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Consigli utili per non cedere

Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic.

Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini.

© Der Spiegel - La Repubblica.

BELGRADO (23 MAGGIO) - Su uno dei muri del centro della città, vicino allo Stato Maggiore, ormai distrutto, una settimana prima del bombardamento qualcuno aveva scritto: "O bombardate, oppure imbiancherò casa!" Allora, ridemmo tutti per questa battuta all'humour noir, così caratteristica di questa città. Quanto abbiamo riso, quella volta! Poi, però, la prima bomba è caduta, e qualcuno ha subito aggiunto sotto quella scritta: "La mia casa però io l'avevo già imbiancata!" E tutti hanno smesso di ridere.

Oggi, alla radio ho sentito un consiglio di un psichiatra famoso su come la gente può superare questi difficili momenti di guerra. Si deve ridere, per svuotare l'anima, curarsi con il riso, scherzare: l'umorismo è l'unica cosa che ci può salvare. Considerando che tutti gli psichiatri sono un po' pazzi, ho immediatamente spento la radio. Ma come posso ridere? Che cosa può veramente rallegrarmi in questi momenti?, ho pensato, mentre giravo per la città alla ricerca di pane. Da noi si dice: "Ride come il matto nella farina". E questa frase è forse l'unica adatta a spiegare la nostra attuale situazione. Oggi, per esempio, non c'è niente di divertente, ovunque c'è il buio, non c'è acqua corrente, il cibo sta per mancare, non c'è neanche la farina. Ci siamo solo noi, dei matti che stanno cercando di ridere.

Nel quartiere dove abitano i miei genitori, già da due giorni non c'è né luce né acqua. La gente raccoglie l'acqua piovana, e per fortuna non la smette di piovere, aggiungendo a questi tempi grigi un'altra nota depressiva. L'acqua piovana è nera, grassa, strapiena di particelle sospette. Ecco che aria respiriamo, ecco che cosa sta cadendo su di noi! Mia madre lotta con i suoi nervi usando l'ipnosi. Prende sedativi, e appena tramonta il sole, mette una sedia nel corridoio lontano dalla finestra e di fronte a uno specchio. E così guarda se stessa tutta la notte, ascolta le esplosioni, trema, e si chiede quali terribili sbagli ha commesso per meritare questa disgrazia. Ipnotizza se stessa, cercando una risposta, ma senza successo. Aspetta l'alba, e ogni mattina si ritrova senza risposte, disperata all'idea di dover affrontare un'altra giornata.

Oggi ho deciso di curare mia madre mettendo in pratica il consiglio di quello psichiatra. Le ho raccontato barzellette finché non ha cominciato a piangere. Poi ho smesso, felice perché mi sono accorta che mia madre non rideva: solo i matti possono trovare divertente il mondo nel quale viviamo. Ma per le strade, gli squilibrati sono sempre più numerosi. Si dice che gli ospedali stiano chiudendo e che i medici sono costretti a lasciare in libertà i matti, perché ormai neanche i manicomi sono luoghi sicuri.

Domenica Belgrado è sempre vuota. A un incrocio vedo un uomo scalzo che s'immagina di dirigere il traffico, e una donna vestita con abiti vistosissimi che grida parole senza senso. In mezzo alla fila per l'acqua, di fronte a una cisterna dove la gente lotta per avere qualche litro d'acqua, cerco di ricordarmi che cosa sto facendo in quel posto. Un uomo dietro di me, diverte la gente raccontando questa storia: "Un serbo che ha trovato la lampada d'Aladino vuole chiedere al genio i suoi tre desideri. Ma il genio gli risponde: "Non puoi chiedermene tre, ma solo uno, perché c'è la guerra, e quindi anche i desideri vengono ridotti". Il pescatore allora gli dice: "Va bene, questo è il mio unico desiderio. Voglio che tutto questo si fermi, che tutto si calmi, che tutto torni come prima". Il genio gli risponde: "Va bene, appagherò il tuo desiderio". Il pescatore tutto contento torna a casa, dove trova la moglie e le dice: "Vedi che adesso è tutto in ordine, ho chiesto che tutto tornasse com'era prima". E la moglie gli risponde: "Bravo, bene, però alla televisione hanno detto che i nostri non vogliono firmare...".

Tra tutta la gente della fila, io ero l'unica che ha riso.

 
 
 
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