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Il Volto Nudo del Messia - Capitolo 18: Messaggeri di Dio

© 1988 Di Russell Miller

© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2001

 
 

È possibile che il Commodoro Hubbard e la moglie... siano filantropi e/o eccentrici di qualche tipo, ma se non si accetta quanto sopra come spiegazione, l'operazione deve avere a che fare con qualche altra trovata. Che tipo di trovata non è dato sapere, anche se qui a Casablanca si sono fatte diverse speculazioni che vanno dal contrabbando al traffico di droga, fino ad una strana setta religiosa.

Cablogramma inviato a Washington dal Console Generale degli Stati Uniti in Casablanca, 26 settembre 1969

(Il racconto di Scientology degli anni 1968-69)

All'epoca dell'ignominiosa partenza da Corfù l'Apollo aveva informato le autorità portuali di essere diretta a Venezia, informazione che, senza dubbio, era stata trasmessa alla CIA e al Foreign Office di Londra, poiché che sia gli Stati Uniti che il Regno Unito non desideravano perdere le tracce dello scaltro Commodoro della Sea Org. Ma una volta al largo della terraferma greca, Hubbard ordinò un cambiamento di rotta. L'Apollo si diresse a ovest verso la Sardegna, dove fece un rapido rifornimento e riapprovvigionamento prima di dirigersi verso lo Stretto di Gibilterra e lasciare il Mediterraneo.

Nei tre anni successivi l'Apollo perlustrò l'Atlantico orientale vagando senza meta da un porto all'altro, seguendo il capriccio del Commodoro e fermandosi raramente più di sei settimane nello stesso posto. Si avventurò in mezzo all'oceano fino alle Azzorre e una volta fece scalo a Dakar, capitale del Senegal, ma più che altro incrociò su una rotta a forma di diamante: Casablanca, Madera, Lisbona e le Canarie, con nessun altro obiettivo se non stare in movimento.

«LRH continuava a dirci che dovevamo stare in movimento perché erano in molti a dargli la caccia» ha spiegato Ken Urquhart, che in quel periodo era il comunicatore personale del Commodoro. «Se l'avessero raggiunto gli avrebbero provocato talmente tanti guai che sarebbe stato impossibilitato a proseguire il lavoro, Scientology non sarebbe stata portata nel modo e ci sarebbe stato caos sociale ed economico, se non un vero e proprio olocausto nucleare.» [1]

I servizi di intelligence USA erano sconcertati da ciò che Hubbard stava combinando, e i cablo in arrivo a Washington speculavano su una grande varietà di attività illecite: dalla tratta delle bianche al traffico di droga. Nel settembre del 1969, mentre l'Apollo era a Casablanca, il locale console statunitense inviò un cablo a Washington con il resoconto di una visita alla nave. Faceva notare con preoccupazione di essere rimasto «perplesso dall'ambiguità delle risposte» anche alle domande più semplici sulle attività della nave. Il console aveva preso un opuscolo non più in distribuzione in cui si spiegava che i tirocinanti a bordo stavano apprendendo «l'arte e la cultura della navigazione, la cui teoria, quando applicata, si dimostra una pratica molto utile in mare.»

Poiché la nave batteva bandiera panamense, anche il console di Panama cercò di saperne di più, ma senza migliori esiti. Trovò la nave «in pessime condizioni», e pensava che, una volta in mare, «la vita dell'equipaggio fosse in serio pericolo». «Il console panamense ha cercato inutilmente di avere un incontro con il Commodoro Hubbard, che è sceso in una suite dell'Hotel El Mansour ed ha ordinato al personale dello stesso di rifiutare le telefonate.» [2]

Nei frequenti comunicati tra la nave e i suoi fedeli discepoli Hubbard esponeva le sue ipotesi sulle forze del nemico schierate contro Scientology, ed elaborava la teoria del «complotto internazionale» di cui era da sempre innamorato. Sulle acque dell'Atlantico, a bordo della sua ammiraglia, la preoccupazione del Commodoro per i complotti comunisti si sviluppò in una vera fissazione per ciò che chiamava "Tenyaka Memorial" - nome che aveva dato alla misteriosa agenzia che sosteneva stesse coordinando gli attacchi contro Scientology. La caccia al Tenyaka Memorial fu oggetto di un incoerente monologo di trentuno pagine, datato 2 novembre 1969 e intitolato "Covert Operations" [Operazioni sotto Copertura], in cui sosteneva che lui e Mary Sue avevano «appena scoperto» che i membri della Federazione Mondiale della Salute Mentale erano al soldo delle agenzie di spionaggio britanniche e americane. «Questi bastardi incaricati della sicurezza in questi paesi occidentali» scrisse, «dovrebbero semplicemente essere elettro-scioccati a morte. Non sto scherzando. Perché quegli stessi tizi... si sono incontrati tutti gli anni con i russi». In seguito il Commodoro decise che il Tenyaka Memorial era diretto da un movimento nazista clandestino intenzionato a dominare del mondo. [3]

Sia Hubbard che Mary Sue, anche conosciuta con i titoli di "Vice Commodoro", "Commodore Staff Guardian" (CSG - Tutore dello Staff del Commodoro) e "Sovrintendente", farcivano i loro memorandum con terminologia militare e gergo spionistico. Mary Sue dirigeva il potente Guardian's Office, vale a dire la sezione di intelligence di Scientology. In un "Guardian Order" del 16 dicembre 1969 ammoniva che il «nemico» stava infiltrando agenti doppiogiochisti nella chiesa, e incoraggiava l'uso di «ogni mezzo» per individuare l'infiltrazione. Uno dei «target operativi» consisteva nel condurre investigazioni e raccogliere dati completi da utilizzare «in caso di attacco» [4] "Smersh" [come nei libri di James Bond]. Uno dei "Flag orders" di Hubbard definiva perciò la seconda zona di azione di Scientology: «Invadere il territorio degli Smersh, governarlo meglio, farci un sacco di soldi, purificare il campo della salute mentale.» [5]

Il bisogno di sicurezza veniva reso molto reale ai vari scientologisti inviati a bordo. Venivano istruiti e ripetutamente esercitati a raccontare "shore story" [frottole] - dovevano dire di essere dipendenti della Operation and Transport, impresa che si occupava di gestione aziendale. A terra non dovevano usare il gergo del gruppo, erano tenuti a negare qualsiasi collegamento tra la OTC e Scientology ma, soprattutto, fingere di non conoscere L. Ron Hubbard.

Tutta la corrispondenza privata in uscita doveva essere lasciata aperta e consegnata al "Maestro d'Armi" [Ufficiale di Etica della Sea Org], e veniva letta per controllare che la sicurezza non venisse violata. La corrispondenza approvata era poi inviata in blocco a Copenhagen, da dove veniva impostata. Nel timore che i nemici a terra frugassero tra la spazzatura della nave in cerca di carte compromettenti, tutti i documenti venivano fatti a pezzi e gettati a mare. Nelle rare occasioni in cui si autorizzavano "wog" a bordo, l'equipaggio doveva fare la "esercitazione di pulizia della nave", vale a dire nascondere alla vista tutto il materiale Scientology e rimuovere dalle pareti ogni ritratto di L. Ron Hubbard.

L'insistenza continua di Hubbard sulle forze oscure che assillavano Scientology, tentando di distruggere qualsiasi cosa fosse d'aiuto all'umanità, promuoveva tra l'equipaggio dell'Apollo un atteggiamento diffidente, e forniva giustificazioni per le dure condizioni a bordo. Nella Sea Org veniva costantemente posto l'accento sulla necessità di dedizione, vigilanza e sacrificio, che generavano una fiera lealtà cieca ad ogni logica o verità fattuale. La "shore story", che chiunque sapeva essere pura menzogna, diventava una spiacevole necessità poiché il mondo doveva essere salvato da Scientology.

Un'altra spiacevole necessità era impedire a chiunque di fare "blow dall'org" [fare saltare l'organizzazione, lasciarla]. Nonostante i passaporti fossero custoditi in cassaforte, i tentativi di lasciare la nave non erano un fatto sconosciuto. Ogni volta che accadeva, personale della Sea Org veniva inviato in fretta a terra a sorvegliare il relativo consolato locale, dove il fuggiasco si sarebbe probabilmente rivolto per cercare di ottenere un nuovo passaporto. Se arrivavano troppo tardi veniva attivata un'azione di "dead agent" [agente morto]. L'evaso sarebbe stato accusato di essere un ladro o un sobillatore per screditare qualsiasi cosa avesse raccontato al consolato; nel linguaggio spionistico, doveva essere neutralizzato e considerato un "agente morto" [6].

Nonostante le continue restrizioni alla libertà personale, le condizioni di vita a bordo migliorarono quando l'Apollo lasciò il Mediterraneo. L'"etica pesante" venne attenuata - ad esempio si cessò la pratica del "fuoribordo" - e il comportamento del Commodoro si fece notevolmente più solare. «Spesso faceva quattro passi sul ponte di passeggiata, fermandosi a chiacchierare con la gente» ha raccontato Urquart. «Di solito indossava una camicia di seta bianca con fregi dorati, un foulard al collo e un cappello navale con un sacco di decorazioni, e lo si poteva sempre vedere al centro dell'inevitabile capannello che si formava ogni volta che si fermava a parlare. Ma a bordo c'era ancora un sacco di tensione e la possibilità molto reale che qualcuno facesse un errore e provocasse agitazione. Qualcuno poteva far arrabbiare le autorità portuali, o rispondere ad una domanda nel modo sbagliato, o lasciar trapelare qualcosa di Scientology. Ogni giorno succedeva qualcosa, qualche problema, c'era da scommetterci.»

A bordo non esisteva la leggenda di un Hubbard senza più responsabilità in Scientology. Ogni giorno dagli uffici Scientology di tutto il mondo arrivavano dai dodici ai quindici metri di comunicazioni telex, e riceveva dettagliati rapporti settimanali su statistiche e incassi di ogni org. È indubbio che per il Commodoro i soldi fossero un interesse primario, anche se amava fingere un altezzoso disprezzo per argomenti come il guadagno economico. I membri della Sea Org, che venivano pagati 10 $ la settimana, credevano alle parole del Commodoro, cioè che lui trattenesse per sé ancora meno di quanto ricevessero loro. La realtà, invece, era che Hubbard prelevava 15.000 $ la settimana dai fondi della chiesa attraverso la Hubbard Explorational Company. Quelle ingenti somme venivano scremate dai cassetti delle diverse corporazioni e accantonate in conti correnti segreti di banche in Svizzera e Liechtenstein. Nel 1970, quando si dovette chiudere uno di questi conti, un milione di dollari in contanti fu trasferito a bordo dell'Apollo. [7].

Notevole era anche la disparità delle condizioni di vita a bordo tra gli Hubbard e tutti gli altri. Gran parte del personale viveva in dormitori affollati, puzzolenti e infestati dagli scarafaggi, stipati con letti a castello di tre piani e in cui lo spazio per gli effetti personali era praticamente inesistente. Hubbard e Mary Sue, invece, avevano ognuno una propria cabina di lusso, oltre ad una suite sul ponte di passeggiata composta da stanza di auditing, ufficio, un elegante salone e una sala da pranzo con pannelli di legno, tutti off limits per studenti ed equipaggio. Hubbard aveva un cameriere personale, come pure Mary Sue e i ragazzi, ognuno con cabina privata. I pasti del Commodoro e della sua famiglia venivano cucinati dal cuoco personale in una cucina separata, e preparati con ingredienti portati da un corriere direttamente dagli Stati Uniti.

Quando Mike Goldstein, laureando in antropologia alla University of Colorado, venne mandato a raggiungere la Sea Org, fu costretto a fare da corriere. «A Los Angeles mi istruirono e fecero esercitare sulla "shore story" da raccontare. Il tutto venne fatto sembrare molto misterioso e nascosto. Avevo paura. Mi dissero che dovevo seguire alla lettera le istruzioni, e mi diedero una scatola da portare sulla nave. Dovevo dire che conteneva documenti aziendali della Operation and Transport Corporation. Mentre attraversavo il metal detector dell'aeroporto di Los Angeles la scatola fece scattare l'allarme. Gli addetti alla sicurezza l'aprirono, e scoprirono che conteneva le mutande di Hubbard, sigillate in una busta con mollette metalliche.

«Arrivato a New York scoprii che dovevo trasportare qualcos'altro - quattordici scatole che dovevano essere mantenute ad una determinata temperatura. Nessuno volle dirmi che cosa contenessero, mi dissero solo che era di vitale importanza che arrivassero sulla nave intatte. A Londra dovevo cambiare aereo. Il trasferimento da un terminal all'altro con questi quattordici cartoni fu massacrante. A Madrid venni accolto da membri della Sea Org che mi condussero in un appartamento, dove le scatole furono riposte in frigorifero. Il giorno successivo presi l'aereo per Casablanca, solo per scoprire che la nave si era spostata più a sud, a Sail. Ormai ero completamente paranoico, terrorizzato che il calore avrebbe rovinato qualsiasi cosa quelle scatole contenessero. Le incartai con cura e cercai un autobus per Sail, dove trovai finalmente la nave e consegnai i cartoni. Mi chiedevo che diavolo contenessero, ma lo scoprii solo in seguito. Avevo trasportato quattordici scatole di gamberetti surgelati per la famiglia Hubbard.» [8]

Come tutti gli scientologisti, anche Goldstein desiderava da lungo tempo incontrare personalmente L. Ron Hubbard, e giunto a bordo inventata ogni possibile scusa per passare davanti al suo ufficio sul ponte di passeggiata e gettare uno sguardo al grande uomo al lavoro. Rimase stupito dalla quantità di documenti che Hubbard sembrava riuscire a produrre, anche se ben presto cambiò idea su molte cose relative alla Sea Org. «Mi avevano detto che Flag [la Apollo] rappresentava la perfezione, e che tutti erano super efficienti. Poi mi assegnarono l'incarico di Ufficiale Banchiere di Flag e mi trovai davanti un bel pasticcio: le finanze della nave erano nella confusione più totale. Dappertutto c'erano cassetti pieni di soldi e più di un milione di dollari nella cassaforte, ma non c'era nessuna contabilità. Pagavamo tutto in contanti operando in tre valute diverse - spagnola, portoghese e marocchina - e sembrava che chiunque avesse bisogno di denaro non dovesse fare altro che chiederlo. Decisi che si doveva tenere una contabilità precisa, e dissi a tutti che prima di avere altri soldi dovevano rendermi conto di come avevano spesi i precedenti. Dovete capire che la nave era un mondo a sé. Si pensava che governasse Scientology per l'intero pianeta, ma era un mondo chiuso in se stesso.»

Si trattava anche di un mondo interamente creato da Hubbard che, più o meno in quel periodo, vi aggiunse un bizzarro nuovo elemento - una unità d'élite costituita da ragazzini che alla fine divenne nota come Commodore's Messenger Organization [Organizzazione dei Messaggeri del Commodoro]. Il personale del CMO era costituito dai figli degli scientologisti e la sua funzione iniziale, apparentemente innocua, era servire il Commodoro trasmettendo i suoi ordini verbali a equipaggio e studenti a bordo dell'Apollo. Ma i messaggeri, costituiti per gran parte da ragazze adolescenti, si resero ben presto conto del proprio potere di emanazione del Commodoro e iniziarono a gioirne. Nelle loro graziose uniformi blu con fregi dorati venivano addestrate a trasmettere gli ordini di Hubbard usando il suo tono di voce e le sue precise parole; se era infuriato e urlava ingiurie, la messaggera doveva scattare e riferire al colpevole quelle precise ingiurie. Nessuno osava discutere le parole della messaggera, nessuno osava disobbedire ai suoi ordini. Investite dell'autorità del Commodoro, divennero piccoli mostri molto temuti.

(Il racconto di Scientology degli anni 1970-73)

Dal 1970 in poi le messaggere si presero cura di Hubbard giorno e notte, lavorando in turni di guardia di sei ore. Quando Ron dormiva due messaggere rimanevano sedute davanti la porta della sua cabina, in attesa del cicalino che indicava che si era svegliato. Quando lavorava, restavano davanti la porta dell'ufficio. Quando faceva una passeggiata sul ponte lo seguivano, una con le sigarette, l'altra con un posacenere per intercettare la cenere mentre cadeva. Ogni istante della vita del Commodoro doveva essere registrato su un "Libro del Messaggero" in cui venivano annotati gli orari in cui si svegliava, mangiava, dormiva, lavorava e i dettagli di ogni messaggio che aveva chiesto di consegnare.

Naturalmente essere scelte come messaggere era il maggior onore immaginabile, ed era forse comprensibile che le ragazze entrassero in competizione tra loro per accattivarsi i favori del Commodoro, studiando tutti i modi possibili per compiacerlo, come scattare per accendergli le sigarette o spolverare con reverenza ogni singolo foglio della sua carta da lettere, in particolare perché queste piccole premure venivano premiate con punti extra.

Doreen Smith aveva appena dodici anni, era una ragazzina ossuta con lunghi capelli biondi, grandi occhi e make up incerto quando nel settembre del 1970 arrivò alle Azzorre per unirsi all'equipaggio della Apollo. Nata in Scientology, aveva desiderato diventare messaggera fin da quando aveva memoria. «Ricordo che mi sedetti sulla valigia, sul molo, e guardai la nave. Era l'imbarcazione più grande del porto, tutta dipinta di bianco, con queste grandi lettere dorate, Apollo, e mi fece veramente molta impressione. Eravamo sul molo in attesa dei controlli dell'ufficiale medico. Riuscii a vedere LRH, o almeno pensai di averlo visto, che teneva la mano sulla spalla di una ragazzina che indossava una maglietta blu a maniche corte con fregi dorati. Lui le diede una spintarella, e lei trottò giù per i diversi ponti fino alla passerella, fermandosi slittando davanti a noi e dandoci il benvenuto a bordo per conto del Commodoro. Era la prima volta che vedevo una messaggera.» [9]

Due giorni dopo Doreen ricevette un pessimo battesimo del mare. Le previsioni meteorologiche indicavano un uragano diretto alle Azzorre. Per una nave delle dimensioni dell'Apollo era troppo pericoloso rimanere in porto, e non c'era tempo a sufficienza per sfuggirgli. Hubbard portò la nave in mare, incrociando sottovento e cambiando rotta con il suo variare. «Fu veramente una prodezza nautica» ha ricordato Hana Eltringham. «Rimasi quasi tutto il tempo in plancia, pietrificata. Non si riusciva a distinguere il giorno dalla notte, il vento soffiava con forza tremenda, continuamente, e si riusciva a malapena a vedere la prua tra gli schizzi delle ondate. LRH rimase seduto al radar per trentasei ore consecutive, si alzò solamente per andare in bagno. Era molto calmo e ci riassicurava continuamente, dicendoci che sarebbe andato tutto bene.» [10]

Ad uragano finito Doreen venne messa a lavare piatti in cambusa, mentre si addestrava prima come "abile marinaio" poi come "paggio", prerequisiti per la qualifica di CMO. Prima di essere accettata avrebbe dovuto comparire davanti ad un consiglio di messaggere quattordicenni, farsi ammettere e consegnare alcuni messaggi campione. La mattinata più eccitante della sua vita fu quando in Marocco venne portata a terra per l'acquisto dell'uniforme - pantaloni blu scuro e una casacca più chiara. «Ero eccitatissima» ha raccontato. «Era ciò che avevo desiderato fin dal primo giorno. LRH era il mio eroe. A casa avevamo la sua fotografia appesa alla parete, e ascoltavamo continuamente i suoi nastri. Ero una sua ammiratrice sfegatata.»

Hubbard gradiva moltissimo la compagnia delle sue giovani e graziose messaggere, e ciò provocò inevitabile tensione con la moglie e i figli. Per Mary Sue era evidente, come lo era per qualsiasi altro a bordo, che il Commodoro preferiva le messaggere ai suoi stessi figli, per cui sembrava avere poco tempo e considerazione. Diana, la maggiore, aveva ereditato dal padre la stessa fiducia in se stessa ed era meno colpita dalla mancanza di attenzione. Aveva 18 anni e faceva parte degli Aiutanti dello Staff del Commodoro, il corpo direttivo superiore alle dirette dipendenze di Hubbard. Si era fidanzata con un altro ufficiale della Sea Org, e a bordo si era fatta la reputazione di essere fredda e autoritaria, anche se le messaggere la ammiravano molto per i suoi capelli ramati, la sua bellezza e il suo status: la chiamavano "Principessa Diana".

Da quando avevano lasciato l'Inghilterra, nel 1967, nessuno dei ragazzi Hubbard aveva ricevuto un'istruzione adeguata. In plancia Diana poteva manovrare la nave con rapida efficienza, ma non leggeva nulla di più impegnativo di romanzi d'amore. Nelle conversazioni non si spingeva oltre i concetti più scontati e semplici, e le sue uscite erano sempre fonte di segreta ilarità tra i compagni ufficiali.

Suo fratello Quentin aveva diciassette anni ed era profondamente infelice. Lavorava come auditor, ma per tutta la vita aveva desiderato diventare pilota e supplicava spesso il padre di autorizzarlo a lasciare la nave per prendere lezioni di volo. Quieto e introverso, Quentin veniva furtivamente descritto come "pupattolino" poiché nessuno osava dire a voce alta ciò che tutti pensavano - che fosse omosessuale. Il disgusto di Hubbard per gli omosessuali era ben documentato nei suoi voluminosi scritti, e non c'era scientologista che si sarebbe arrischiato a dirgli che la sessualità del figlio lasciava qualche dubbio.

Suzette e Arthur erano meno disturbati dal sacrificio della propria infanzia. Suzette aveva 15 anni ed era un'adolescente allegra e semplice con un grande senso per il divertimento, e nessuna delle ambizioni o pulsioni della sorella maggiore. Spostata da un incarico all'altro sulla nave, svolgeva i suoi compiti in modo accettabile e non mostrava aspirazioni dirigenziali. Tutti i ragazzi Hubbard dovevano montare la guardia con il resto dell'equipaggio e su Suzette si poteva sempre contare: era puntuale ai turni di servizio. Non si poteva dire altrettanto per il fratello Arthur di 12 anni, che spesso rifiutava di alzarsi per i turni di guardia notturni. Se la sentinella in uscita cercava di farlo alzare minacciava di fare confusione e svegliare il padre. Chiunque svegliasse Hubbard passava guai seri, e spesso era meno seccante accollarsi il turno di Arthur piuttosto che rischiare di disturbare il sonno del Commodoro.

Arthur veniva generalmente descritto come "sacro terrore": a bordo era scatenato e faceva scherzi mancini come tirare secchiate d'acqua dentro i gabinetti occupati, senza timore di ritorsioni. Ma c'erano momenti in cui anche l'irrefrenabile ragazzino manifestava senso di perdita. Doreen Smith e Arthur avevano la stessa età, ed erano amici intimi. «Mi diceva spesso che gli sarebbe piaciuto che il padre gli dedicasse più tempo» ha raccontato Doreen. «Credo che tutti, prima o poi, ci augurassimo di avere una vita più normale.»

Responsabilità speciale di Arthur era prendersi cura delle motociclette del padre, in particolare una grande Harley Davidson donatagli dall'org di Toronto. Un pomeriggio il Commodoro disse a Doreen di assicurarsi che Arthur avesse pulito bene la moto; le disse di passare un panno bianco su parafanghi e serbatoio poi di portarglielo a far vedere. Doreen tornò con il panno macchiato. Hubbard si infuriò e tuonò alla ragazzina «vai da Arthur e assegnalo alla condizione di "impedimento". Non sta svolgendo il suo compito».

Doreen fu sollevata che Arthur non sembrasse preoccuparsi troppo della reazione del padre, o dello straccio sporco che si era dovuto legare al braccio, ma la questione non era finita. Mary Sue, sempre profondamente protettiva verso i figli, era convinta che Arthur fosse finito su "impedimento" per colpa di Doreen. Più tardi, quel pomeriggio, l'afferrò per un braccio ed iniziò a scuoterla. «Tu, piccola fanatica» le sibilò affondandole le dita nella pelle «stai distruggendo la mia famiglia.»

Se non altro le messaggere erano leali l'una con l'altra. Mentre Doreen stava ancora piangendo, una compagna corse a riferire l'accaduto al Commodoro. Quando Doreen fece ritorno al suo posto davanti all'ufficio di Hubbard vide Mary Sue entrare, e sentì il Commodoro sbraitare: «chiudi quella dannata porta!». Attraverso il vetro smerigliato poteva vedere la silhouette di Mary Sue proprio davanti alla scrivania del Commodoro. Doreen non riuscì ad afferrare tutte le parole, ma lo sentì chiaramente urlare con quanto fiato aveva in gola: «Nessuno può maltrattare le mie messaggere, chiaro?!» Mary Sue borbottò qualcosa. «Sì cosa?» sbraitò lui. «Sissignore!» rispose velocemente Mary Sue.

All'esterno, intanto, le messaggere riuscivano a stento a trattenersi dallo sbirciare dal il buco della serratura, ma udirono a sufficienza per essere elettrizzate.

Qualche mese più tardi Diana fece qualcosa che indispettì suo padre. Hubbard snocciolò un lungo rimprovero alla messaggera di turno, aggiungendo alla fine «OK, e adesso vai a sputare in faccia a Diana». Jill Goodman, messaggera tredicenne dagli occhi scuri, corse lungo il ponte fino all'ufficio della figlia del Commodoro, entrò bruscamente, le sputò in faccia con mira infallibile ed iniziò a sbraitare il messaggio ad una Diana sempre più furiosa. Mary Sue, che lavorava nell'ufficio accanto, entrò mentre la figlia si stava ripulendo il viso. Afferrò Jill per la gola quasi a strangolarla ed iniziò a sua volta a strillare. Jill cominciò a piangere e quando Mary Sue la lasciò corse immediatamente a riferire al Commodoro. Ne seguì una furibonda lite tra moglie e marito che finì con Mary Sue talmente sconvolta da lanciare le scarpe contro la sfortunata messaggera che Hubbard aveva mandato per sgridarla ulteriormente.

Ben presto il Commodoro fu preso da un altro dramma domestico, anche se di natura completamente diversa e inattesa. Da Los Angeles gli giunse notizia che sua figlia Alexis cercava di mettersi in contatto con lui. Alexis aveva ventun anni e viveva con la madre e il patrigno, Miles Hollister, sull'isola di Maui, Hawaii. Anche se la madre le aveva parlato del padre molto di rado - Sara era ancora terrorizzata dal primo marito e considerava il divorzio come una fortunata via di fuga dalla sua morsa - Alexis aveva letto abbastanza su L. Ron Hubbard da iniziare a pensare a lui come ad una sorta di figura romantica, e naturalmente era curiosa di incontrarlo. Nel 1970, durante un viaggio in Inghilterra, aveva telefonato a Saint Hill nella speranza di poterlo incontrare, solo per scoprire che non era più lì. Un anno dopo, a casa per le vacanze estive del college, gli aveva scritto attraverso la Chiesa di Scientology di Los Angeles.

Quando Hubbard ebbe notizia della curiosità di Alexis agì velocemente. Scribacchiò una nota per lei e inviò istruzioni dettagliate a Jane Kember, direttrice del Guardian's Office di Saint Hill, su come gestire la faccenda. Le messaggere avevano preso l'abitudine di stare a fianco del Commodoro mentre scriveva, togliendogli rapidamente di sotto il foglio non appena arrivava alla fine. Doreen Smith era di turno quando il Commodoro scrisse ad Alexis, e rimase sconvolta da ciò che lesse furtivamente nel togliere la lettera. Terminava le istruzioni alla Kember con una piccola predica: «La decenza non è un concetto ben compreso.»

Quando Alexis fece ritorno al college apprese che al locale motel alloggiava un uomo che aveva chiesto di vederla. Lo invitò a fargli visita nel suo pensionato. L'uomo si presentò come un rappresentante di L. Ron Hubbard, informandola che aveva una dichiarazione da leggerle. Lesse il documento ad una sbalordita Alexis: Hubbard negava categoricamente di essere suo padre. «Alla fine del 1948 tua madre era con me a Savannah e mi faceva da segretaria... nel luglio del 1949 ero a Elizabeth, New Jersey, e stavo scrivendo un film. Lei si presentò in stato di indigenza, e incinta.» Hubbard lasciava a intendere che il padre di Alexis fosse Jack Parsons e che lui, con un atto di estrema bontà, aveva accolto sua madre e aveva cercato di «toglierla dai guai». Scriveva che in seguito era tornato a Palm Springs dove viveva, e aveva trovato Alexis in stato di abbandono; la bimba aveva pochi mesi, una «cosetta carina», così per un paio d'anni l'aveva portata con sé nei suoi vagabondaggi.

Hubbard raccontò ad Alexis che durante la Seconda Guerra Mondiale sua madre era stata una spia nazista, e lasciava ad intendere che l'azione di divorzio fosse stato uno sporco stratagemma da parte di lei per prendere il controllo di Scientology - «Loro [Sara e Miles Hollister] riuscirono ad avere molta pubblicità sulla stampa, ma nulla di quanto dissero era vero; per la causa di divorzio ingaggiarono l'avvocato più costoso degli Stati Uniti, e riuscirono a far mettere la fondazione di Los Angeles in concordato. Il tutto si dimostrò un vero enigma, poiché visto che non c'era stato un matrimonio legale, non poteva esserci un divorzio.»

Terminata la lettura, il rappresentante chiese ad Alexis se aveva qualche domanda. La ragazza domandò timidamente se poteva dare un'occhiata al documento. L'uomo rifiutò. Con tutta la compostezza di cui fu capace, Alexis disse che quanto aveva ascoltato si commentava da solo, e chiese all'uomo di andarsene. Non cercò mai più di vedere il padre. [11]

Circa nello stesso periodo un'altra ragazza iniziò a causare problemi al Commodoro. Susan Meister, ventitreenne del Colorado, era entrata nell'equipaggio dell'Apollo nel febbraio del 1971, dopo essere stata introdotta a Scientology da alcuni amici con cui lavorava a San Francisco. Una volta a bordo si comportò come una normale convertita entusiasta ed ottimista, scrivendo spesso a casa e incoraggiando la famiglia ad "entrare" in Scientology. «Ho appena fatto una seduta di auditing» scrisse il 5 maggio. «Mi sento bene, bene, benissimo, la mia vita si sta espandendo, espandendo ed è tutto merito di Scientology. Presto! Presto, svelti. Siate amici di voi stessi - entrate in Scientology, ora. È più preziosa dell'oro, è la cosa migliore che sia mai esistita. Con affetto, Susan.»

Alla seconda lettera, il 15 giugno, le teorie cospirative del Commodoro avevano chiaramente lasciato il segno. «Non posso dirvi esattamente dove ci troviamo. Abbiamo nemici che... non desiderano vederci vincere la battaglia per il recupero della libertà e dell'auto-determinismo degli abitanti di questo pianeta. Se questa gente scoprisse dove ci troviamo, cercherebbe di distruggerci...»

Dieci giorni più tardi, mentre l'Apollo era all'ancora nel porto marocchino di Sail, Susan Meister si chiuse a chiave in una cabina, si appoggiò una calibro .22 alla fronte e tirò il grilletto. Venne trovata alle 19,35, stesa su una cuccetta con addosso un vestito che la madre le aveva inviato per il compleanno, le braccia incrociate e il revolver appoggiato al petto. Sul pavimento, una nota di addio.

Venne chiamata la polizia locale, ma la morte di una cittadina americana mise inevitabilmente in allarme i funzionari del consolato, ed espose l'Apollo a quel tipo di attenzioni che Hubbard aveva cercato di evitare per anni. Seguendo la dottrina incessantemente ripetuta dal Commodoro, la Sea Org partì all'attacco. Susan Mister, che ai suoi amici era sempre sembrata una ragazza piuttosto tranquilla e riservata, venne ritratta come una ex tossicodipendente squilibrata che aveva già tentato di suicidarsi; Peter Warren, il Capitano di Porto della Apollo, lasciò a intendere che erano state trovate sue fotografie compromettenti.

Queste tattiche diffamanti vennero ben presto estese a William Galbraith, il vice console americano a Casablanca, che si era recato a Sail per indagare sull'accaduto. Il 13 luglio, prima di essere portato in visita sulla nave, pranzò con Warren e Joni Chiriasi, un altro membro dell'equipaggio, al ristorante Sidi Bouzid di Sail. In seguito i due firmarono una dichiarazione giurata in cui accusavano Galbraith di aver minacciato la nave - «Ha detto che se la nave avesse recato imbarazzo agli Stati Uniti, Nixon avrebbe ordinato alla CIA di affondarla o sabotarla.» Lo accusarono di aver definito la Chiesa di Scientology «un branco di suonati», e di aver speculato sul fatto che la nave venisse usata come bordello, o casinò, o per il traffico di droga.

Il giorno successivo Norman Starkey, capitano della Apollo, inviò copie delle dichiarazioni giurate al Comitato per le Relazioni Esterne del Senato, a Washington, con una lettera d'accompagnamento in cui si informava che Galbraith aveva minacciato «di assassinare i 380 passeggeri del vascello, uomini, donne e bambini molti dei quali cittadini americani». Vennero inviate lettere anche a John Mitchell, Ministro della Giustizia, e ai Servizi Segreti, tutte in copia al Presidente Nixon che non era ancora stato coinvolto nel Watergate.

Qualche giorno più tardi arrivò a Casablanca anche il padre di Susan Meister, intenzionato ad indagare sulla morte della figlia. Trovò però impossibile far breccia nelle disinteressate autorità marocchine, che sembravano più interessate ad un recente tentativo di colpo di stato che ad un solitario americano che faceva domande sulla figlia. Meister, che si rifiutava di credere al suicidio della figlia, non riuscì neppure a scoprire dove fosse stata portata la salma, e disperato si rivolse a L. Ron Hubbard in cerca di aiuto.

Successivamente scrisse uno scoraggiato resoconto della visita alla nave, svoltasi sotto la scorta di Peter Warren: «Dopo aver superato i cancelli sorvegliati del porto, abbiamo avuto modo di dare il primo sguardo alla nave Apollo di Hubbard. Sembrava vecchia e, mentre salivamo a bordo, le ragazze di equipaggio sul ponte ci fecero il saluto militare. Erano tutte vestite con abbigliamento da lavoro di origine civile. Molte sembravano giovanissime. A bordo ci mostrarono i locali di poppa che venivano usati come sala di lettura, e dove erano presenti diverse persone intente a leggere libri. L'accenno a Susan sembrò causare disapprovazione... ci mostrarono il suo alloggio a poppa, sottocoperta: era un dormitorio pieno di cuccette a più piani, per circa 50 persone. Nelle sue lettere Susan diceva di aver sempre diviso una cabina con una sola altra persona. Poi ci mostrarono la cabina vicino all'alloggio del pilota, in plancia, dove si era presumibilmente suicidata... non ci permisero di visitare il resto della nave. Chiesi di avere un colloquio con Hubbard, visto che si trovava a bordo. Warren mi disse che si sarebbe informato. Tornammo dopo mezz'ora, e ci disse che Hubbard aveva rifiutato di incontrarmi.»

Al ritorno in America Meister scoprì con rabbia e stupore che la figlia era stata sepolta ancor prima del suo arrivo in Marocco. Organizzò la riesumazione della salma e il trasferimento negli Stati Uniti, ma prima che i resti di Susan Meister potessero trovare pace, venne giocato un ulteriore tiro mancino: le autorità della salute pubblica del Colorado ricevettero una lettera anonima che metteva in guardia su un'epidemia di colera che aveva già fatto due o trecento morti in Marocco. «È stato portato alla mia attenzione» scriveva la penna velenosa, «che la figlia di un certo George Meister è morta in Marocco, di incidente o colera, probabilmente il secondo.» [12]

All'inizio del 1972 Hubbard si ammalò improvvisamente e inspiegabilmente di una malattia che sfuggiva ad ogni diagnosi, e che presentava una gamma di sintomi sconcertanti. Verso la fine di gennaio il Commodoro inviò una nota patetica a Jim Dincalci, ufficiale medico della nave: «Jim, non credo che ce la farò.»

Dincalci, che era stato designato ufficiale medico perché prima di entrare in Scientology aveva lavorato sei mesi come infermiere, non sapeva come comportarsi. Quando nel 1970 era arrivato sulla nave era rimasto profondamente turbato nel rendersi conto che Hubbard si ammalava esattamente come tutti i comuni mortali, poiché ricordava chiaramente di aver letto sul libro Dianetics che era possibile curare la maggioranza dei disturbi con il semplice potere della mente. Durante la sua prima settimana come ufficiale medico Hubbard aveva iniziato a lamentarsi dicendo di non sentirsi bene, e Dincalci era rimasto molto sorpreso nell'apprendere che era stato chiamato un medico, e che questi aveva prescritto una terapia a base di antidolorifici e antibiotici. Dincalci non si era preoccupato di andare a comprare i farmaci perché era convinto che Ron non ne avesse bisogno.

«Pensavo» ha raccontato, «che in quanto thetan operante avrebbe avuto il controllo totale del suo corpo e del dolore. Quando scoprì che non ero andato a comprare gli antidolorifici uscì dai gangheri ed iniziò a insultarmi.» [13]

Nel timore di commettere un altro errore, Dincalci si consultò sulla malattia del Commodoro con Otto Roos, uno degli scientologisti "tecnici" senior presente a bordo. Roos ipotizzò che il problema fosse scaturito da qualche episodio del passato che non era stato audito in modo adeguato. Il solo modo per scoprirlo era passare al setaccio tutte le cartelle in cui erano state annotate e archiviate le sedute di auditing di Ron.

Hubbard accettò la proposta, aggiungendo un appunto per Otto Roos: «Sono felicissimo che qualcuno, alla fine, si prenda la responsabilità del mio auditing». Roos iniziò a farsi mandare le cartelle di Ron da Saint Hill e da tutte le sedi di Scientology negli Stati Uniti in cui Hubbard era stato audito nel corso degli anni. Erano centinaia, risalenti fino al 1948; Roos calcolò che messe una sull'altra formavano una pila alta due metri e mezzo. Iniziò a lavorare sui folders e scoprì con molta inquietudine numerose "letture riprovevoli" - momenti in cui l'E-Meter rivelava che Hubbard aveva qualcosa da nascondere.

Verso la fine di marzo Roos era nella sua cabina ancora impegnato ad esaminare le cartelle quando arrivò una messaggera per annunciargli che il Commodoro voleva vedere tutti i suoi folders. Roos rimase senza fiato: era inviolabile regola di Scientology che nessuno, indipendentemente da chi fosse, era autorizzato a visionare il proprio folder. Disse alla messaggera che non era nemmeno il caso di parlarne. Dopo qualche minuto la porta venne spalancata da due membri dell'equipaggio grande e grossi che, entrando con irruenza, caricarono gli schedari e se li portarono via.

Passarono due giorni prima che una messaggera riferisse a Roos che il Commodoro voleva vederlo. Fin dal momento in cui l'olandese mise piede nell'ufficio di Hubbard fu chiaro che il Commodoro si era ripreso in modo drammatico. Hubbard balzò dalla scrivania con un gran urlo e colpì Roos prima con un pugno, poi con un calcio rabbioso. Urlava talmente forte che Roos non riuscì a capire che cosa stesse dicendo, salvo che aveva a che fare con le "letture riprovevoli". Mary Sue, con la faccia lunga, era seduta in un angolo e osservava la scena. Dopo che Hubbard si fu leggermente calmato, si volse verso di lei e le chiese se in qualità di suo auditor avesse mai visto quelle "letture riprovevoli". L'espressione di Mary Sue non cambiò. «No, Signore» rispose, «non hai mai avuto quel tipo di letture.»

Roos vide che sulla scrivania di Hubbard erano sparpagliate le cartelle, aperte sulle pagine in cui aveva sottolineato le "letture" di cui Mary Sue stava negando l'esistenza. Rimase in silenzio. Hubbard andava su e giù per la stanza, molto preoccupato per il fatto che Roos «ne aveva sicuramente parlato con tutta la nave», e adesso tutti parlavano e ridevano della cosa. In realtà Roos non ne aveva parlato con nessuno, ma questo non gli impedì di essere posto agli "arresti in cabina".

Mary Sue andò a trovarlo nel suo alloggio con folders diversi, cercando di giustificare le "letture riprovevoli". Stava usando una tecnologia superata, gli disse, «avresti dovuto saperlo». Più tardi ricevette anche la visita di Diana Hubbard che aprendo violentemente la porta, gli urlò «Ti odio!» e se ne andò. [14]

In quel periodo l'Apollo era ormeggiata nel porto di Tangeri e Mary Sue era impegnata con l'arredamento e le decorazioni di una casa moderna, Villa Laura, posta su una collina nei dintorni della città. Gli Hubbard stavano progettando di trasferirsi a terra mentre la nave era in darsena per lavori di manutenzione.

Hubbard sognava ancora di trovare un paese cordiale in cui Scientology sarebbe potuta prosperare (per non dire su cui avrebbe potuto esercitare il proprio controllo) ed aveva iniziato a guardare il Marocco con occhi famelici: da quando aveva lasciato il Mediterraneo aveva fatto frequentissimi scali nei suoi porti atlantici. La monarchia marocchina stava attraversando un periodo di crisi, e Hubbard pensava che Re Hassan avrebbe gradito l'aiuto che Scientology poteva offrirgli per identificare i potenziali traditori, ed essergli grato per sempre.

Alcuni mesi prima la Sea Org aveva aperto una base di terra in un piccolo agglomerato di edifici sulla strada che costeggiava l'aeroporto di Tangeri. Il cartello, in inglese, francese e arabo, che annunciava l'arrivo in città della "Operation and Transport Corporation Limited, International Business Management" aveva immediatamente attratto l'attenzione di Howard D. Jones, il locale console generale americano. Il suo interesse aumentò pochi giorni dopo quando, ad una festa, incontrò una nervosa ragazza americana che aveva ammesso di lavorare per la OTC, ma delle cui attività non aveva parlato. «Sono qui con un'azienda panamense» gli aveva detto, «ma non posso aggiungere altro.»

Non poteva esserci nulla di meglio per spingere il console a svolgere ulteriori indagini. Ben presto iniziò a fare collegamenti tra la OTC, la "misteriosa nave" Apollo e L. Ron Hubbard, fondatore di Scientology, ma non fu in grado di scoprire molto altro, almeno stando al frustrato cablogramma che inviò a Washington il 26 aprile 1972: «Qui si sa davvero poco sulle attività della Operation and Transport Company, e i suoi rappresentanti sono elusivi. Tuttavia presumiamo che gli scientologisti a bordo dell'Apollo e a Tangeri facciano ciò che gli scientologisti fanno altrove.

«In città si dice che l'Apollo sia coinvolta nel traffico di droga, o nella tratta delle bianche. Tuttavia dubito fortemente della cosa... Le storie sulla tratta delle bianche nasce indubbiamente dal fatto che l'equipaggio dell'Apollo comprende anche numerose ragazze molto belle. Sono comunque scettico che un vascello che spicca sul resto delle imbarcazioni ospitate nel porto, che solleva tanto interesse e che ospita centinaia di persone possa essere un ragionevole veicolo per il contrabbando o la tratta delle bianche.» [15]

Il console statunitense stava involontariamente guardando nella direzione sbagliata. A bordo non stava accadendo nulla che potesse interessare Washington, ma molto stava invece accadendo a terra. La Operation and Transport Corporation stava implacabilmente cercando di costruirsi entrature nella burocrazia marocchina, senza lasciarsi scoraggiare dai numerosi contrattempi. Era riuscita ad aggiudicarsi un appalto governativo per l'addestramento degli impiegati delle poste, sulla base che le tecniche di Scientology avrebbero accelerato la loro formazione, ma il progetto pilota era ben presto naufragato. «Ci eravamo aggiudicati metà degli studenti» ha raccontato Amos Jessup, «mentre l'altra metà veniva formata in modo tradizionale. Per un mese cercammo di insegnargli certe tecniche di studio, ma erano così in ansia per il fatto che gli altri procedevano speditamente con le tecniche di amministrazione postale che alla fine se ne andarono.»

Jessup, che parlava francese, condusse il successivo assalto della OTC - l'esercito. Lui e Peter Warren erano diventati amici di un colonnello di Rabat e gli avevano fatto delle dimostrazioni sull'E-Meter. «Era rimasto veramente stupito» ha raccontato Jessup «e ci aveva organizzato una presentazione a un generale che si diceva fosse amico personale del Ministro della Difesa e braccio destro del Re. Ci portarono in questa casa enorme e lussuosa dove tenemmo qualche dimostrazione. Il generale disse di essere molto interessato, e che ci avrebbe ricontattati. Attendemmo in un piccolo appartamento di Rabat che la Sea Org aveva preso in affitto per noi, ma non sentimmo nulla così tornammo alla nave. Poco dopo il generale organizzò un colpo di stato che poi fallì, e si suicidò. Ci rendemmo conto che con il Re non aveva fatto parola dell'E-Meter.»

Un'altra missione del OTC stava però avendo maggior successo: era stato iniziato un corso di formazione per la polizia segreta marocchina. Poliziotti e agenti dell'intelligence venivano istruiti su come usare l'E-Meter per identificare i sovversivi politici. Frattanto l'Apollo aveva fatto rotta su Lisbona per lavori di manutenzione, e Mary Sue e Ron erano andati a vivere a Villa Laura, Tangeri. Hubbard sembrava stranamente depresso; Doreen Smith ha raccontato che in quel periodo parlava spesso di «lasciare il corpo», che nel gergo di Scientology significa morire.

Da moglie fedele quale era, Mary Sue decise di assumersi il peso di una delle cause dei guai del marito - suo figlio Nibs, con cui i rapporti erano pessimi. Dopo aver "fatto blow dall'org" nel 1959, la fortuna non aveva arriso a Nibs. Aveva cambiato un lavoro dopo l'altro, incontrando sempre maggiori difficoltà nel mantenere la moglie e i sei figli, e quando infine si era reso conto che non sarebbe mai stato riaccettato in Scientology era diventato ancora più critico nei confronti del padre e della "chiesa" da lui fondata. Quando la chiesa aveva iniziato ad avere problemi legali con l'Internal Revenue Service, Nibs aveva testimoniato contro di essa.

Nel settembre del 1972 Mary Sue orchestrò una campagna per "maneggiare" Nibs: fece condurre una ricerca in tutti gli archivi della Sea Org e ordinò al Guardian's Office di fare altrettanto. Disse ad uno dei suoi luogotenenti che il "grosso bottone" di Nibs era il denaro, e che era venuto il momento di iniziare a spulciare i vecchi archivi in cerca di lamentele contro di lui. [16]

La chiesa non rivelò mai ciò che aveva trovato a proposito del figlio del fondatore, ma il 7 novembre Nibs registrò un colloquio video con un funzionario della chiesa in cui ritrattava la testimonianza resa all'IRS e tutte le accuse che aveva fatto contro il padre. Era stato un «gesto vendicativo», spiegò, in un periodo in cui stava vivendo un profondo stress emotivo e personale. «Ho raccontato una montagna di bugie e ho fatto molto, molto danno a molte persone di cui ho profonda stima.

«Amo mio padre, il sangue non è acqua, forse ad alcuni potrebbe suonare stupido ma per me il fatto che il sangue non sia acqua significa molto; e un'altra cosa, visto che potrebbe interessare: ho rilasciato alcune disgustose dichiarazioni sulla Sea Org, ma nessuna di esse corrispondevano al vero. Non ho conoscenza personale di azioni scorrette, o illecite, o brutalità o qualsiasi altra cosa che la Sea Org o altri membri dell'organizzazione di Scientology possano aver commesso.»

A Villa Laura Hubbard aveva poco tempo per riflettere su questa dichiarazione d'amore del figlio. In realtà stava più probabilmente riflettendo sulla curiosa inevitabilità con cui i suoi progetti stavano andando in fumo. Il corso di addestramento del OTC per la polizia segreta marocchina era finito nel caos più totale, sotto la spinta di intrighi intestini tra le fazioni favorevoli e contrarie alla monarchia, e il timore di ciò che l'E-Meter avrebbe potuto rivelare. «Era una situazione folle» ha raccontato Jessup, «era impossibile sapere chi stava con chi.»

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Forse la Sea Org si sarebbe potuta trattenere per cercare di sbrogliare la situazione se da Parigi non fosse arrivata notizia che la locale Chiesa di Scientology stava per essere inquisita per truffa. C'era la possibilità che i legali francesi chiedessero al Marocco l'estradizione di Hubbard, affinché rispondesse delle accuse.

Il Commodoro decise che era giunto il momento di andarsene. Nel giro di 48 ore un traghetto avrebbe lasciato Tangeri per Lisbona: Hubbard ordinò a tutti di trovarsi a bordo con ogni proprietà trasportabile del OTC ed ogni singolo foglio di carta che non potesse essere distrutto. Nei due giorni seguenti si videro numerose automobili, furgoni e motociclette fare incessantemente la spola tra la "base di terra" del OTC e il porto di Tangeri.

Quando, il 3 dicembre 1972, il traghetto per Lisbona lasciò la costa marocchina, nel paese non era rimasto nulla della Chiesa di Scientology. Hubbard si era lasciato dietro solo una montagna di carta da macero, un turbine di chiacchiere e un gruppetto di confusi funzionari consolari americani.

 

Note:

1. Intervista con Urquhart.

2. Los Angeles Times, 29 agosto 1970.

3. The Guardian, 12 febbraio 1980.

4. Guardian Order, 16 dicembre 1969.

5. Flag Order no. 1890, 26 marzo 1969.

6. Dichiarazione giurata di Gerald Armstrong, 16 marzo 1986.

7. Testimonianza in Armstrong contro Church of Scientology, 1984.

8. Intervista con Michael Goldstein, Denver, CO, marzo 1986.

9. Intervista con Doreen Gilham, Malibu, CA, agosto 1986.

10. Intervista con Hana Eltringham.

11. Lettera di Sara Hollister; testimonianza in Armstrong contro Church of Scientology, 1984.

12. Archivi di Jon Atack.

13. Intervista con Jim Dincalci, Berkeley, CA, agosto 1986.

14. The O.J. Roos Story, 7 settembre 1984.

15 Los Angeles Times, 29 agosto 1978.

16. Lettera di Mary Sue Hubbard a Jane Kember, 2 settembre 1972.

 
 
 
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