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Il lato oscuro di Scientology: 1975 - 1979

Di Charles Stafford, © St. Petersburg Times

Si ringrazia Ron Newman per aver archiviato questo importante documento.

© Traduzione di Simonetta Po, 1999.

 
Orsini e Stafford Inchiesta in 14 puntate pubblicata nel dicembre 1979 dal St. Petersburg Times, quotidiano della Florida. L'inchiesta del giornalista del Times Charles Stafford, assieme a due articoli di Bette Orsini, vinse il Premio Pulitzer 1980 per il Reportage Nazionale.

L'inchiesta descrive il periodo che va dall'arrivo di Scientology a Clearwater, nel 1975, fino al processo che nel 1979 condannò 9 membri del suo Guardian Office (il servizio segreto interno) a condanne fino a 5 anni di carcere per cospirazione ai danni del governo degli Stati Uniti e di altri enti pubblici e privati, e per ostruzione alla giustizia.

Vengono descritte molte operazioni illecite programmate e/o attuate contro chi Hubbard e la sua chiesa percepivano come nemico: Operation Devil's Wop, Operation Bunny Bust, Operation China Shop, e naturalmente la Operazione Freakout, che quasi portò in carcere Paulette Cooper, la prima coraggiosa giornalista che con il suo libro Lo Scandalo Scientology osò smascherare il lato oscuro dell'organizzazione. Successivamente la Cooper ha scritto il suo Diario delle Molestie, in cui racconta nel dettaglio come venne condotta l'Operation Freakout ai suoi danni.


Nel dicembre 2005 la casa editrice Minimum Fax ha ripreso questo importante reportage nel suo volume Sette pezzi d'America, da cui riprendo la prefazione curata da Simone Barillari:

Nella misura in cui una serie di articoli può approssimarsi a una guerra, forse nessun'altra inchiesta venne combattuta senza quartiere quanto quella che il St. Petersburg Times condusse per quattro anni contro la Chiesa di Scientology. A partire dal dicembre I975, quando Scientology giunse in Florida con l'intento di stabilire lì una sua sede, tra la setta e la stampa locale crebbe uno scontro che estese presto fuori dai giornali il dominio della lotta. Ad alcuni articoli della reporter Bette Orsini Scientology rispose con l'intimidazione legale «Signori, [...] i nostri clienti intendono farvi causa per diffamazione e presumibilmente per violazione della privacy»,4 febbraio I976), alla prima denuncia in tribunale del Times (avendo la setta «cospirato per molestare, intimidire, spaventare, perseguire, calunniare e diffamare i dipendenti del giornale», 12 febbraio) seguì subito una scomposta campagna di denigrazione da parte di Scientology che coniò dicerie per la comunità locale (il proprietario della testata Nelson Poynter era "un dipendente della CIA", il direttore Eugene Patterson "un collaboratore dell'FBI") e le trascrisse nella rivista interna Freedom gratuitamente distribuita: «le imponenti misure di sicurezza [del St. Petersburg Times] suggeriscono che in quel luogo opera qualcosa di ben più potente e altolocato di un semplice quotidiano» - insinuazioni che l'allora capo della CIA George Bush smentì con una certa infastidita secchezza. D'altronde, tutto questo si può ancora iscrivere, forse, nell'ordinario livore di un'istituzione che si senta infondatamente attaccata, e per un giornale autentico può perfino costituire motivo di vanto e medaglia. Poi avvenne però che agenti di Scientology, tramite l'infiltrazione e il furto, si impadronirono di lettere e documenti intercorsi tra il Times e i suoi studi legali, e soprattutto venne pubblicamente attaccata da membri della setta la fondazione benefica di cui era a capo il marito della reporter Orsini, tra l'altro recapitando ai quotidiani della Florida e al procuratore di Stato una circostanziata lettera anonima in cui un ipotetico filantropo dichiarava che non avrebbe più fatto donazioni a quell'istituto dopo averne accertato la gestione fraudolenta. Così, all'inizio del 1977, l'editore del St. Petersburg Times decise di ritirare la denuncia contro la setta «piuttosto che correre il rischio di recare danno a un'organizzazione completamente innocente che potrebbe non avere i mezzi per difendersi contro la Chiesa di Scientology».

Si capirà dunque ora che questa inchiesta è stata per il giornale anche un bottino di guerra ingrossato dall'ignominia del nemico, e si spiegherà così il salubre furore biblico che percorre gli articoli. Un tempo, i quattordici pezzi pubblicati dal St. Petersburg Times nel dicembre 1979 si sarebbero giustamente definiti scritti con la spada.


 
 
I reati commessi da questi imputati sono di una specie e portata mai visti prima.

Non c'è stato edificio, ufficio, scrivania o fascicolo che non potesse essere forzato e aperto, che potesse dirsi al sicuro dai loro occhi, dal loro spiare. Nessun individuo o organizzazione poteva dirsi al sicuro dalle loro menti cospirative e spregevoli. Gli strumenti dei loro traffici erano trasmittenti miniaturizzate, grimaldelli, codici segreti, false credenziali e qualsiasi altro dispositivo ritenessero necessario per portare a termine i loro progetti di complotto.

È interessante notare come il fondatore della loro organizzazione, il co-cospiratore non imputato L. Ron Hubbard, nel suo dizionario intitolato Definizioni della Tecnologia di Management Moderno … abbia scritto che "la verità è ciò che è vero per te". Perciò, con la benedizione del fondatore, hanno potuto arbitrariamente commettere spergiuro, se e fino al momento in cui rientrava nell'interesse di Scientology.

Gli imputati premiavano attività criminali che si concludevano con un successo, e punivano severamente chi falliva. Gli standards di condotta umani rappresentati da queste pratiche sono niente di meno che l'assoluta perversione di qualsiasi sistema noto di valori etici.

(Memorandum dei legali rappresentanti del Governo degli Stati Uniti d'America al Giudice Distrettuale degli Stati Uniti Charles R. Richey).

 
 
 

Segnalo inoltre l'interessante articolo che la rivista legale The American Lawyer pubblicò nel dicembre 1980. Tratta in dettaglio le molestie inflitte al giudice Charles Richey che presiedette il caso e condannò al carcere Mary Sue Hubbard e altri 8 scientologisti di alto livello:

 
 
 
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