblici ministeri: Christophe Caliman, che ha seguito l'indagine per oltre dieci anni, e Jean-Paul Thoreau, che oltre a gestire casi di alto profilo è anche portavoce della Procura. Fino ad ora Caliman è stata la figura principale dell'accusa e ha condotto l'interrogatorio di Hilde N.

Gli inquirenti avevano stabilito che Hilde, in quanto Field Staff Member (FSM), riceveva una commissione del 15% per corsi e materiali che vendeva. Caliman le ha chiesto la differenza tra un membro dello staff e un Membro dello Staff sul Campo.

Non tutti gli scientologist possono impegnarsi come membri dello staff, come aveva fatto lei per alcuni anni, ha risposto Hilde. Ma se è tuo desiderio diffondere il verbo Scientology, allora puoi vendere i libri di Hubbard e altri materiali a parenti e amici. «Mr. Hubbard sviluppò un sistema per premiare persone del genere.»

Una volta terminato il suo impegno di membro dello staff, era diventata un Membro dello Staff sul Campo, «come può fare chiunque lo desideri», ha spiegato.

Di fatto, lei stessa aveva conosciuto Scientology grazie a una FSM, la donna già citata nella sua testimonianza, quella incontrata al corso di formazione. Era stata lei a venderle i primi libri e corsi. Negli anni, quella donna l'aveva accompagnata nel progresso in Scientology perché anche quello era il suo compito: una specie di sistema di "cooperazione" in cui lo scientologist più esperto trasmette al suo protégé i benefici della propria esperienza.

Poco prima, ha detto Caliman, la donna aveva parlato di liberatorie. Perché vengono richieste? Hilde ha risposto di non comprendere la domanda, così il PM l'ha riformulata.

«Perché la Chiesa di Scientology chiede il consenso delle persone, e in quale contesto?»

Il giudice Régimont è intervenuto per chiarire che il riferimento era alle liberatorie che i membri firmano in merito alla raccolta di dati durante le sedute di auditing. «Perché firmate delle liberatorie?»

«Devo pensarci», ha risposto la donna. «E' passato molto tempo.» Innanzitutto è per informare le persone. Ha citato di nuovo Myriam Z., sua coimputata. L'introduzione delle liberatorie era stato uno dei cambiamenti apportati per conformarsi alla legge, decisione presa su consiglio di un team di avvocati.

«Ci assicurammo che, prima di ricevere i servizi religiosi, le persone sapessero che cosa avrebbero ricevuto e quali erano i loro diritti, è normale che la gente lo sappia», ha detto.

Il PM ha continuato: l'imputata ha detto che le persone arrivano per essere aiutate e che lei stessa era stata aiutata. Che tutto viene fatto su base volontaristica e che si può accettare o rifiutare l'auditing, come si desidera. «Madame lo conferma?»

È una questione di contesto, ha detto Hilde. L'auditing va a beneficio della persona audita, non è per raccogliere dati. Perciò quando veniva audita, non è che l'auditor volesse sapere delle cose su di lei; era lei che voleva avere la possibilità di vedere le cose in modo diverso.

Ma il PM non è sembrato soddisfatto: «La mia domanda non è sapere lo scopo dell'auditing, ma se una persona può rifiutarlo. Sì o no?»

La risposta della donna non è sembrata ancora pertinente, per cui il giudice è intervenuto nuovamente. L'auditor – «Mi scusi», ha detto correggendosi subito – il pubblico ministero le ha fatto una domanda precisa. «Una persona in auditing può dire: "non rispondo a questa domanda?". Sì o no. Penso che la domanda sia chiara, così come dovrebbe esserlo la risposta.»

«Sì», ha risposto Hilde. «Una persona può dire "No, non risponderò a questa domanda".»

«Senza essere punita?», le ha chiesto il PM.

«Questo non lo so», ha replicato l'imputata: non aveva competenze in quell'area.

Riferendosi a un documento in suo possesso, il pubblico ministero Caliman ha citato una Hubbard Communications Office Policy Letter (HCOPL - direttiva), una di quelle che Hubbard, il fondatore di Scientology, scrisse per dettagliare le punizioni per le violazioni commesse dentro la chiesa. Tra le violazioni minori c'è il rifiuto a raccontare i propri "overt" (male-azioni). Chiunque rifiuti di confessare, scriveva Hubbard, dovrebbe essere consegnato a un funzionario di etica. In Scientology, i funzionari di etica si assicurano che le regole di Hubbard vengano rispettate.

Caliman ha letto una serie di numeri, il faldone e il numero di protocollo di questo particolare documento, ma dal banco della difesa si solo levate obiezioni e mormorii di "Déloyale!" (ingiusto). Alcuni avvocati si sono alzati per parlare alla corte.

Un legale ha protestato che quel documento, tra i tanti in possesso della Procura, non aveva nulla a che fare con quella particolare imputata. La fusione di due indagini penali separate è risultata in un unico processo, ma quel documento sembrava riguardare la parte che non coinvolge Hilde N.

Maître Pierre Monville si è alzato per esprimere ciò che diversi suoi colleghi della difesa sembravano pensare. «Agli avvocati della Causa Due non competono gli elementi della Causa Uno.»

Il che, ha aggiunto, era déloyale, ingiusto, da parte del pubblico ministero e dava la misura di quanto fosse délicat – scaltro – affidarsi a documenti di una parte del caso per perseguire l'altra. Né i legali della difesa coinvolti, né i loro clienti, ne avevano avuta visione. «E se [il PM] ne accennerà nella sua arringa finale, sarà un problema.»

È intervenuto il giudice Régimont che ha detto di ritenere che il PM vi avesse fatto riferimento in un altro documento che riguardava il fascicolo in mano a Me. Moneville. Ciononostante, ha fatto mettere a verbale l'obiezione anche se non ha deciso in merito. Ma per lui, ha aggiunto, era chiaro che un imputato non può rispondere a qualcosa di pertinenza della parte del caso che non lo riguarda. Ha dettato al cancelliere una delle sue annotazioni: la difesa ha obiettato al documento citato dal PM, benché agli atti. «Non è come se [il PM] abbia citato un documento non conosciuto.» Ma la posizione della difesa era che quel documento non aveva collocazione in quel contesto. «Capisco la vostra reazione», ha risposto il giudice agli avvocati della difesa. L'imputata Hilde N. non può essere tirata nell'altra metà del caso.

La difesa ha solo dato un avvertimento al PM [ha detto il giudice], avvertendolo che se avesse cercato di usare quel documento contro la sua cliente lo avrebbe attaccato sul piano procedurale. Caliman è rimasto imperturbabile. Aveva prodotto il testo per comodità di tutti, ha detto sventolandolo in direzione della difesa.

« Déloyale! », ha protestato uno degli avvocati.

Il PM ha continuato spiegando che ne aveva citato solo dei passaggi, ma che quei testi esistono e molti di essi compaiono nel libro di Hubbard Introduzione all'Etica di Scientology. Il testo è tra i documenti sequestrati dagli investigatori ed è agli atti, oltre che essere «quanto gli scientologist trascorrono la vita a studiare.»

Sono seguiti diversi minuti di battibecco sulla questione e Me. Monville, per la difesa, ha suggerito – con tutto il rispetto per la corte – che Monsieur Le Procureur stesse cercando di barare. Non era accettabile che il PM scegliesse selettivamente dei passaggi dagli scritti di Hubbard (in ciò che era già un fascicolo imponente) e cercasse di imporre la sua interpretazione del significato.

È una cosa che riguarda tutti gli imputati, ha continuato. Il PM avrebbe dovuto ascoltare l'obiezione formale della difesa. E se voleva continuare a citare altri passaggi di questo tipo, allora doveva fornire in anticipo alla difesa tutti i riferimenti.

Caliman ha alzato le mani quasi a mostrare di non nascondere niente nelle maniche della toga: «Non ho problemi a farlo, il mio scopo non è tendere imboscate alla difesa.»

«Sono certo che la difesa saprò fare il suo lavoro», ha commentato il giudice Régimont, ma ha fatto nuovamente mettere a verbale le obiezioni.

Il messaggio è stato chiaro per entrambe le parti: il PM avrebbe fatto pieno uso dei materiali di Hubbard sequestrati durante le irruzioni della polizia negli uffici di Scientology. Per lui e per il suo collega Thoreau quei documenti raccontano una storia diversa da quella presentata finora dagli imputati.

Da parte sua, la difesa avrebbe obiettato formalmente a ogni tentativo di spostare quei documenti da una parte dell'inchiesta all'altra, poiché farlo pregiudicherebbe il diritto dei suoi clienti a un giusto processo, e la difesa avrebbe protestato a tutte le interpretazioni parziali degli scritti di Hubbard basate su citazioni selettive. È stata tracciata una linea oltre cui non spingersi.

Caliman ha poi ripreso l'esame di Hilde N. facendo riferimento ai verbali di interrogatorio della donna del novembre 2007 in cui aveva dichiarato di non sapere nulla delle misure disciplinari prese contro i fedeli durante la sua presidenza.

Poi ha fatto riferimento a un altro tra le migliaia di documenti sequestrati dagli inquirenti: era un ordine di etica da lei firmato con cui assegnava il personale alla "Condizione di Pericolo" (si veda pag. 24) perché le statistiche erano basse (Caliman non ha dato spiegazioni, ma la "Condizione di Pericolo" è una delle "condizioni di etica" ideate da Hubbard). Si faceva cenno anche a "Overt e Withhold" e a un rapporto a un funzionario di etica.

Caliman le ha chiesto: questi documenti non contraddicono la sua dichiarazione?

«Non ero informata di quel documento e nemmeno lo ricordo», ha risposto la donna. «E vorrei aggiungere quanto ha detto il Sig. [Vincent] G. ieri: dobbiamo innanzitutto mettere le cose nel loro contesto.» Non ricordava più quale fosse il contesto e «... per il resto, non lo ricordo più.» La donna si stava riferendo alle discussioni sul contesto fatte il primo giorno del processo dal suo coimputato Vincent G.

Come sempre quando pensa che un punto sia particolarmente degno di attenzione, il giudice Régimont ha fatto mettere a verbale che: «Dopo una domanda del Pubblico Ministero relativa a un ordine di etica firmato da Hilde N., l'imputata non ricorda più a che cosa si riferisse, né il suo contesto.»

Poi è venuto il turno dell'avvocato della donna, Maître Johan Scheers.

Durante la scaramuccia legale di poco prima, Me. Scheers aveva controllato il suo faldone. Ha quindi ricordato alla corte che durante le udienze procedurali alla Chambre de Conseil che hanno preceduto il processo, aveva discusso sul fatto che certi documenti dovevano essere tradotti dal francese al fiammingo a beneficio della sua cliente. Quest'ultima disputa gli dava ragione, ha suggerito. Ma non importava: aveva trovato la trascrizione di ciò che la donna aveva dichiarato agli investigatori e, contrariamente a quanto sembrava che il PM stesse suggerendo, corrispondeva a quanto aveva detto alla corte.

Anche allora la donna aveva riferito agli inquirenti che non ricordava più, ha detto Me. Scheers. Per quanto riguardava la famiglia BZ – la famiglia su cui poco prima il giudice le aveva fatto domande – li aveva visti forse tre volte. A occuparsi di loro era stato un collega francofono, aveva detto agli inquirenti, la stessa cosa ripetuta in aula.

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In precedenza il giudice aveva sollevato la questione della credibilità della donna e l'avvocato è tornato in argomento. «E' credibile», ha detto Me. Scheers. «Ciò che dichiarò allora corrisponde a quanto detto oggi.» L'unica aggiunta era che forse aveva parlato con la famiglia in inglese, piuttosto che in francese.

C'era una domanda che voleva porre alla sua cliente. Il giudice Régimont non ha fatto obiezione e ha trasmesso la domanda, tesa semplicemente a stabilire che nel 2003 la donna non era una staff attiva di Scientology: alla fine del 2002 aveva infatti scritto due lettere di dimissioni per motivi di salute. L'imputata ha confermato che si trattava della verità.

E giusto per evitare fraintendimenti, ha aggiunto Me. Scheers: quei problemi di salute avevano qualcosa a che fare con il "Programma di Purificazione" Scientology? No, nessuno, ha confermato Hilde. La domanda era importante perché alcuni degli imputati sono a processo per abuso della professione medica.

Prima di lasciare il banco degli imputati, la donna ha voluto ringraziare gli interpreti per il loro lavoro.

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