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Il Volto Nudo del Messia - Capitolo 4: Sangue e Arena

© 1988 Di Russell Miller

© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2001

 
 

La prima cosa che fece dopo aver lasciato il college fu sfogarsi conducendo una spedizione in Centro America. Negli anni successivi ne capeggiò tre, tutte intraprese per studiare popolazioni e culture selvagge, e procurarsi materiale per i suoi articoli e racconti. Tra il 1933 e il 1941 visitò molte culture barbare ma riuscì a trovare il tempo per scrivere diversi milioni di parole di narrativa e articoli

A Brief Biography of L. Ron Hubbard, 1959.

(Il racconto di Scientology degli anni 1932-1933)

Nella compilazione delle molte biografie di L. Ron Hubbard fu posta davvero scarsa cura. Se qualcuno si fosse preso il disturbo di fare ricerche sulla sua produzione letteraria si sarebbe accorto immediatamente che, durante quel periodo, non si era neppure avvicinato ai sette milioni di parole. Tra il 1933 e il 1941 pubblicò 160 tra articoli e racconti, quasi tutti in riviste pulp. La natura del mezzo proibiva lunghi sforzi letterari per cui la narrativa pulp tendeva ad essere breve, con pochi racconti eccedenti le 10.000 parole. Se avesse scritto sette milioni di parole pubblicate, la media di ogni suo contributo sarebbe dovuta essere una impossibile lunghezza di 44.000 parole.

Una breve e intelligente indagine avrebbe inoltre stabilito che, negli anni in questione, Hubbard non aveva mai lasciato il Nord America: il "materiale" per i suoi racconti non proveniva da spedizioni in luoghi lontani, ma da esperienze abbellite dalla sua fervida fantasia. Inoltre non visitò "culture barbare" salvo, forse, quelle che si possono trovare a New York o Los Angeles…

Ron fece ritorno a Washington DC nel febbraio del 1933, non troppo deluso del fallimento come cercatore d'oro e ansioso di rinnovare la conoscenza di una giovane donna conosciuta su un campo di volo poco prima che il padre lo spedisse a Porto Rico.

L'oggetto del suo ardore era la figlia ventiseienne di un agricoltore di Elkton, Maryland. Il suo nome era Margaret Louise Grubb, ma tutti la chiamavano Polly. Era una ragazza brillante e attraente, con una folta chioma di riccioli biondi e voglia di indipendenza, di tenere il passo con l'epoca di Amelia Earhart che, appena nove mesi prima, era stata la prima donna a trasvolare l'Atlantico in solitaria. La Earhart aveva ispirato migliaia di donne americane avvicinandole all'aviazione, e nei fine settimana Polly amava recarsi al campo volo vicino casa e ammirare gli alianti oscillare incerti nella scia del vecchio Ford che li trascinava in alto.

Figlia unica, aveva perso la madre anni prima; si prendeva cura del padre e provvedeva da sé al suo sostentamento (aveva ottenuto il suo primo impiego a sedici anni come commessa in un negozio di calzature). Nonostante le responsabilità era però determinata a imparare a volare, e stava per prendere la licenza di pilota [1] quando sul campo volo fece la sua comparsa un giovanotto con incredibili capelli rossi.

Polly non avrebbe potuto non notare l'arrivo di Ron, che fu subito al centro dell'attenzione del gruppetto in attesa di uno strappo. Sembravano raccogliersi naturalmente attorno a lui, ridendo spesso alla sua parlantina sciolta e alle mani che affettavano l'aria mentre descriveva i suoi vari exploit aerei. Da parte sua, non ci volle molto prima che Ron notasse l'attraente ragazza in tenuta da volo e le si avvicinasse per fare due chiacchiere.

Nonostante Polly avesse quasi quattro anni più di Ron, all'inizio questa differenza non preoccupò la ragazza. Donne prive di una mente altrettanto aperta non avrebbero mai preso in considerazione l'idea di una relazione con un ragazzo più giovane, ma Polly pensava che Ron fosse un compagno irresistibile - gentile, premuroso, divertente, sempre pronto a farla ridere. Parlava spessissimo dei suoi viaggi in Oriente, ma lei non lo considerava noioso; in realtà trovava stupefacente la quantità di cose che aveva visto e fatto. Era un ragazzo molto più maturo e spigliato dei giovanotti che aveva conosciuto a Elkton, comunità agricola di 6.000 abitanti sul lato nord-orientale della Chesapeak Bay. Molti di essi non si erano mai spinti oltre Wilmington, Delaware, dieci miglia a nord.

Il padre di Polly fu comprensibilmente un po' preoccupato nell'apprendere che la figlia "usciva" con Ron Hubbard. Non che il giovanotto non gli piacesse; anche lui pensava che Ron fosse affascinante. E non gli importava nemmeno che Ron fosse più giovane di Polly. Ciò che lo preoccupava era il fatto che Ron non aveva soldi né prospettive di carriera, ed evidentemente non aveva intenzione di cercarsi un lavoro visto che pensava di guadagnarsi da vivere scrivendo. Agli occhi del Sig. Grubb fare lo scrittore non era un mestiere, e nulla di quanto Ron facesse o dicesse avrebbe potuto convincerlo del contrario, soprattutto perché le uniche prove a sostegno del suo potenziale erano i due articoli pubblicati dallo Sportsman Pilot.

Comunque, sia il Sig. Grubb che i genitori di Ron si resero conto dell'inutilità del cercare di opporsi ai due. Polly era testarda quanto Ron e se aveva deciso di sposarlo niente avrebbe potuto fermarla. E Ron, ancora figliolo adorato, aveva sempre la meglio sui genitori. Le rispettive benedizioni vennero concesse con riluttanza e il matrimonio ebbe luogo a Elkton il 13 aprile. Molti degli ospiti giustamente specularono sul rapidissimo fidanzamento e sulla velocità con cui era stata organizzata la cerimonia. Polly e Ron si trasferirono in una casetta in affitto di Laytonsville, Maryland, dove Polly ebbe un aborto spontaneo. In ottobre scoprì di essere di nuovo incinta.

A maggio lo Sportsman Pilot affidò a Ron l'incarico di raccontare una gara di volo che si sarebbe tenuta al College Park Airport, vicino Washington. L'articolo venne scritto con sufficiente competenza e con la sua solita prosa fresca: «Visto che, per forza e povertà, ero tra gli spettatori, posso parlare unicamente dal punto di vista del livello del suolo e azzardare il resto. La gara ha sofferto gli svantaggi di tutte le gare convenzionali - noi a terra non avevamo altro da guardare se non il cielo terso, con i velivoli che scomparivano per ripresentarsi al giro successivo. Il traguardo, comunque, ci ha ripagati di tutto il cielo vuoto. La linea dell'arrivo portava i velivoli ad abbassarsi rapidamente, per ballonzolare poi sulle buche del campo e tagliare il traguardo in velocità. Tutto questo ha soddisfatto gli spettatori. Sembrava fulmineo ed eroico. E sapete come sono gli spettatori.»

L'articolo venne pubblicato nel numero di maggio/giugno della rivista, corredato di fotografie scattate dallo stesso Ron. Fu il suo primo articolo da autore professionista e ne fu molto orgoglioso, ma a malapena potrebbe essere descritto come un promettente inizio di carriera. Trascorsero mesi prima che la sua firma apparisse di nuovo. Per un po' il fatto che Ron incontrasse difficoltà a guadagnarsi da vivere scrivendo non sembrò importare molto: il 18 agosto infatti il Washington Daily News annunciò che «un giovane avventuriero di Washington scopre l'oro nel vicino Maryland». L'articolo su tre colonne raccontava che L. Ron Hubbard, nel corso di una licenza del suo incarico di direttore generale della West Indies Minerals Inc., aveva trovato l'oro nella fattoria della moglie in Maryland.

Si ironizzava sul fatto che un cercatore scoprisse l'oro nel proprio giardino: «Hubbard, poco più che ventenne, lo scorso anno era andato a cercare l'oro nelle Antille, Indie Occidentali, per potere poi tornare e sposare la ragazza che aveva conosciuto poco prima di partire. Ha fatto ritorno poco tempo fa a mani vuote e fortemente indebolito dalla febbre… "Pensate che sono andato a cercare l'oro a 1.300 miglia da qui, quando si trovava proprio sull'uscio di casa della mia promessa sposa" ha raccontato Hubbard avvilito.»

Ron aveva raccontato al giornale che sarebbe presto iniziata l'estrazione «su larga scala», e che aveva trovato anche diversi campioni di uno strano metallo bianco che riteneva essere platino o iridio. L'articolo era corredato di due fotografie: una di Polly, molto seducente in stivali e calzoni da cavallerizza in posa di cercatrice d'oro, l'altra della giovane coppia nell'atto di esaminare un grosso frammento di roccia, e una didascalia "L. Ron Hubbard, il cercatore, sostiene che il masso nella foto è il più grosso campione di quarzo d'oro che abbia mai visto".

Paradossalmente, nonostante avesse trovato l'oro la situazione finanziaria di Ron restava precaria. In settembre scadde la sua licenza di pilota di alianti, ma non poté rinnovarla perché nei dieci mesi precedenti non aveva completato le dieci ore di volo necessarie. Il problema era molto semplice: non aveva soldi, ma in una lamentosa lettera al Bureau of Aeronautics evitò di confessare di essere al verde sostenendo che le difficoltà erano dovute al fatto che «nel raggio di 200 miglia non esiste un aliante su cui oserei rischiare l'osso del collo». Il Washington Glider Club gli aveva offerto l'uso del proprio Franklin, ma era in condizioni talmente brutte che aveva dovuto «declinare l'offerta», e non voleva usare un aliante primario perché «una volta a Port Huron, Michigan, mi sono schiantato, per il semplice motivo che la maggioranza di primari non volano».

Ron, come sempre, guardava al futuro con ottimismo. «Il punto è» scriveva, «Che la prossima primavera mi comprerò un aliante. Un grosso Franklin. L'ultima volta che ho preso la licenza commerciale ho aspettato per due mesi giorni buoni per volare e ispettori. Non voglio fare la stessa storia la prossima primavera, perché le primavere sono fugaci. Ho volato molto più della maggioranza dei piloti. Forse avete visto i miei articoli sugli alianti nelle riviste di aviazione. La mia sola ambizione è acquistarne uno.

«Ed eccovi la mia preghiera. Non esiste la possibilità che possiate estendere la mia attuale licenza, considerate le circostanze? C'è nulla che potreste fare?» [2]

Era una speranza ingenua: nessuna burocrazia è strutturata in modo da indulgere sulle rosee ambizioni dei giovanotti, e il Bureu of Aeronautics non faceva eccezione. L'austera risposta fu breve: «Ci spiace informarLa che non è possibile prolungare la sua licenza di pilota commerciale di alianti come richiesto. Non rientra nella politica di questo Ente estendere le licenze» [3]. Questa fu la fine ufficiale della carriera di Ron come pilota poiché non ottenne più una licenza, ma richiese un paio di volte una licenza come pilota in addestramento.

In ottobre Ron scrisse un altro articolo per lo Sportsman Pilot: questa volta si trattava del profilo di Chet Warrington, famoso pilota di Washington; a novembre scrisse un articolo sulla neonata scienza della navigazione radio. Nonostante non fosse più in possesso di regolare licenza di volo adottava sempre uno stile molto colloquiale, da addetto ai lavori: «Personalmente aborrisco la navigazione. Richiede troppa algebra e io non parlo un buon algebrese… la mia ambizione è saltare dentro un velivolo, un giorno, e decollare nella pioggia e nella nebbia, e puntare sull'altra costa. Ma non mi piacciono i giri viziosi e troppi fronzoli. Sono pigro, voglio qualcuno che mi leghi un pezzo di corda al mozzo dell'elica e mi porti precisamente dove voglio andare. Ecco la mia ambizione. E scommetto la mia ultima picchiata che è anche la vostra.»

Oltre ai tre articoli per lo Sportsman Pilot, nel 1933 Ron aveva venduto anche un articolo intitolato "Navy Pets" al Washington Star. Ma questo fu tutto per quanto riguarda le pubblicazioni di quell'anno.

Le tariffe dell'epoca per gli scrittori freelance erano di circa un centesimo a parola. Polly, il cui ventre ingrossato aggiungeva preoccupazioni alle preoccupazioni, calcolò che nel corso dell'anno il marito era riuscito a guadagnare meno di 100 dollari. Comunque erano in arrivo tempi migliori, poiché ben presto Ron scoprì che il suo ambiente naturale era nel mondo di sangue e arena del "pulp".

Negli Stati Uniti le riviste pulp avevano avuto una genesi letteraria onorevole e un seguito eclettico: nel 1915 John Buchan aveva scritto "i Trentanove Scalini" per la rivista Adventure, che ad un certo punto arrivò ad elencare tra i suoi abbonati compagni di viaggio improbabili come Harry Truman e Al Capone. Il genere pulp presentò ad un vasto pubblico scrittori del calibro di C.S. Forester, Erie Stanley Gardner e Joseph Conrad, ed anche personaggi indimenticabili come Buffalo Bill, il detective bambino Nick Cartot e l'impenetrabile Dr. Fu Manchu. L'eroe del pulp più di successo, "Tarzan" di Edgar Rice Burrough, fece la sua prima apparizione sulle pagine della rivista All-Story per poi dare inizio alla striscia di fumetti più duratura, e alla serie cinematografica più redditizia di Hollywood.

All'inizio degli anni '30 la pulp fiction era un'importante fonte di divertimento a buon mercato per milioni di americani, e un comodo mezzo di fuga da ansie e realtà della Depressione. Per appena 10 centesimi i lettori potevano immergersi in un'avventura piena di azione in cui gli eroi si facevano largo tra mille difficoltà in diversi angoli esotici di un mondo improbabile. Il bene trionfava invariabilmente sul male e il sesso non complicava mai la trama, poiché l'eroe di turno non si spingeva mai oltre un casto bacio, e nessuna eroina si sarebbe mai sognata di pretendere qualcosa di più.

(Il racconto di Scientology degli anni 1934-1936)

Nel 1934, nella sola New York, si pubblicavano oltre 150 riviste pulp. Black Mask veniva considerata la migliore dagli autori, soprattutto perché pagava agli scrittoti di punta fino a cinque cents a parola, ma pare che anche Argosy, Adventure, Dime Detective e Dime Western pagassero gli autori migliori più del canonico cent a parola. Poiché la rivista media di 128 pagine conteneva circa 65.000 parole, e avevano cadenza settimanale, il mercato degli scrittori freelance era enorme, e potenzialmente redditizio.

L. Ron Hubbard non seppe nulla di tutto questo fino a quando non iniziò a cercare nuovi sbocchi, spinto dall'urgenza del suo primo disastroso anno in veste di scrittore. «Mi raccontò di essere andato all'edicola e di aver acquistato tutte le riviste che aveva trovato» ha riferito zia Marnie. «Ne aveva portato a casa una catasta per vedere che cosa la gente amasse leggere. Riteneva che molte di quelle riviste fossero spazzatura, e sapeva di poter fare di meglio. Ecco come iniziò a scrivere storie del mistero.» [4].

Ma soprattutto forse Ron si era reso conto di aver scritto pulp per tutta la vita. Gli spericolati racconti brevi che durante l'adolescenza aveva scribacchiato pagina dopo pagina su vecchi quaderni contabili, si rese conto in ritardo, erano precisamente il tipo di materiale che si poteva scoprire tra le piccanti copertine dei "pulp" più popolari.

Polly si stava ingrossando rapidamente ed ogni settimana affondavano ulteriormente nei debiti. Ron sapeva di dover iniziare in qualche modo a guadagnare un po' di soldi e i "pulp" sembravano offrire la possibilità migliore. Iniziò a scrivere storie a ripetizione, infilando nella macchina da scrivere un foglio via l'altro senza interruzione, spesso pestando sui tasti l'intera notte. Scriveva a macchina a velocità impressionante, senza mai aver bisogno di fermarsi a pensare e senza preoccuparsi di rileggere ciò che aveva scritto. Toccò l'intero raggio della narrativa d'avventura, con eroi che grondavano sangue in veste di pistoleri, detective, pirati, legionari stranieri, spie, assi dell'aria, soldati di ventura e brizzolati lupi di mare. In un periodo di circa sei settimane scrisse ogni giorno un racconto completo tra le 4.500 e le 20.000 parole, e senza riguardare il lavoro svolto fascicolava le pagine e le inviava a questa o quella rivista di New York.

Il compenso non si fece attendere a lungo. Un giorno Ron andò a ritirare la posta e scoprì che lo aspettavano due assegni per un totale di 300 dollari - molto più di quanto avesse mai guadagnato in vita sua. Il primo assegno proveniva da Thrilling Adventures per un racconto intitolato "The Green God", il secondo da The Phantom Detective per "Calling Squad Cars". Ben presto arrivarono altri riconoscimenti - "Sea Fangs" venne acquistato da Five Novels Monthly, "Dead Men Kill" da Thrilling Detective, "The Carnival of Death" da Popular Detective

Per la fine di aprile Ron aveva guadagnato denaro sufficiente per offrire a Polly una breve vacanza in California. Scesero in una pensioncina di Encinitas, località turistica poche miglia a nord di San Diego, ma Polly, che ora era al settimo mese di gravidanza, trovava troppo spossante quel clima caldo. Il 7 maggio del 1934 decise di fare un tuffo nell'oceano per rinfrescarsi un po', ma fu presa dalla corrente. Era un'ottima nuotatrice e riuscì a guadagnare la riva, ma lo sforzo fece iniziare il travaglio. Il giorno seguente diede alla luce un maschietto.

Il bambino pesava appena un chilo e la sua vita era appesa ad un filo sottilissimo. Pregando per la sua sopravvivenza, lo chiamarono Lafayette Ronald Hubbard Junior. Ron costruì una rudimentale incubatrice prima in una scatola di cartone, poi rivestendo un cassetto della credenza di coperte e tenendolo al caldo con una lampada elettrica. Polly avvolgeva il piccino in panni di cotone e lo nutriva con un contagocce. Lo vigilarono costantemente per due mesi, giorno e notte, facendo i turni per tenerlo controllato e non finendo mai di meravigliarsi che fosse ancora vivo. Quando Polly era incinta il padre di Ron le chiedeva sempre come stava "Nibs" [il Signorino], e quando finalmente L. Ron Hubbard Junior fu fuori pericolo, l'intera famiglia già lo chiamava "Nibs", nomignolo che gli sarebbe rimasto appiccicato per tutta la vita.

La paternità non moderò il desiderio di Ron di essere considerato un avventuriero strafottente e uno spericolato aviatore, e ad ogni opportunità promuoveva assiduamente questa immagine. In luglio, ad esempio, fu oggetto di un entusiastico tributo nella rubrica "Chi è Chi" del Pilot, la rivista del personale dell'aviazione, che lo descrisse come «uno dei più notevoli piloti di aliante del paese». L'autore, il tenente Latane Lewis II, non faceva segreto della sua ammirazione. «Ogni volta che due o tre piloti dei dintorni della Capitale si trovano insieme» scriveva, «che sia ad un'udienza del Congresso o nel retro di qualche hangar, probabilmente li sentirete fare il nome di Ron Hubbard, accompagnato da aggettivi come "pazzo", "selvaggio", "spericolato". Perché qualche anno fa il pilota dalla criniera fulva ha colpito la città come un tornado, e con i suoi giochi aerei ha fatto urlare le donne e piangere gli uomini. Ha sfidato il suolo ad alzarsi e colpirlo… Ron è riuscito a fare più numeri con il suo aliante di quanto la maggioranza dei piloti riescano a fare per trovare lavoro. Usciva dagli avvitamenti ad un metro dal suolo, facendo marameo agli impresari di pompe funebri che si radunavano in attesa sui campi di volo».

Non sorprende che Ron venisse considerato tanto importante da essere incluso nella rubrica "Chi è Chi", era palese che aveva fatto di tutto per presentarsi come il più pirotecnico dei protagonisti: «prima di cadere in disgrazia e diventare aviatore è stato Sergente dei Marines, cantante sentimentale alla radio, reporter, cercatore d'oro nelle Indie Occidentali e regista-esploratore…» Tra le tante cose che aveva fatto, pare avesse imparato da solo a pilotare aerei a motore («salì su un aereo e, senza pensarci due volte, diede gas e decollò…») per poi tenere spettacoli di aviazione itineranti volando «sotto ogni cavo del telefono del Midwest», prima di sistemarsi e diventare direttore del club di volo della George Washington University. Latane Lewis II concludeva che Ron era «tra gli aviatori più scatenati». Naturalmente Ron aveva caldamente contribuito a creare la definizione.

Quando Nibs iniziò a piangere e a fare il ruttino come tutti i neonati di questa terra, il ventitreenne "aviatore scatenato" decise che era venuto il momento di fare la conoscenza dei suoi colleghi scrittori di pulp. Lasciò Polly a casa con il bambino e prese il treno per New York. Prese una camera da un dollaro e mezzo al Forty-fourth Street Hotel, dove gli avevano assicurato che alloggiavano numerosi scrittori.

Nel 1934, con il paese ancora nella morsa della Depressione, a New York c'erano davvero pochi turisti, ma anche prima del crollo di Wall Street il Forty-fourth Street Hotel non attirava molto traffico da diporto. Era uno squallido edificio su Times Square frequentato per lo più da attori disoccupati, interpreti di vaudeville di terza categoria, pugili, bagarini e allibratori. Frank Gruber, il solo scrittore di fantascienza residente all'arrivo di Ron, descrisse le ricerche del collega come «tutto sommato, svogliate e inconcludenti».

Gruber era un aspirante scrittore di Mount Morris, Illinois, giunto a New York in cerca di fortuna sulla scia di un racconto venduto alla rivista Segret Agent X, e un paio d'altri a Underworld. Risultò evidente che aveva avuto poco successo quando spiegò a Ron come riuscire ad avere gratis una scodella di zuppa di pomodoro dai distributori automatici. Tutto quel che dovevi fare, gli disse, era prendere una scodella, riempirla di acqua calda, ignorare la fessura della moneta che avrebbe fatto scendere la minestra in polvere e afferrare due sacchetti di crackers. Poi ti portavi la scodella di acqua calda al tavolo, vi sbriciolavi dentro i crackers e completavi l'opera con abbondante ketchup, disponibile gratuitamente sui tavoli. «Ecco fatto!» disse trionfante Gruber, «Una bella zuppa di pomodoro».

Ron, non motivato dalla sola carità, offrì a Gruber una cena al Thompson's Restaurant della Sesta Strada, appena dietro l'angolo dell'hotel. Volle sapere tutto sugli editori più facili da contattare, chi comprava cosa e quali riviste pagavano di più. Fece un elenco dei direttori e degli editori più importanti - Street and Smith, la Frank A. Munsey Company, Popular Publications e Dell Magazines.

Qualche giorno dopo Gruber portò con sé Ron da Rosoff sulla 43esima Strada, ristorante in cui i membri della American Fiction Guild si ritrovavano ogni venerdì. Gran parte degli autori di pulp più famosi di New York erano membri della Gilda, e molti di loro si ritrovavano da Rosoff il venerdì. C'erano nomi noti a milioni di lettori: Lester Dent, creatore di Doc Savage; George Bruce, asso riconosciuto dei racconti di combattimenti aerei, Norvell Page, che si diceva guadagnasse 500 dollari al mese per le sue storie su Spider, e Theodore Tinsley, che contribuiva regolarmente a Black Mask. Presidente della Gilda era Arthur J. Burks, che un profilo del New Yorker aveva soprannominato "Il Re del Pulp", e che si raccontava avesse detto che gli scrittori di pulp che non guadagnavano almeno 400 $ al mese non erano degni di quel nome. L'osservazione gli causò considerevole imbarazzo poiché all'interno della Gilda era risaputo che Burks non aveva mai guadagnato tanto, nonostante sfornasse circa 200.000 parole al mese.

Ron non era certo tipo da farsi impressionare da tale illustre compagnia, ed entrò da Rosoff come se fosse altrettanto famoso ed arrivato quanto i presenti. Era anche molto più giovane dei membri, ma si comportava come se avesse visto e fatto molto più di chiunque altro. Alla fine del pranzo stava già tenendo banco, catturando l'attenzione di chiunque fosse a portata d'orecchio con un avvincente e dettagliato racconto della sua spedizione esplorativa alle roccaforti dei pirati del Mar delle Antille.

Ai pranzi della American Fiction Guild era lecito avere l'inclinazione a sfumare i contorni tra realtà e finzione. Ciò che importava più della rigida aderenza alla verità letterale era che le storie fossero divertenti e avvincessero il pubblico, e su questo punto il giovane Hubbard non aveva rivali. Era un cantastorie di natura, riusciva a delineare la scena in modo veloce ed evocativo, a descrivere l'azione nei minimi dettagli, a raccontare un dialogo credibile scandito con assoluto tempismo da battute umoristiche. Arthur Burks fu felice di accettarlo come nuovo membro della Gilda, naturalmente dopo che ebbe versato i 10 $ della tessera.

A New York Ron fece molti progressi. Fece il giro degli editori di pulp, si presentò a tutti i più importanti redattori, vendette alcuni racconti e si fece conoscere. Passava le sere nella camera di Frank Gruber al Fory-fourth Street Hotel, sfornando idee con altri giovani autori e pontificando, anche se il suo ospite alla fine si stufò delle avventure apparentemente infinite di Ron. Una sera Gruber si sorbì il lungo racconto delle esperienze di Ron nel Corpo dei Marines, della sua esplorazione dell'alto bacino del Rio delle Amazzoni, e degli anni da cacciatore bianco in Africa. Alla fine gli chiese, con evidente sarcasmo, «Ron, tu hai 84 anni, vero?».

«Di che diavolo stai parlando?» scattò Ron.

Gruber sventolò un taccuino su cui aveva scritto alcuni numeri e disse «beh, sei stato sette anni nei Marines, hai fatto l'ingegnere civile per sei anni, hai passato quattro anni in Brasile, tre in Africa, e per sei anni hai girato il paese con il tuo circo volante… ho sommato gli anni in cui hai fatto tutte queste cose, e il risultato è 84».

Ron si infuriò all'idea che le sue bravate potessero essere messe apertamente in dubbio. «Uscì veramente dai gangheri» ha raccontato Gruber [5]. Reagiva allo stesso modo anche quando, ai pranzi della Gilda, qualcuno sollevava il ciglio alla sua corrente in piena. Gran parte dei membri si aspettava che i colleghi prendessero con le molle le storie che raccontavano, ma non Ron. Era sempre come se credesse fermamente ai suoi racconti.

Di nuovo a casa con Polly e il bambino, Ron continuò a scrivere "pulp" a ritmo frenetico, sfornando infinite varianti del medesimo tema avventuroso. I suoi protagonisti si dibattevano nel fitto della giungla inseguiti da cacciatori di teste negrieri, si libravano nei cieli pieni di fumo in tremendi combattimenti aerei, lottavano con piovre giganti a venti metri di profondità in mari infuriati, duellavano con coltellacci su ponti di navi inondati di sangue e dalle tavole divelte, e tenevano a bada orde di dervisci dispensando morte dalle canne dei loro mitragliatori. Le donne apparivano di rado, salvo quando dovevano essere salvate dall'occasionale leone affamato, o dal grizzly. I titoli che dava ai suoi racconti attestavano vividamente il genere - "La Pattuglia Fantasma", "Tamburo del Destino", "Killer dell'Aria", "Ostaggio della Morte", e "Legionario dell'Inferno".

Inframmezzandoli a queste avvincenti saghe, Ron continuava occasionalmente a scrivere articoli per lo Sportsman Pilot, in veste di aviatore scatenato. « Negli Stati Uniti - o meglio, al mondo - esistono pochi uomini più qualificati di me per scrivere sul volo campestre» esordiva il suo pezzo sul numero di settembre del 1934. «Si dà il caso che detenga il record del mondo nel determinare il punto di non ritorno. Devo solo meravigliarmene. Probabilmente nessun altro pilota al mondo sarebbe in grado di farlo. Probabilmente nessun altro pilota al mondo in realtà l'ha mai fatto altrettanto bene».

Ma la millanteria era noiosa, come chiarì ben presto. Raccontò che durante un volo di cinquanta miglia da New London a Mansfield, navigando a vista, aveva clamorosamente mancato la destinazione stabilendo così un nuovo record. «La striscia di atterraggio era bellissima e presi terra in modo perfetto. Ma, e ancora ma, Mansfield non c'era. Afferrammo un contadino per le bretelle, chiedendogli sdegnati dove accidenti eravamo. Beh, per farla breve ci trovavamo fuori rotta di 37 miglia… che, ripeto, è un record del mondo.»

In dicembre offrì ai lettori alcune dritte per raggiungere le Indie Occidentali: «Tenendovi alle spalle le lunghissime spiagge di Cuba raggiungerete Port au Prince. Ora sto dando definitivamente per scontato che siate su un idrovolante, anche se credevo fosse stato chiaro fin dall'inizio. Altrimenti vi bagnerete le ruote. Port au Prince non è molto privilegiata, a meno che non riusciate a convincere la Gendarmerie du Haiti a lasciarvi usare le loro piste d'atterraggio. Ma dovreste essere più convincenti di quanto non lo sia stato io…».

Il 25 febbraio 1935, due mesi dopo la pubblicazione di questo articolo, Ron fece nuovamente richiesta di una licenza di volo per studenti in addestramento. Non fece mai l'esame da pilota professionista e non richiese un'altra licenza [6], ma continuò allegramente a scrivere per lo Sportsman Pilot offrendo consigli ai colleghi aviatori e riempiendo molte pagine della rivista con briosi racconti dei suoi exploit aerei.

I lavori di Ron pubblicati nel 1935 comprendono dieci romanzi pulp, tre "romanzetti", dodici racconti e tre articoli non di narrativa. In ottobre la rivista Adventure lo invitò a presentare se stesso nella speciale rubrica intitolata "Fuoco da Campo", «in cui lettori, autori e avventurieri si incontrano». Ron si presentò in modo scherzoso - «Dicono che quando avevo un anno mostravo qualche segno di volermi calmare, ma credo si tratti di una semplice chiacchiera…» - e toccò tutti i momenti salienti già noti della sua stupefacente carriera, dai "vagabondaggi asiatici", alle "spedizioni", gli "spettacoli aerei in giro per il Midwest" e così via.

Forse perché quello stesso numero di Adventure pubblicava anche una delle sue "storie di colletti di cuoio", decise di approfondire le sue esperienze di "scavezzacollo" dei Marines. «Conosco il Corpo dei Marines da Quantico a Peiping, dal Sud Pacifico alle Indie Occidentali» scriveva. «Secondo me il Corpo dei Marines è una compagnia molto più infernale di quanto potrà mai essere la molto lodata Legione Straniera francese…» Dicendosi speranzoso che questa concisa spiegazione sarebbe stata un passaporto per l'interesse del lettore, concludeva con una promessa: «Quando tornerò dall'America Centrale, dove sto per recarmi presto, avrò qualche altra storia da raccontarvi.» [7]

Ron non andò in America Centrale ma a Hollywood, dove la Columbia aveva acquistato uno dei suoi racconti, "The Secret of Treasure Island" [Il Segreto dell'Isola del Tesoro] da inserire in una serie in quindici parti da mostrare alle matinée del sabato. Una pubblicità del Motion Picture Herald annunciava che L. Ron Hubbard, «famoso scrittore di romanzi d'azione, pilota acrobatico e avventuriero di levatura mondiale», aveva scritto «una storia zeppa d'eccitazione, uno dei migliori titoli da botteghino da anni».

Ron, naturalmente, fu lieto di aggiungere il titolo di "sceneggiatore di Hollywood" al suo crescente carnet di notevoli realizzazioni e iniziò ben presto ad accreditarsi il merito della sceneggiatura di numerosi film di successo, tra cui Stagecoach [Ombre Rosse], il classico di John Ford [8], e The Plainsman con Gary Cooper. Molte biografie di L. Ron Hubbard descrivono la sua carriera a Hollywood come un inevitabile trionfo: «Nel 1935 L. Ron Hubbard si recò a Hollywood e lavorò alla sceneggiatura di numerosi film, guadagnandosi una notevole reputazione con pellicole di grande successo. A Hollywood il suo lavoro è ancora ricordato» [9]. Si diceva anche che avesse salvato la carriera sia di Bela Lugosi che di Boris Karloff, inserendoli nelle sceneggiatura quando erano ormai disoccupati. In breve, Ron divenne un'altra «leggenda di Hollywood» [10].

Sfortunatamente pare si tratti di una leggenda mai raccontata, visto che non si riesce a trovare il suo nome in nessuna «pellicola di grande successo» salvo che in The Secret of Treasure Island. Ma questa mancanza di riconoscenza non impedì a Ron di abbandonarsi ai ricordi sui suoi giorni d'oro a Hollywood: «Ero solito sedere nel mio attico su Sunset Boulevard e scrivere racconti per New York, poi recarmi al mio ufficio presso gli studio e far dire a tutti dalla mia segretaria che ero in riunione, mentre in realtà facevo un pisolino perché nessuno riusciva a credere che si potessero scrivere 136 scene al giorno. La Screen Writers Guid mi avrebbe ucciso. La loro quota era di appena otto» [11].

Ron non rimase molto a Hollywood a sfornare 136 scene al giorno, e per la fine dell'anno era di nuovo a New York. Polly era di nuovo incinta e, memori di quanto accaduto con Nibs, decisero che avrebbero fatto nascere il bambino all'ospedale di New York. Mercoledì 15 gennaio 1936 Polly diede alla luce una bambina, Catherine May. A differenza di Nibs, Catherine era una bimba robusta e perfetta sotto ogni punto di vista, salvo che per una voglia su una guancia. Poco dopo la sua nascita gli Hubbard presero il treno per far visita ai genitori di Ron a Bremerton, Washington.

Nel dicembre del 1934, a quarantotto anni, Harry Ross Hubbard era stato promosso a Tenente Comandante e il luglio successivo era stato destinato per la terza volta ai cantieri navali di Puget Sound, a Bremerton, in veste di Ufficiale Aggiunto dell'Approvvigionamento. Per la madre di Ron si era trattato di un trasferimento particolarmente ben accetto: anche l'amata sorella Toilie viveva a Bremerton e la più giovane delle ragazze Waterbury, Midgie, abitava a Seattle, sull'altra sponda della baia. May e Harry avevano già deciso che al momento della pensione si sarebbero stabiliti a Bremerton, così avevano acquistato una casetta al 1212 di Gregory Way, a due isolati dai cantieri navali.

Ida Waterbury, settantaduenne nonna di Ron, viveva ancora al "vecchio mattone" di Helena, ma nell'ottobre del 1935 la città venne colpita da un terremoto. Il primo tremore fu avvertito nel corso della trasmissione radiofonica del venerdì sera in cui il Presidente Roosvelt dialogava con i cittadini. Nel corso della settimana successiva vennero registrate altre cinquantasei scosse, nessuna seria, ma alle dieci di sera del 10 ottobre una serie di tremori violenti scosse la città riducendo in polvere molti degli edifici pubblici e generando un panico diffuso. Il "vecchio mattone" sopravvisse al terremoto, ma fu seriamente danneggiato. Il giorno seguente la Sig.ra Waterbury prese un treno per Bremerton e si trasferì con May e Hub in Gregory Way.

Fu in queste condizioni che Polly, Ron e i loro due figlioletti vennero accolti a Bremerton, in seno alla famiglia Waterbury, nella primavera del 1936. Tutti i Waterbury amavano Polly. «Era molto divertente» ha detto Marnie, «un vero spasso». Polly ricambiava quel calore, era a suo agio con la famiglia e felice di avere intorno nonni e prozie che badavano al turbolento Nibs mentre lei si occupava della piccolina.

L'allegria dell'ambiente era tale che Polly e Ron iniziarono a guardarsi intorno per trovare casa nella zona di Bremerton. Nella contea di Kitsap le proprietà erano a buon mercato e trovarono una casetta di legno a South Colby, una piccola comunità con un ufficio postale e un emporio affacciata sul porto dello Yukon, a sud di Bremerton. La casa era immersa tra i cedri, su una ripida collina affacciata sui frutteti e i pascoli che scendevano verso Puget Sound; dalla veranda la notte si potevano vedere le luci di Seattle, sull'altro lato della baia. Polly si innamorò immediatamente del posto, che battezzò "La Vetta".

Sebbene al piano superiore ci fossero tre stanze Ron decise di aver bisogno di più privacy per scrivere, e ingaggiò un falegname locale per farsi costruire una capanna di pino tra gli alberi, che avrebbe usato come "studio". La arredò con una scrivania e una macchina da scrivere e si rimise al lavoro, sfornando epopee emozionanti come "Il Barone del Coyote River" per All Western, "Il Bottino dello Shantung" per Smashing Novels e "Il Delitto della Torcia" per Detective Fiction.

Le responsabilità della paternità pesavano poco sulle spalle di Ron che non voleva accettare il suggerimento di adattare le sue abitudini lavorative alle esigenze della famiglia. Amava lavorare di notte e dormire al mattino, a volte facendo la prima apparizione verso le due o le tre del pomeriggio con la pretesa che Polly gli cucinasse la "colazione".

Anche se vendeva racconti a ritmo quasi settimanale sembrava non ci fosse mai denaro a sufficienza, e il proprietario dell'emporio di South Colby li minacciò spesso di chiudere il credito. Ron non si preoccupava minimamente per i debiti crescenti. Un giorno prese il traghetto per Seattle e tornò con un costoso fonografo che aveva acquistato a credito ai grandi magazzini Bon Marche. Quando Polly gli chiese disperata come pensava di pagarlo, rispose sorridendo che non ne aveva alcuna intenzione. Aveva calcolato che Bon Marche avrebbe impiegato circa sei mesi prima di rientrarne in possesso, nel frattempo lui poteva goderselo.

A parte le preoccupazioni finanziarie, Polly alla Vetta era perfettamente felice. Le piaceva fare la mamma ed era appassionata di giardinaggio. Passava gran parte del tempo libero ripulendo il terreno intorno casa e riempiendolo poi di cespugli e fiori. Ron era meno soddisfatto del fascino tranquillo di South Colby, e si recava spesso a New York "per affari". Con l'allungarsi delle sue assenze Polly sospettò, giustamente, che vedesse altre donne - era anche assolutamente consapevole che non poteva farci nulla.

Ma non erano tanto le scappatelle a tenere Ron lontano da casa, quanto il fatto che essere seppelliti nella monotona South Colby contrastava con la percezione che aveva di se stesso. Aveva trascorso gran parte della vita adulta promuovendosi vigorosamente e con successo come "avventuriero scavezzacollo". Si trattava di una descrizione che veniva usata sempre più spesso, e non lo annoiava mai. Ma si trattava anche di un'immagine che andava coltivata e sostenuta, e non poteva certo farlo rimanendo seduto in una capanna nella contea di Kitsap. No, doveva stare a New York, tenere soggiogati i suoi colleghi scrittori con racconti epici e assicurarsi che chiunque fosse consapevole che Ron "Flash" Hubbard (a volte ammetteva di essere soprannominato "Flash") era «davvero un bel soggetto».

Chi osava metterlo in dubbio? Non certo l'editore di Thrilling Adventure, lieto di condividere con i lettori le sue convinzioni: «Immagino che L. Ron Hubbard non abbia bisogno di presentazioni. Dalle lettere che ci mandate, i suoi racconti sono tra i più popolari che abbiamo mai pubblicato. Diversi di voi si sono anche chiesti come faccia a dare quegli splendidi colori che caratterizzano sempre le sue storie in località lontane. «La risposta è: c'è stato, ragazzi. C'è stato, ha visto e ha fatto. E tutte e tre le cose in abbondanza!»

Nel luglio del 1936 l'agente letterario e columnist di New York Ed Bodin aggiunse un'altra medaglia alla già abbondantemente decorata casacca di Ron, raccontando in una delle sue rubriche che Ron aveva raggiunto il ragguardevole traguardo di un milione di parole pubblicate. Era un'affermazione tanto gratuita quanto assurda, ma sarebbe inesorabilmente cresciuta nel corso degli anni fino a quando, nel 1941, a Ron vennero variamente accreditati tra i sette e i quindici milioni di parole [12].

Qualsiasi fosse la cifra reale Ron era sicuramente orgoglioso della sua produttività, dell'enorme quantità di parole che riusciva a far uscire dalla sua macchina da scrivere; non esiste alcun dubbio che si trattasse di uno scrittore veramente prolifico. Nel 1937 stava già usando una gamma di pseudonimi fantasticamente improbabili come, tra gli altri, Winchester Remington Colt, Kurt von Rachen, Rene Lafayette, Joe Blitz e Legionnaire 148. La sua leggendaria velocità di scrittura portò alla diceria che scrivesse su una striscia di carta in continuo che alimentava automaticamente una macchina da scrivere elettrica, munita di una speciale tastiera di sua invenzione con tasti particolari per le parole di uso più comune come "and" e "the". Si diceva anche che gli editori di New York inviassero messaggeri al suo hotel con il disegno di una copertina, e una nota in cui gli si chiedeva di essere così gentile da costruirci intorno una storia adeguata. Naturalmente la battuta finale era che Ron diceva ai messaggeri di attendere un momento che avrebbe provveduto all'istante, tanto prodigiosa era la fertilità della sua immaginazione.

Verso la fine del 1937 Ron vendette il suo primo romanzo rilegato. Si diceva che Buckskin Brigades, pubblicato da Macaulay, fosse ispirato alle sue esperienze di ragazzino nel selvaggio Montana, quando era diventato fratello di sangue degli indiani Piedi Neri. La trama del libro era incentrata sui maltrattamenti che la Hudson Bay Company infliggeva agli indiani, anche se forse il messaggio non venne spinto con troppa forza visto che, dopo la pubblicazione del libro, la compagnia inviò a Ron una cassa di whisky.

Polly era molto contenta che Ron fosse riuscito ad attraversare il confine tra pulp fiction e pubblicazioni "rispettabili", ma ciò che la rese felice più di ogni altra cosa fu che Macaulay aveva pagato il romanzo in anticipo con un assegno da 2.500 dollari. Avevano un disperato bisogno di quel denaro per saldare i vari debiti. Ron era tornato da New York ed entrambi attendevano con impazienza l'arrivo dell'assegno. Quando finalmente l'ufficio postale locale telefonò per dire che era arrivato un vaglia, Ron si precipitò fuori e scomparve per diverse ore. Tornò nel tardo pomeriggio in uno stato di grande eccitazione annunciando di aver acquistato una barca, una meravigliosa barca, un ketch di nove metri chiamato "The Magician". Si trattava di uno scafo Libby, del tipo che veniva usato in Alaska per la pesca al salmone. Era dotato di una piccola cabina e avrebbe provveduto a mettergli un nuovo motore, e nuova attrezzatura… Polly riusciva a stento a credere alle proprie orecchie. Aveva un cassetto pieno di conti da pagare e suo marito aveva appena gettato tutto il loro denaro in una barca!!
Ron orienta le vele del Magician

A Bremerton il migliore amico di Ron era un intraprendente assicuratore di nome Robert MacDonald Ford. «Quasi la prima cosa che Ron fece appena acquistata la barca» ha ricordato «fu di farsi stampare della carta da lettere intestata. Ron aveva sempre carta da lettera intestata, e sempre su materiale di prima qualità. L'intestazione diceva "Yukon Harbor Marine Ways". Non esisteva una ditta con quel nome, ma Ron non se ne preoccupava - voleva semplicemente avere quella carta intestata in modo da poter comprare l'attrezzatura che gli serviva a prezzo da grossista».

Ford aveva conosciuto Ron perché era sempre a caccia di nuovi affari. Quando uno dei suoi assicurati aveva tamponato l'auto di un tale Tenente Comandante H.R. Hubbard provocando danni per 15 $, si era recato a consegnare personalmente l'assegno al numero 1212 di Gregory Way, nella speranza di vendere qualche polizza. Gli aveva aperto la madre di Ron. «Era una donna molto divertente» ha raccontato, «piena di rughe e rinsecchita. Quando le chiesi se conosceva qualcuno a cui poteva servire un'assicurazione mi disse che suo figlio, che viveva a South Colby, non ne aveva. Gli telefonò subito offrendosi di pagare metà dell'importo, e stipulammo il contratto al telefono. Pensai che se a pagare era lei, avrei avuto buone possibilità di incassare i premi».

Un paio di settimane più tardi Ford decise di far visita al suo nuovo assicurato, facendosi accompagnare dalla moglie Nancy. Impiegarono un po' per trovare la casa e quando alla fine giunsero alla Vetta furono accolti da Polly, che li informò che il marito stava ancora dormendo perché aveva lavorato tutta la notte. Si scusò e li invitò a tornare quella sera per cena.

Tra i Ford e gli Hubbard scoppiò una simpatia immediata e scoprirono presto di avere molto in comune. Avevano bambini della stessa età, entrambe le mogli erano appassionate di giardinaggio ed ottime cuoche; Ron e Mac erano coetanei, entrambi appassionati di vela e adoravano parlare. Quella prima serata alla Vetta finì con grande divertimento quando, nel cuore della notte, i due uomini si recarono furtivamente al deposito comunale della ghiaia e riempirono i sacchi della zavorra che Polly aveva confezionato per la barca.

Ford divenne un visitatore abituale. Lui e Ron si rinchiudevano nella capanna passando lunghe ore bevendo tè cinese e giocando a scacchi a lume di candela; usavano un set di scacchi squisitamente intagliato che Ron diceva di aver portato dall'oriente - le pedine raffiguravano spaventosi guerrieri armati di spade. A volte sparavano con la pistola ad aria compressa di Ron ad un bersaglio appeso alla capanna; a volte semplicemente chiacchieravano per ore ed ore, fino a notte fonda. Discutevano spesso di quanto stava accadendo in Europa, di Hitler e se ci sarebbe stata o meno una guerra.

«Era un tipo acuto» ha raccontato Ford. «Era molto stimolante e affascinante. Gli interessavano un sacco di cose ed era informato. Quando parlava delle cose che aveva fatto a volte pensavo che mi prendesse in giro, ma poi scoprivi che era vero. Una volta mi raccontò che quando volava con gli alianti un tirante si era spezzato colpendolo sulle punte delle dita, e da allora era molto sensibile. Sono sicuro che accadde davvero. Quando andammo a vedere "Ombre Rosse" - quello originale con John Wayne - mi disse di aver lavorato alla sceneggiatura. Cercai il suo nome tra i crediti ma non lo trovai, comunque non mi rifiutai di credere che fosse vero. È possibile che esagerasse un po' i suoi exploit, ma era uno scrittore ed aveva una fervida fantasia. Di sicuro si era occupato di un sacco di cose.

«Lui e Polly andavano molto d'accordo. Lei era una tipa davvero indipendente e non si faceva imbrogliare. Ogni tanto litigavano, certo, ma in generale andavano bene. Ogni tanto lei beveva un goccio, ma mai molto. A quei tempi nessuno di noi beveva molto. Erano abbastanza al verde, il fruttivendolo doveva sempre insistere per farsi pagare i conti. Ron impiegava due o tre sere per terminare un racconto. Ogni volta che aveva un po' di soldi pagava i conti all'emporio, poi per un po' si metteva a giocare sulla sua barca, il Maggie» [13].

I Ford e gli Hubbard si iscrissero al Bremerton Yacht Club nello stesso periodo, e ogni volta che c'era un ballo dividevano lo stesso tavolo, ridevano e si divertivano sempre molto. In alcune occasioni le due famiglie si lasciarono andare ad uscite e progetti scriteriati - una volta Polly e Nancy andarono in traghetto a Victoria, in Canada, per visitare una mostra di orticoltura. Tornarono con i reggiseni imbottiti di talee rubate.

In un'altra memorabile occasione Ron e Mac decisero che avrebbero costruito una barca a vela sperimentale con tubolari gonfiabili in gomma, teorizzando che sarebbe stata soggetta a minor frizione di uno scafo tradizionale. Costruirono un telaio grezzo di legno con tre assi e sei camere d'aria sostenute da tamburi, e presero a prestito albero e vela da una piccola imbarcazione del porto. Era inteso che Ron, il più esperto dei due, avrebbe condotto le prime prove. Per l'occasione si presentò in stivali da marinaio, berretto e abbigliamento da crocerista; portarono la strana imbarcazione in mezzo allo stretto, trascinandola con una barca a remi. Ron, fiducioso, saltò nell'imbarcazione che però cedette con uno schianto sinistro. Sotto il suo peso uno dei giunti più importanti del telaio si era spezzato e l'intero aggeggio si disintegrò rapidamente.

La vista di Ron, nel suo elegante abbigliamento da yatchsman, che si aggrappava cupo al relitto urlando di essere tratto in salvo fu troppo per Ford. Si accasciò sul fondo della barca e tanto più rideva, quanto più Ron si arrabbiava. Alla fine Mac se ne tornò a riva, lasciando che qualcun altro raccogliesse l'amico. «Aveva davvero un caratteraccio, ma non gli permettevo di intimorirmi con quei suoi scatti» ha spiegato. «Se in quel momento mi avesse avuto per le mani mi avrebbe ucciso. Non mi feci trovare per un paio d'ore e lui si calmò. Quella sera cenammo insieme».

Impassibili al fallimento della barca gonfiabile i due amici furono visti ben presto provare un modello di imbarcazione con una chiglia insolita a forma di V, che avevano disegnato utilizzando la lavatrice di Polly per riuscire a visualizzare la resistenza all'acqua. Poi trascorsero diversi giorni a bordo del Maggie con un complicato armamentario di cerniere e manicotti di tela con cui speravano di migliorare l'efficienza delle vele.

Mentre gli uomini si divertivano, Polly e Nancy passavano inevitabilmente moltissimo tempo insieme con i rispettivi bambini. Nancy perciò sapeva che Polly sospettava che Ron, durante le sue frequenti assenze sulla costa orientale, avesse relazioni con altre donne. Nancy ne parlò con Mac il quale si disse sicuro che Polly si sbagliava.

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Qualche settimana più tardi gli Hubbard arrivarono separatamente al ballo del Bremerton Yatch Club, che si teneva regolarmente ogni sabato sera. Polly era andata in macchina, mentre Ron aveva attraversato lo stretto a bordo del Maggie, non cercando nemmeno di nascondere il suo comportamento. «Non si parlavano» ha raccontato Ford, «e impiegammo un po' a capire che cosa fosse successo. Sembra che Ron avesse scritto delle lettere ad un paio di ragazze di New York, e le avesse lasciate nella cassetta della posta per essere raccolte. Polly le aveva trovate e si era arrabbiata al punto da aprirle e scambiarle, e poi rimetterle al loro posto. Non glielo disse fino a quando il postino non le ebbe portate via. Polly era in gamba, era molto divertente».

Il mattino successivo Ron fece la valigia e saltò sul primo treno per New York, ancora di pessimo umore.

 

Note:

1. Lettera all'autore dalla Sig.ra Catherine Gillespie, dic. 1986.

2. Archivio certificato dei piloti.

3. Ibid.

4. Intervista alla Sig.ra Roberts.

5. Frank Gruber, The Pulp Jungle, 1967.

6. Archivio certificato dei piloti.

7. Adventure, 10 ottobre 1935.

8. Intervista con Robert Macdonald Ford, Olympia, Washington, 1 settembre 1986.

9. Facts About L. Ron Hubbard, Flag Divisional Directive dell'8 marzo 1974.

10. L. Ron Hubbard, note autobiografiche, 1974.

11. Rocky Mountain News, 20 febbraio 1983.

12. A Brief Biography of L. Ron Hubbard.

13. Intervista con R.M. Ford.

 
 
 
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